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Autore: ___Darkrose___    29/11/2014    1 recensioni
Cosa sarebbe successo se Inuyasha e i suoi compagni un giorno si fossero ritrovati nel presente? Cosa sarebbe successo se al posto di Kagome avessero incontrato un'altra ragazza?
Ci saranno nuove sconvolgenti sorprese, una nuova avventura piena di colpi di scena e di nuovi personaggi che si uniranno al gruppo dei nostri amati eroi!
La mia prima FF, sono emozionata! *.*
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Miroku, Nuovo personaggio, Sango, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Solo uno spirito'
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Quella mattina potevo finalmente rilasarmi, non dovevo andare in università o al lavoro, non dovevo correre per prepararmi o altro. Ero solo contenta di poter poltrire a letto finchè volevo.
Ok, forse dire che avrei potuto passare una giornata tranquilla era una parola grossa.
Mi voltai e trovai il cucciolo di demone volpe abbracciato a me, mentre Sango dormiva su un fianco poco lontana. Avere un letto a due piazze ci era tornato comodo, almeno non avevano dovuto dormire in terra, poiché il mio divano-letto era occupato da Miroku e Inuyasha.
Mi alzai, lasciando dormire ancora gli altri due.
Quando arrivai in sala vidi che era rimasto solo Miroku a dormire, mentre Inuyasha si trovava sull’albero di mele a riflettere.
Quei quattro giorni li avevano dovuti passare chiusi in casa, dato che i miei impegni mi impedivano di poterli portare fuori dove volevano. La loro unica fortuna era che avevo un giardino spazioso e un bosco dietro il recinto di casa mia, la maggior parte del tempo lo passavano lì quando io ero fuori.
Uscii in giardino per raggiungere il mezzodemone e lo trovai appisolato sul ramo dell’albero.
Mi arrampicai per andare a parlargli. Lui era decisamente il più insofferente a quella situazione così precaria e spesso lo trovavo dal pozzo, come se stesse cercando una via d’uscita, ed erano solo quattro giorni  che si trovava a casa mia. Non immaginavo cosa sarebbe successo se li avessi dovuti tenere lì per mesi.
Si accorse immediatamente della mia presenza e senza dire una parola mi aiutò ad issarmi sul ramo dove si trovava.
- Come mai sei qui? – mi chiese freddamente.
Non poteva neanche immaginare quanto odiassi il suo comportamento scorbutico. – Lo so che non ti piace stare qui, ma non posso farci nulla, neanche io so come potrei risolvere questa situazione -, cercai di essere accomodante, nonostante la crescente irritazione che provavo nel vedere il suo sguardo superiore.
- Tzè, se veramente volessi aiutarci ci accompagneresti da qualche parte o cercheresti informazioni sui frammenti in giro, invece non fai nulla! Ti impegni solo sui tuoi dannati impegni e probabilmente passi il tuo tempo a pensare a quel Chris! -.
La sua reazione mi mandò su tutte le furie, ma come si permetteva?!
- Stammi bene a sentire! – cominciai a gridare. – Tu non sai nulla di me e non ti devi permettere di commentare la mia vita! Credi che per me sia facile?!  Cazzo, siete sbucati da un dannato pozzo! Come puoi anche solo pensare che non pensi a darvi una mano! -.
Lui mi guardò furioso. – Eppure non fai nulla, stai solo sui libri oppure chiaccheri con Sango! Sei inutile! -.
- A CUCCIA! -.
Inuyasha cadde dal ramo e si schiantò a terra, provocando un profondo solco nel terreno.
Scesi dall’albero e richiusi la finestra, in modo che non potesse rientrare.
Miroku nel frattempo si era svegliato e doveva aver sentito tutta la nostra discussione.
- Samantha-chan, sono sicuro che Inu… -, interruppi la sua frase sul nascere.
Mi limitai a prendere la mia roba e andare via, ma prima di uscire mi fermai e guardai il giovane monaco. – Il cane oggi rimane fuori, non importa quanto sbraiti o faccia il matto. E digli che se rompe il vetro della finestra, gli farò raggiungere il centro della terra a suon di spedirlo a cuccia! -, un nuovo tonfo che proveniva da fuori, mi fece capire che anche lui doveva aver recepito il messaggio.
Miroku non osò contraddirmi, si limitò ad annuire.
Chiusi la porta sbattendola ed andai via.

Girai per il centro tutta la giornata a comprare qualcosa per i miei nuovi coinquilini, soprattutto per il piccolo Shippo, al quale non avevo ancora dato niente di diverso dai suoi vestiti.
Quando entrai a prendere qualcosa per Inuyasha mi sentii ribollire il sangue nelle vene.
Però, mentre pagavo alla cassa quello che avevo preso, mi resi conto che forse ero stata troppo dura con lui. Era difficile per me come per loro, e non avevo fatto molto per aiutarli nella ricerca di quella Sfera che tanto desideravano, ma in qualche modo qualcosa dentro di me mi spingeva a non cercarla e a starne il più lontana possibile. Era qualcosa che neanche io mi sapevo spiegare.
Capivo anche il nervosismo che poteva provare nel dover stare rintanato in casa tutto il giorno, senza poter fare nulla. La televisione e i libri non erano cose che lo potessero tenere impegnato e io effettivamente sviavo sempre il discorso quando cominciavano a fare congetture su come fossi riuscita a far funzionare il rosario di Inuyasha.
Sì, la mia reazione era stata davvero esagerata.
Uscii da uno dei negozi di intimo che avevo incontrato sulla mia strada. Quella roba l’avevo comprata più per me che per Sango, ma era un sacco di tempo che non mi compravo qualcosa e quel completino mi aveva stregata, lo sentivo chiamarmi dalla vetrina.
Mentre camminavo, sentii qualcuno gridare il mio nome e quando mi voltai dietro di me vidi Callie.
La salutai affettuosamente, ma dal suo sguardo capii che c’era qualcosa che non andava.
Callie contivuava a fissare il pacchetto della Chicco ad occhi sgraniti e capii immediatamente cosa stava pensando.
- Sam, c’è qualcosa che devi dirmi? – chiese visibilmente preoccupata, ma prima che potessi rispondere gridò. – Sei incinta?! -.
La zittii subito, dato che ormai tutti i passanti ci fissavano. – Ti sembro incinta per caso? – sussurrai innervosita.
La mia amica cominciò a squadrarmi. – No, non mi sembra – rispose. – Ma magari non sei ingrassata -.
- Callie, questi sono vestiti per, per… -, non avevo fratelli, non avevo sorelle, non avevo assolutamente parenti più piccoli di me. – Per il mio cuginetto -, adesso dovevo solo sperare che mi credesse.
Rimase perplessa. – Non mi hai mai parlato di un cuginetto -.
Mi affrettai ad inventare qualcosa. – Eh no perché viveva in Canada ed è venuto da poco a trovarmi. Ero sicura di avertene parlato – dissi balbettando.
Callie finalmente sembrò convincersi e il sorriso tornò sulle sue labbra rosee. – Però c’è una cosa che non posso perdonarti, non hai notato che mi sono tinta i capelli! -.
Mi accompagnò a prendere le altre cose che mi servivano, cercando di nascondere i sacchetti che contenevano la roba da uomo, non volevo che mi facesse altre domande a cui non avrei saputo dare una risposta immediata.
Entrammo nell’ennesimo negozio e aiutai Callie a cercare qualche vestito elegante.
Erano anni che ci conoscevamo, praticamente da quando eravamo nate. Quando io mi ero trasferita ad Edenville per l’università non era passato molto tempo che anche lei mi aveva seguita, diceva per il suo stage, ma io non le credevo; sapevo che l’aveva fatto perché entrambe sentivamo la mancanza l’una dell’altra.
- Di questo che ne pensi? – chiese, mostrandomi un vestito nero con una profonda scollatura nella schiena.
- E’ fantastico! – esclamai.
- Bene, provalo! – esclamò, infilandomi a forza dentro un camerino. – Se dovrai uscire di nuovo con quel tipo che hai incontrato dovrai mettere qualcosa di sexy -.
Rimasi di sasso, io quel tipo non lo avevo più chiamato e mi ero anche dimenticata della balla che mi ero inventata per uscire prima dal lavoro.
Alla fine lo provai e mi resi conto che mi stava bene. Risaltava il colore candido della mia pelle e i capelli neri erano lunghi fino quasi a metà schiena, nascondendo in parte l’apertura del vestito.
Quando uscii, Callie si era infilata un vestitino rosso stretto in vita e morbido lungo le gambe e risaltava il biondo dei suoi capelli.
- Sei una favola! – esclamò la mia amica, squadrandomi.
Io arrossii. – Ma non è esagerato? -.
- Piantala e compralo! -.
Girammo ancora per una buona mezz’ora in centro, dove le dissi che in realtà non avevo più chiamato il tizio del bar e il motivo per cui ero così distratta era Chris.
Ovviamente mi rimproverò, ma alla fine mi disse che capiva che per me fosse difficile dimenticare una persona con cui ero andata a convivere per ben due anni. Forse il mio errore era stato farlo entrare nella mia vita a quella velocità. L'avevo conosciuto poco dopo essermi trasferita e in ancora meno tempo avevamo deciso di andare a convivere e così si era trasferito a casa mia. Callie, però, riuscì a farmi dimenticare quel brutto periodo.
Mi aveva fatto piacere stare un po’ con lei e tornai verso casa con il sorriso di nuovo sulle labbra.

Arrivai finalmente a casa piena di sacchetti, dispiaciuta per aver fatto lasciare Inuyasha sotto la pioggia per ben due ore.
Entrai in casa e tutti erano seduti sul divano che mi aspettavano, e non appena mi videro mi salutarono a bassa voce.
- Tutto bene? – chiesi preoccupata.
Miroku si voltò verso di me. – Samantha-chan, abbiamo fatto come ci hai ordinato e abbiamo lasciato Inuyasha fuori, ma credo abbia fatto un disastro -.
Le parole del monaco risuonarono nella mia mente come un lugubre avviso. Quel pazzo scatenato avrebbe anche potuto avermi distrutto l’intero giardino.
Corsi fuori e aprii la finestra, ma fuori era tutto tranquillo, non c’era niente di strano o fuori posto.
Inuyasha era seduto su uno dei rami degli alberi e non si degnava neanche di guardarmi, perché sicuramente si era accorto della mia presenza.
Mi voltai verso il monaco senza sapere perché mi avesse giocato quel brutto tiro.
I tre stavano ridendo sotto i baffi, probabilmente si divertivano a vedere la mia faccia terrorizzata, o forse quello scherzo era l’unica cosa che erano riusciti a tirare fuori in tutta la giornata, che per loro doveva essere stata molto noiosa.
Risi anche io, ma tornai subito seria nel capire che Inuyasha doveva essere su tutte le furie. – E’ molto arrabbiato? – chiesi.
Shippo alzò le spalle. – Non lo sappiamo, da quando sei andata via non si è più avvicinato -.
Sango si avvicinò a me e mi appoggiò una mano sulla spalla. – Tranquilla, fa lo scontroso, ma probabilmente sa di aver sbagliato – disse. – Non te lo dirà mai, ma lo pensa -.
Capii che se volevo farlo rientrare dovevo per forza andare per prima.
Uscii sotto la pioggia senza ombrello, bagnandomi i capelli che mi si appiccicarono subito al viso.
Andai sotto l’albero e vidi che stava dormendo. Aveva tutti i vestiti e i capelli bagnati e sembrava non volermi neanche degnare di uno sguardo.
Durante la giornata avevo avuto modo di riflettere e di capire che la mia reazione era stata molto esagerata. Dopotutto lui non conosceva la situazione per capire davvero cosa stava dicendo, non conosceva la mia storia tanto quanto io non conoscevo la sua.
Presi un profondo respiro e lo chiamai. – Inuyasha! -, non si voltò neanche quando lo chiamai.
Forse avrei peggiorato la situazione, ma c’era un unico modo per farlo scendere da quell’albero.
- A cuccia – lo richiamai.
Cadde giù dall’albero e si schiantò a terra.
Mi acccucciai subito vicino a lui e mi accucciai a terra e prima che potesse parlare cominciai io. – Senti mi dispiace -.
Probabilmente il mezzodemone stava per dire qualcosa, ma venne bloccato dalle mie parole.
- Non dovevo lasciarti fuori dalla porta al freddo, non dovevo lasciarti sotto l’acqua e non dovevo chiamarti cane -, buttai fuori tutto quello che dovevo dire tutto d’un fiato.
Inuyasha riuscì finalmente a tirarsi su da terra, aveva il viso sporco di terra e mi allungai per pulirgli il naso e le guance con la maniche della mia giacca.
Rimase immobile e arrossì non appena lo sfiorai.
Prima che potessi dire altro mi prese la mano e finalmente, dopo un tempo che mi sembrò interminabile disse. – Hai la mano fredda, entriamo -.
Non era molto, mi aspettavo che mi dicesse che dispiaceva anche a lui, ma forse quello era il massimo che potevo ottenere.
Entrammo di nuovo, gli altri tre erano appoggiati alla porta finestra che cercavano di ascoltare quello che dicevamo e dai loro volti si capiva che speravano che non ce ne fossimo accorti, ma nessuno dei due aveva voglia di arrabbiarsi in quel momento.
Sembrava tornata di nuovo la pace, fino a quando Inuyasha non si scrollò dall’acqua bagnando tutto il pavimento e tutti i presenti.

Dopo aver asciugato in terra mostrai a Shippo i vestiti che gli avevo preso e gli occhi del cucciolo si fecero grandi per la curiosità.
Per mia fortuna le scarpe erano della sua taglia e pure il resto dei vestiti che gli avevo preso. Era ancora più tenero con la camicia azzurra e i pantaloni blu. Forse avevo preso degli abiti troppo formali per un cucciolo, ma era troppo adorabile per farlo cambiare.
Diedi i vestiti anche a Sango e Miroku che non smisero di ringraziarmi neanche per un attimo.
L’ultimo a cui consegnai i vestiti fu Inuyasha.
- Ti ho preso una felpa dello stesso colore dei vestiti che porti ora, magari ti piacerà di più – dissi, tirando fuori dal sacchetto il felpone che gli avevo preso.
Prese la felpa tra le mani e la studiò. Era rossa con le maniche bianche, simile a quella che andavano tanto di moda tra i giocatori di football del liceo. In tinta c’era anche il cappello da basseball e i pantaloni di jeans.
Li prese e si ritirò in camera mia per cambiarsi, senza neanche dire una parola.
- Non si vede, ma ti è grato – disse Miroku, ancora intento a scartare tutti i sacchetti con i loro vestiti.
Annuii poco convinta, Inuyasha doveva essere ancora molto arrabbiato per come lo avevo trattato oggi.
Ero talmente intenta nei miei pensieri che non vidi che Miroku stava anche aprendo la borsa in cui avevo comprato la mia biancheria. Prima che potessi fermarlo aveva tirato fuori i reggiseni e le mutande e mi sentii sbiancare.
- E questi cosa sono? – chiese Shippo, mettendosi un reggiseno in testa. – Un nuovo tipo di copricapo? – domandò.
- No! – gridai, prendendo tutto e ributtandolo dentro la borsa. – Queste cose sono solo per me e per Sango – provai a dire.
Il telefono mi salvò dall’imbarazzo di spiegare che cosa fossero gli indumenti che avevano appena trovato.
Il numero che apparve sul display era sconosciuto e risposi senza darci troppa importanza, mentre i quattro continuavano a chiedersi da dove provenisse quel suono.
- Pronto? – domanda.
- Samantha? -  chiese una voce maschile che mi sembrava di conoscere al telefono.
Rimasi perplessa, mentre cercavo di allontanarmi da quei tre curiosi. – Sì sono io, chi parla? -.
- Sono Cameron, il ragazzo della caffetteria -.
Mi si gelò il sangue nelle vene. Quello era il ragazzo che mi ero dimenticata di richiamare qualche giorno fa, il ragazzo che Callie credeva si trovasse ancora a casa mia.
Feci finta di niente e continuai a parlare. – Oh sì certo! Scusa se non ti ho più richiamato è che… -.
Prima che potessi continuare il ragazzo mi aveva già interrotto. – Lo so, lo so hai perso il foglio con il mio numero, la tua amica Callie mi ha spiegato tutto! È lei che mi ha dato il tuo numero! -.
Callie io ti uccido pensai fuori di me per la rabbia.
- Oh meno male che ci ha pensato lei -, dalla mia voce era palese che ero a disagio, ma il ragazzo sembrò ignorarlo.
Lo sentii ridere. – Sì, lo so. Ci tenevo molto a rivederti, sai? -.
Sapessi io pensai ironicamente. – Anche io ci tenevo a rivederti, è che in questi giorni sono stata molto impegnata -.
- Ma con chi sta parlando secondo voi? – chiese Shippo, guardando nella stanza.
Sango fece lo stesso. – Forse c’è uno spettro che può vedere solo lei? -.
Gli feci cenno di stare zitti, mentre Cameron continuava a parlare ininterrottamente.
- Senti stasera c’è una festa, non accetto scuse! Ci vediamo a Renmore Road 17 alle nove e mezza -, suonava più come un ordine che come un invito e prima che potessi replicare aveva già riattaccato.
Come facevo ad andare ad una festa con quei quattro? Non potevo certo portarmi un bambino dietro, conoscendo il tipo di feste che si organizzavano in quella zona non era proprio il posto per lui.
- Samantha-chan ci puoi spiegare? – chiese Shippo, che proprio non riusciva a non intrommettersi.
Sospirai. –Stavo parlando con un mio amico -.
- Ma qui non c’era nessuno – disse Sango perplessa.
Ci misi qualche tempo a spiegargli il funzionamento di un comune telefono cellulare, ma alla fine riuscii a spiegargli cosa era successo.
- Se vuoi potete andare Samantha-chan, io mi sto abituando a stare in casa e nel frattempo potrò badare al piccolo Shippo – si offrì gentilmente Sango.
Capii dalla sua aria triste che non voleva venire solo perché non voleva vedere Miroku provarci con le altre ragazze.
Shippo non sembrava felice all’idea di stare di nuovo in casa, ma gli promisi che il giorno dopo sarei tornata a prenderlo.
Miroku praticamente mi costrinse a portarlo con lui, probabilmente anche alle feste dell’epoca Sengoku c’erano molte ragazze.
Inuyasha arrivò con i vestiti che gli avevo portato e dovetti ammettere che era veramente molto bello, quei jeans gli stavano a pennello. Mi sentii fiera di essere riuscita ad azzeccare tutte le taglie.
- Grazie – mormorò, quando andai a sistemargli il cappellino.
Io sorrisi. – Figurati -.
I nostri sguardi rimasero piantati l’uno in quello dell’altra finchè Miroku non interruppe quel momento magico.
- Inuyasha, vieni anche tu alla festa stasera? – domandò gongolante, mentre si sistemava la felpa nera.
Il mezzodemone sembrò perplesso. – Festa? -.
- Potrebbe essere un ottimo posto per cercare quei frammenti; alle feste c’è sempre tanta gente e magari troverete qualcosa – provai a dire, non volevo andare da sola con quel depravato di Miroku, almeno Inuyasha avrebbe potuto aiutarmi a controllarlo.
Dal suo sguardo capii che l’avevo convinto. – Bene! Però con questi vestiti non so dove mettere Tessaiga -.
- Non pensare neanche di portare quella cosa! -.
Cucinai un piatto di pasta per tutti, poi corsi a sistemarmi e mi infilai il vestito che avevo comprato con Callie quel pomeriggio, mi truccai gli occhi, rendendoli ancora più scuri di quanto già non fossero. Quando uscii dalla camera lo sguardo di Inuyasha si posò su di  me a lungo e questo mi fece sentire davvero felice, abbastanza da ignorare i commenti sconci del monaco, che fu prontamente colpito da Sango e deriso da Shippo.
Era Settembre e il tempo mi permettava di uscire solo con una giacca di pelle leggera.
Uscimmo di casa e cominciò la loro prima avventura fuori dalla mia casa.

Non era decisamente il posto adatto dove portare quei due pazzi, proprio per niente, ma me ne ero resa conto troppo tardi.
Durante il viaggio in autobus Miroku e Inuyasha avevano fatto commenti sul mio strano “kimono” per tutto il viaggio, pensando ovviamente che non li sentissi.
Arrivammo finalmente a Renmore Road e cominciai a cercare il numero dell’abitazione.
I due si guardavano intorno come bambini in un negozio di caramelle, mi dovetti fermare parecchie volte per spiegargli cosa era una macchina, un lampione, un secchio dell’immondazia e, cosa più difficile di tutti, spiegargli perché la terra era così dura.
Ci vollero ben venti minuti per percorrere neanche dieci metri.
- Comunque non capisco perché mettere questo cemento sulle strade, è orribile – commentò Inuyasha.
Alzai gli occhi al cielo. – Per l’ennesima volta, è più comodo per l’andamento delle automobili, delle moto e anche delle bici -.
Miroku rimase perplesso. – La macchina è quel coso di metella con quattro ruote? – chiese.
- Sì – sbuffai, era impossibile portarli in giro, mi sembrava di dover spiegare tutto come a dei bambini.
Arrivammo al numero civico indicato e quello che mi trovai davanti mi lasciò di stucco.
Già da fuori la musica era ad un volume inimmaginabile. A quanto pare Cameron aveva dei bei soldi da spendere, perché aveva prenotato il locale più in voga di Edenville.
Prima di entrare fermai i due, che già sembravano perplessi. – Allora, adesso vi spiego due o tre cosette -, Inuyasha sembrava starmi poco a sentire, ma con una gomitata lo riportai con i piedi per terra. – Per pirma cosa non continuate a fare domande a tutti chiedendogli cosa siano gli oggetti che non conoscete, sembrereste dei pazzi. Secondo, cerchiamo di stare vicini, non è un bel posto e non è sicuro per voi girare da soli -.
- Tzè, se mi avessi fatto portare la mia spada saremmo stati tutti più al sicuro – si lamentò il mezzodemone.
Lo fulminai con lo sguardo. – Non farmi assolutamente pentire di averti portato. Anche perché il terzo avvertimento è importante soprattutto per te. -, Inuyasha mi guardò confuso. – Se provi a far scoppiare una rissa con qualcuno o ti scopri quelle benedette orecchie, io te le strappo! – sibilai.
Non fiatò neanche, si limitò ad annuire con la testa.
Il monaco cominciò a sorridere. – Visto Inuyasha? Se ti comportassi bene non dovresti essere sempre ripreso -.
- Ma senti un po’ chi parla! Sei tu quello che corre dietro ad ogni donna sul pianeta, brutto monaco deviato! – sbraitò.
- Oh giusto – esclmai. – Miroku – cominciai con voce gentile. – Se provi a fare un figlio con una qualsiasi di queste donne, io farò in modo che quello sia l’ultimo che proverai a concepire -.
La mia voce dolce aveva reso la frase ancora più inquietante per il giovane monaco, che ingoiò la saliva a fatica.
- Sì, Samantha-chan -.
Tirai un lungo sospiro prima di entrare. – Adesso cercate di comportarvi come me -.
Non ero assolutamente pronta per quello che mi trovai davanti dopo aver varcato la soglia.
Più che “piccola festa”, dava l’idea di un rave-party.
C’erano bottiglie di birra, di vodka e di qualsiasi tipo di alcolico esistente dovunque. La musica era sparata ad un volume inimmaginabile e l’odore di fumo impregnava l’aria.
Se il volume della musica e la puzza davano fastidio a me non volevo immaginare come si sentisse Inuyasha, che aveva un’aria particolarmente sofferente.
- Che posto è?  - chiese Miroku spiazzato.
Sospirai. – Questa è…una festa -.

Sarebbe stata dura tenerli lì dentro, Inuyasha storceva il naso ad ogni folata di fumo che sentiva, mentre dovevo recuperare Miroku per un orecchio ogni volta che passava una ragazza con il vestito più corto del normale.
- Samantha-chan mi fa male – mugugnava Miroku, mentre lo riprendevo per il codino scuro.
- Se non la smetti giuro che ti prendo a schiaffi! – sibilai. – A quel punto sì che farà male, cosa ti avevo detto prima di entrare? -.
Mi sentii toccare una spalla, ero convinta che fosse Inuyasha che cercava di farmi calmare, ma davanti a me trovai Cameron. – Sam! – gridò, abbracciandomi.
Puzzava già di alcool, doveva essere bello annaffiato.
Vidi gli sguardi perplessi degli altri due, che sembravano parecchio spiazzati nel vederlo così disinibito e allegro, quella sarebbe stata un’altra cosa che avrei dovuto spiegargli.
Il monaco, però, non si lascià sfuggire l’occasione e prese Inuyasha per un braccio sparendo tra la folla.
Miroku! Gridai mentalmente.
- Cam – esclamai, cercando di mantenere un sorriso convincente. – Come stai? -.
Cominciò a biascicare qualche parola, ma a era impossibile distinguere cosa stesse dicendo.
Decisi di portarlo a prendere una boccata d’aria, ma in quel momento passò una ragazza bionda con la tipica gonna raso-chiappa, al quale il ragazzo si appiccicò subito.
Limonavano così intensamente che sembrava volessero succhiarsi la faccia a vicenda.
Ero davvero spiazzata, ma dopotutto non mi infastidiva. Non avevo molta voglia di averlo incollato tutta la sera, soprattutto se era così brillo.
Lo lasciai con la biondona e mi fiondai nella mischia a cercare quei due, ma sembravano svaniti nel nulla. Rinunciai, anche perché vidi Callie sventolare una mano in aria per richiamare la mia attenzione, un po’ di svago era decisamente quello che ci voleva.
Quando mi avvicinai notai che aveva gli occhi lucidi come due sfere e le pupille completamente dilatate, doveva avere trovato qualcuno con dell’erba e in quel momento non avrei disdegnato un tiro.
- Sammy! Questa festa è mitica, vero? – disse con voce impastata.
Le sorrisi. – Sì, bella davvero -.
Mi portò al piano di sopra, nella stanza c’erano parecchi ragazzi e ragazze seduti su dei tappeti in stile arabo e al centro c’era un narghilè.
Callie mi fece sedere, accanto a me c’era un ragazzo che dava lunghe boccate e sputava il fumo bianco dal naso dondolando con la testa ad un ritmo che sembrava seguire solo lui.
Mi passò il narghilè e tirai anche io. Il fumo mi raschiava la gola e sentii subito la testa farsi leggera e nebulosa.
Tirai ancora parecchie volte, mentre la testa si faceva sempre più leggera e alla fine cominciai a tossire e passai il tubo a Callie, che cominciò a tirare avidamente.
- Callie esco, ho bisogno d’aria -.
Lei sembrò non sentirmi e capii che sarebbe rimasta lì ancora parecchio tempo prima di uscire.
Mi sentivo come in trance e scendere le scale fu una vera impresa.
In meno di due minuti avevo preso un gin tonic e mi dimenavo sulla pista da ballo con Callie, che non so come mi aveva raggiunta.
Era tutto confuso e sentivo la musica che pompava nella mia testa e l’odore di fumo impestare l’aria.
Avevo bisogno di prendere aria, perché cominciavo a sentire il fiato corto e le palpitazioni cardiache.
Provai a chiamare Callie, ma si stava sbaciucchiando con un tipo con cui stava ballando fino a qualche istante prima.
Mi trascinai fino nel giardino e mi misi seduta su una delle sedie. C’erano già un sacco di ragazze in uno stato peggiore del mio, erano stese sull’erba e si passavano una canna, oppure erano nascoste dietro ai cespugli a scopare con qualche ragazzo. Mi sembrò di riconoscere il vestito rosso della tipa che aveva abbordato prima Cameron, ma non mi avvicinai, rimasi immobile su quella sedia.
Guardai l’orologio e mi resi conto che era già passata un’ora e mezza e non avevo ancora trovato Inuyasha e Miroku. Il fumo mi aveva completamente fatto dimenticare di loro.
Non avrei mai dovuto portarli a quella festa e non ci sarei dovuta andare nemmeno io. Non era il posto per loro e forse neanche per me. Però avevo veramente bisogno di rilassarmi e di non pensare. Dovevo dimenticare quello che era successo in questi giorni e quel relax mentale che cominciava a svanire mi mancava, avevo bisogno di sentirne ancora, non volevo ancora dover tornare alla realtà.
Mi avvicinai alle ragazze che fumavano sull’erba e chiesi loro se avevano qualcosa da vendermi.
Con tre dollari ricavai un mezzo grammo scarso, abbastanza per girarmi una canna decente; almeno era erba e non fumo.
Tornai a sedermi e dopo aver finito di girare accesi la canna.
Tiravo spasmodicamente come se ne andasse nella mia vita e, finalmente sola, cominciai a tirare le somme di quello che era successo in questi giorni.
Mi ero comportata come se nulla fosse, come se quella fosse solo una piccola avventura, ma ora mi rendevo sempre più conto che forse sarebbero potuti rimanere per parecchio tempo nella mia vita. Che Inuyasha era un demone, non un cucciolo smarrito e anche Shippo lo era. Venivano dal passato e solo ora mi rendevo veramente conto dell’assurdità di tutta quella storia.
Dovevo tirarmene fuori, dovevo mandarli da qualche altra parte, non riuscivo a rimanere con loro. Dopotutto, cosa centravo io con tutta quella storia?
- Samantha? -.
Una voce familiare mi richiamò alla realtà.
Inuyasha mi si era parato davanti e sembrava parecchio preoccupato, ma ero troppo stordita per riuscire a rispondere.
- Hai pianto? – chiese, avvicinando il viso al mio per guardarmi meglio.
Mi rendevo conto solo in quel momento di quanto fosse bello. Aveva due occhi color ambra che sembravano risplendere con qualsiasi luce, capelli argentei e morbidi e il fisico di un’atleta.
Non riuscivo a smettere di guardarlo con la bocca semi-apereta e la canna che si consumava nella mia mano. Sentivo in me la fortissima tentazione di baciarlo e mi tornò in mente la frase di Wilde che mi era sempre piaciuta così tanto.
L’unica cosa a cui non posso resistere è la tentazione
Quanta verità in quella frase così breve.
E la tentazione di impossessarmi delle sue labbra stava diventando sempre più insostenibile.
- Sei così stupida che non sai più parlare? -.
Quella frase era riuscita a far svanire ogni briciolo di voglia che potevo avere di quelle labbra e la mia furia si accese come una miccia.
- A cuccia! -.

Eravamo seduti sull’erba sotto uno degli alberi del parco che circondava la discoteca. Nessuno dei due parlava, gli avevo spiegato che prima dovevo farmi passare la botta e che poi avrei ricominciato a parlare.
Presi un lungo respiro. – Ora sto meglio, sai dov’è Miroku? – chiesi, cercando di non pensare alla sensazione di nausea che mi si stava formando nello stomaco.
Inuyasha alzò le spalle. – Gli hanno chiesto se voleva una pasta, io ho risposto che non avevo fame, ma dato che ce l’aveva offerta una bella donna è sparito con lei con la scusa di avere molto appetito -.
Mi sentii mancare. – Cosa?! – gridai. – Ma con pasta non intendevano quella che vi ho fatto prima di uscire, pezzi di cretini! -.
Lo trascinai dentro il locale e cominciammo a cercarlo.
Inuyasha non riusciva a sentire il suo odore, dato che era confuso da tutti quelli che lo circondavano, mentre io non riuscivo a vedere ad un palmo dal mio naso.
Salimmo al piano di sopra, sperando che dall’alto saremmo riusciti a vedere meglio dove si nascondeva quel monaco.
Al piano di sotto non si trovava e fummo costretti a cercare in tutte le stanze dei privè.
Beccammo un sacco di gente che fumava o che cercava un po’ di privacy per scopare.
- Certo che vivete in  un’epoca parecchio promiscua – commentò il mezzodemone, mentre ci incamminavamo verso l’ennesima stanza.
Sospirai. – Forse, ma dal comportamente del tuo amico Miroku non si direbbe che nella vostra sia diverso -.
- Secondo me Miroku lo fa solo perché ha paura di morire e vuole vivere la vita fino all’ultimo. Con quel vortice sulla mano il rischio di andarsene prima del tempo è veramente alto – rispose.
Lo guardai perplessa. – Vortice? -.
Inuyasha aprì una delle porte, ma la richiuse subito sconvolto e immaginai cosa avesse visto. Si riprese e finalmente rispose alla mia domanda. – Sì, sulla mano destra ha un vortiche che risucchia al suo interno qualsiasi cosa. Un giorno il vortice si aprirà a tal punto da risucchiare anche lui. Non hai notato che non leva mai il rosario che ha sulla mano destra? – chiese.
Altra buona notizia.
Avevo portato ad una vesta un monaco che poteva spazzare via quel posto e che per di più si era appena impasticcato.
Presi Inuyasha per una mano e comincia a cercare Miroku dovunque, e finalmente lo trovammo.
Era in una stanza con due punkettone più strafatte di lui.
Erano stesi su un divanetto rosso e sembravano chiacchierare di sconcerie varie, tanto che diventai rossa per la vergogna.
- Miroku! – gridai.
Le due si voltarono e una chiese. – Chi è quella? La tua ragazza? -.
- Samantha-chan! – biascicò con un sorriso ebete. – Da quanto hai la coda? -.
Alzai gli occhi al cielo, quello forse era il peggio che potesse capitare.
- Cos’hai qui sotto? – chiese una delle ragazze, cercando di spostargli il rosario che aveva sulla mano.
Mi lanciai letteralmente su lei come una furia, atterrando sul monaco, che non perse tempo e mi diede una bella tastata al fondoschiena.
Ero furiosa, non solo si era impasticcato e aveva rischiato di distruggere quel posto, ma aveva anche avuto il coraggio di palparmi il culo!
- Sei un fottuto depravato! – cominciai a gridare schiaffeggiandolo.
Ero talmente occupata a pestarlo, che non mi resi conto che una delle ragazze aveva offerto ad Inuyasha una bel bicchiere di vodka, che lui aveva scambiato per acqua.
Dopo averla buttata giù tutto d’un fiato aveva cominciato a tossire e le sue guance si erano fatte purpuree.
- Oh no, ti prego Inuyasha non anche tu – supplicai allo stremo delle forze. Non avevo neanche una macchina per riportarli a casa.
Il mezzodemone cominciò a strabuzzare gli occhi. – Non ti preoccupare, va tutto b… -, cadde a terra nel vano tentativo di appoggiarsi al divano.
Bene, quella era decisamente la fine della festa.

Li portai nel grande giardino e li feci stendere lontano dalla folla e dal rumore, sperando che l’aria fredda li avrebbe fatti riprendere.
- Cagnaccio – biascicò Miroku rivolto ad Inuyasha.
- Stai zitto bonzo – disse per tutta risposta l’altro, che si era steso a pancia in giù sull’erba, il viso piantato nel terreno.
Miroku fissava il prato e di colpo sgranò gli occhi. – Inuyasha un drago! – gridò.
Il mezzodemone, però, non lo ascoltava, era troppo stordito dall’alcool, non doveva essere molto abituato a bere.
Avrei voluto riportarli a casa, ma non potevo portarli in giro in quelle condizioni, dovevo aspettare che si riprendessero almeno un po’.
Stavo seduta tra i due per evitare che si azzuffassero, dato che poco prima avevano già cominciato una discussione su chi avrebbe dovuto tenere i frammenti.
Respiravo l’aria fredda della notte e presi la mia decisione, avrei trovato il modo per farli tornare tutti quanti a casa, non potevo sostenere più quella situazione.
Improvvisamente Inuyasha si alzò barcollando e annusando insistentemente l’aria. – Miroku lo senti anche tu? -.
Il monaco aprì gli occhi. – Cosa? La nausea? -.
- No stupido bonzo! Quest’aura maligna! – rispose il demone innervosito.
Come evocato dalle parole di Inuyasha, davanti a noi si parò una figura vestita con una pelliccia di babbuino bianca; sembrava un fantasma.
Sentii il cuore che batteva forte e cominciai ad avere veramente paura, mi sembrava di poter sentire il male che emanava quella creatura e mi parve anche di riuscire a sentirlo ghignare.
- Inuyasha, Miroku, che riprovevole comportamento avete tenuto questa sera – commentò la figura, tenendosi a distanza. – Però devo ringraziarti ragazzina, se tu non li avessi portati qui sarebbe stato molto più difficile recuperare da loro i frammenti della Sfera -.
Inuyasha cominciò a ringhiare, ancora adesso non so se mi fece più paura quel suo ringhio lugubre o la figura bianca che si stagliava davanti a noi.
- Naraku, maledetto bastardo come sei arrivato qui?! – gridò il mezzodemone.
- Proprio come siete arrivati voi – rispose. – Il pozzo era aperto anche per me, ma come voi non so ancora come tornare indietro, ma ho la fortuna di notare che con te hai comunque un frammento della sfera, consegnamelo -.
Inuyasha strinse i pugni fino a far diventare le nocche bianche. – Scordatelo!  Ti ridurrò in pezzi! -.
Come un fulmine si era lanciato all’attacco, ma era inciampato a causa dell’alcool che gli rendeva impossibile muoversi con la sua solita agilità.
Miroku, che non si rendeva conto della situazione, cominciò a ridere. – Guarda Samantha-chan, non sa neanche camminare! -.
Lo fulminai con lo sguardo. – Invece che fare il coglione, dagli una mano o si farà uccidere! -.
- Tzè, non ho bisogno del suo aiuto, posso farcela benissimo da solo! – disse Inuyasha, cercando di rialzarsi a fatica.
Corsi nella sua direzione per aiutarlo, ma venni afferata da un tentacolo che sbucò improvvisamente da sotto la veste del demone.
- Ma quale nobiltà d’animo ti spinge a salvarlo? – chiese, nella sua voce c’era un tono ironico che non riuscii a capire.
Cercai di liberarmi, ma più mi muovevo più i tentacoli si stringevano intorno a me e cominciai ad urlare, ma il mio non fu l’unico urlò che riuscì a sentire; c’era anche quello di un’altra persona.
Guardai alle spalle di Naraku e dietro di lui vidi Callie, anche lei avvolta in uno dei suoi tentacoli. Stava piangendo, era disperata e ferita e sentii la rabbia crescere dentro di me.
- Lasciala andare, maledetto bastardo! – cominciai a gridare.
Inuyasha, nel frattempo, si era rialzato e fendette il tentacolo che mi teneva legata, prendendomi tra le sue braccia senza lasciarmi andare.
- Stai bene? – mi chiese visibilmente preoccupato.
Annuii senza guardarlo, i miei occhi erano puntati sulla mia amica che si dimenava e perdeva sangue da una spalla.
- Lasciala andare! – sbraitai nuovamente, ma Inuyasha mi impediva di correre contro la mia amica.
Anche Miroku si era alzato, ma a malapena riusciva a capire dove si trovasse.
- Monaco stai indietro, rischi di farci uccidere – sibilò il mezzodemone.
Callie continuava a gridare e la distrazione di Inuyasha fu il momento adatto per correrle incontro.
Fu una mossa stupida, ma me ne resi conto solo a cose fatte.
Un tentacolo si stava già dirigendo nella mia direzione, pronto a trafiggermi.
Improvvisamente sentii un terribile dolore al braccio e il tentacolo che mi stava venendo incontro era distrutto.
Inuyasha aveva cercato di proteggermi, ma l’alcool che gli scorreva in corpo gli aveva fatto sbagliare di poco la mira, ferendomi il braccio che era teso in direzione della mia amica.
- Chi è che rischia di farci uccidere? – biascicò Miroku, che in quella situazione era solo un peso morto.
- La vuoi piantare! – sbraitò Inuyasha.
Naraku cominciò a ridere, mentre io mi ero accasciata per il dolore. – Siete degli sciocchi! In queste condizioni non avete possibilità! -, si voltò verso di me e vidi la sua bocca da sotto la maschera piegarsi in un sorriso. – Samantha, prendi il frammento e libererò la tua amica -.
Ero disperata, non sapevo cosa fare. Ero quasi certa che non avrebbe mantenuto la promessa, ma cos’altro potevo fare? Callie era in pericolo e rischiava di morire per colpa mia.
Guardai Inuyasha con le lacrime agli occhi. – Ti prego, dagli il frammento – mormorai al mezzodemone, con la disperazione nell’anima.
Inuyasha mi fulminò con lo sguardo. – Sei completamente impazzita? Sai cosa significherebbe dargli un frammento? –
- Ti prego –, la voce questa volta era quella di Callie, che era in preda ad un dolore lancinante dato dai tentacoli che la avvolgevano.
Il mezzodemone strinse i pugni, ma alla fine si avvicinò a me e mi consegnò un piccolo pezzo di cristallo che risplendeva di luce. – Non sarò io a darglielo – sibilò.
Avvertii tutto l’odio che provava nei confronti di quel mostro, ma io non potevo fare nulla, dovevo aiutare la mia amica.
Presi il frammento dalla sua mano e, con il suo aiuto, mi alzai, andando verso il demone.
- Prima di dartelo, lascia andare Callie o da me non avrai nulla – dissi.
Naraku sorrise. – Sei una sciocca -.
Questa volta ero troppo vicina. Inuyasha non sarebbe arrivato in tempo per salvarmi.
Chiusi gli occhi e pregai di non sentire troppo dolore prima di morire.
Mi sentii preda di una forza spaventosa, che mi cresceva dentro come la rabbia che provavo per quel mostro.
Un urlo squarciò il silenzio.
Aprii gli occhi e vidi che il demone si era dissolto. Callie era stesa a terra inerme e di fronte a me si era formata una barriera.
Ero stata veramente io? Non riuscivo neanche a pensare.
Callie, Inuyasha e Miroku mi guardavano con la bocca spalancata e sembravano spaventati quanto me.
Lasciai cadere il frammento a terra e in quel momento la barriera si dissolse nel nulla.
Caddi a terra stremata, mentre respiravo a fatica.
Inuyasha provò a toccarmi ma si ritirò subito, come se avesse preso la scossa.
- Il tuo corpo brucia – esclamò tenendosi la mano ferita.
Ero spaventata e solo quando riuscii a calmarmi Inuyasha riuscì a toccarmi di nuovo.
Mi aiutò ad alzarmi e mi avvicinai a Callie per aiutarla, ma lei si allontanò spaventata. – Stammi lontana! Siete dei mostri! – gridò con le lacrime agli occhi e poi scappò via.

Tornammo a casa, ma mi sembrò di essere sempre rimasta nel giardino della discoteca.
Ero in trance, mi sembrava di essere morta.
Non riuscivo a spiegarmi cosa fosse successo, ma la cosa che mi faceva più paura era stata la reazione di Callie, l’amica che conoscevo da anni, che avevo cercato di salvare, che mi aveva chiamata mostro.
Quando arrivammo a casa non parlai, non salutai nessuno, non risposi quando Sango mi chiese cosa mi fosse successo.
Mi chiusi in camera e, capendo che volevo stare sola, nessuno venne a cercarmi.
Mi stesi sul letto senza neanche spogliarmi, senza curarmi dei tagli al braccio.
Chiusi gli occhi e piansi finchè non mi addormentai.



Rieccomi!
Sto riuscendo ad aggiornare a questa velocità solo perchè gran parte dei capitoli erano già pronti e dovevo solo revisionarli, non garantisco di riuscire a mettere il prossimo alla stessa velocità.
Mi dispiace solo che nessuno abbia commentato il capitolo precedente *piange*, ma l'importante alla fine è che almeno qualcuno la legga ^^.
Finalmente la storia comincia a prendere forma, ma chi sarà veramente Samantha? Come faceva Naraku a conoscere già il suo nome e a non essere stato notato quando uscì dal pozzo?
Non date nulla per scontato, perchè nulla è come sembra :P
Alla prossima!

 

   
 
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