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Autore: simore    29/11/2014    1 recensioni
Quel giorno avrei voluto urlare, piangere a dirotto, strapparmi la pelle per far uscire quell’apatia che mi affliggeva; invece non feci nulla, rimasi immobile a fissare il vuoto, mentre la testa mi si riempiva delle urla disperate di mio padre. Il mondo aveva perso tutti i suoi colori e la vita appariva grigia ai miei occhi.
Eppure il tempo scorre, la vita va avanti e qualche volta nel buio si riaccende una piccola luce capace di tornare a colorare le splendide sfumature della vita.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il totale disinteresse di Dake nei miei confronti, quando avrei avuto più bisogno di lui, mi aveva fatto capire quanto fosse egoista quel ragazzo e, nel momento in cui mi spezzò il cuore, il disprezzo che provavo per lui divenne odio puro. Cosa ci faceva in questa città? Con che coraggio mi veniva a parlare? Ma soprattutto, cosa diavolo voleva da me? Cominciai ad innervosirmi…
“Ivy! Come sei cambiata!Subito non ti avevo nemmeno riconosciuta, ma dopo che ho visto come facevi volteggiare i kiwido, non ho più avuto dubbi: la tua eleganza è inconfondibile! Ma dimmi, come stai?” mi sfoderò uno dei suoi soliti sorrisi “tutto denti”: che faccia da schiaffi!

“Cosa vuoi?” alzai un sopracciglio;
“Come “cosa vuoi” ? E’ da un secolo che non ci vediamo e mi tratti così?”
“E’ da un secolo che non ci vediamo non per colpa mia!!!”
LUI è sparito e rinfaccia a ME che non ci siamo più visti? Ma io… Io gli sputo in un occhio!
Mi chinai, raccolsi la borsa e feci per andarmene, ma prontamente Dake mi afferrò per un braccio e mi voltò verso di lui.
“Scusami Hevelyn… Hai ragione… Sono stato uno sciocco… Dopo la morte di tua madre, vedevo quanto soffrivi, ma non sapevo come aiutarti e mi sentivo inutile, di troppo… Così ho pensato che allontanandomi da te e lasciandoti i tuoi tempi per riflettere, saresti stata meglio…”
Il ricordo della morte di mia madre, mi provocò un fitto dolore al petto, e nominato da Dake, in particolare, lo fece divenire più acuto che mai. Rimasi rigida e immobile davanti a lui, come ipnotizzata dai suoi occhi verde smeraldo; le sue parole continuavano a rimbombarmi in testa e il dolore al petto si estendeva alla bocca dello stomaco.
Si era preoccupato per me… Si sentiva inutile, di troppo… Non sapeva come aiutarmi… Sì! E per farmi a stare meglio doveva uscire con tutte le ragazze della città!
Il sangue prese a ribollirmi nelle vene e le tempie cominciarono a pulsare.
Con uno spintone che lo fece cadere a terra, lo allontanai da me…
“TUUU! Come ti permetti di prenderti gioco di me?! Cosa vuol dire che non sapevi come aiutarmi? Uscire con mezza città avrebbe dovuto farmi stare meglio?!? Razza di … Pervertito! Sei ignobile, egoista, farfallone, demente! STAI LONTANO DA ME!”
Con gli occhi lucidi e rossa dalla rabbia, presi a camminare verso casa. Avevo voglia di prendere a schiaffi qualcuno!
Ok… Di solito non ero una ragazza aggressiva, anzi, ero sempre piuttosto pacata e nelle divergenze, preferivo discutere in maniera civile, come normali persone adulte…
Ma se si trattava di Dake tutto cambiava! Quel demente era soltanto un approfittatore e mi mandava in bestia!
Appena girai l’angolo di una casa, accecata dall’ira di questi pensieri, mi scontrai con un ragazzo…
“Ehi! Stai più attenta, piccoletta!”
“E TU CHE DIAVOLO VUOI?!?” davvero… di solito non sono così scortese… di solito non me la prendo con il primo che passa… davvero!
Il ragazzo, sorpreso e stizzito allo stesso tempo, mi rispose con un ghigno malefico stampato in faccia: “Senti, se oggi hai le tue cose non è colpa mia!”

Cosa diamine ha detto questo elemento?! Che cappero vuole anche lui?! Non è possibile! Ma tutti a me capitano?!
Ero ancora più irritata…
“COSA DIAVOLO HAI DETTO, SCUSA?!?!” gli sbraitai in faccia.
Mi sembrava di averlo già visto: alto, o meglio, altissimo, capelli di un rosso fiammeggiante… Ma sì! Era il ragazzo che suonava sulla scogliera!
Dopo averlo ben bene pettinato con il mio strillo, con aria ancora più infastidita e divertita al medesimo tempo, si avvicinò a me in modo minaccioso…
Maledetta me! Perché cavolo ero andata a tormentare questo watusso? Non sapevo che non bisogna stuzzicare il can che dorme???
La rabbia era sbollita all’istante… Indietreggiai istintivamente, ma lui si avvicinò di più fino ad arrivare a pochi centimetri dal mio viso…
“Hai dei problemi, ragazzina?”
Problemi? Io? Assolutamente no! Tutto a posto!!!
Sì… Ebbene sì… Cominciavo ad avere paura… Cominciavo a sentire che le gambe tremavano e che la fronte s’imperlava di sudore freddo...
Ormai dentro la mia testa c’era soltanto un pensiero: Aiutooooo! Questo mi spacca la faccia, mi spezza le gambe e mi frantuma le altre parti del corpo! Dattela a gambe finchè sei in tempo!
Le gambe però non volevano saperne di muoversi!
In preda al panico, chiusi gli occhi terrorizzata…
Lo ammetto: me la stavo facendo sotto!
Poi ad un certo punto lo sentii fischiare…
Fischiare???
Aprì di colpo gli occhi…
Si stava allontanando ridendo, con il grosso cane nero di fianco.
Ma che razza di…! Grrrrrr!
Ancora pervasa di sudori freddi, tornai a casa di corsa: ma dove cavolo ero finita? In poche ore avevo già incontrato quell’ornitorinco del mio ex e mi ero quasi fatta pestare da un altissimo watusso rosso!
Ecco dov’ero finita! Nella città dagli sgradevoli incontri ravvicinati!!!

  
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