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Autore: Biondi    30/11/2014    0 recensioni
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chi ha visto gup sa già che una storia con Maho, Erika e la Kuromorimine non può che essere epica, comunque un nuovo studente entra nella scuola per vendicarsi della sua ex scuola, entrerà poi in intimità con le studentesse...
Genere: Comico, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Passano gli anni, i mesi, e se li conti anche i minuti, tuttavia sono passati soltanto sei mesi da quando il nostro protagonista ha lasciato la Kuromorimine per restare a casa a non far nulla, visto che la sua ex scuola, ancora sotto il nome di Kowaimorimine, era stata sconfitta dimostrando che il loro non badare ai carri come propri fratelli non portava al vero potere. La corrispondenza con Maho, Erika e il resto della scuola è stata costante, ogni settimana una lettera, sembrava che mancasse alle studentesse, Erika aveva continuamente scritto di quanto fosse migliorata nello sparare e voleva misurarsi con lui mentre Maho si preoccupava di sapere come stava e a cosa stesse pensando; il nostro protagonista decise dunque di tornare a fare visita alla scuola durante le vacanze estive, così facendo si sarebbe potuto rilassare con tutte senza che si debbano preoccupare dello studio e anche lui avrebbe avuto tempo per riallenarsi visto che in sei mesi l’unico esercizio fisico a parte scrivere lettere e fare la spesa era “pensare” a Maho guardando la sua foto ricordo. Decise di affinare le sue tecniche in una montagna sperduta dov’era allestito un poligono militare in disuso dal 1944. Non era così fatiscente come posto, giusto spoglio, come giustamente doveva essere, e con un leggero cattivo odore non meglio identificato, forse qualche animale era morto nelle vicinanze e si stava decomponendo. Nel poligono erano presenti una decina di munizioni per un Leichttraktor ed ovviamente il Leichttraktor, panzer veramente scandaloso. Fu un allenamento duro. Giunto il grande giorno il nostro protagonista decise di presentarsi vestito in maniera singolare, più che elegante si potrebbe definire inquietante, sempre con quello sguardo inespressivo e gelido. Una familiare folla era lì pronta ad accoglierlo dopo tutto quel tempo, Erika era già pronta a corrergli in contro se non fosse stata fermata da Maho poiché c’era una persona che il nostro protagonista avrebbe dovuto incontrare prima di poter restare a divertirsi con loro, doveva incontrare il grande capo della Kuromorimine: Shiho Nishizumi. Al nostro protagonista appariva come una donna molto sicura di sé e molto rigida, tuttavia lo salutò in maniera molto amichevole e si congratulò con lui per aver portato la sua scuola alla vittoria, chiese anche se potesse ammirare le sue doti in battaglia “in fondo mi sono allenato parecchio, voglio vedere fino a che punto sono migliorati, mi procuri un Tiger II Nishizumi-san”. Detto questo in mezz’ora il poligono era già pronto, il bersaglio distava 950m e compiva un movimento da destra a sinistra di 10m ogni sette secondi, colpirlo era una bella sfida. Il nostro protagonista tuttavia una volta che il carro era stato messo in posizione uscì dal carro e ci si appoggiò con la schiena, braccia incrociate, piede destro contro il cingolo del Tiger II, occhi chiusi e testa piegata in avanti; tutte si chiesero se si stesse arrendendo o se avesse in mente qualche sorpresa, la seconda ipotesi era quella corretta: chiamo Erika dicendole di entrare nel carro e di eseguire i suoi ordini “ruotare la torretta di sette gradi verso destra ed alzare la mira di dodici gradi, poi spara”. Erika eseguì ed incredibilmente il bersaglio venne colpito, tutte si stupirono tranne, ovviamente, il nostro protagonista, che si limitò a fare un sorriso di soddisfazione mezzo sadico senza cambiare minimamente posizione. Finalmente era giunto il momento di divertirsi, rivedere tutte le studentesse suscitò emozioni piacevoli nel nostro protagonista, salutò persino le due tipe che mugolarono nella stanza vicino alla sua (erano effettivamente lesbiche). Nel pomeriggio Erika e il nostro protagonista uscirono, ovviamente lei sprizzava gioia da ogni parte e camminava allegramente senza mai smettere di sorridere “perché non andiamo in quel locale ? mi va di bere un tè freddo” propose il nostro protagonista, Erika disse di sì senza neppure riflettere mentre una scintilla si accese nei suoi occhi. Una volta seduti e con il tè servito Erika decise di fare la sua mossa, pianificata da mesi, disse al nostro protagonista di quanto lo adorasse e desiderava stare insieme a lui, era pronta anche ad offrire il suo corpo e a fare qualsiasi cosa per stare con lui. Il nostro protagonista si sentì strano, pensò sempre al fatto che l’amore fosse illogico ma lui sapeva che era Maho quella che amava, sempre che fosse amore quello che sentiva, però vedendo Erika guardarlo con due occhi colmi di speranza e ammirazione si sentì stringere il cuore nel dirle come stavano le cose “mi dispiace, sei una ragazza carina e simpatica, i tuoi capelli sono adorabili tuttavia credo di amare Maho, le ho promesso che non avrei mai smesso di pensare a lei, per questo non posso stare con te, non posso tradirla”; detto questo il nostro protagonista baciò Erika in fronte per rassicurarla, lasciarono il locale e lei tornò nella sua stanza, si sentiva strana, così strana che decise di masturbarsi, ne aveva bisogno, dopo essere venuta pianse, pianse anche mentre asciugava per terra, era molto triste ma non odiava il nostro protagonista, aveva capito che non poteva stare con lui ma sarebbe sempre stato il suo idolo. La sera il nostro protagonista andò a fare visita a Shiho giusto per approfondire un po’ i rapporti con quella che poteva essere la sua futura suocera, chiese chi fosse il padre delle sue figlie, tuttavia la risposta “partenogenesi” non gli sembrava molto attendibile, tuttavia la seconda risposta fu di non cercare di sapere troppo ed il nostro protagonista capì “ha proprio un carattere interessante, però è divertente”. Dopo aver bevuto del tè caldo con Shiho il nostro protagonista decise che era ora di dormire, uscì in strada, c’era nebbia, adorava la nebbia, intravide una figura famigliare nella nebbia, era Maho, a quanto pare le piaceva attendere il nostro protagonista mentre stava camminando da solo, le chiese se avesse mai avuto paura di qualcosa “no, non provo più la paura da anni, è una sensazione che mi manca però”. Maho invece aveva paura, paura di ciò che stava per chiedere al nostro protagonista, così non parlò, si limitò soltanto a prenderlo per la mano, si mise a correre guidandolo verso la sua camera, la stessa del suo precedente soggiorno, lui non oppose resistenza, anche se si chiedeva il perché Maho stesse correndo così veloce verso una camera che non era sua. Una volta entrati al nostro protagonista piacque il fatto che era rimasta come se la ricordava, nessuna aveva voluto usare quella stanza, hanno voluto preservarla per ricordo “sono felice che tutte voi abbiate così tanta stima di m…” quando si voltò vide Maho che si era spogliata, era rimasta in mutande e reggiseno, era arrossita, guardava in basso, non era più kuudere come sempre, non riusciva a dire nulla, neppure a guardare in volto il nostro protagonista il quale era rimasto a bocca aperta stavolta, non era come quando l’aveva vista per caso nuda nelle docce o come quando guardava la sua foto sempre nuda, stavolta era lì, di fronte a lui, imbarazzata, pronta ad offrirgli tutto il suo amore covato per mesi e mesi. Maho fece la prima mossa, gli mise le braccia attorno al collo, dovette per forza alzare lo sguardo visti gli oltre 15cm di differenza fra le loro altezze, prese coraggio, gli sussurrò in un orecchio tutto ciò che sentiva e che desiderava perdere la sua verginità con lui; il nostro protagonista non sapeva cosa dire, si limitò a baciarla e ad acconsentire al suo desiderio, una volta sul letto, nudi entrambi, si abbracciarono, il seno grande, caldo e morbido di Maho sul petto del nostro protagonista suscitava in lui uno strano senso di appagamento, gli piaceva, decise di farle un regalo andando ad assaggiare la sua “essenza”, era dolce. Una volta che Maho si sentì lubrificata abbastanza disse al nostro protagonista che potevano anche passare all’atto vero e proprio. Il nostro protagonista provò una strana sensazione nell’entrare dentro di lei, tuttavia vedendo Maho che ansimava mentre era rossa di vergogna e cercava di contenere i gemiti decise di ripagarla con un sorriso rassicurante, anche se stava pensando al perché si stessero divertendo nel fare una cosa così strana. Una volta terminato Maho era stanca, aveva molto sonno, erano anche quasi le 23:00 “mi sei mancata moltissimo mio capitano” le disse il nostro protagonista, e poi si addormentarono, lui guardando i suoi capelli, lei girata sul fianco destro con la testa sul suo petto, occhi chiusi e un sorriso sul viso, il nostro protagonista la strinse con un braccio per non farle sentire freddo (erano ancora nudi) e si addormentarono, sapendo che al risveglio la loro vita sarebbe cambiata per sempre.
   
 
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