Premessa
dell’Autrice: Salve a tutti, mi sa che per un po’ farò delle premesse
cronologiche (come avrete già osservato precedentemente) per contestualizzare
al meglio quel che scrivo, rispetto alla serie; anche perché alcuni capitoli li
ho già scritti e quindi li adatto e li aggiusto a seconda di quel che vedo;
benché temo che dopo l’episodio 8 dovrò abbastanza discostarmi per lo meno
dalla trama principale; vedremo! ^__^
Intanto, questo
capitolo è ambientato sul finale dell’episodio 7
Coulson sembra essersi
finalmente calmato. L'ossessione per quei simboli lo aveva davvero alienato da
qualsiasi altra cosa! Non so quanto la decisione di utilizzare la macchina
della memoria sia stata dettata dalla necessità di salvare almeno una vita e
quanto dal desiderio di scoprire di più sui suoi graffiti.
Mi fa
impressione pensare al fatto che un extraterrestre, tramite del dna, sia
riuscito ad innestare dei propri ricordi su altre persone e che tale pensiero
fosse così forte da farle impazzire … Accidenti, è come se, dopo una
trasfusione di sangue, si potessero avere memorie del donatore. Mi pare
scientificamente impossibile!
Certo, però,
anche la resurrezione è impossibile, eppure almeno sette persone sono state
riportate in vita dallo S.H.I.E.L.D.
Se il dna alieno
aveva capacità di rigenerare i tessuti, può essere che abbia rigenerato anche
se stesso e, effettivamente, dalle ultime scoperte scientifiche, pare che il
dna conservi memorie collettive, come una sorta di inconscio collettivo. Forse,
dunque, non erano i ricordi di un singolo, ma di un'intera razza.
Comunque sia,
perché su di me non ha avuto effetto? Coulson pensa che sia perché in realtà
potrei essere un'aliena anch'io. La questione, però, non mi torna:
extraterrestre o meno, l'essere avrebbe dovuto comunicare qualcosa anche a me,
a meno che io non derivi proprio da quella razza ma, in tal caso, non sarei
dovuta rigenerarmi da sola? Perché ho avuto bisogno del siero? La forma umana
non lo permette? E perché ho aspetto umano? Potrei cambiarlo, teoricamente?
Ci sono troppe
incongruenze e cose che non capisco! Come le ultime ricerche che Coulson mi ha
fatto fare su Lovecraft e i suoi racconti ... mah, ora gli chiederò. Sono dieci
minuti che lo aspetto qui, davanti al suo ufficio, ormai dovrebbe chiamarmi.
Un paio di minuti dopo, May passò davanti a Skye ed entrò nell’ufficio di Coulson; la ragazza ne
approfittò per entrare nella stanza e sentire che cosa il direttore e il signor
Thompson, l’uomo che avevano salvato poche ore prima, si stessero dicendo.
Coulson gli aveva raccontato la verità sul suo essere un ex agente dello S.H.I.E.L.D., sul progetto T.A.H.I.T.I.,
sulla manipolazione dei suoi ricordi e le ossessioni dei simboli. Thompson
aveva ringraziato per la sincerità e poi aveva espresso il desiderio di tornare
alla sua vita degli ultimi anni, poiché era quella l’unica che conosceva.
L’uomo uscì. Coulson rassicurò sia May che Skye circa le proprie condizioni, poi chiese alla prima di
radunare tutto il team per una comunicazione importante, mentre chiese alla
ragazza di trattenersi qualche minuto per un aggiornamento. May uscì.
“Allora, mi dirai, finalmente che cosa hai
finalmente capito su quei geroglifici?” chiese la giovane, giovialmente.
“Tra poco ne parlerò ampiamente con tutti gli
altri. Comunque, posso anticiparti che si tratta, sì di una mappa, ma non di un
territorio, bensì di una città.”
“Bene, quindi cercheremo nel Tuttocittà.”
scherzò la ragazza.
“Più o meno.” Phil sorrise a propria volta “Ad
ogni modo non te ne occuperai tu.”
“Come?!” si sorprese Skye,
un poco risentita “Credevo che questa indagine fosse mia.”
“Compartimentazione. Voglio che tu ti concentri
sulle ricerche che ti ho affidato prima e del cellulare di Bakshi.
Della città vi occuperete tutti in generale, ma tu non dovrai fare parola delle
tue altre indagini: preferisco che le due ricerche rimangano separate, al
momento, in modo che l'una non influenzi l'altra e non ci siano suggestioni. A
proposito, le ricerche su Lovecraft e Cthulhu come
procedono? Ti ho chiesto di fermarti qui, ora, per parlare di questo, quindi
dimmi tutto.”
“Ho messo tutto il materiale interessante e le
mie osservazioni su una chiavetta. Eccola.”
Skye porse la usb all'uomo. Coulson la prese, la infilò nel pc e iniziò a scorrere i file, chiedendo: “Intanto, cosa
puoi dirmi? Cosa c'è di importante per te?”
“Una sorta di mostruoso extraterrestre
semidivino dormiente in fondo all'oceano, che vorrebbe essere risvegliato e
dominare il mondo, è una faccenda alquanto preoccupante a cui fare fronte o,
per meglio dire, sarebbe preoccupante, se solo non si trattasse di racconti di
fantasia sorti dalla mente contorta di quello che è considerato un maestro
dell'horror. Coulson, sinceramente non capisco perché mi hai commissionato
queste ricerche.”
“È per verificare un’ipotesi. Anch’io sono
molto scettico, ma chi mi ha suggerito questa pista è molto sicuro e non ha
motivo di mentirmi. Cosa puoi dirmi, invece, su Lovecraft?”
Skye alzò le spalle e disse: “È stato sovrastimolato
fin dall’infanzia con letture poco adatte alla sua tenera età; ad esempio
leggeva Poe già alle elementari, se non prima. Suo
padre è stato internato, lui ha sofferto parecchio per la morte dei nonni, fin
dai dieci anni è stato vittima di esaurimenti nervosi che poi sono divenuti
pure isteria e depressione. Aveva paura ad andare a dormire! Era decisamente
disturbato.” la giovane assunse un’aria severa “Ammesso pure il remoto caso in
cui lui fosse convinto di dire il vero, si sarebbe trattato solamente del
vaneggiamento di un malato.”
Coulson ascoltava e contemporaneamente scorreva
i file sullo schermo. Osservò: “Qui hai nominato Crowley;
a che proposito?”
“Alcuni hanno osservato profonde somiglianze
tra gli scritti di Lovecraft e quelli di Crowley. Non
ci sono, però, attestazioni di una loro reale conoscenza, tanto meno di una
frequentazione. Esoteristi odierni sostengono l'esistenza di una corrispondenza
segreta tra i due, di incontri avvenuti tramite i viaggi astrali!” alzò gli
occhi al cielo, scuotendo il capo per quelle assurdità “Addirittura che
Lovecraft sia stato allievo di Crowley, nell'ambito
dell'occulto.”
“Lovecraft nella Golden Dawn
... interessante.”
“Impossibile.” lo corresse la ragazza “Suvvia,
si tratta di vaneggiamenti privi di qualsiasi dato per supportarli!”
Coulson aveva un’aria cogitabonda e chiese: “Tu
sai qual era un requisito fondamentale per diventate uno sciamano?”
“Non me ne sono mai interessata, non la
ritenevo la mia carriera.” scherzò la ragazza.
“Una psicosi, il soffrire di qualche disturbo
mentale.”
“Ci credo, per vedere gli spiriti!”
“L'iniziazione consisteva, però,
nell'affrontare, combattere e soggiogare gli spiriti con cui si era in
contatto; proprio come gli psicologi devono andare in terapia per poter
imparare a fare davvero il proprio mestiere.”
“Scusami, ma non ti seguo: dove vuoi arrivare?”
“Molte tradizioni parlano della magia come
qualcosa che può dare grande potere, ma anche causare follia, se non è ben
dominata. Un potere e una conoscenza tali da poter essere sopportarti solo da
una mente e un animo forti. Bisogna essere più potenti della magia stessa per
piegarla e usarla e non esserne sopraffatti. All'epoca di Lovecraft,
l'esoterismo era ancora molto di moda: c'era chi si limitava a intrattenere gli
ospiti alle feste con i tavolini che si muovevano e chi, invece, si dedicava
totalmente all'occulto. La teosofia era al proprio splendore.”
“Come sai tutte queste cose?” si meravigliò Skye.
“Tempo fa indagai su una loggia massonica
ancora molto legata all'esoterismo e, quindi, mi ero parecchio documentato.
Poniamo dunque per vero che Lovecraft praticasse magia, indipendentemente da un
possibile legame con Crowley. Egli, o con arti
divinatorie, o perché sopraffatto dalle energie mistiche, potrebbe aver
realmente visto Cthulhu, il mondo degli abissi e
tutto il resto.”
“Oppure no. Quel pannello potrebbe davvero
essere stato inciso puramente sulla base dei racconti di Lovecraft!” le
faccende in cui si stavano imbattendo erano già sufficientemente ingarbugliate
e quasi assurde, che Skye non voleva complicarle
ulteriormente, inserendo addirittura la magia!
Coulson, che invece rimaneva piuttosto calmo,
rispetto all’immensità di ciò che stavano forse per affrontare, sottolineò:
“Dimentichi i simboli sul retro e il fatto che sia di un materiale
sconosciuto.”
“È vero anche questo.” Skye
ammise in un sospiro “Ma è così assurdo e tremendo!”
Phil non le rispose; continuava a scorrere i
file e dopo pochi istanti ebbe un sobbalzo, sgranò gli occhi, rilesse l'ultima
riga, poi voltò lo schermo verso Skye, gliela indicò:
Ph'nglui
mglw'nafh Cthulhu R'lyeh wgah'nagl fhtagn
Le chiese, con una velata agitazione nella
voce: “Questa? Dove l'hai trovata?”
“È il richiamo di Cthulhu.”
spiegò lei “Si trova nei racconti. Qualche folle dice di averlo sentito in
sogno. Significa: Nella sua dimora a R'lyeh il morto Cthulhu attende
sognando.”
“Attende cosa?”
“Un allineamento stellare o qualcosa del genere,
non è ben spiegato, comunque un fenomeno cosmico che sarebbe lo stesso che lo
ha imprigionato e che ora serva a liberarlo. Inoltre avrà bisogno di seguaci
per riemergere dagli abissi e prendere potere, per questo ci sono gli abitatori
del profondo, gli ibridi tra essi e gli umani e la gente che lui stesso chiama
in sogno.” Skye scosse di nuovo il capo, per
evidenziare come lei ritenesse insensata la faccenda “Sono astrusità al pari
dei rettiliani di cui blaterano i complottisti!”
“In linea di massima sarei anch’io scettico ma
ci sono troppi elementi che lasciano supporre possa essere questa la risposta
che cerchiamo; certo, non prove concrete, ma tante prove indiziali. Inoltre
sono anch'io tra i folli che hanno sentito il richiamo.”
“Che cosa?” si stupì ancora Skye.
Coulson prese il taccuino su cui si era
annotato la frase udita in sogno, sull’aereo di ritorno da Theran.
Lo mostrò alla ragazza, le riferì le circostanze e concluse: “Pensavo che il
sogno fosse solo una suggestione, ma le parole sono esattamente le stesse!”
Skye non sapeva cosa rispondere; infine propose: “Se domandassimo
a Thor? Lui viene da un altro mondo e su queste questioni potrebbe saperne più
di noi.”
“Hai ragione!” si illuminò Coulson, che non
aveva considerato tale risorsa “Cercherò il modo di rintracciarlo e chiedere il
suo parere. Grazie di tutto, Skye.” le sorrise
“Adesso andiamo. May avrà già radunato tutti gli agenti di alto livello, a cui
mostrerò che cosa ho scoperto sui graffiti.”
“Livelli?” pensa vo li avessi aboliti, lo
canzonò un poco Skye.
“Hai ragione, diciamo allora, gli agenti di cui
mi fido maggiormente.”
Ward aveva appena chiuso la telefonata con Skye.
Si era voluto assicurare che il signor Bakshi, il suo
regalo per Coulson, fosse stato recapitato. Era stato contento di risentire la
ragazza e, finalmente, le parlava da uomo libero e non da prigioniero. Era
sicuro che anche a lei aveva fatto piacere sentirlo, sebbene avesse percepito
la voce di lei un poco allarmata e gli avesse lanciato qualche frecciatina.
In fondo, però, lui non aveva violato nessun
codice di sicurezza, aveva solamente telefonato al numero di Bakshi ed era stato certo che, in quel momento, l'hacker lo
stesse esaminando.
Ward voleva riconquistare la fiducia del suo vecchio team. Aveva
giurato che non avrebbe mai più mentito a Skye ed era
determinato a mantenere l'impegno, certo ciò non sarebbe significato il doverle
dire tutto, senza omettere alcunché. La situazione era troppo complicata,
c'erano troppi intrighi, troppi intrecci, troppi doppiogiochi,
troppi interessi segreti, per poter essere cristallini.
Nemmeno lui, in verità, sapeva a quali
schieramenti appartenessero realmente tutti i vari partecipanti a quei giochi
di potere, nemmeno lui poteva vedere le carte di tutti quanti, doveva dunque
essere estremamente prudente e fare attenzione, prima di prendere decisioni che
avrebbero potuto comprometterlo.
Inoltre, non aveva ancora deciso da quale parte
stare: se da quella dello S.H.I.E.L.D., quella del
padre di Skye o, semplicemente, da quella del suo
cuore.
Quando Garrett era
ancora vivo, Ward aveva tentato di portare Skye dalla parte dell'HYDRA, perché non l'avrebbe mai
voluta uccidere, ma la desiderava accanto a sé, per sempre.
In quel frangente, al di là della causa da
sposare, per Ward la cosa più importante era di
riconquistare la fiducia di Skye (il cuore sapeva di
possederlo ancora) e per far ciò gli era necessario passare allo S.H.I.E.L.D. qualche informazione dell'HYDRA e, magari,
qualche membro dell'organizzazione, come aveva già fatto con il signor Bakshi.
Sì, era certo che Skye
fosse ancora, per lo meno, attratta da lui, nonostante tutte le volte che
avessero parlato, dopo il suo tradimento, lei gli avesse parlato con disprezzo
e fosse stata estremamente fredda, quasi crudele. L’uomo ne era sicuro: quando
lei gli parlava in maniera aspra, era solo perché detestava il fatto di essere
ancora innamorata di lui..
Adesso, ben rasato e vestito di tutto punto, Ward si apprestava a presentarsi ad un incontro cruciale.
Nella lista delle cose più urgenti da fare, il giovane aveva quella di fare una
lunga chiacchierata col fratello maggiore, ma per il momento aveva dovuto
posticiparla a dopo un incontro determinante per stabilire il suo futuro.
Ward uscì dall'albergo in cui si trovava e con l'aria di un uomo
d’affari, se ne andò in giro per la città, spendendo soldi con gran
disinvoltura e offrendo generose mance. Si, piazzò in un caffè di lusso e fece
mostra di sé in tale maniera. Trascorsero un paio d’ore e poi finalmente un
uomo gli si avvicinò, lo guardò per qualche istante. Ward
gli sorrise, intuendo di chi si trattasse, fece un largo gesto col braccio, gli
indicò la sedia davanti a sé e, con la classe di un gentiluomo, gli disse: “Prego,
si accomodi.”
Il sopraggiunto si mise a sedere, senza
staccare gli occhi da Ward un solo istante e, quando
furono viso a viso, sussurrò: “Hail HYDRA!”
Ward annuì e rispose al saluto, per poi dire: “Spero ti mandi Whitehall e senza scherzi, questa volta.”
“Mi manda lui, sì, ma non so di che scherzi tu
stia parlando: noi siamo gente molto seria.”
“Ah sì? E come chiameresti, allora, quel che
aveva organizzato quel pidocchio di Bakshi?”
“Non so di che parli, anzi, voglio sapere
perché il signor Bakshi, non ti conviene chiamarlo
pidocchio, non sia qui.”
“Non è qui per colpa della brutta festa che
voleva farmi, quando ci siamo incontrati al ritrovo prestabilito.”
“Non capisco... Io sapevo di dover incontrare
il signor Bakshi e lei in uno dei locali di questo
quartiere, sinceramente...”
“Evidentemente sei solo un galoppino.” lo
interruppe Ward, autoritario “Portami da Whitehall, parlerò solo con lui dell'accaduto.”
Intimorito e vinto da tale carisma, l'uomo
acconsentì e invitò Ward a seguirlo. Grant era estremamente
soddisfatto: tutto stava funzionando come previsto.
L'uomo lo condusse in un albergo e lo scortò
fino a una lussuosa suite all'ultimo piano. Ward poté
così dedurre di non trovarsi in un punto di ritrovo ufficiale dell'HYDRA,
altrimenti lo avrebbero bendato. Non che una benda avrebbe potuto impedirgli di
capire dove si trovasse.
La suite era forse la migliore dell'albergo;
ampia, aveva almeno quattro stanze: una larga stanza che fungeva per metà da
salotto e per metà da ufficio, una camera da letto, un bagno con idromassaggio
e un piccolo cucinotto con pianobar. C’erano almeno un paio di membri
dell’organizzazione, ben armati.
Dietro la scrivania in fondo alla sala, davanti
una vetrata da cui si potevano ammirare i tetti della città, sedeva Whitehall.
“Ben venuto, agente Ward.”
“Hail HYDRA.” rispose
Grant.
“Non ti aspettavo solo.”
“Dica, piuttosto, che non mi aspettava
affatto.” Ward lanciò uno sguardo accusatore e poi
aggiunse: “Il suo uomo, Bakshi, ha tentato di
rigettarmi nelle mani di Coulson.”
Whitehall, per nulla stupito, al meno a vedersi, chiese: “Dove si
trova, ora, Bakshi?”
“Da Coulson.” rispose candidamente Ward, poi si fece molto severo: “Io sono fedele all'HYDRA!
Voi mi avete salvato da ragazzo, mi avete formato, mi avete reso l'uomo che sono.
È vero, sono stato infiltrato nello S.H.I.E.L.D. per
anni, ero dormiente, come molti altri, per ordine vostro. Garrett,
il mio mentore, il mio secondo padre, era uno dei vostri vertici. Sapevo ogni
cosa del progetto Centipede e di Deathlock,
ma non ho rivelato una sola parola a Coulson, quando indagavo al riguardo, con
lui e la sua squadra. Hanno ucciso l'uomo che era stato il mio unico affetto,
per quel che è consentito a un membro dell'HYDRA di affezionarsi. Mi hanno
tenuto prigioniero per mesi, isolato, sempre al chiuso senza un solo raggio di
Sole ed hanno cercato di vendermi a mio fratello! Io voglio vendetta, voglio
annientarli!” Ward si era parecchio infervorato, fece
una pausa per riprendere fiato e proseguì: “Finalmente ho avuto la possibilità
di liberarmi, di tornare a voi ed essere finalmente ciò che sono e chi trovo ad
accogliermi? Il vostro caro signor Bakshi che,
nonostante tutto quel che ho patito e quel che ho fatto per l'HYDRA, dubita di
me e cerca di consegnarmi agli agenti di Coulson. Mi sono infuriato,
ovviamente, ho ucciso i suoi tirapiedi e lasciato lui allo S.H.I.E.L.D.,
così vedremo se sa essere leale quanto me!” fece un'altra pausa e osservò la
reazione dell'uomo che aveva dinnanzi, ma lo trovò impassibile; gli chiese:
“Voi mi garantite che quel verme ha agito di propria iniziativa e che posso
ancora fidarmi dell'HYDRA?”
Whitehall rimase silenzioso qualche istante e poi disse ai suoi
subalterni: “Lasciateci soli.”
Tutti e tre i suoi sgherri uscirono dalla
suite.
Whitehall abbozzò un vago sorriso a bocca chiusa e disse: “Basta con
questa sceneggiata. Non c'è rischio che lo S.H.I.E.L.D.
ci stia spiando. Il posto è sicuro, dimmi se è tutto è andato come previsto.”
Ward si rilassò, sogghignò e disse: “Bakshi
mi ha detto che voleva arrivare tanto vicino a Coulson per piantargli una
pallottola nel cranio. Io gli ho dato la possibilità di trovare l'occasione per
farlo. Ora è prigioniero e...libero di agire insospettato.”
“Molto bene.” si complimentò Whitehall, poi precisò: “A parte noi due, anche nell’HYDRA,
tutti continueranno a credere che sia prigioniero e basta. Non solo così saremo
sicuri che non ci saranno fughe di notizie, al riguardo, ma pure otterrai
facilmente prestigio tra i nostri confratelli.”
Ward annuì, poi domandò: “Potrei avere il posto di Bakshi, finché non torna dalla missione?”
“Vedremo se ne sarai all'altezza. Intanto resta
qui e aspetta nuovi ordini. Continua a fingere di essere un ricco gaudente.”
“Agli ordini.” acconsentì Grant, poi domandò:
“Mi concede, almeno, di poter risolvere una faccenda personale con mio
fratello?”
“Purché non ti comprometta.” concluse Whitehall, poi si alzò e uscì dalla suite, lasciando Ward solo.