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Autore: littlebebe    30/11/2014    3 recensioni
Prima o poi si sarebbero appartenuti, lui lo sapeva. Il suo amore, quello che lei crede sia vero, non esiste più, ma si può amare di nuovo. Tutti e tutto hanno una seconda possibilità, anche l'amore.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daniel, Regina Mills, Robin Hood
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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Regina era ancora frustata da ciò che era successo il giorno prima. Era stesa sul suo letto appoggiata su un fianco con la testa sul suo soffice cuscino. Non riusciva a togliersi quei pensieri dalla testa, era angosciata e ancora intimorita. Non riusciva a trattenere qualche lacrima, quelle gocce dovevano per forza bagnarle il viso. I suoi pensieri si contrastavano: “Daniel non può amarmi come lui dice, se mi avesse amato veramente non avrebbe mai fatto ciò. Ma sicuramente sarà stato solo un momento in cui non era lui del tutto, si sa che qui a Storybrooke la magia è imprevedibile. Dovrei proteggerlo forse, se qualcuno sta cercando di fargli del male? Se qualcuno sta cercando di farci del male? Ci sarà lo zampino del signor Gold, come al solito? E se Daniel invece fosse davvero una persona cattiva?”
Non sapeva più che pensare, nella sua testa prevaleva la confusione.
Da quando Daniel era tornato da lei, da quando era vivo, di nuovo, le sembrava di essere tornata a 29 anni fa, quando il tempo ancora non si era fermato, quando ancora lei abitava al castello e quando loro due erano a un passo dal matrimonio, ma poi sua madre, la persona che avrebbe dovuto essere più fiera e felice di chiunque altro per sua figlia, lo ha ucciso.
Ora ci stava pensando. Pensava a questi sei mesi passati insieme da quando l’amore della sua vita era tornato grazie al dottor Whale. Lei non si era mai resa conto, o meglio, non dava troppo peso a degli strani atteggiamenti che lui aveva a volte, anche verso il figlio adottivo di lei, Henry. Lei lo amava e lo accettava così come era e comunque non ha mai cercato di fare del male a Henry, anche se ogni tanto sembrava rispondergli male e con uno sguardo di chi ti sta per uccidere. Ma Regina sapeva che ovviamente non lo avrebbe mai fatto, lo sapeva, fino a quando il giorno prima non era successo ciò che era successo.
*Daniel e Henry la stavano aspettando al molo per il loro giro. Avrebbero preso una barca per galleggiare un’oretta in mezzo al mare, tranquilli e rilassati a chiacchierare, come una vera famiglia. Nel frattempo Regina era da Granny’s a chiedere in prestito un cestino a Ruby e farsi preparare dei panini.
Quando entrò, tutti si voltarono verso di lei, come sempre, qualcuno con sguardo impaurito, qualcuno con sguardo arrabbiato, qualcuno con sguardo indifferente. Ma Ruby la accolse con un mega sorriso. Lei era una delle poche che la considerava una brava persona, e le due ormai erano diventate amiche. Cosa di cui non era assolutamente d’accordo Granny. Lei aveva paura per sua nipote, lei non cancellava dalla sua testa ciò che Regina era stata capace di fare in passato, e inoltre, lei credeva che le persone non cambiano mai, se una persona è cattiva, rimane cattiva, se una persona è buona, rimane buona, non può essere entrambe le cose. Quando sua nonna fece questo discorso a Ruby, la domanda le sorse spontanea: “Allora cosa pensi che io sia? Buona o cattiva?”. Quella domanda lasciò senza parole Granny, perché ovviamente sapeva che Ruby aveva ragione.
Dopo aver ringraziato la sua amica sia per i panini e il cestino, sia per lo sconto che le aveva fatto, si incamminò verso il molo, felice, perché quando c’era anche Henry con loro, era più felice del solito. Passare del tempo con le uniche persone che amava, la facevano sorridere sempre, anche in quel momento mentre camminava per la città. E non le importava di ciò che pensava la gente di lei, non le è mai importato, lei era serena con se stessa e con gli amori della sua vita, questo era l’importante.
Arrivata al molo, le si tolse quel bel sorriso che aveva stampato in viso. Vide una scena che non avrebbe mai voluto vedere, che non avrebbe mai pensato di vedere.
-Henry!- urlò preoccupata correndo verso i due ragazzi, dopo che il cestino le scivolò dalla mano senza che se ne accorse.
Daniel stava tentando di soffocare Henry. Lo tratteneva appoggiato al muro stringendogli con violenza un braccio, e con l’altra mano circondava il collo del ragazzino infilzandogli anche le unghie. Henry cercava di parlare, di urlare, ma non ci riusciva. Appena vide sua madre emise suoni strani con la gola come per chiederle aiuto. Regina non riuscì a raggiungerli del tutto, perché mentre si avvicinava di corsa, Daniel lasciò all’istante Henry che svenne subito a terra, e afferrò con forza i fianchi della donna spingendola, come aveva fatto con suo figlio, contro il muro. Aveva uno sguardo tremendo, perfido, ma sorrideva. Un sorriso inquietante.
Le morse il collo stringendo fortissimo i denti, poi iniziò a baciarglielo, poi la morse ancora. Alternava baci e morsi. Intanto lei piangeva e urlava il nome di suo figlio, ma nessuno si avvicinava, nessuno cercava di salvare lei e Henry. Provava a staccare l’uomo da davanti a lei, ma lui le bloccò le braccia, continuando a morderla con passione, con violenza. Dopo di che le lasciò un braccio, liberando di conseguenza anche il suo, e poggiò la mano sul lato del suo ginocchio, iniziando a salire sulla sua gamba nuda, all’interno della gonna nera che portava quel giorno. La mano si muoveva lenta, era ghiacciata e a lei quel tocco freddo la innervosiva. La innervosiva ciò che lui stava facendo. Mentre quella mano stava quasi per raggiungere il suo sedere, la baciò, un bacio aggressivo e doloroso, piacevole per lui, non per lei.
Che cosa stava succedendo? Con chi aveva avuto a che fare tutto questo tempo?
Ma qualcuno, prima che lui peggiorò la sua violenza, la salvò, o meglio, qualcosa.
Una freccia improvvisa sfiorò di mezzo centimetro il viso di lei andando a colpire il muro. Regina si spaventò molto e chiuse involontariamente gli occhi stringendoli a più non posso. Quando li riaprì lentamente e vide la freccia a terra sentì il suo respiro alleggerirsi. Daniel subito dopo la lasciò libera e il suo sguardo era perso nel vuoto, girò la testa nella direzione da cui era stata lanciata la freccia ma non vide nessuno, eppure qualcuno doveva averla lanciata per forza. Così, preso dallo spavento che qualcuno lo avesse visto fare ciò che aveva fatto, scappò via di corsa, guardandosi dietro alle sue spalle sperando che nessuno lo inseguisse.
Ma cosa gli era preso? Perché far del male alla donna che amava e a suo figlio?
Regina si inginocchiò su di Henry cercando di svegliarlo. Vedeva sfocato per quante lacrime le stavano uscendo e il suo pianto iniziava a farla singhiozzare. Aveva un groppo in gola. Sentiva la sua testa girare, ma continuava a smuovere Henry e a urlare il suo nome per svegliarlo. Quando lui riaprì gli occhi cominciò a tossire, ma i due trovarono la forza per perdersi in un abbraccio forte, contenti di rivedersi, e contenti di stare bene nonostante quello che era accaduto.
-Mamma, ti ha fatto qualcosa? Che cosa è successo?-
-Nulla, tesoro. E’ tutto apposto,okay? L’importante è che tu stia bene. Come ti senti?-
-Io bene, ma non capisco. Non gli ho fatto nulla, perché ce l’ha con me?-
-Tu non centri, amore. Mi dispiace davvero tanto.- Regina iniziò a piangere di nuovo, sentendosi in colpa per il figlio. Pensava al male che aveva provato e sentiva un grande senso di dispiacere nei suoi confronti. Avrebbe voluto essere lei al suo posto, avrebbe voluto che lui non fosse lì con loro e che il male che aveva fatto a Henry lo avesse subito lei, oltre quello che già Daniel le aveva fatto.
-Dove è andato ora?-
-Non lo so. Me ne occuperò io. Che ne dici se adesso ce ne andiamo a casa a mangiare i panini che ho comprato prima?-
-Mamma, credo di no. I panini sono spiaccicati lì per terra.- rise Henry.
-Uh, beh, te ne preparo uno più buono a casa, con salame e maionese, come piace a te.-
-Affare fatto!-*
Regina si mise a sedere sul letto e si infilò le pantofole per scendere al piano di sotto. Daniel era in cucina a preparare la cena, quella sera toccava a lui. Henry non era a casa con loro, quella sera aveva chiesto a Emma se poteva lasciarlo a dormire da lei.
-Ben svegliata! Ti sei riposata abbastanza?- il suo fidanzato le sorrise con quel sorriso dolce che aveva sempre rivolto a lei. Solamente a lei.
-Veramente no, non sono riuscita a dormire.-
-E cosa hai fatto tutto questo tempo?-
-Pensavo..-
-A cosa?-
-A te. A noi.-
-A quanto stiamo bene insieme? Io anche, ci penso in ogni momento.-
Si avvicinò a lei per darle un bacio in fronte subito dopo aver pronunciato la frase. Ma Regina rispose come se quello che lui aveva detto non lo avesse manco sentito.
-Tu mi hai mai mentito, Daniel?-
-Sì. Una volta sì. Ti ricordi quando ti dissi che mi sarei dovuto allontanare per un po’ dalla stalla per andare a raccogliere la paglia per i cavalli? A te sembrava strano perché di solito me la portavano lì la paglia, e infatti ero andato a procurarmi l’anello che ti regalai chiedendoti di sposarmi. A proposito, quella proposta e la tua risposta positiva, anche dopo 29 anni, sono ancora valide, giusto?-
Ancora una volta fece finta di non sentire.
-E riguardo a ieri? Sei sicuro di non avermi mentito quando ieri sera ti ho raccontato di quello che avevi fatto?-
-Regina, non so più come dirtelo. Io non ricordo nulla, se me lo ricordassi te lo direi.-
Daniel rideva. Rideva come se non gli importasse realmente di quello che lei le stava dicendo. A questo punto, lei alterò la voce.
-Daniel, ma mi ascolti quando parlo? Ti sto dicendo da ieri che hai tentato di uccidere mio figlio e mi hai violentata! Eri tu quello! Come ti è venuto in mente ieri sera di dirmi di aver confuso un’altra persona per te? E se anche fosse? Quello che ti ho raccontato è accaduto realmente, che fossi tu o no. Ma ti assicuro che eri tu e ci hai fatto del male, a me e a mio figlio.-
Detto questo, non gli lasciò neanche il tempo di rispondere. Si avvicinò alla porta di entrata dove aveva appoggiato le sue scarpe col tacco e uscì sbattendo la porta.
Erano le nove meno un quarto e fuori era buio. L’aria era fredda ma per fortuna portò con se anche il suo cappottino che si infilò subito.
Continuava a pensare a i fatti accaduti il giorno prima, per il semplice fatto che non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere. Avrebbe potuto usare la magia in quel momento, liberarsi di Daniel che la tratteneva attaccata al muro con un piccolo incantesimo per buttarlo a terra. Ma non lo ha fatto. Aveva promesso a Henry di non usare più la magia e non avrebbe voluto fare del male a Daniel, nonostante quello che stava facendo, non voleva ribellarsi a lui. E riuscì a resistere sperando che lui avrebbe trovato una spiegazione a ciò e che l’avrebbe lasciata senza farle del male. Ma lui non l’avrebbe lasciata se non fosse stato per.. una freccia?
Le ritornò in mente quella freccia che l’aveva spaventata a morte. Eppure lei era una donna forte, nulla la spaventava, era sempre stata superiore a tutto e a tutti. Ma in quel momento era fragile. E quella freccia la salvò, quella freccia che in un secondo pensò che l’avrebbe uccisa, ma il secondo dopo pensò che era stata lanciata per proteggerla. Ma chi aveva lanciato quella freccia?
  
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