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Autore: Lily Liddell    30/11/2014    5 recensioni
Post-Mockingjay | Hayffie | Effie's POV {+Evelark}
~
Sequel di Rain.
{Potranno comunque essere lette separatamente.}
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Sono passati due mesi da quando Haymitch, Katniss e Peeta sono tornati al Distretto 12. Effie non se la passa bene, Plutarch le dà una mano ma il suo appartamento è stato distrutto durante i bombardamenti; è ancora psicologicamente sconvolta dall’esperienza in prigione e spera che il tempo guarisca le ferite.
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Capitolo 1:
Io non so più chi o che cosa sono. Al 13 ero una capitolina, alla Capitale sono una ribelle… Fortunatamente, fra le quattro mura di questo appartamento, sono solo Effie.
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Capitolo 18:
Dal momento che Peeta e Katniss hanno deciso di sposarsi pochi giorni prima del compleanno della ragazza, a lui tocca il compito di preparare non una, ma due torte.
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Capitolo 38:
L’odore pungente del detersivo s’infiltra nelle mie narici e non riesco a combattere la nausea.
I fumi profumati che evaporano dai vestiti appena lavati non sono nocivi ma mi vanno direttamente alla testa, causandomi continui capogiri.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Atmosphere'
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A/N: Salve, scusate se questa volta la nota la metto di nuovo ad inizio capitolo, ma è importante e ci tengo a metterla in bella mostra.
Due parole e poi vi lascio, prometto.
Prima di tutto, questo capitolo come potete vedere è decisamente più lungo del solito. Consideratelo un “episodio” speciale…
Il motivo per cui ci ho messo qualche giorno ad aggiornare è perché avevo bisogno di staccarmi da questa per un po’, perché avevo bisogno di ideare questo capitolo e volevo che fosse esattamente come me l’ero immaginato. Nel frattempo, per recuperare quell’atmosfera che volevo dare, ho scritto una storia divisa in due parti. La potete trovare sul mio profilo, è abbastanza triste, ma avevo bisogno di riprendere i contatti con quella Effie Trinket.
Ci ho messo veramente l’anima in questo capitolo, quindi ci terrei ad avere un vostro parere – anche se dovesse essere negativo – a riguardo.
Grazie per avermi dedicato cinque minuti prima del capitolo, e buona lettura! Alla fine, vi darò giusto un paio di link.

4x04 Promesse e ricordi
 
Un trillo insistente continua a risuonarmi nelle orecchie e ci metto un po’ a capire che non si tratta della mia sveglia, ma del telefono.
Cercando di svegliarmi, allungo una mano e a tentoni lo afferro, rispondendo con un filo di voce ancora impastata dal sonno.
« Effie, scendi e datti una mossa. » Haymitch è decisamente agitato e la sua agitazione diventa istantaneamente anche la mia.
Senza capire che cosa stia succedendo e prima che possa chiederglielo, ha già riagganciato il telefono e io mi ritrovo stordita e preoccupata, ancora avvolta nelle mie coperte.
Mi costringo a scendere da letto, facendo ruzzolare per terra Pumpkin – che si lamenta rumorosamente – e senza indugiare oltre, mi affretto a scendere al piano di sotto.
Esco in strada e uno spiffero freddo mi fa rendere conto che sto indossando solo un leggero maglione, che a stento arriva a coprirmi sotto il sedere.
Sto per rientrare in casa per prendere qualcosa da mettermi, ma Haymitch è già di fronte a me, con un’espressione preoccupata sul viso.
Cerco di fargli capire che non posso andare in giro così, ma a quanto pare la mia presenza è richiesta urgentemente altrove.
Non è nemmeno sorto il sole, e mentre cammino qualcosa mi da fastidio ai piedi. Un’occhiata verso il basso mi informa che ho anche dimenticato di indossare le pantofole. Ottimo.
Gli occhi ancora non si aprono bene, forse sto sognando… non sarebbe la prima volta che songo di andare in giro senza scarpe e in mutande.
Quando Haymitch mi porta di fronte alla casa di Katniss e Peeta, però, mi rendo conto che non è un sogno – sono veramente in mutande fuori da casa mia.
« Haymitch, che cosa-? » L’aria fresca che continua a solleticarmi gambe e viso, mi aiuta anche a svegliarmi.
Senza rispondere, lui bussa alla porta. Un colpetto secco, quasi inudibile. Il fatto che Peeta apre immediatamente mi fa capire che era già in attesa dietro.
La stessa espressione con cui mi ha salutata Haymitch poco fa, è quella con cui mi accoglie Peeta.
Mi ci vuole poco per fare due più due, entrando per sottrarmi al freddo, costringo gli altri due a seguirmi per chiudere poi la porta alle mie spalle. « Che succede a Katniss? »
È Peeta a rispondermi, continua a molleggiare sul posto, guardando ovunque tranne che nella mia direzione. « Ha avuto un brutto incubo, non sono riuscito a calmarla e si è chiusa in bagno. »
Cercando disperatamente di abbassare l’orlo del maglione, mi rivolgo ad Haymitch, che al contrario di Peeta non si fa troppi problemi ad indugiare con lo sguardo. « Ho proposto di abbattere la porta, ma… »
Scuoto la testa, passandomi una mano fra i capelli. Ci mancava solo questa. « No, nessuno abbatterà nessuna porta. Sarà solo un po’ di ansia prematrimoniale. » Cerco di dirlo con un sorriso, ma è ancora troppo presto e non sono affatto convincente.
Riesco a farmi portare davanti al bagno e invano cerco di comunicare con la ragazza che non mi risponde nemmeno.
Se non fosse per i singhiozzi sommessi che sento dall’altro dato della porta, potrei tranquillamente pensare che la stanza sia vuota.
Continuo a parlarle, cercando di tranquillizzarla e dopo più di mezz’ora, la serratura scatta ma la porta non si apre. Le lascio qualche momento per decidere che cosa fare, alla fine, afferrando la maniglia, spingendo appena per poter sbirciare dentro.
Katniss è in piedi, accanto alla porta, con gli occhi rossi e gonfi di pianto. Le lacrime hanno smesso di rigarle il viso, ma il corpo è ancora un po’ scosso da tremiti. La sola vista mi fa pizzicare gli occhi, ma non mi faccio avanti. Potrebbe essere ancora nervosa e reagire male ad un contatto fisico.
« Dov’è Haymitch? » Chiede con un filo di voce, e io le rispondo che è qui fuori.
Quando non si muove, io le dico di aspettare solo un attimo, mentre vado a chiamarlo e lui mi segue di nuovo al bagno, mentre Peeta resta in piedi, immobile al centro della stanza.
Diversamente da me, Haymitch non si pone il problema del contatto fisico e appena si ritrova di fronte Katniss in quello stato, le si avvicina stringendola in un abbraccio che la ragazza ricambia immediatamente.
Non voglio intromettermi, quindi richiudo la porta e li lascio in pace, mentre vado a vedere in che stato sia Peeta. Non dev’essere facile nemmeno per lui.
Lo trovo seduto sul divano, con le mani congiunte sulle ginocchia. Una gamba trema nervosamente, e lo sguardo è un po’ perso nel vuoto.
Inspirando profondamente, abbasso la voce per cercare di non spaventarlo. « Peeta? »
Al suono del suo nome, il ragazzo sussulta e alza lo sguardo, ma quando i suoi occhi si poggiano su di me, si tranquillizzano immediatamente anche se riesco ancora a leggere la paura, il turbamento e qualcosa che non riconosco. « Come sta? »
Sorridendogli, decido che è sicuro avvicinarsi e mi siedo accanto a lui, poggiandogli una mano sulla spalla. « Meglio. Haymitch è con lei. »
Annuendo, Peeta si sottrae al contatto alzandosi in piedi e cominciando a mappare la stanza con passi lunghi. I pugni delle mani si serrano e lui comincia a respirare lentamente.
Con Haymitch chiuso in bagno con Katniss, comincio a sentirmi a disagio, ma cerco di non darlo a vedere.
Dopo un po’ Peeta si calma da solo, allontanandosi per qualche momento, per poi ritornare con una coperta. Me la porge e finalmente posso coprirmi, ringraziandolo quando riprende il suo posto accanto a me.
Cominciamo a parlare, e il suo sguardo si rilassa, tornando il Peeta di sempre.

 Sono passate le nove del mattino quando Haymitch e Katniss escono da quel bagno, lei ha il viso più rilassato – addirittura un sorriso contento sulle labbra – e non appena entrano in salotto, lei e Peeta si scambiano un abbraccio sentito.
Ringrazio con lo sguardo Haymitch, poi guardo di nuovo l’orologio e decido che è veramente arrivato il momento di andarcene.
Il Villaggio dei Vincitori ormai è sveglio, non posso uscire conciata così, quindi mi volto verso Peeta, indicando la coperta con cui mi ero coperta fino a poco fa. « Non ti dispiace se la prendo in prestito, vero? »
Peeta scuote la testa, ma Haymitch lo canzona ridendo sotto i baffi. « Non prestargli niente. Non te lo ridarà più e lo userà come pigiama. »
Afferrando frettolosamente la coperta e avvolgendomela attorno alle spalle, coprendo anche il maglione, gli rivolgo uno sguardo seccato. « Se ci tieni così tanto, posso restituirtelo immediatamente. »
La risposta di Katniss arriva subito, divertita e tagliente. « Non qui, per favore… »
Tossicchiando nervosamente e stingendo più saldamente la presa attorno alla coperta, sollevo il mento e decido che entrambi i ragazzi stanno più che bene per essere lasciati da soli.
Si sposeranno fra meno di sei ore, devono cominciare a prepararsi.

Durante il breve tragitto verso casa, Haymitch mi racconta quello che è successo e quando torno a casa, dopo averlo salutato un po’ troppo velocemente, Annie e Johanna sono già sveglie e preoccupate dal fatto di non avermi trovata lì.
Cerco di spiegargli velocemente la situazione, mentre preparo la colazione per tutti e riempio la ciotola di Pumpkin di croccantini. Fortunatamente Finn sta ancora dormendo.
« E dagli torto! » È il commento sprezzante di Johanna, quando le racconto che Haymitch mi aveva detto della preoccupazione di Katniss riguardo il matrimonio.
A quanto pare il sogno riguardava proprio quello, non è entrato nei dettagli ma l’aveva turbata a tal punto di farle dubitare di volersi sposare.
« Dico solo che è così chiaro che si amano alla follia. È normale essere un po’ nervosi, tutto qui. »
« Tutto qui? È spaventata, e lo saresti anche tu! » Continua, ignorando le richieste di Annie di abbassare la voce. « Dubito che tu possa capirla. Dopo quello che le hanno fatto, io non mi stupirei se non si presentasse affatto al Palazzo di Giustizia. »
Solo l’idea mi dà i brividi, quindi rispondo con lo stesso suo entusiasmo. « Lei vuole sposarsi. »
« Non basta… » Non alza più la voce, anzi, l’ha abbassata. Così come il suo sguardo si è spento. « Tu lo faresti? » Non sono sicura sia una domanda vera o retorica, poi solleva nuovamente lo sguardo su di me e questa volta i suoi occhi sono in fiamme. « Con quello che è successo, tu avresti veramente il coraggio di farlo? »
So perfettamente a cosa si riferisce, ma le sue domande toccano un tasto dolente e non ho intenzione di darle una risposta. Invece distolgo lo sguardo, portandolo fuori dalla finestra. « Per una che dice di non essere mai stata innamorata hai parecchie parole da spendere sull’argomento. »
Mi pento immediatamente di quello che ho detto, sono nervosa e stressata. Questa giornata è appena cominciata e già non vedo l’ora che finisca… menomale che doveva essere un giorno pieno di gioia e allegria.
Quando torno a guardare Johanna, mi rendo conto che le mie parole purtroppo sono andare a segno. Il suo viso è una maschera dura, carica di rabbia e risentimento e per un attimo temo per la mia incolumità.
Si limita a lasciare la tavola e a passarmi accanto dandomi una spallata. « Fottiti. » Biascica fra i denti, prima di uscire sbattendo la porta.
Vorrei seguirla per scusarmi, ma mi accorgo che Annie è fin troppo silenziosa.
È chiaro che la scena a cui ha appena assistito deve averla scossa.
Ha lo sguardo fisso nel vuoto, sto per avvicinarmi, quando la sua voce mi ferma. « Ha ragione. »
Cerco di avvicinarmi, di poggiarle una mano sulla spalla ma non serve a nulla. « Va tutto bene, Johanna probabilmente si era solo svegliata un po’ male. » Le dico, sperando di riuscire a distrarla.
« No. » Risponde subito lei, continuando a fissare il vuoto con occhi vitrei. « Non Johanna. » Sono confusa, mentre prendo posto vicino a lei, prendendole il volto fra le mani ma lei si divincola e io non insisto. « Katniss. Katniss ha ragione. Ha paura, ha paura di perdere tutto quello che le rimane. »
Comincio a credere di essere l’unica a pensare che facciano bene a sposarsi, mi mordo le guance, mentre stringo forte una delle mani di Annie, aspettando che torni in sé. Potrebbe volerci un po’.
Lei solleva le gambe poggiando i piedi sulla sedia, mi lascia la mano e si abbraccia le ginocchia, cominciando a dondolare avanti e indietro. So con certezza che non c’è più niente che io possa fare. « No, Annie. Non anche tu, ti prego- non posso- »
Ormai non mi risponde, si sta coprendo le orecchie con le mani mentre continua a dondolarsi con gli occhi sbarrati.
Mi alzo e vado al lavello, faccio scorrere l’acqua e mi sciacquo il viso perché sento che sto per mettermi a piangere e devo evitare di farlo.
Sento di nuovo la porta sbattere e poco dopo, sollevando gli occhi alla finestra, vedo che Johanna si sta allontanando, andando verso l’uscita del Villaggio dei Vincitori.
Non posso lasciare Annie da sola in questo stato. Non posso permettere a Johanna di andarsene e non posso sistemare tutto quello che c’è rimasto prima del matrimonio. Non da sola, ma non c’è nessuno ad aiutarmi e mi sento completamente persa.
Sto per voltarmi di nuovo verso la donna alle mie spalle, quando dal piano di sopra arriva la voce di Finn che chiama sua madre a pieni polmoni. Probabilmente si è appena svegliato e non trovare Annie accanto a lui deve averlo fatto innervosire.
Come se avesse ricevuto una doccia fredda, Annie si sveglia dal trance, barcollando in avanti quando si alza in piedi. Le vado in contro per aiutarla e si appoggia a me per qualche passo, poi mi ringrazia con un filo di voce prima di allontanarsi quasi di corsa verso le scale.

« Si può sapere che fine ha fatto Haymitch? » Chiede Katniss, mentre la sto aiutando ad infilarsi nel vestito che abbiamo preparato.
Io cerco di sembrare vaga quando rispondo, tirandole su la zip. « Sta cercando Johanna. »
Ovviamente Katniss non ci passa sopra, voltandosi confusa, rischiando di strappare la gonna. « Sta cercando Johanna? » Ripete, come se non avesse sentito bene.
Io annuisco, infilandomi uno spillo fra i denti, magari così non cercherà di approfondire l’argomento.
La costringo a voltarsi di nuovo, mentre riprendo a sistemarle il vestito.
Dopo che Annie si è ripresa, sono corsa da lui per convincerlo ad andare dietro a Johanna. Sicuramente non avrebbe dato retta a me, ma lei e Haymitch sono amici da così tanti anni, a lui avrebbe dato ascolto.
E adesso mi ritrovo a mezz’ora dal matrimonio, con Haymitch e Johanna chissà dove e una sposa che si divincola come un’anguilla mentre tento invano di tirarle su i capelli. « Sta ferma, Katniss… finirò per farti male. »
« Dov’è andata Johanna? »
« Se lo sapessi, non avrei mandato Haymitch a cercarla. » Le faccio notare, con un sorriso forzato e un tono piuttosto inequivocabile.
« Hai fatto tanto per convincerlo ad accompagnarmi… » Lo dice come se fosse già sicura che lui non si presenterà, ma lo farà. Altrimenti può considerarsi un uomo morto.
Una volta che i capelli sono al loro posto, mi prendo un attimo per ammirare la bellezza di Katniss. Il vestito è bianco, ma la gonna lunga – pur essendo molto semplice – ha diversi veli colorati. Il colore del tramonto, quello preferito di Peeta.
La parte superiore, invece, apparteneva ad una vecchia canotta che le ho cucito alla gonna, è beige chiaro ma si abbina perfettamente al resto.
« Sei bellissima. » Le dico, dal profondo del cuore e lei sorride, arrossendo appena.
« Grazie. » Si tocca un po’ il vestito, guardandosi allo specchio che ha di fronte a lei, osservando l’effetto finale.
« Katniss, cara, tu vuoi sposarti, vero? » La mia domanda la coglie talmente alla sprovvista che si volta verso di me con uno sguardo quasi spaventato.
« Perché me lo chiedi? » Dietro questa domanda ce ne sono almeno altre dieci che non pronuncia, e per la seconda volta nella giornata, mi pento di aver aperto bocca.
Scuoto la testa, sorridente. « Scusami. Sono una stupida, è che sono così emozionata. Non posso credere che stia succedendo davvero! » Cinguetto, e la voce mi si alza di un’ottava, automaticamente.
Katniss rilassa le spalle, tornando ad osservare il suo riflesso. Restiamo in silenzio per un po’, poi si allontana per andare ad infilare le scarpe. « Sì. » Dice mentre le prendo i sandali. « Sì, voglio sposare Peeta. »

Io e Katniss siamo in piedi, in una saletta del Palazzo di Giustizia. Annie, Finn e Thom sono già al loro posto nella sala in cui si svolgerà il matrimonio.
Haymitch e Johanna non sono ancora qui e io comincio veramente a preoccuparmi.
Katniss è tesa come una corda di violino, sto cercando di non farle mangiare le unghie ma se continua così a breve comincerò a mordermi anche io le mie.
« Perché siamo qui? » Mi chiede, quando non ne può veramente più. Riesco a leggere l’ansia nei suoi occhi e me la sta trasmettendo tutta.
« Stiamo aspettando che arrivi Peeta. Resta qui un attimo, tesoro, torno subito. »
« No! Effie, aspetta. Non puoi andartene anche tu… »
Rimango un attimo ferma, incerta su cosa fare, alla fine decido di rimanere con lei, ma apro la porta e faccio uscire solo la testa, per vedere che cosa sta succedendo fuori.
Vedo Peeta, in piedi – vestito di tutto punto – che si guarda intorno disorientato. Quando si volta verso di me, i suoi occhi si ingrandiscono e fa per raggiungermi, io esco fuori dalla porta con mezzo busto, sollevando una mano per non farlo avvicinare oltre. « Haymitch e Johanna? »
È un sussurro, non voglio che Katniss si agiti ulteriormente.
Peeta scuote la testa, poi qualcuno lo chiama dalla sala del matrimonio e lui è costretto ad allontanarsi.
Il cuore mi martella nel petto e ho una voglia incredibile di vomitare. Questa volta lo uccido sul serio.
Torno dentro, chiudendo la porta e avvicinandomi alla ragazza con un enorme sorriso sulle labbra, come se fosse tutto in regola. « Solo pochi minuti e poi potremo andare. »
Appena finisco di pronunciare questa frase, la porta si spalanca e trasaliamo tutte e due, voltandoci insieme.
Haymitch ha la camicia trasandata e un graffio sullo zigomo destro. Non deve essere stato facile convincere Johanna a venire. Faccio per parlare, ma solleva una mano, ancora ansimante, e poi mi fa cenno di andarmene, con il un veloce gesto del pollice.
Sorrido sollevata a Katniss, poi faccio per andare. Devo solo raggiungere il mio posto e sarà tutto perfetto. Ma la ragazza mi ferma. « Effie? »
Io mi volto, leggo l’incertezza nei suoi occhi. Temo possa stare per dire qualcosa che manderà a monte la giornata, invece lei fa un passo avanti, con un sorriso un po’ imbarazzato. « Perché non ti siedi tu al posto di mia madre? Non voglio vedere una sedia vuota. »
La richiesta mi lascia un po’ spiazzata, dopo un attimo di incertezza, poi annuisco e vado verso di lei, abbracciandola con calore. Devo trattenere le lacrime, non è ancora il momento di piangere.
Haymitch ci fa notare che abbiamo già fatto aspettare tutti abbastanza, quindi io li lascio soli e raggiungo gli altri.
Johanna siede imbronciata, con le braccia incrociate e lo sguardo infastidito… non posso parlarle ora, ma lo farò alla prima occasione.
La cerimonia è semplice, ma mi commuovo lo stesso quando Haymitch porta Katniss da Peeta, con il passo decisamente troppo veloce. Vederli lì, seduti uno vicino all’altra, è un’emozione troppo forte.
Non riesco a trattenermi nemmeno quando Haymitch continua a prendermi in giro, sottovoce, mentre firmano tutti i documenti.
Sono i miei bambini e stanno crescendo, cresceranno insieme e non mi interessa quello che pensano gli altri, so che saranno felici insieme e questo matrimonio è la cosa più bella che possa capitargli.

Dopo aver sbrigato le faccende burocratiche al Palazzo di Giustizia, tutti insieme raggiungiamo la loro casa.
La porta è aperta e resterà così fino a stasera.
Ad aspettarli c’è praticamente mezzo Distretto e la cosa sembra imbarazzare incredibilmente la ragazza, che tiene la testa leggermente china mentre attraversano la soglia di casa, mano nella mano, e tutti gli altri intonano una canzone tradizionale.
Io ricomincio a piangere, portandomi un fazzoletto alla bocca, tentando di non farmi sentire.
« Ti prego, piantala. » Haymitch è poco convincente con quel ghigno sulle labbra, ma io scuoto comunque la testa.
Un brutto singhiozzo mi spezza il respiro. « Non- ci riesco! » E mi rendo conto che è un’esagerazione, ma sul serio, non riesco a smettere di piangere, perché sono così felice per loro due. Sono lacrime di gioia e non mi vergogno affatto a versarle.

Il resto della giornata trascorre serenamente. Il protagonista della festa diventa subito Finn, che si esibisce in monologhi insensati e balli divertenti.
Quando crescerà quel bambino farà strage di cuori… ha già conquistato tutte le donne del Distretto.
È quasi buio quando mi ritrovo fuori la loro casa, in giardino, con un bicchiere di vino in mano e un piatto con una fetta di torta integra nell’altra.
Mi avvicino ad Haymitch, che se ne sta seduto su una delle sedie che abbiamo sistemato ieri. Sta parlando con un amico, ma quando lui mi vede gli batte una pacca amichevole sulla spalla, prima di alzarsi cedendomi il posto.
Gli porgo la fetta di torta e lui comincia a punzecchiarla con i denti della forchetta, incerto.
Ho notato che ha bevuto poco stasera, immagino sia un buon segno. Rimaniamo a parlare per un po’, finché non adocchio Johanna che esce dalla porta principale e mi congedo da Haymitch per raggiungerla. Ho lasciato a lui mio bicchiere vuoto, non si sa mai.
Una volta che ho di fronte la donna, lei cerca di cacciarmi via, senza troppi complimenti.
« Johanna, per favore… » Da quando siamo arrivati qui, durante tutta la cena, non ho fatto altro che pensare a come potermi scusare. « Non intendevo dire quelle cose prima. »
Lei si appoggia con la schiena al muro, incrociando le braccia e distogliendo lo sguardo. « Mi sembravi piuttosto convinta. »
« Lo ero. » Johanna torna a guardarmi, quasi confusa. Probabilmente non si aspettava questa risposta, ma non voglio mentire, voglio solo spiegarmi. « Ti ho aggredita perché avevi ragione. »
Lei resta in silenzio, a guardarmi, aspettando che continui, sembra quasi curiosa di scoprire dove io voglia andare a parare.
« Dopo tutto quello che ho dovuto passare non lo so se avrei il loro stesso coraggio. » Ammetto, chinando lo sguardo. « E mi dispiace di averti detto quelle cose orribili, ma io posso capire Katniss. Credimi. Io ho paura. Ogni giorno, perché continuo ad imporre la mia presenza in un posto dove non so se sono veramente gradita, o se mi permettono di restare solo perché si sentono in colpa. »
« Trinket, » Cerca di avvisarmi, ma io continuo.
Le mie mani tremano e devo soltanto far uscire i pensieri che mi stanno lacerando da più di quattro anni. « Tu lo sai quello che mi è successo, e anche lui lo sa. » Lacrime si formano ai lati dei miei occhi, pronte per essere versate e questa volta è tutto un altro genere di lacrime. « Torturata, violentata, tutto per informazioni che non avevo. »
« Effie. » La voce di Johanna è ferma, il suo sguardo leggermente preoccupato, ma non m’interessa più niente.
« Mi ha lasciata indietro e continuo a pensare che se mi avesse voluto veramente qui con lui, mi avrebbe portato con sé la prima volta, invece di lasciarmi indietro non una, non due ma tre volte. »
Non so quando sono passata a parlare dal plurale al singolare, ma i miei pensieri vengono spazzati via dallo sguardo di Johanna, che più parlavo più s’ingrandiva, finché non si sposta da me a qualcosa alle mie spalle.
« Non è con lei che ne dovresti parlare, lo sai, dolcezza? »
Ed ecco che la buona sorte mi tira un sonoro schiaffo dritto in faccia.
 
Continua

A/N2: Scusatemi, ma era veramente troppo lungo e l’ho dovuto interrompere qui. Il matrimonio continuerà nel prossimo capitolo!
Se volete vedere la mia idea del vestito di Katniss guardate qui e se invece vi interessa una versione un po’ più approfondita sulla prigionia di Effie, che riprenderò nel prossimo capitolo, potete leggere questa one-shot.
Grazie mille!

x Lily
   
 
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