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Autore: Margo Malfoy    01/12/2014    1 recensioni
«Maggie, no!» gridò con la voce tremante.
Mi liberai dalla sua presa e continuai la mia corsa tra le mura strette. Ancora pochi passi, e avrei raggiunto i miei due amici. So che loro sarebbero stati fottutamente arrabbiati con me, ma non potevo abbandonarli. Un Velocista non l’avrebbe fatto, e io sapevo di voler diventare come loro.
«Fermati!» di nuovo Newt.
Le sue parole furono le ultime che sentii.
Poi le porte si chiusero alle mie spalle, segno che sarebbe iniziata la fine.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minho, Newt, Nuovo personaggio, Thomas, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'She Belongs To Him'
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12
Giorno 789 ca.
La stanza era illuminata da numerose luci al neon che costrinsero alcuni di noi a coprirsi gli occhi prima di abituarsi. Sul pavimento giacevano almeno cinque persone morte dissanguate.
«Wow» disse Thomas raggiungendomi. «Beh, ce l’abbiamo fatta!»
«Già, speriamo che sia finita qui» dissi.
Poi davanti a noi apparve una donna. Era una bionda di mezz’età, vestita con un camice bianco. Teneva le mani incrociate davanti a sé.
«Congratulazioni a tutti voi. Avete appena superato la Prova del Labirinto. Devo ammettere che sono notevolmente sorpresa. Non ci aspettavamo che riusciste in così tanti» disse. Spostò gli occhi su ognuno di noi, fermandosi su Chuck per qualche istante in più. «Quindici. Davvero non ci aspettavamo un successo del genere» si voltò verso una porta, da cui entrò un ragazzo incappucciato, e gli fece segno di avvicinarsi. Arrivato di fianco a lei, si tolse il cappuccio.
Ciò che vedemmo ci lasciò senza parole.
Era Gally, come poteva essere?
«Ciao ragazzi» disse. Maggie si avvicinò a me e mi indicò la mano di Gally. Tra le nocche bianche teneva stretto un pugnale.
«Sei sveglia signorina» disse la donna. «Pensavamo di riuscire a nasconderlo per un po’ più di tempo...»
Maggie rimase zitta. Fui io a parlare. «Cosa ci fai qui, Gally?»
«Abbiamo deciso di cambiare le carte in tavola» rispose la donna facendo un cenno a Gally. Subito lui alzò il pugnale e lo lanciò. Questo fendette l’aria, roteando su sé stesso. Arrivai soltanto dopo a capire che lo stava lanciando nella direzione di Thomas. Impugnai la lancia che avevo in mano e la lanciai contro di lui, che cadde a terra sofferente. Poi mi girai verso Thomas, che stava bene.
«Thomas» era Chuck. «C’è un piccolo problema»
Ci girammo tutti verso il ragazzino. Al centro del petto aveva il pugnale e una macchia di sangue che andava espandendosi.
«Chuck» Maggie sussurrò a malapena, ma tutti la sentimmo. La voce spezzata.
«Chuck, guardami, sono io Thomas. Devi... devi resistere, okay? Tra poco arriveranno ad aiutarti» teneva in grembo il corpo di Chuck, ormai senza vita.
Riuscì a dire soltanto una cosa. «Trova i miei genitori» poi i suoi occhietti si chiusero e involontariamente le lacrime iniziarono a rigarmi il viso, quasi copiose.
«Siete dei mostri! Cosa caspio vuol dire che avete cambiato le carte in tavola?» gli urlò contro Newt. La donna, senza dire nient’altro se ne andò facendo entrare delle persone vestite di nero e armate. Ci spiegarono che era tutto finito, che ci stavano portando in un posto sicuro. Speravo soltanto che fosse davvero così.
 
Sul pullman che prendemmo Thomas e Newt si sedettero di fianco a me. Nel pullman regnò il silenzio per almeno due ore e passò un po' di tempo prima che qualcuno dicesse qualcosa.
Eravamo sconvolti da ciò che le menti malvagie di quelle persone avevano progettato.
Fu Newt a rompere il silenzio: «Wow» disse.
«Cosa amico?» chiesi.
«Neanche un abbraccio, niente di niente. Neanche un po’ di gratitudine perché siete entrambi vivi» disse indicando Maggie con un cenno.
«Di che cosa stai parlando? Non mi sembra l’argomento più adatto da affrontare in questo momento»
«Amico, sappiamo che è successo qualcosa alla Radura, e sappiamo che dovremmo tutti piangerci addosso in questo momento. Ma è per pensare a qualcos’altro. Qualcosa che non c’entri con queste teste di caspio» disse Thomas.
«Bene, cosa volete sapere?» chiesi appoggiandomi allo schienale del sedile.
«Che cosa sta succedendo tra di voi» disse Newt.
«Potremmo esserci baciati, per sbaglio» sottolineai.
«E adesso mi dirai che hai anche ucciso Gally, per sbaglio, non è così?» chiese Thomas.
«Ok, forse volevo baciarla, ma poi ho subito chiarito. Non potevamo punto»
Entrambi annuirono scambiandosi uno sguardo.
«È per quella specie di patto del caspio che abbiamo fatto quando è arrivata?» disse Thomas. Io annuii.
«Amico, tu hai la testa rincaspiata! L’abbiamo fatto per quei pive del caspio che erano interessati a lei solo perché... è una ragazza. Ma sappiamo che tu sei un bravo pive. Che sei responsabile. E anche che sei dannatamente testardo e impulsivo, ma le vuoi bene, come noi. Perciò se ti piace, vai e diglielo» disse Newt.
«Ma ho paura di perderla» dissi andando contro il mio orgoglio.
«Già, beh. Impegnati per fare in modo che sia al sicuro, no? Non deve rimanere con te qualunque cosa accada?» chiese Thomas. Io annuii poco convinto.
«Non dare le persone per scontate, Minho. Sono convinto che questa vita del caspio sia una specie di asta e, prima o poi, qualcuno che farà un’offerta più alta della tua, te la porterà via» disse Newt stringendomi la spalla e guardando di nuovo Maggie. Prima che potessi ribattere il pullman si arrestò e le persone che prima ci avevano salvati ci fecero scendere velocemente.
Entrammo in un edifico grande e spazioso, con camere da letto e sala da pranzo. Ci diedero dei vestiti nuovi e ci fecero fare la doccia. I letti erano un po’ matrimoniali e un po’ a castello. Thomas e Newt si divisero quello a castello e “obbligarono” me a dormire con Maggie, e a parlarle.

Quando mi avvicinai lei era seduta al lungo tavolo da pranzo, che stavano imbandendo alcune persone.
Mi sedetti di fianco a lei, su una sedia in velluto rosso con i braccioli. «Ehi» dissi.
«Ehi» rispose sorpresa. «Cosa ci fai qui?»
«Devo parlarti» dissi. Lei si girò verso di me, in attesa.
«So che ti ho detto tutte quelle cose alla Radura, sul fatto che non potevamo essere una coppia e robe del genere. In parte l’ho fatto perché quando tu sei arrivata abbiamo fatto quel patto. Ma in parte te l’ho anche detto perché avevo paura che ti potesse succedere qualcosa e affezionandomi troppo a te, sarei stato male. Ma forse questo vuol dire che devo impegnarmi a proteggerti e ad amarti più di quanto le mia capacità mi permettano. Ma io tengo a te, Maggie. E so che anche tu provi qualcosa per me.»
Lei mi fissò. «Io non so cosa voglio, Minho. Non chiedo a nessuno di baciarmi tutte le mattine appena alzato e tutte le sere prima di andare a letto. Non chiedo a nessuno di abbracciarmi prima di sparire per un’ora e di camminare mano nella mano. Ma chiedo qualcuno che mi stia accanto. E tu sei... sei ciò che sogno possa stare al mio fianco. Nei momenti belli e in quelli brutti. Io ti voglio»
Ci guardammo per un istante che sembrò durare ore, poi le presi la mano e la strinsi.
«Io voglio starti accanto» dissi.
Lei mi sorrise. Quel suo solito sorriso che aveva conquistato tutti alla Radura.
Alla sera mangiammo come forsennati. Io di fianco a Maggie.
Lei ad un certo punto fissò sgranando gli occhi una delle finestre di fronte a lei, indicandola. Li fuori c’era una specie di zombie, che picchiava con la mano contro il vetro.
«Tranquilli» disse uno dei camerieri che portava il cibo. «Sono gli Spaccati, hanno l’Eruzione. Finché siamo qua dentro siamo al sicuro»
«Eruzione?» chiesi.
«È una malattia. Il loro cervello non funziona più una volta superata l’Andata. Arrivano a mangiarsi tra di loro» disse il giovane ragazzo.
Continuammo a fissare lo Spaccato che si allontanava dalla finestra, e poi andammo a letto. Maggie si stringeva a me per il freddo. Newt e Thomas che ci fissavano con un ghigno divertito. Ma sembrava tutto perfetto.
Sembrava. 
   
 
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