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Autore: LePableu    01/12/2014    3 recensioni
[CreepyPasta]Mes chers amis, ben ritrovati in questa nuova raccolta di creepypasta! Ne scriverò sette per accompagnarvi nelle ultime settimane di quest'anno, ringrazio chi mi ha recensito in passato e chi inizia ora. Spero siano di vostro gradimento e..
Buon spavento a voi!
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Creepypasta numero 4
Condanna a morte


Si toccava le basette corte come se la sua lunga barba fosse stata appena tagliata.
Notava quella strana cravatta verde e la giacca blu che mai aveva visti.
Si sente sollevare per le braccia con ancora in bocca il sapore del pasto offertogli la sera prima dal condannato e subito dopo riconobbe di essere nella Sua cella.
Riconobbe i due uomini, due suoi colleghi, secondini, i quali lo portarono nel grande cortile.
Niente estrema unzione, la folla urla contro di lui, sente il boia che gli mette il cappio attorno al collo e alla sua destra vede Sir Longlake, con la sua divisa, che lo fissa sorridente sul patibolo.

Nella torre di Londra si sono per molti anni trattenuti i peggiori criminali dell'Inghilterra, e tanti di questi vennero processati con pena di morte.
Fu il caso di Sir James Longlake, uomo onesto e gran lavoratore agli occhi della gente, ma con una vita notturna a dir poco maniacale.
Sotto la bombetta e il soprabito dell'uomo si nascondevano le conoscenze e le aspirazioni di un perfetto serial killer che amava uccidere altri nobili che invitava a cena e, dopo averli addormentati li uccideva dopo ore di torture nelle sue segrete.
Quella cravatta verde scuro che portava sempre, le basette e la sgargiante giacca blu gli conferivano l'aspetto del perfetto gentiluomo britannico elegante ed eccentrico amante del té delle cinque e dei grandi manieri e la sua immagine restò questa fino a quando dopo 12 omicidi la gente prese a preoccuparsi.
Non ebbe neanche un regolare processo, non fu ritenuto degno di difesa e condannato subito all'impiccagione.
In cella passò però una ventina di giorni, durante i quali divenne amico grazie alla sua oratoria, del secondino che passava da lui tutte le sere per controllare che dormisse.
Si parlava di filosofia e del destino in attesa della condanna, ma la guardia non accettò mai di far evadere il criminale.
Rideva anzi sotto la lunga barba, nera, come le corte basette del nobile, di come fosse mutevole il destino.
Ne rise anche Sir Longlake la sera che precedeva l'impiccagione, quando fattosi accompagnare dal secondino nelle cucine della torre di Londra gli offrì una cena in cui vantò le sue grandi qualità di cuoco.
Il secondino mangiò di gusto e poi...il buio.


Si toccava le basette corte come se la sua lunga barba fosse stata appena tagliata.
Notava quella strana cravatta verde e la giacca blu che mai aveva visti.
Si sente sollevare per le braccia con ancora in bocca il sapore del pasto offertogli la sera prima dal condannato e subito dopo riconobbe di essere nella Sua cella.
Riconobbe i due uomini, due suoi colleghi, secondini, i quali lo portarono nel grande cortile.
Niente estrema unzione, la folla urla contro di lui, sente il boia che gli mette il cappio attorno al collo e alla sua destra vede Sir Longlake, con la sua divisa, che lo fissa sorridente sul patibolo.

E poi, abbassa la leva. E la corda si tende.
   
 
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