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Autore: ValeDowney    01/12/2014    5 recensioni
"Storybrooke sembra una cittadina come tutte le altre, se non fosse per il fatto che non è sulle carte, nessuno sa della sua esistenza e i cittadini sembrano nascondere qualcosa. Rose, una bambina dolce ma curiosa e sempre in cerca di guai, scoprirà, insieme al suo amico Henry, che qualcosa di magico si aggira per quella città"
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The Rose of true Love
 

Note autrice: Mi scuso immensamente per il super ritardo ma non vi preoccupate perchè ho già completato il terzo capitolo e sto già scrivendo il quarto ( spero sia un modo per farmi perdonare. Sarò perdonata o mi lancerete addosso qualche brutto incantesimo? Non trasformatemi in ranocchio mi raccomando) A parte questo eccovi la seconda parte del secondo capitolo, dove ho preso spunto da alcuni vostri suggerimenti. Ah se ne avete, scriveteli pure nelle recensioni. Con questo vi auguro una buona lettura


 
  Capitolo II: Polvere dorata - Seconda Parte

 

Nel frattempo, accanto al margine della foresta… “Senti Dove, perché non te ne vai a casa? Voglio farmi una passeggiata. È ancora presto ed è il momento migliore” disse Rose.
“Lei lo sa che suo padre non vuole che la lasci mai sola. È compito mio proteggerla e starle sempre accanto in qualsiasi momento” spiegò Dove.
“Sì, lo so, ma a quest’ora non c’è mai nessuno in giro e, quindi, non mi accadrà nulla. Vai pure tranquillo a prenderti un buon caffè da Granny’s” disse Rose, guardandolo.
“Come lei desidera, Signorina Gold, ma mi promette che la troverò qua, quando ritornerò a prenderla?” domandò Dove.
“Verrò a piedi in città. Prenditi pure un piccolo momento di relax, prima che mio padre si svegli e ti faccia lavorare senza sosta” rispose sorridendo Rose.
“Se proprio insiste e non ho altra scelta, allora la lascio alla sua passeggiata, Signorina Gold” disse Dove e, dopo essere salito in macchina, se ne andò. Rose lo guardò andarsene, mentre la macchina lasciava dietro di sé un po’ di polvere. Quindi riguardò la foresta: aveva voglia di rivedere Excalibur, ma sapeva che stava bene e che riusciva a cavarsela anche da sola. Per il momento decise di proseguire sul ciglio della strada dando, di tanto in tanto, dei calci a dei sassolini.
In quel momento, una macchina si fermò un po’ più avanti dove si trovava lei. Rose la riconobbe subito come la macchina dello Sceriffo, visto che proprio questi, scese da essa. Si trattava di un uomo da bell’aspetto; alto, con i capelli corti e la barbetta. Se non fosse stato uno Sceriffo, Rose lo avrebbe di sicuro scambiato per un cacciatore. Non che tutti i cacciatori avessero la barbetta ma Graham – questo il nome dello Sceriffo – ci assomigliava più di tutti gli altri, soprattutto a quelli del medioevo.
 
Rose si fermò ad osservarlo, mentre lui si guardava intorno, per poi addentrarsi nella foresta. La bambina stava per seguirlo ma, poi si ricordò di una delle tante regole di suo padre: “ Mi raccomando, non seguire mai gli sconosciuti: potrebbe capitarti qualcosa di brutto. Se dovessi aver paura, chiamami o chiama lo Sceriffo”. Seguirlo o non seguirlo?   Ascoltare il padre o no?
“Bè, papà dorme ancora e quindi meglio non chiamarlo ma, visto che l’altro che posso chiamare al momento è appena entrato della foresta, non credo sia un problema se lo seguo” disse Rose e, anche lei, si addentrò nella foresta.
 
Graham continuava a camminare e, ogni tanto, si fermava guardandosi intorno. Gli sembrava di aver sentito come se qualcuno lo stesse seguendo ma, non vedendo nessuno riprese a camminare.
 
In realtà a seguirlo vi era Rose che, ogni volta che lo Sceriffo si fermava, lei si nascondeva velocemente dietro ad un albero e, quando si fosse accertata di non essere vista, riprese col seguirlo.
 
Non sapeva dove lo Sceriffo stesse andando ma di una cosa ne era certa: non voleva essere seguito. Lo sguardo con circospezione; la camminata a passo veloce ma che, ogni tanto, si fermava per guardarsi intorno; addentrarsi nella foresta di mattina presto. Erano tutti indizi che facevano presupporre che non voleva proprio essere seguito.
 
Continuando a camminare, arrivarono accanto a quella che assomigliava ad una cripta e, di fatti, era proprio quello che era. Graham si fermò proprio di fronte ad essa, mentre Rose si andò a nascondere dietro ad un albero. Lo Sceriffo se ne stava fermo davanti alla cripta e la bambina non sapeva il perché.
 
I minuti passavano e, nel frattempo, Graham si era acceso una sigaretta, mentre Rose si era seduta, rimanendo sempre dietro all’albero e con la schiena contro il tronco. Aveva preso un rametto, con la quale punta faceva dei disegni sul terreno umido. Aveva disegnato alcuni oggetti che l’avevano colpita di più nel negozio di suo padre: un candelabro; un antico orologio con il pendolo; un’elegante teiera. Ma il suo preferito, era una piccola tazzina sbeccata, che suo padre teneva gelosamente avvolta in un fazzoletto di tessuto blu. Non sapeva del perché il padre tenesse particolarmente a quell’oggetto ma finché lo avrebbe visto in quella vetrinetta, era contenta.
 
All’improvviso sentì dei passi e, guardando dall’altra parte del tronco, vide Regina camminare verso Graham, mentre questi gettò la sigaretta a terra, spegnendola. Cosa ci faceva Regina lì? Rose voleva andarsene ma la curiosità era tanta e, quindi, decise di rimanere per ascoltare la conversazione tra i due
 
“Non pensavo venissi veramente” disse Regina.
 
“Mantengo sempre le mie promesse. Allora che cosa vuoi?” chiese Graham.
 
“Non stai mantenendo il patto concordato. Sono molto delusa da te, mio caro Sceriffo” rispose Regina.
 
“Finché non scappa, per te non dovrebbe essere un problema” disse Graham.
 
“Il problema è che non viene abbastanza sorvegliata e sedata. Non voglio che ricordi” replicò Regina.
 
“Che cosa dovrebbe ricordare?” domandò Graham. Ci fu silenzio, nel quale Rose sperava che Regina rivelasse qualcosa, invece rispose: “Nulla. Non ha importanza e non ti riguarda !” e si passò una mano tra i capelli.
 
“Ti vedo alquanto agitata. Si tratta del Signor Gold?” chiese Graham.
 
“Quello meno lo vedo, meglio è” rispose Regina.
 
“Allora si tratta di sua figlia?” domandò Graham.
 
“Non nominarmi quella marmocchia ! E’ insopportabile come il padre” replicò Regina.
 
“Strano: avrei giurato che, per te, lo fosse come la madre” disse Graham e a Rose brillarono gli occhi: quell’uomo conosceva, o aveva conosciuto, la sua mamma. Magari dopo ci avrebbe scambiato due chiacchiere con lui.
 
“C’entra Henry, vero?” chiese Graham.
 
“Sì: è sparito e non riesco a trovarlo da nessuna parte” rispose Regina e Rose rimase a bocca aperta.

 “Sei sicura che sia sparito? Magari è solo andato a giocare da qualche parte con la figlia di Gold” domandò Graham.
 
“Ho chiamato Gold e mi ha detto che la sua marmocchia sta ancora dormendo. L’ho cercato dappertutto ma non l’ho trovato. È la prima volta che scappa. Forse è perché non sono mai stata una brava madre per lui” spiegò Regina e Rose vide Graham abbracciarla. Li guardò stranamente, perché non li aveva mai visti così…intimi.
 
“Tu sei sempre stata una brava madre ma può darsi che Henry non lo capisca ancora fino in fondo. Dagli tempo” disse Graham, mentre la stringeva a se.
 
“Gli ho dato dieci anni della mia vita: credo che sia sufficiente” disse Regina.
 
“Forse per lui ancora no. Ti vuole bene e vedrai che tornerà indietro. Ne sono sicuro” disse Graham. I due si guardarono e poi si baciarono. Rose rimase letteralmente a bocca aperta. Quella era veramente Regina? Impossibile, perché non poteva essere così sentimentale, eppure era proprio lei e Rose non poteva credere a ciò che stava vedendo.
 
Decise che fu il momento di lasciare i due da soli e ritornarsene in città ma, non fece neanche in tempo ad uscire dalla foresta che una voce dietro di lei, disse: “Bene, bene, bene, Goldie è mattiniera”. Rose si fermò e, voltandosi, vide Lucy.
 
“Che cosa ci fai qua?” chiese Rose.
 
“Potrei fare la stessa domanda a te” rispose Lucy, avvicinandosi a lei. Rose fece qualche passo indietro: quella bambina le incuteva sempre timore, proprio come quando vedeva Regina.
 
“Sto solo facendo una passeggiata. E tu invece?” domandò Rose, continuando ad indietreggiare.
 
“Niente di che ma visto che a casa mi stavo annoiando, ho pensato di uscire e schiarirmi le idee e, guarda caso, mi capiti tu” rispose Lucy.
 
“E’ meglio che non fai nulla di azzardato, perché non molto lontano da qua ci stanno lo Sceriffo ed il sindaco” disse Rose.
 
“Credi che mi facciano paura? Se non ti ricordi, sono molto amica con lo Sceriffo” disse Lucy. Rose continuava ad indietreggiare quando, con la coda dell’occhio, vide qualcosa muoversi vicino ad alcuni alberi, ma poi riguardò avanti quando Lucy aggiunse dicendole, mentre prendeva un ramo da terra: “ Ora ci divertiremo un po’”
 
“Ti prego Lucy: non è una bella cosa” disse Rose.
 
“Oh ma sarà divertente” disse Lucy, quando si sentì ringhiare. Entrambe le bambine voltarono lo sguardo, per vedere una volpe correre verso di loro e prendere il ramo che teneva Lucy con le mani, con la bocca.
 
“Mollalo brutta bestiaccia ! Mollalo !” replicò Lucy ma la volpe non voleva mollare la presa.
 
“Ti prego, non falle del male” disse Rose, mentre guardava la scena davanti a se.
 
“Sarò io a farle del male !” replicò Lucy e, stava per colpire la volpe con il ramo, quando lo sguardo di Rose divenne furioso e si avventò sull’altra bambina, bloccandole le braccia e, di conseguenza, lasciando sia il ramo che la volpe.
 
“Lasciami Goldie o te ne pentirai !” replicò Lucy, cercando di togliersi di dosso Rose, la quale replicò: “Non devi più farle del male ! Gliene già fatto abbastanza !”.
 
“La userò come tappeto in salotto !” replicò Lucy per poi gridare: “Sceriffo ! Sceriffo !”, quando caddero e Lucy batté le testa contro una piccola roccia, perdendo i sensi e ferendosi un po’ alla fronte. Rose rimase senza parole e disse: “Oh no, no, no, no. Lucy, ti prego, svegliati” e scosse la bambina, ma non si mosse.
 
La volpe si avvicinò alle due, emettendo dei versetti. Rose la guardò, dicendole: “Excalibur che cosa posso fare? E’ stato solo un incidente: non volevo che accadesse ciò”. Excalibur avvicinò il muso alla ferita sulla fronte di Lucy, spargendola di polvere dorata
 
“No Excalibur, non fare così. Guarda, le hai sporcato la fronte di polvere dorata” disse Rose, allontanando la volpe da Lucy. Ci fu un po’ di silenzio ma poi Rose, guardando la volpe, aggiunse dicendole: “Vai a cercare aiuto, ti prego” e la volpe corse via, mentre la giovane Gold guardò Lucy, ormai con le lacrime agli occhi.
 
Nello stesso momento, Graham e Regina si stavano allontanando dalla cripta, quando davanti a loro videro passare di corsa una volpe.
 
“Quella era una volpe” disse Regina.
 
“Infatti lo era, ma è strano perché non ci sono volpi da queste parti” disse Graham.
 
“Bè a quanto pare ce ne è una ed andava anche piuttosto di fretta” disse Regina.
 
“Prima mi è anche parso sentire qualcuno che mi chiamasse. Come una voce di una bambina” disse Graham, quando Regina si fermò ad osservare qualcosa sul terreno e disse: “E so anche chi”.
 
Anche lo Sceriffo guardò per terra, vedendo dei disegni. Quindi disse: “ Che bei disegni. Chissà chi li ha fatti? C’è un orologio; un candelabro ed una teiera. Oh e anche una tazzina sbeccata”.
 
“E’ stato qualcuno di nostra conoscenza ma, la sua versione in miniatura. Evidentemente, è stata qui fino a pochi minuti fa e quella volpe non era una coincidenza” disse Regina, vedendo le impronte sul terreno al di là dei disegni. Le seguirono, per vedere due bambine a terra.
 
Graham corse verso di loro e, dopo essersi inginocchiato ed aver visto Lucy svenuta a terra e con una ferita sulla fronte, preoccupato chiese: “Che cosa è successo?”.
 
“Sceriffo io, io…” rispose Rose guardandolo, ma venne interrotta da Regina che, raggiungendoli, replicò: “Sei stata tu, non è così?!”.
 
Rose la guardò, rispondendole: “Non volevo: è stato solo un incidente”.
 
“Sei una piccola delinquente ! Finirai dritta in prigione !” replicò Regina.
 
“Non facciamo delle conclusioni affrettate. Ora, l’unica cosa da fare, è occuparci di questa bambina” disse Graham e, dopo aver preso il cellulare, digitò il numero dell’ospedale.
 
Poco dopo, si trovavano fuori dalla foresta e alcuni uomini dell’ambulanza stavano mettendo Lucy su di una barella. Rose la stava guardando, quando una Cadillac d’epoca a lei molto familiare, si fermò lì vicino. Da essa uscì Gold che, vedendo la figlia, camminò a passo veloce verso di lei e, dopo essersi inginocchiato e facendo cadere il bastone a terra, l’abbracciò dicendo: “Mio piccolo fiore, credevo di averti persa. Quando non ti ho vista a letto, ti ho cercata dappertutto”
 
“Papà, sto bene: io…” iniziò col dire Rose, ma Gold la guardò e, girandola, la sculacciò. Rose rimase a bocca aperta: suo padre non aveva mai alzato un dito su di lei, né tantomeno sculacciata. La rivoltò verso di se, replicando: “Ti rendi conto di quanto tu mi abbia fatto preoccupare?! Non devi uscire da sola da casa senza di me o Dove ! Qualcuno poteva prenderti e farti del male ma tu a questa cosa non ci hai nemmeno pensato ! Volevi farmi venire un infarto?!”
 
“Scusami papà: è che dovevo venire qua” disse Rose, con gli occhi lucidi.
 
“Dovevi venire qua?! E per far cosa?! Meno male che sono stato avvertito” replicò Gold.
 
“E da chi?” domandò Rose ma la risposta la ebbe, quando dalla portiera aperta della Cadillac, scese Excalibur, che corse verso i due. Rose si abbassò e, accarezzando la volpe, disse: “Excalibur, ti avevo detto di andare a cercare aiuto e sei andata da papà…un momento…perché sei andata proprio dal mio papà?” e guardò Gold, il quale la guardò a sua volta ma non disse nulla.
 
“Signor Gold, proprio lei stavo per chiamare, ma vedo che è venuto ancor prima che lo facessi” disse Regina mentre, insieme a Graham, camminava verso Gold, Rose ed Excalibur. Quest’ultima, guardò il sindaco e le ringhiò contro.
 
“A quanto pare sono arrivato in tempo, prima che mia figlia si cacciasse nei guai” disse Gold.
 
“A dire la verità, la vostra amata figlioletta è già nei guai e rischia di finire in prigione se non racconterà subito la verità” disse Regina. Gold guardò stupito la figlia e Rose, guardando gli adulti, disse: “Ho già detto che mi dispiace. Che è stato solo un incidente”.
 
“A quanto pare, vostra figlia non è tanto dolce come credevate” disse Regina.
 
“Grazie per avermelo fatto presente ma questa sarà una faccenda che risolveremo a casa” disse Gold e guardò malamente Rose la quale lo guardò con un po’ di paura. Poi guardò Graham, chiedendogli: “Come sta Lucy?”.
 
“Al momento se ne occuperanno in ospedale, ma si riprenderà” rispose Graham, quando gli uomini dell’ambulanza, spingevano proprio tra di loro la barella con sopra Lucy e, fu in quel momento che Graham li fermò, domandò: “Cos’è quella cosa che ha sulla ferita?” e provò a toglierla, ma non si toglieva.
 
“E’ solo un po’ di polvere” disse uno degli uomini dell’ambulanza.
 
“No, non è semplice polvere” disse Graham.
 
“Infatti è polvere dorata” disse Rose. Gli adulti la guardarono e Rose continuò: “Excalibur ha avvicinato il muso alla ferita di Lucy, sporcandola con la polvere dorata”.
 
Graham guardò la volpe e, solo a quel punto, si accorse di qualcosa di dorato sul suo muso. Guardò Rose e Gold, chiedendo loro: “Come ha fatto ad avere della polvere dorata sul muso?”.
 
“E’ una volpe ed è molto imprevedibile. Potrebbe esserle capitato di tutto” rispose Gold.
 
“E come mai è venuta a cercare aiuto proprio da te? Neanche ti conosce” domandò Rose.
 
“Non credo ora sia importante. Andiamo a casa: abbiamo una faccenda da terminare” rispose Gold, guardandola e camminando verso la macchina. Rose lo seguì con lo sguardo e, sospirando, si alzò seguendolo, salendo in macchina, mentre Gold le teneva la portiera aperta.
 
Gold guardò minacciosamente Regina, la quale lo guardò con altrettanto sguardo furente. Poi entrò in macchina e partì insieme alla figlia.
 
Regina guardò gli uomini dell’ambulanza, replicando: “Portate subito questa mocciosa all’ospedale ! Ci vedremo dopo” e gli uomini, dopo aver messo la barella con sopra Lucy nel retro dell’ambulanza, chiusero le portiere e partirono. Regina guardò Graham e disse: “La voglio sotto stretta sorveglianza: quella marmocchia ha qualcosa dentro di se che sta venendo fuori e non mi piace”.
 
“Non ha fatto apposta” disse Graham.
 
“Non starla sempre a difendere solo perché ti ricorda sua madre ! Ora c’è solo il padre e sarà a lui che dobbiamo dedicarci” disse Regina.
 
“Non lo hai già fatto soffrire abbastanza?” chiese Graham.
 
“Questo è affare mio ! Tu vedi solo di proseguire con il lavoro che ti ho assegnato ed occupati anche della bestiaccia, mentre io vedrò di ritrovare mio figlio” replicò Regina e se ne andò. Graham abbassò lo sguardo, dicendo: “Mi dispiace” e, prendendo Excalibur per la collottola  anche lui se ne andò, mentre la volpe si dimenava cercando di scappare.
 
Poco dopo, a Villa Gold… “Come pensi che abbia reagito quando non ti ho vista nel letto?! E quando non ti ho vista per tutta la casa?! E poi come ti è saltato in mente di uscire di casa così presto?!” replicò Gold, mentre camminava avanti ed indietro davanti a Rose che se ne stava seduta sul divano.
 
“Volevo solo fare una passeggiata” disse Rose.
 
“Lodevole da parte tua stare anche all’aria aperta ma, almeno, potevi dirmelo ed avrei mandato Dove insieme a te” replicò Gold.
 
“Emmm…in verità…Dove era con me, solo che io…ecco…l’ho mandato via” disse titubante Rose.
 
“E perché mai avresti fatto una cosa del genere?” domandò Gold.
 
“Perché volevo rimanere da sola” rispose Rose.
 
“E renderti, così, un bersaglio facile per chiunque volesse farti del male ! Ma ovviamente a ciò non avevi neanche pensato ed hai pensato benissimo a mandare via la guardia del corpo che ho assunto apposta per te !” replicò Gold.
 
Rose non lo aveva mai visto così arrabbiato. Forse questa volta aveva veramente esagerato ed avrebbe fatto meglio a raccontargli tutto, prima che le cose sarebbero peggiorate. Quindi fece un lungo respiro e spiegò: “Ogni mattina mi sveglio presto e, cercando di fare il meno rumore possibile per non svegliarti, esco di casa e, insieme a Dove, mi reco nella foresta”
 
Prima di continuare, guardò l’espressione del padre ma lo vide impassibile. Quindi continuò: “ Non molto tempo fa, ho fatto amicizia con una volpe, la stessa che ti è venuta a cercare per chiederti aiuto. Così, da quel giorno, ho deciso di prendermi cura di lei, portandole da mangiare. Però oggi le cose sono andate diversamente ed è successo quel pasticcio con Lucy. Giuro papà non volevo: si è trattato solo di un incidente ma, se l’ho fatto, è perché Lucy voleva far del male ad Excalibur”.
 
Ci fu silenzio ma poi Gold disse: “Vai in camera tua”. Rose scese dal divano e si diresse verso le scale, mentre il padre le dava di schiena ma poi si fermò, con un piede sul primo gradino e la mano sinistra sul corrimano e, guardandolo gli disse: “ Comunque, se vuoi leggere il mio tema, l’ho messo sul tavolo” e salì su per le scale.
 
Gold aveva lo sguardo abbassato. Dopotutto, non si era mai arrabbiato prima d’ora con la figlia, ma quello che aveva fatto era sbagliato. Poteva perdersi o, peggio, qualcuno poteva rapirla e farle del male. Rose era la cosa più cara che aveva al mondo e, in quasi quei nove anni, aveva fatto di tutto pur di proteggerla da qualsiasi minaccia ed era anche per questo che aveva assunto Dove.
 
Camminò verso il tavolo accanto alla finestra, dove normalmente Rose si sedeva per fare i compiti e prese il tema. Poi si andò a sedere sul divano, incominciando a leggerlo:

 
“Come potrei iniziare? A dire la verità non sapevo nemmeno da dove iniziare. Vi mentirei, se vi dicessi che questo tema riguarda entrambi i genitori. Tutta la famiglia che ho è il mio papà. La mia mamma è morta appena nacqui. Non so molto di lei: né il suo aspetto; se mi avesse voluto bene; come lei e papà si sono incontrati. Papà ne parla poco, forse perché ciò lo rattrista molto ed io non voglio farlo soffrire facendo domande sull’argomento. Voglio molto bene al mio papà. Mi ha cresciuta, non facendomi mai mancare nulla e riempiendomi sempre di coccole e ogni genere di regalo. So che i regali non comprano la felicità altrui, ma lui è il mio papà e c’è sempre stato per me e ci sarà anche in futuro. A volte mi caccio nei guai e lo faccio arrabbiare e preoccupare. Non dovrei, perché lui è sempre buono con me e questo sarebbe come voltargli le spalle. Avrei tanto voluto conoscere la mia mamma ma ho il mio papà e sono lo stesso contenta. Spero che resteremo insieme per sempre”
 
 
A Gold divennero gli occhi lucidi e una lacrima gli rigò il viso, che tirò velocemente via con una mano. Si alzò, rimettendo il tema sul tavolo e salendo su per le scale.
 
Intanto, Rose era seduta accanto alla finestra ad osservare la rosa dentro ad una campana di vetro. Suo padre le aveva raccontato, che quella rosa le era sempre stata al suo fianco fin da quando era nata. Per la bambina poteva benissimo trattarsi dell’ultimo regalo della madre prima che morisse e, per questo motivo, la teneva ben custodita sotto quella campana di vetro che le aveva portato suo padre dal negozio.
 
Sentì bussare. Voltò lo sguardo verso la porta dicendo “Avanti”. La porta si aprì ed entrò Gold. Rose incominciò subito a tremare. Chissà cosa le avrebbe detto suo padre.
 
Nel silenzio assoluto, Gold camminò verso il letto anche se, quando camminava, si sentiva il rumore del bastone contro le assi in legno. Si sedette sul letto, guardando la figlia. Rose lo guardò a sua volta, non muovendosi dalla finestra.
 
“Sai che quello che hai fatto è sbagliato, vero?” chiese Gold.
 
“Sì” rispose semplicemente Rose.
 
“E sai anche che non hai rispettato un sacco di regole, dico bene?” domandò Gold.
 
“Me ne rendo conto” rispose Rose.
 
“Tuttavia, non posso neanche tenerti per sempre segregata tra queste mura e, conoscendo la reputazione della Signorina Hunter, ritengo troppo dura la decisione del Sindaco” spiegò Gold.
 
“Quindi non finirò in prigione?” chiese Rose.
 
“Il massimo che avrà la Signorina Hunter quando si sveglierà, sarà un forte mal di testa e niente di più e non credo che la gente finisca in prigione per dei mal di testa” rispose Gold.
 
“Però ha sbattuto la testa contro quel sasso per causa mia” disse Rose.
 
“Chi aveva iniziato?” domandò Gold.
 
“Lucy, ma io avrei dovuto semplicemente ignorarla e, forse tutto questo non sarebbe successo” rispose Rose.
 
Ci fu altro silenzio. Poi Gold disse: “Vieni qua” e Rose si andò a sedere sul ginocchio sinistro, quello che non gli faceva male. Quindi proseguì: “ E’ vero, quello che hai fatto è stato molto sbagliato e, prima di uscire, avresti almeno potuto avvertirmi ma se hai agito così, è stato per salvare quella volpe. Non so del perché la Signorina Hunter ce l’abbia tanto con quell’animale, ma ti prometto che ti aiuterò a risolvere questa faccenda il prima possibile. Se vuoi, mia cara, possiamo anche fare un accordo”.
 
“Che tipo di accordo?” chiese Rose.
 
“Se tu mi prometti che non ti recherai mai più da sola nella foresta e che, soprattutto, non inizierai mai più una lite che finisca con qualcuno di ferito, io ti prometto che la tua amica volpe potrà vivere qua con noi” spiegò Gold.
“Dici davvero?” domandò entusiasta Rose.
 
“Io non dico mai bugie. Allora, abbiamo un accordo?” rispose Gold, mostrando la mano. Rose gliela strinse, sorridendo e poi lo abbracciò, dicendogli: “Scusami papà, se questa mattina ti ho fatto preoccupare così tanto. È che avevo paura se avessi scoperto che mi recavo nella foresta poi tu non mi avresti più permesso di andarci”.
 
“Ma certo che non te lo avrei permesso. In quella foresta si può nascondere di tutto” disse Gold.
 
“Anche i lupi mannari? Ho sempre desiderato incontrarne uno” chiese Rose.
 
“Ma che cosa vai a pensare?! Non devi nemmeno avvicinarti ad un lupo mannaro e poi, non esistono nemmeno” disse Gold.
 
“Ma in un mio libro di favole avevo letto di un lupo mannaro” disse Rose.
 
“Non abbiamo storie simili nella nostra libreria, tesoro” disse Gold.
 
“Sì invece che l’abbiamo e si chiama “La Principessa della Luna * ”  disse Rose.
 
“Non ne ho mai sentito parlare. Di cosa parla?” domandò Gold.
 
“Narra di una principessa delle terre d’oriente innamorata di un giovane ladro. Ma il padre di lei, ovviamente, non accettava questa relazione e, così, ha chiesto ad un potente mago oscuro di maledire il ragazzo e tenere per sempre lontano i due. La principessa, scoperto il perfido piano del padre, scappò con il fidanzato, andando lontano dal palazzo e nascondendosi tra le rovine di una città distrutta ma nulla poteva scappare al potere del mago oscuro. Con un potente incantesimo “imprigionò” il ladro, trasformandolo in una grossa pietra preziosa. Un diamante per la precisione. Purtroppo, anche alla principessa toccò una sorte non tanto piacevole. I due dovevano stare lontani, no? Bè, il mago oscuro accontentò il padre della principessa, avendo in cambio qualcos’altro di altrettanto prezioso” spiegò Rose.
 
“Che bella storia, piccola e peccato non avertela mai letta” disse Gold.
 
“Bè, potresti sempre leggermela questa sera. Leggerla da sola non è la stessa cosa” disse Rose ed appoggiò la testa contro il petto del padre.
 
Gold  abbassò lo sguardo accarezzandole i capelli. Poi lo rialzò e guardò la rosa dentro la campana di vetro e fece un piccolo sorriso ripensando a quando aveva regalato quella stessa rosa alla persona che amava.
 
Nello stesso momento, all’ospedale di Storybrooke, Regina stava camminando a passo veloce per il corridoio del reparto di Pediatria quando arrivò alla stanza che cercava dalla quale uscì un dottore.
 
“Dottor Whale” disse Regina.
 
“Sindaco Mills, come mai da queste parti?” chiese il dottore, mentre i due erano fermi uno di fronte all’altra, fuori dalla stanza.
 
“Sono venuta a visitare una paziente. So che è appena stata portata qua dopo un brutto incidente avvenuto nella foresta” rispose Regina.
 
“Sì, Lucy Hunter. È arrivata qua circa mezz’ora fa; priva di sensi ed una piccola ferita sulla fronte, ma nulla di cui preoccuparsi” spiegò Whale.
 
“E’ cosciente? Vorrei parlarci” domandò Regina.
 
“Sì è svegliata da poco e, per questo, non vorrei che si stancasse troppo” iniziò col dire Whale, ma dopo aver ricevuto uno sguardo di disapprovazione da Regina, aggiunse dicendo: “Ma visto che lei è il Sindaco, ovviamente può stare dentro quanto vuole” e si fece da parte, facendola entrare.
 
Regina andò accanto al letto di Lucy, la quale voltò lo sguardo verso di lei. “Ciao Lucy come va la fronte?” chiese Regina, con il tono più gentile di sempre, anche se faceva fatica ad usarlo.
“Mi fa ancora un po’ male e c’è questa cosa dorata sulla ferita che non vuole sparire. Il Dottor Whale dice che non andrà via” rispose Lucy, toccandosi la ferita sporca di polvere dorata.
 
“Oh, quanto mi dispiace piccina ma vedrai che con una bella doccia andrà via” disse Regina, fingendosi dispiaciuta.
 
“Come mai è qui?” chiese Lucy.
 
“Sono venuta a trovarti e, ovviamente, anche a parlare con te” rispose Regina.
 
“Se è riguardo Rose, allora non ne voglio proprio parlare” replicò Lucy e, voltò lo sguardo dall’altra parte incrociando anche le braccia.
 
“Come mai ti sta tanto antipatica quella bambina?” domandò Regina.
 
“Perché è la preferita di tutti gli abitanti della città e devono per forza, perché se no il Signor Gold aumenta a tutti loro l’affitto ed è anche capace di cacciarli da Storybrooke. La odio anche perché qualunque cosa succeda, lei è sempre lì come se capitasse nel momento giusto e nel posto giusto” spiegò Lucy.
 
“Ti svelo un segreto: anche a me sta antipatica quella bambina” disse Regina. Lucy la guardò e disse: “Ma è amica con suo figlio”.
 
“Non mi importa e, poi se non ricordo male al Signor Gold dovete pagare il vostro affitto” disse Regina.
 
“E questo cosa centra?” chiese Lucy.
 
Regina sorrise: ora aveva la sua completa attenzione. Quindi rispose: “ Se vuoi che la marmocchia di Gold passi in seconda vista, allora io e te dovremmo collaborare”.
 
“Se collaborerò con lei, io cosa ci guadagnerò?” domandò Lucy.
 
“Bè, potrai diventare tu la bambina più polare di tutta Storybrooke, mentre io potrò tenere lontana i due Gold da faccende che non li riguardano. Inoltre, con la piccola Rose fuori dalla popolarità, il caro paparino penserà solo a lei e tu e la tua famiglia non dovrete più preoccuparvi dell’affitto” spiegò Regina.
 
Lucy sorrise per poi dire: “Ok, affare fatto così Goldie non sarà più una palla al piede per me” e Regina, sorridendo maliziosamente, guardò la sua immagine riflessa nello specchio, dicendo: “Oh, non ti preoccupare: è solo un’altra mela avvelenata”
 
 
*Storia inventata da me che prende spunto dalle “Mille e una Notte”





Note autrice: Grazie per essere arrivate fin qua. Mi scuso ancora tanto per il ritardissimo e prometto che mi impgnerò a pubblicare il prossimo capitolo il prima possibile. Graie a tutti/e coloro che hanno messo la storia tra le preferite e tra le seguite. Alla prossima mie care Oncers
 
 
 
 
 
 
 
  
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