Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Xandalphon    01/12/2014    6 recensioni
L'inizio di tutto.
Quando Kaguya era ancora una normale ragazza, in un mondo molto lontano e diverso da Konoha; quando ancora non aveva compiuto il viaggio che l'avrebbe portata al potere e, con esso, alla pazzia; quando prese la decisione di intraprendere questo viaggio, per salvare l'umanità. E perdere sé stessa.
Genere: Azione, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaguya Otsutsuki, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Prima dell'inizio
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

First steps through the looking glass

 

Doveva essere una peculiarità delle silver mines, il fatto che la gente che dava ordini tendesse a parlare a monosillabi. O almeno, tale fu il pensiero di Kassie quando un tizio grosso, pelato e puzzolente le disse, “Acqua, al pozzo. Muoviti!”

 

Ci mise un paio di minuti buoni per elaborare quelle quattro parole in un ordine sensato. Tradotto: doveva portare i secchi d'acqua ai minatori. Tecnicamente perché si rinfrescassero e si dissetassero, in quel caldo infernale. In realtà per fare altro.

 

Ok, Kassie, calma... Lo sapevi che era un lavoro di merda, no? Resisti quel tanto che basta per accumulare soldi a sufficienza per andartene a Crystal Lake. Un paio di mesi? Nah, anche meno...

 

Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto dall'ennesima schizzata d'acqua sulla sua canottiera bianca.

 

“Tanto ho il reggiseno, manica di patetici morti di figa...” Borbottò lei in risposta, mentre si allontanava verso il pozzo.

 

“Scusa, cosa hai detto, biondina?” Le disse un essere vivente che solo con una buona dose di immaginazione si poteva definire umano. A occhio, Kassandra avrebbe pensato più che altro all'incrocio tra un armadio a muro a quattro ante e una mucca. Le restava un mistero la meccanica dell'accoppiamento, ma era certa che quella 'cosa' potesse discendere solo da un abbinamento del genere.

 

Per tutta risposta, Kassie lo freddò con uno sguardo deciso e gelido. Poi, come se fosse la cosa più naturale del mondo, alzò il dito medio della mano destra. Erano passati millenni dacché era stato creato, ma era rimasto il solito modo cordiale e amichevole per salutare una persona.

 

Infine disse: “Hai sentito bene. Ho detto che siete dei patetici morti di figa. Però lo ammetto, ho sbagliato a parlare al plurale. Avrei dovuto riferirmi a te e basta.”

 

Un brusio confuso si levò nell'antro, illuminato dalla fioca luce delle lampade elettriche.

 

“La biondina ha fegato a cercare rissa col Bill 'the Bear'...” Fu il commento di molti. C'era chi ridacchiava, chi già scommetteva su quanto tempo avrebbe resistito la ragazza prima di imparare le 'buone maniere'. Insomma, quantomeno Kassandra aveva fornito loro un allegro spettacolino per passare il tempo.

 

Cazzo, non male per il primo giorno... Ma cosa diavolo mi è venuto in mente di rispondergli? Oh, beh. Ormai la frittata è fatta...

 

L'omone abbatté il proprio pugno su di lei, con la forza di una mazza ferrata. Ma Kassandra scartò di lato, con grazia e senza apparente sforzo. Quello ci riprovò una seconda e una terza volta: il risultato fu sempre il medesimo. L'unica cosa che mutava era il grado di umiliazione che l'energumeno provava di fronte a quello sfuggente, dannatissimo scricciolo. Mentre il suo avversario era ancora piegato in avanti, lei, infine, le assestò un calcio ben mirato sul ginocchio, facendolo inciampare e crollare a terra come un enorme sacco di patate. O, meglio, come la frana di una montagna, vista la mole.

 

“Tsk... Più sono grossi, più sono idioti...” Commentò soddisfatta la ragazza, nel silenzio generale. Fece però il pessimo errore di andarsene voltandogli le spalle. Quella sproporzionata massa di carne si rialzò e si fiondò, con tutto il suo peso, addosso a lei.

 

Kassandra si voltò troppo tardi per reagire in alcun modo. Ma prime che Bill le andasse contro, si vide dinnanzi un giovane dai lunghi capelli scuri, dal fisico esile e asciutto. Questi sorresse il peso del minatore con il solo avambraccio. Poi lo colpì con una mano in pieno sterno, facendogli fare un volo di diversi metri.

 

A quella vista, lei sgranò gli occhi.

 

No, un momento... Ma chi cazzo è questo? E soprattutto... Come diavolo ha fatto?

 

Solo in un secondo momento notò che l'avambraccio del tipo che aveva abbattuto con tanta facilità Bill era ricoperto da un bracciale di metallo, che arrivava fino alle dita della mano. Su di esso brillarono delle nervature azzurrognole, per poi affievolirsi e spegnersi. Fu una questione di pochissimi istanti; tanto brevi da indurre Kassandra a pensare che si fosse trattato solo di un'allucinazione o di un'illusione ottica.

 

“Allora, ragazzi, tornate al lavoro, sì o no?” Urlò con voce perentoria quello. Tutti, con maggiore o minore celerità, gli obbedirono.

 

Ok, meglio che levo le tende anche io...

 

Kassandra, però, non fu abbastanza lesta a tramutare il suo pensiero in azione, perché il nuovo venuto la prese per la collottola, come di solito si fa con i gatti.

 

“Cosa credevi di fare, neoassunta? Far vedere che sei la più bella della valle?”

 

“Ehi! Guarda che è stato quello là a provocarmi!” Si ribellò lei. Poi aggiunse, seccata: “E comunque, sarai anche figo con quel tuo strano arnese, ma chi sei per venire a farmi la predica, eh?”

 

“Gattina con gli artigli e che soffia, vedo... - Commentò divertito lui – Comunque si da' il caso che sia l'addetto alla vigilanza di questo settore. Mi chiamo Hendrick Joyce. E tu, combinaguai, chi saresti?”

 

“Kassie Gee Yates...” Disse lei, tenendo il broncio come una bambina di cinque anni. Aveva la stessa fastidiosissima sensazione di quando il nonno la beccava a rubare le noci dalla pianta di nascosto.

 

Dopo aver lasciato andare finalmente la presa, l'altro replicò: “Bene, Kassie Gee. La prossima volta che combini un casino, sappi che non ti verrò a dare una mano come oggi. Per cui fammi il piacere di tenere la lingua tra i denti, da ora in avanti, chiaro?”

 

“Okkei...” Disse lei, non molto convinta. Poi, incapace di trattenere la curiosità, dopo quello che aveva visto, gli chiese: “Senti, ma quel... Ahem, sì... 'coso'... che hai sul braccio... Come funziona?”

 

“Ehi, gatta bionda, se hai tanto tempo per chiacchierare, dovresti utilizzarlo per fare il tuo lavoro, piuttosto!” Gli rispose lui, severo.

 

Rompipalle... Mi sono scelta proprio un lavoro di merda... Fece lei brontolando tra sé, mentre si allontanava verso il pozzo.

 

Suo malgrado, Kassandra divenne famosa. Per due elementi. O, piuttosto, tre. I primi due motivi, avvalorando in generale la tesi che aveva così chiaramente espresso a Bill the Bear, erano quel paio di cosine che aveva lì davanti, e che da quelle parti non dovevano vedersi molto spesso... Il terzo era l'aver atterrato l'energumeno con tale facilità da lasciare tutti di sasso.

 

Una che evitava un pugno del vecchio Bill doveva essere tosta, fu il pensiero di molti.

 

Sì, forse alla fine era stato un bene che avesse avuto quel piccolo 'scambio di vedute'. Per come la vedeva lei, era stata una gran scorciatoia per guadagnarsi il rispetto di quella gente. Per quanto almeno in una trentina le avessero chiesto di vestire sempre con canottiere bianche e di evitare di indossare il reggiseno, dal giorno seguente... Anzi, già che c'era, di fargli dare loro una bella toccatina.

 

Non sapeva, però, di aver colto l'attenzione anche di altre persone, ben più importanti dei normali minatori.

 

***

 

“Allora, Enjoy, cosa è questa storia di una biondina focosa che si è messa a fare il diavolo a quattro nel settore 4-C?”

 

“Alice... Ancora con quel soprannome idiota?” Hendrick Joyce odiava a morte il soprannome 'Enjoy', che suo malgrado gli avevano appioppato. Soprattutto lo odiava quando a pronunciarlo era il suo capitano. Quell'odiosa ragazzina saccente alta la metà di lui...

 

“Dai, non prendertela per le battute di una ragazza annoiata... Allora?”

 

“E' la nipotina di 'Mad Alex'... Non dovrebbe essere sufficiente questo? Ha insegnato a noi, perché non avrebbe dovuto insegnare a lei? Quando Bill è incazzato per bene sai anche tu che non scherza. Nemmeno io sarei stato capace di evitarlo così bene senza indossare un gauntlet.

 

“Quindi cosa vorresti fare? Dargliene in mano uno e vedere come se la cava a combattere? O forse vorresti tenertela come servetta personale per sbattertela quando ti pare e piace?” Chiese la ragazza dai ramati capelli con un ghigno.

 

“Odio quando sei così volgare... Qualcosa mi dice che non sei molto entusiasta all'idea di prenderla sotto la nostra ala. Cos'è? Paura di perdere il tuo posto da regina dell'alveare?” Replicò a tono lui.

 

“Paura di una pivella? Io? Ricordati con chi stai parlando, caro il mio Enjoy... Sono Alice Carroll, comandante della GM division di Falkirk Rock, Crystal Lake e Red Creek. Non scherzare con il fuoco!”

 

“Come se non sapessi già che ho per capitano una bambina viziata che ama pavoneggiarsi...”

 

***

 

Sebbene sembrasse un lavoro semplice, portare l'acqua e le vivande ai minatori, se ripetuto per un numero infinito di volte durante la giornata, poteva risultare sfiancante. All'ora di pranzo e di cena l'avevano messa anche al servizio mensa, a distribuire brodaglia dal colore anemico e dall'odore tanto rassicurante da far fuggire un raffreddato a chilometri di distanza. Lavori da tappabuchi, un po' improvvisati. Il capo turno però le aveva detto che già dal giorno successivo avrebbe cominciato a darci di pala e piccone. Forse sarebbe stato quasi un bene, visto come si era svolta la giornata. Dopo che si furono tutti serviti, le concessero, all'alba delle nove e mezza, di consumare in santa pace la sua zuppa.

 

Non molto amante del chiasso e della folla, Kassandra si appoggiò con la schiena ad un masso, in un angolino appartato del tunnel e cominciò a sorseggiare lentamente.

 

Non che il sapore cambiasse a seconda della velocità con cui trangugiava quella roba, ma almeno la pausa sarebbe durata qualche minuto in più.

 

All'improvviso, notò una cosa decisamente strana: una sagoma bianca sfrecciare da un lato all'altro del suo campo visivo.

 

“Ma che diavolo... Un coniglio?” Disse lei ad alta voce, stupita. Da quando in qua dei batuffolosi conigli bianchi avevano deciso di fare la loro tana in quel posto dimenticato da Dio? Senza essere presi al volo dal primo minatore che passava di lì e fatti allo spiedo, peraltro.

 

“Cosa ci sarà mai di strano nel vedere dei conigli... Certo che gli umani sono proprio stupidi...”

 

Kassandra sgranò gli occhi e tese le orecchie. No, un attimo. Quel coniglio aveva... parlato? Certo che quel lavoro aveva degli effetti collaterali al cervello che non aveva contemplato. Cominciavano a diventare troppe le allucinazioni, per i suoi gusti.

 

“Oddio, adesso lo sento anche parlare... Devo essere proprio fuori di cotenna... Vaffanculo, domani mollo tutto e provo ad andare al Silver Clover Pub...”

 

A quel punto fu il turno del coniglio, fermarsi stupito.

 

“Umana, mi hai sentito parlare?”

 

A quella domanda, per prima cosa la ragazza si diede un pizzicotto molto forte alla guancia. Poi chiuse e riaprì gli occhi diverse volte sbattendo velocemente le palpebre. Niente. Quel botolo bianco non scompariva.

 

“Umana...”

 

Si diede un altro pizzico. Era sempre lì.

 

“Umana!”

 

“Ok, ok, ho capito, esisti davvero... Non scaldarti tanto, cosino peloso...”

 

“Ho davanti un essere umano che sa comunicare con gli yokai. Cosa che non dovrebbe essere possibile. Secondo te come faccio a non essere agitato?” Come per sottolineare il fatto che fosse un tantino ansioso per l'inaspettata scoperta, iniziò a battere la zampa ritmicamente per terra.

 

“Ok, palla di pelo, con calma... Innanzitutto: cosa diavolo è uno yokai?” Va bene avere davanti un coniglio che parlava, ma esprimersi anche in termini che non comprendeva cominciava ad essere troppo. Kassandra si riteneva una persona con una discreta capacità di immaginazione, ma tutto questo trascendeva di diverse tacche tutto quanto poteva ritenere 'normale' o anche solo 'plausibile', per le esperienze che la vita le aveva posto innanzi fino a quel momento.

 

“Facciamola semplice, ragazza umana: gli yokai sono animali parlanti con poteri magici. E siccome gli umani NON possiedono tali poteri, NON dovrebbero essere in grado di parlare con noi. Comprendi?”

 

“Ahem... Sì... Credo. Forse. Probabilmente.” Fece la ragazza, a dire il vero piuttosto incerta. Non era ancora del tutto convinta che quello non fosse un sogno.

 

“Wow, che risposta entusiasta... Comunque a questo punto le presentazioni direi che sono d'obbligo. Comincio ad essere stufo di essere chiamato palla di pelo. Il mio nome è Usagin. Ma nella tua lingua forse sarebbe più appropriato Silvhare1. Significa più o meno la stessa cosa, in fondo...”

 

“Io invece mi chiamo Kassandra Guglielmine Yates. Nome in codice Kaguya, da queste parti.”

 

A sentire quella presentazione, il coniglio rimase molto sorpreso: “Yates, eh? Comincio a capire alcune cose, allora... E Kaguya... Sembra un nome nella nostra lingua. A quanto pare il destino stanotte ha voglia di divertirsi un po'...”

 

Angolino dell'autore

 

Un tipetto bello focoso e anche un tantinello irruento, la nostra Kaguya, che ve ne pare?

 

Ma i misteri sembrano infittirsi. Immagino le domande che stanno spuntando nel vostro cervello e i rovelli della mente per cercare di dare delle risposte... Tutto a suo tempo ragazzi... Tutto a suo tempo...

P.s: Spero che abbiate anche colto e apprezzato alcuni riferimenti letterari che ho piazzato qua e là...
 

1E' un doppio gioco di parole: Usagi in giapponese significa coniglio, mentre Gin significa argento. Il nome Usagin, quindi assomma i due termini. Ho ripetuto il gioco in inglese (più o meno): Silver significa argento, mentre Hare vuol dire lepre. Da cui, perciò, Silvhare.

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Xandalphon