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Autore: Margo Malfoy    02/12/2014    1 recensioni
«Maggie, no!» gridò con la voce tremante.
Mi liberai dalla sua presa e continuai la mia corsa tra le mura strette. Ancora pochi passi, e avrei raggiunto i miei due amici. So che loro sarebbero stati fottutamente arrabbiati con me, ma non potevo abbandonarli. Un Velocista non l’avrebbe fatto, e io sapevo di voler diventare come loro.
«Fermati!» di nuovo Newt.
Le sue parole furono le ultime che sentii.
Poi le porte si chiusero alle mie spalle, segno che sarebbe iniziata la fine.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minho, Newt, Nuovo personaggio, Thomas, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'She Belongs To Him'
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13
Giorno 43
Il giorno dopo, Thomas e Newt si svegliarono prima di tutti gli altri. Poi fui io a svegliarmi, stretta a Minho e in seguito lui, che aprì gli occhi e mi sorrise. Mi piaceva il fatto che i suoi occhi diventassero ancora più stretti.
«Che cos’hai lì?» Minho mi abbassò leggermente la maglietta e credo di essere arrossita. Ma scoprì un nuovo tatuaggio. Questa volta c’era solo una parola, o meglio, un nome.

MINHO

Poi scritto in piccolo appena sopra il nome:

MAGGIE CODD, SOGGETTO A8, GRUPPO A

Io e lui ci guardammo. Fissai la sua spalla e vidi che anche lui ne aveva uno.

MINHO, SOGGETTO A7, GRUPPO A, IL LEADER

«Cacchio» disse Newt sgranando gli occhi. «Guarda se ne ho uno anche io» disse cercando senza successo di guardarci da solo. Thomas si avvicinò a lui e lo lesse. Newt era il Collante, cosa significava? In poco tempo i ragazzi che si alzavano, si leggevano i tatuaggi l’un l’altro.
«Ehi, Maggie» era Thomas, «Mi leggi il mio?»
Gli abbassai la camicia e lessi il tatuaggio. Ciò che vidi mi fece rabbrividire.
«Allora?» disse. «È così lungo?»
Non sapevo se dirglielo o meno, ma non potevo tenerlo all’oscuro... «Tom, qua c’è scritto che devi essere ucciso dal Gruppo B» dissi con la voce rotta.
Lui si girò sorpreso verso di me. Ma poi, Newt e Minho ci interruppero e lasciammo il discorso in sospeso.
«Andiamo a mangiare qualcosa?» chiese Newt dando una pacca sulla spalla a Thomas. Lui annuì assorto. L’unica cosa a cui riuscivo a pensare era sperare che quei tatuaggi non fossero del tutto veri.
In sala da pranzo non c’era ancora nessuno, a parte un uomo vestito di bianco, seduto dietro a una scrivania di legno che nemmeno avevo notato la notte precedente.
«Buon giorno» disse.
Noi quattro salutammo incerti e ci sedemmo al lungo tavolo in legno.
«Siete bei riposati? Perché non so tra quanto potrete avere di nuovo un sonno tranquillo» la stanza iniziava a riempirsi di ragazzi.
«Cosa significa?» chiese Thomas.
«Sono un impiegato della C.A.T.T.I.V.O. State per affrontare la Prova 2» disse controllando alcuni fogli sulla scrivania. Le Prove non erano finite? Quelle teste di caspio volevano torturarci di nuovo?
«La Prova 2 è l’unico modo per sopravvivere: dovrete passare entro due settimane la Zona Bruciata, 150 km verso nord, se volete saperlo. Alla fine di questa corsa, arriverete al porto sicuro. Lì avrete una cura» disse l’uomo. Sembrava molto alto, nonostante non fosse in piedi, e anche viscido. Sembrava quasi un ratto.
«Una cura? Per cosa?» chiese Minho.
«Già, non devono ancora avervelo detto. Siete malati, ragazzi, tutti quanti. Avete l’Eruzione, il virus che porta all’Andata e che vi trasforma in Spaccati. Per cui, se volete sopravvivere, dovete affrontare la seconda Prova»
Ci fu un insieme di commenti che riempirono all’unisono alla stanza, ma la voce dell’uomo richiamò tutti i ragazzi all’ordine.
«Zitti! Non vi serve sapere altro, se non che partirete tra un’ora. Preparatevi come credete» disse.
I ragazzi non poterono far altro che annuire in silenzio, finendo la colazione e fiondandosi nelle camere per raccogliere un po’ di roba che avrebbero portato con loro.
«Vi chiedo solo una cosa» esordì dopo un minuto di silenzio l’uomo. «Vorrei parlare con Minho» indicò Minho, di fianco a me. Lui si alzò incerto e si incamminò lentamente verso la scrivania.
 
Giorno 790 ca.
L’uomo mi indicò una sedia di fronte a lui e io mi sedetti.
«Perché vuoi parlare con me?»
«So che l’arrivo di Maggie ti ha... cambiato, Minho»
«Sì, beh è così» dissi appoggiando il viso alle mani incrociate.
«Ce ne siamo accorti grazie alle Scacertole. Ci siamo accorti che hai iniziato a provare sentimenti che non avevi mai provato da quando hai memoria. Ma per i risultati che ci servono questi sentimenti sono sbagliati. Stiamo studiando il vostro cervello, perché potreste garantirci una cura. Ma stiamo studiando i vostri impulsi perché si occupino di una sola persona: voi stessi. Non sono abituati alla sopravvivenza di due persone, e anche se si abituassero, non è il risultato che ci serve. Scombussolerebbe i risultati che abbiamo ottenuto dalla tua testa in questi due anni e rovinerebbe al progetto. Quindi devi rinunciare a lei. Almeno fino a quando non sarà tutto finito»
«E se non volessi farlo?» alzai le sopracciglia.
«La signorina Codd verrà allontanata da te, anche se va contro i piani» disse.
«Ma io non voglio!!!» gridai.
«Beh, non credi che sia un motivo in più per proteggerla durante la Prova?» gridò anche l’uomo, che si era alzato in piedi.
«D’accordo, ma... mi promettete che quando sarà tutto finito potremo fare quel caspio che vogliamo?» L’Uomo Ratto annuì. Il soprannome che gli aveva dato Newt gli si addiceva perfettamente.
«Bene così. Quindi suppongo che adesso sia il momento di dirglielo» annuì di nuovo mentre io mi alzavo dalla sedia.
«Ah, Minho» io mi girai. «Deve comunque rimanere con te. Qualunque cosa accada» questa volta annuii io.

Più tardi andai da Maggie sfregandomi le mani. «Posso parlarti?»
Lei mi prese per mano e mi porto sul nostro letto. Il nostro letto.
«Mi costringono Maggie...» dissi dispiaciuto.
«A fare cosa?» chiese sfiorandomi la mano.
«Non possiamo, almeno non fino alla fine. Non vogliono» le spiegai tutta la storia. Lei rimase a bocca aperta e dopo qualche minuto parlò.
«Okay» Disse alla fine. «Mi va bene così, dico sul serio. Ma se uno dei due non dovesse farcela, sappi che io tengo a te più di qualunque altra persona qui dentro, okay?» sembrava quasi un addio.
«Maggie, ce la faremo entrambi. Ricordati del tuo tatuaggio e di quello che ti ho detto alla Radura. Tu resterai con me e io farò di tutto per proteggerti. Per proteggerci » la guardai negli occhi.
Vidi che si sfiorava i tatuaggi. Io c’ero, in tutti e due.
«Ti posso abbracciare?» mi chiese dopo un po’. Io annuii.
Lei si strinse a me, stringendo la mia vita tra le sue braccia. Dopo qualche secondo, sentii che iniziò a sfregare un punto sotto al petto.
«Che stai facendo?» le chiesi.
«Levati la maglietta» disse seria.
«Maggie ti ho detto che non...» cercai di non ferirla. Ma non potevamo. Non prima di aver finito tutto.
«Ah, ma non per quello, stupido» disse con un mezzo sorriso. Allora feci ciò che mi disse. Appena mi tolsi la maglia, nel punto in cui lei aveva il primo tatuaggio trovato, ne vidi uno anche io. Questa volta con una sola parola, o meglio, un nome:

MAGGIE.
   
 
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