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Autore: jellyfish    02/11/2008    4 recensioni
Sembra andare tutto bene nella vita di Sana e Heric... ma tutte le cose belle arrivano alla fine prima o poi... "Entrambi avevano la certezza che quella felicità non potesse mai giungere alla fine. Forse sarebbe stato così… se solo non fossero andati al parco quel sabato pomeriggio…"
Genere: Triste, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Flashback

Flashback…

Era da un paio di giorni che non si vedevano a causa dei compiti delle vacanze. Sana come al suo solito, non aveva aperto nemmeno un libro per tutta l’estate e adesso si ritrovava a dover fare tutti i compiti in una settimana. Heric era già più avanti, ma aveva comunque da fare. Sana decise che quel giorno non l’avrebbe passato sui libri, ma con Heric.

Tuutuutuu

-Pronto? Oh ciao Nelly! Tuo fratello è in casa?

-Ciao Sana! Certo te lo passo subito! Heeeeeeriiiiiic! C’è Sana al telefono!

-Grazie Nelly. Ciao Heric!

-Ciao Sana, finiti i compiti?

-Ehm… veramente no…però è da due giorni che non ci vediamo! Mi porti al parco oggi pomeriggio?

-E i compiti?

-Li faccio stasera! Prometto!!!

-Allora ok… passo alle 3, fatti trovare pronta per una volta.

-Ma certo! A dopo!

Sana era al settimo cielo. Rivedeva il suo Heric, che già le mancava anche se non lo vedeva solo da due giorni. Si mise a fare i compiti più in fretta che poteva per portarsi un minimo avanti, ma dopo solo 5 minuti era già crollata sul libro. La risvegliò la voce di sua mamma che le urlava che Heric era arrivato a prenderla.

-ARRIVO SUBITOOOOOO!

Sana non si smentiva proprio mai!

Si vestì in un baleno, prese il cercapersone e corse giù per le scale come una furia.

-Scusa il ritardo! A dopo Mama!

-A dopo Sana.

-Si ormai ci sono abituato.

Heric aveva un’espressione divertita. La sua Sana non sarebbe cambiata proprio mai; sempre sorridente, sempre allegra e sempre stupenda.

 

Al parco c’era un sacco di gente, un sacco di coppiette felici e di bambini che giocavano a rincorrersi nel prato.

-Ti va un gelato Sana?

-Ma certo!! Fa un caldo assurdo!

Sana si sedette su una panchina di fronte alla fontana in mezzo al parco per aspettare Heric che tornava con i gelati. Tanto lui sapeva benissimo che gusti le piacevano, fragola e mora. Prendeva sempre e solo quelli.

Heric stava giusto tornando dalla gelateria con due enormi gelati in mano, quando si sentì un urlo provenire dalla strada a fianco della gelateria. C’era una donna che stava urlando, suo figlio era in mezzo alla strada per prendere il suo pallone. In quel momento stava per arrivare una macchina. Heric non ci pensò due volte. Si buttò in mezzo alla strada per prendere il bambino. Ma la macchina non fece in tempo a fermarsi e li travolse entrambi. Ci fu un momento di silenzio, di terribile silenzio mortale, come se la terribile tragedia che stava avvenendo avesse paralizzato tutti i presenti. Sana era impallidita, la madre del bambino aveva smesso di urlare ed era sbiancata quanto Sana, tutti i bambini che giocavano urlando si erano fermati e zittiti, il proprietario della gelateria era uscito con un gelato in mano a vedere cosa stava succedendo e anche tutte le persone al parco che avevano sentito l’urlo della madre del bambino o che avevano visto la scena si erano come bloccate per il panico. Il primo a riprendersi era stato il gelataio, che lasciato cadere il gelato che stava preparando, era corso a chiamare un’ambulanza. Sana che si era ripresa dallo shock iniziale adesso aveva realizzato appieno cosa era successo e corse vicino alla madre del bambino che aspettava arrivasse l’ambulanza per andare in ospedale.

Appena arrivò l’ambulanza Sana e la madre del piccolo ci salirono sopra e con i due feriti iniziò la corsa all’ospedale. Furono portati tutti e due in terapia d’urgenza, sia il piccolo che Heric erano infatti molto gravi; quello messo peggio però era senza dubbio Heric, che con il suo corpo aveva fatto da scudo al bambino.

Intanto Sana aveva avuto il tempo di osservare la madre mentre aspettava notizie dai dottori. Era una donna molto giovane, alta, con i capelli biondi e lisci, gli occhi scuri che in quel momento erano offuscati dalle lacrime, come quelli di Sana. Sulla fronte liscia aveva delle evidenti rughe di preoccupazione che la facevano sembrare di qualche anno più vecchia.

-Mi dispiace per il suo bambino, spero che se la caverà.

-Sì, è un bambino forte. Ce la farà. Il ragazzo che si è buttato per salvarlo è tuo fratello?

-No, è il mio ragazzo ma anche lui è forte e ce la farà.

-Ne sono sicura. È stato un eroe.

-È stata una tipica azione da Heric, è un ragazzo molto altruista.

-Gli sono grata. Comunque io mi chiamo Samantha.

-Io sono Rossana. Mi dispiace fare la sua conoscenza in questa occasione.

-Già, ma vedrai che le cose andranno bene.

Samantha rassicurando Sana, cercava in realtà di rassicurare se stessa. Aveva bisogno di credere che il suo piccolo sarebbe guarito e che insieme avrebbero dimenticato l’incidente.

-Come si chiama il tuo bambino?

-Si chiama Mark.

-Ha un bel nome.

-Grazie, l’ha scelto il suo papà.

Sana si chiedeva allora come mai suo papà non fosse lì in quel momento, ma non voleva causare un dispiacere alla donna chiedendole del padre del bambino temendo che fosse morto o avesse abbandonato la famiglia.

Seguendo il filo di questi pensieri, Sana si rese conto che non aveva nemmeno avvisato la famiglia di Heric e la sua. L’ultima cosa di cui aveva voglia adesso era dare spiegazioni dell’accaduto, ma non poteva tenere tutti all’oscuro. Prese in mano il telefono e compose il numero della casa di Heric, che ormai ricordava a memoria. Come al solito le rispose Nelly.

-Pronto? Oh ciao Sana…Heric non è in casa, pensavo fosse con te.

-Io…si lo so…ma dovevo parlare con te.

-Dimmi, hai una strana voce, cosa c’è?

-Heric…è stato investito, corri all’ospedale.

E chiuse il telefono senza dare a Nelly la possibilità di replicare.

Ancora dai dottori non arrivavano notizie, dagli infermieri nemmeno e Sana e Samantha erano sempre più agitate. Dopo un quarto d’ora arrivò anche Nelly.

-Sana! Cos’è successo?

Sana spiegò l’accaduto alla sorella di Heric, che per poco non sveniva.

-Dov’è vostro padre?

-È al lavoro, l’ho avvertito e adesso sta arrivando.

-Ok.

Poco dopo infatti arrivò anche il padre di Heric e Sana ripeté ancora l’accaduto.

Il tempo intanto passava e Sana, Nelly, suo padre e Samantha aspettavano. Volevano sapere qualcosa, qualunque cosa, ma non sopportavano l’idea di non sapere niente. Un’ora dopo l’arrivo di Nelly finalmente i dottori si fecero vivi.

-Salve. Siete i famigliari dei due ragazzi?

Risposero tutti in coro.

-Sì.

-Bene. Entrambi sono entrati in coma. Se superano la notte ci sono buone speranze che ce la facciano, tutti e due. Anche se il ragazzo più grande è in condizioni più gravi. Cos’è successo?

Questa volta fu Samantha a spiegare come erano andate le cose.

-Mi dispiace. Ripeto, se superano la notte ci sono buone speranze per entrambi.

Detto questo il dottore li lasciò. Tutti e quattro erano decisi a passare lì la notte.

Nelly fu la prima a esprimere ad alta voce l’idea.

-Torno a casa a prendere qualcosa per sistemarci qui stanotte. Torno subito.

Arrivata a casa scoppiò a piangere. Le rivennero in mente tutte le cattiverie che negli anni aveva rivolto a suo fratello; lo aveva sempre incolpato di tutto quello che andava storto nella loro vita. Certo adesso le cose erano migliorate, ma i sensi di colpa erano comunque molto forti. Prese lo stretto necessario per passare una notte fuori e tornò immediatamente all’ospedale.

 

Era ormai tardi, erano più o meno le undici di sera e finora era andato tutto bene, i dottori non avevano parlato di complicazioni o peggioramenti e Heric e Mark erano costantemente vigilati da un infermiere. Sana passava il suo tempo attaccata al vetro della camera e guardava quei due ragazzi che stavano lottando contro la morte. Il piccolo Mark era un bambino di appena cinque anni e vedere il suo giovane corpicino steso sul lettino e attaccato a macchine che lo tenevano in vita faceva a Sana una stranissima impressione. Heric invece era bello come sempre. A Sana anche adesso sembrava un angelo, gli mancavano davvero solo le ali.

Intanto la notte era passata, ormai erano le sette del mattino ed era andato tutto bene. Sana, Samantha e tutti gli altri ora potevano sperare. 

 

 

Ecco il seguito! Spero vi piaccia… intanto ringrazio daygum e hachi92 per aver commentato il capitolo precedente, sono contenta che vi sia piaciuto! Baci!!

 

 

  
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