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Autore: fedez_etta    02/12/2014    2 recensioni
Entra nella sua stanza. La sua stanza. L’unico posto che lo fa sentire a suo agio. Solo lì si sente libero di mostrare il mostro che è in lui. Si, perché lui è un mostro e i mostri devono vivere di nascosto, nei luoghi più scabri, consumati e malfatti. < Sono tornato > dice con una voce di un bambino che è convinto di aver fatto la cosa migliore di tutto il mondo intero. Ma non sa che ha rovinato la vita a una famiglia, o almeno non può saperlo. Lui non può sapere molte cose. Non può capirle perché la sua mente non la capacità. Esatto. Lui è l’uomo che non può capire. < Aspettavo con ansia il tuo ritorno. Fammi vedere se hai rispettato le mie raccomandate. > dice l’uomo seduto su una sedia posta vicino la scrivania. Si alza e si avvicina all’uomo appena entrato. Con se ha una scatola. La scatola. La apre come se fosse una teca di cristallo. Sul viso dell’uomo compare un sorriso. < Sei stato bravissimo > dice per poi sollevare il volto squartato di un uomo…
STORIA JORTINI.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Non ti aiuta capire come.
Non ti aiuta capire perché.
Non basta scoprire chi.”
-Il suggeritore (D. Carrisi)

LO STRANO CASO DELLA VITA

Vibo era preoccupato. Leo non avrebbe voluto rischiare così tanto, ma ha dovuto per il loro segreto. < Vibo, oggi sono stato costretto perché avevamo dimenticato di disfarci di una cosa ma tranquillo. L’ho recuperata. E di Xabian non ti devi preoccupare. Lui non dirà niente. O meglio non potrà dire niente. Mi stava proprio antipatico, si merita la fine che ha fatto. Ora però dobbiamo pensare al nuovo volto. È molto attraente, vero? > dice Leo uscendo il volto di Manuel. Ma non sapevano che dall’altra parte, c’erano delle persone che volevano un colpevole, il vero colpevole! E che avrebbero fatto di tutto per sbatterlo in carcere. Dall’altra parte c’era una squadra costituita da persone che volevano veramente prenderli, che avevano delle motivazioni più che ovvie. E poi chi rassicurava che Xabian non c’è l’avrebbe fatta?
 
La soluzione – parte 1
 
Martina
 

< Non posso perdere anche lui! > dice Jorge correndo per tutto l’ospedale. Lui sta male. E si nota non poco. E come non biasimarlo? Lui ha perso un pilastro della sua vita, una persona necessaria. È come una sostanza non pura. Le sostanze pure sono costituite da un solo elemento, e Jorge a differenze di queste, è costituito da tanti elementi. Manuel lo era. Io e Jorge stiamo insieme da poco, ma ho capito già come stanno le cose. Lui da tanta importanza all’amore, ma l’amicizia vera, per lui sta al primo posto. Pure per me era così. Era. Il primo anno di liceo è sempre l’anno scolastico più bello. L’ultimo anno è bello ma mai quanto il primo. Il primo giorno incontri le persone che avrai d’avanti per cinque anni e non solo in classe, perché quando inizi il liceo significa che stai crescendo e quindi hai il permesso di stare più tempo fuori casa e passi questo tempo con i tuoi amici. Nella mia classe io ero legata a tutti ma in modo particolare a Candelaria. Lei era tutto per me. A lei ho raccontato per prima del mio primo bacio, a lei ho raccontato della mia prima volta, a lei ho raccontato quando ho provato a fumare ma che non mi era piaciuto. A lei le avevo confidato tutto. Era il mio diario vivente. Lei sapeva di me tutte le cose che sapevo io. Niente più, niente meno. Gli anni passavano e non ci ponevamo problemi. Il tempo passava e noi crescevamo. La nostra amicizia era qualcosa di unico. Almeno credevo. Fino a quando non siamo arrivati alla fine del quinto anno. Io le volevo bene ma la sua gelosia prevalse su tutto. Arrivati a quel punto la mia vera persona non le importava. In quel periodo stavo frequentando un ragazzo. Si chiamava Damien. Era un bel ragazzo, che giocava nella squadra di basket. Lui era un “popolare” e quando si seppe che stavamo insieme, molti si sorpresero. Io ero sociale ma non facevo parte dei “popolari”. A quel punto i commenti furono di pessimo gusto. Mi chiamavano in qualsiasi modo, ma ovviamente non con nomi carini. Io facevo finta di niente perché lo sapevano che erano solo gelosi. Ma quando fu Candelaria a dire quelle cose su di me non fu una bella cosa. Non ci potevo credere. Pensavo fossero delle voci che giravano nei corridoi e all’inizio non ne diedi importanza. Ma quelle voci erano vere. Allora decisi di parlare con Candelaria e di chiederle il perché. Il perché lei fosse arrabbiata con me. Lei era gelosa, invidiosa e non era più in grado di capire che ero il la sua amica, che quando i suoi la cacciavano fuori casa, c’ero io a darle un letto ed ospitarla a casa. Questo non lo ricordava ma io si. Ricordavo quando litigavo con i miei genitori per ospitarla. Loro erano contro perché, come i genitori di Cande, anche loro lo erano e non avrebbero mai voluto che la propria figlia se ne andasse per una litigata. Ma io c’ero. Fatto sta che non la sento da quando ci siamo diplomate. < Ma i dottori dove sono? È cosi che funzione la sanità qui?! > dice Jorge incazzato ancora più di prima. < Jorge calmati. Non sono qui perché stanno cercando di salvare la vita a Xabian. Il loro lavoro è quello. > dico io avvicinandomi a lui ed accarezzandogli la guancia. Vedo che il suo volto diventa più rilassato. Si siede. Mi siedo al suo fianco. < Questa storia mi sta distruggendo. Ho già sofferto abbastanza. Non voglio continuare più… > dice lui. < Manca poco, me lo sento. > Non è vero! Per me non manca poco, ma voglio rassicurarlo. L’unica cosa che posso fare e mentirgli, per quanto mi faccia male. < Signori, i medici mi hanno detto che l’intervento richiederà ancora delle ore. Vi consiglio di andare a casa a riposarvi. Appena finiranno vi avviserò. > disse un’infermiera. Jorge sembrava volesse opporsi ma quando mi vide, capi che la cosa migliore da fare era quella di andare a casa e di riposarci anche se per poco …
 
Jorge
 
Anche se avrei voluto rimanere lì, ad aspettare delle notizie, lo sguardo di Martina mi supplicava di andare a casa. Non solo per riposare, ma anche per stare noi due da soli. Per concederci un momento. Dopo questa notte non abbiamo più parlato di noi. Lo so che infondo non c’è molto da dirsi ma io odio il silenzio. In macchina nessuno dei due ha fiatato. Entrambi abbiamo visto unicamente la strada di fronte a noi. Arrivati a casa, non possiamo evitare di parlare. < Io non ho fame e… > Martina non finisce di parlare che mi butto sulle sue labbra. Non voglio sentire niente, per il momento. Adesso ho bisogno solo di lei, del suo corpo, della sua anima. Ogni suo componente mi serve. I nostri baci non sono pacati, non sono quei baci che si danno solamente perché si è fidanzati. Sono quei baci che ti riempiono e di cui non ne hai mai abbastanza. Lei capisce. Mi asseconda, anche se sono convinto che anche lei abbia necessita di me. Andiamo nella stanza da letto. Mi metto sopra di lei. Piano ci svestiamo, rendendo il nostro contatto maggiore. Poter toccare la persona che si ama è la cura migliore da qualsiasi maledizione. Nulla ci divide. Ad un tratto diventiamo la stessa persona, unendoci in qualcosa di solo nostro. Dopo attimi di noi, ci fermiamo e ci mettiamo un al fianco dell’altro. Lei appoggia il suo capo sul mio petto, impregnato di sudore. Non è un sudore nauseante di cui vuoi fare a meno, ma è la mia essenza. Lei circonda il mio bacino con le sue docili braccia.
È in questi momenti che rifletto. Rifletto su cosa significherebbe perdere Xabian. Perdere anche lui significherebbe dover trovare un'altra persona di cui fidarmi. Si, è vero c'è Martina ma l'amicizia sopra vale su tutto. Quando sei incazzato con il mondo vuoi qualcuno al tuo fianco, e per quanto una fidanzata possa essere importante, l'amico rimane la prima persona a cui vai a dire che è stata una giornata di merda, che vorresti morire, che vorresti andare a casa bere una bottiglia intera di alcool puro e uscire di casa con tutti i rischi che si possono correre. Questa cosa l'ho imparata con Valeria. Quando io e lei stavamo insieme io avevo tanti amici, ma nella ricerca del killer e per passare del tempo con lei ho dovuto rinunciare a passare del tempo con loro. Gli trascuravo e me ne pento ancora oggi di averlo fatto. Loro mi seguivano e stavano con me sempre. Ne abbiamo vissute tante e se non fosse stato per la mia stupidità ne avremmo vissute molte altre. Loro mi volevano bene e anche io ne volevo a loro. Però quando si è fidanzati, si pensa che quell' amore ci sarà per sempre mentre non è così. Quando io e Valeria ci siamo lasciati i miei amici non c'erano più per me perché erano convito che volevo stare con loro per rimanere solo. Ma non era così. Loro erano l'unica cosa che mi era rimasta. Loro avevano saputo della morte dei miei genitori ed erano pure venuto al funerale. Avevano seguito il loro cuore perché inconsciamente mi volevano bene. Quella giornata la ricordo ancora. Fu li che il mondo mi crollò addosso. La mattina mi svegliai. Al mio fianco Valeria dormiva nuda. Un sorriso mi scappò. L'amavo e questo si notava. Non era un gioco per me e sono convito che non lo fosse neanche per lei. Io ne sono certo che lei provava qualcosa per me. Lo vedevo nei suoi occhi e non lo dico perché non voglio essere ferito da quello che mi fece, ma perché secondo me è così. Quando mi svegliai, sentii il mio telefono squillare. Ancora assorto dal bellissimo profilo di Valeria, risposi al telefono. Quella fu la telefonata più brutta della mia. Fu li che mi dissero che le persone che ho avuto al mio fianco per tutta la mia vita, che mi hanno cresciuto, che mi hanno incoraggiato, che hanno fatto sacrifici per realizzare i miei sogni, non le avrei riviste mai più. La vita si fermò tutta una volta. Non ti immagini mai quella chiamata. L'unica cosa che riuscivo a fare era rimanere paralizzato. L'aria non arrivava ai polmoni, il cuore batteva incontrollatamente. Dal telefono usciva la voce di un poliziotto che mi avvisa del decesso, diceva tante cose che non riuscivo a capire o meglio, che non volevo capire. Al momento non vuoi credere che sia vero. Solo in un secondo momento, quando li vedi morti sul tavolo dell'obitorio, di rendi conto che la vita ti ha privato dei tuoi più grandi consiglieri. Per quanto a volte diciamo di odiarli, loro sono la nostra unica speranza. Per me non vale più, ma se loro fossero ancora vivi, se avessi avuto bisogno di aiuto loro sarebbero stati i primi che mi avrebbero messo una mano sulla spalla e mi avrebbero detto: " Nella vita ci sono le salite, e ci si stanca, molte volte si vuole mollare. Ma quando poi sali fin sopra e vedi il panorama, capisci che ne vale la pena." 
Non voglio tornare in lutto, non voglio avere un'altra vita sulla coscienza. Voglio che lui continui a vivere, a vedere il sole la mattina, a lavorare, a sognare...

Una chiamata mi sveglia dai miei pensieri. < Pronto?  > dico non alzando molto la voce. < Sono Lodovica Comello. Ho saputo del sotto-tenete Ponce de Leon. Vorrei sapere come sta? > dice una voce femminile. < In realtà neanche io so molto. I medici lo stanno operando e non mi hanno fatto sapere altro. Appena saprò l’avviserò. > < Grazie mille, a presto. > La chiamata si interromape subito. Decido di farmi una doccia. Piano esco dal letto cercando di non svegliare Martina. Mi dirigo in bagno. Entro subito nella doccia e apro il rubinetto. L’acqua fredda ricopre il mio corpo. Mille pensieri si inondano, senza trovare tregua. Ad un certo punto mi viene in mente una cosa. Se hanno fatto del male a Xabian, è perché sapeva qualcosa che non doveva sapere. E se l’hanno fatto nella caserma significa che lo ha scoperto lì. Ciò significa che quando la mattina presto, Xabian è andato nella centrale, anche il serial killer era lì. Ma se fosse uno comune non avrebbe senso la sua presenza a quell’ora. Ma chi ci dice che sia uno di fuori!? Per risolvere il caso adesso bisogna capire chi c’era in mattinata. Veloce esco dalla doccia. Mi metto l’asciugamano velocemente. Prendo il telefono e chiamo a Maurizio, il guardiano. < Pronto? > dice una voce lievemente assonnata. < Ciao Maurizio, sono Jorge. Avrei una domanda da farti riguardante questa mattina. > < Dimmi. > risponde lui senza pensarci. < Oltre a Xabian, chi è entrato, intorno a quell’ora, in centrale? > La risposta fu attesa, anche se non a lungo. < Solo una persona: Romeo. > ...
 
 
 
 
NOTA AUTRICE:
Non sono morta! Allora pochi scherzi. La storia sta per terminare. Non so se mancano due o proprio un capitolo. L’unica cosa voglio chiedervi: vi siete immaginati anche voi Jorge sotto la doccia? XD io si. Comunque un altro momento intimo tra i due. Nel prossimo capitolo non credo ci sarà spazio ( mi dispiaceeeee) comunque sia stiamo alla fine quindi ne succederanno delle belle :D
Non allungo la nota autrice se no posto tardi. Fatemi sapere cosa ne pensate e alla prossima <3
By fedez_etta 

 
   
 
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