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Autore: ReRuIchi    03/12/2014    4 recensioni
Durante il combattimento contro Hidan e Kakuzu la strategia di Shikamaru non funziona. Ino riesce a scappare grazie al sacrificio di Choji ma viene raggiunta dai due membri dell'Akatsuki. Kakuzu, accortosi delle sue abilità di ninja medico, decide di portarla con loro così da risparmiare per le cure mediche. Mini-long HidaInoKaku (w i crack!). Buona lettura e fatemi sapere che ne pensate! Ciao ciao a tutti!
P.S. il rating potrebbe variare
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Hidan, Ino Yamanaka, Kakuzu
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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***

Perché?

Com'era possibile che fosse accaduto tutto ciò?

La strategia di Shikamaru era perfetta, aveva calcolato tutto nei minimi particolari. 

E allora perché Kakashi Hatake era a terra, con gli occhi vitrei rivolti al cielo e un enorme buco a livello del cuore? Perché non c'era Kakuzu al suo posto? Che Shikamaru avesse...no! Impossibile, Ino era certa che nessuno dei due nemici si fosse accorto di quello che il suo compagno stava architettando.

Eppure Kakuzu era ancora in piedi e stringeva il cuore di Kakashi tra i suoi spessi fili neri inglobandolo a poco a poco nel suo corpo.

-Avete escogitato proprio un bel piano, ma siete stati troppo sicuri del fatto che non mi sarei accorto di nulla. Dilettanti-le sue parole fecero squittire la ragazza dallo sgomento. Come aveva fatto a capire cosa stessero tramando? Kakuzu era molto intelligente e aveva una grande esperienza alle spalle ma mai si sarebbe aspettata che avrebbe anticipato le loro mosse in quel modo.

Con un poderoso calcio scaraventò il corpo esanime di Kakashi verso un albero; il rumore di ossa rotte risuonò per tutta la piana ed Ino fece istintivamente un passo indietro, sentendo le mani di Choji posarsi sulle sue spalle nella speranza di tranquillizzarla.

Ma non servì a molto, anche Choji tremava e respirava a fatica. Senza Kakashi erano spacciati e lo sapevano entrambi.

Dov'erano Naruto, Sakura, Sai e Yamato? Ino non riusciva a sentire la loro presenza, eppure a quest'ora sarebbero dovuti essere abbastanza vicini. Perché tardavano tanto? Ma soprattutto, Shikamaru...

-Vecchia mummia!-come se richiamato dai suoi pensieri quel pazzo masochista di Hidan fece la sua comparsa, e sia Ino che Choji rimasero di pietra.

Se lui era lì allora...

-Shika-sussurrò Choji, stringendo le spalle di Ino con più forza e trattenendo un singhiozzo.

Il petto di Hidan era impregnato di sangue e il suo ghigno soddisfatto, lo stesso che aveva stampato in faccia quando uccise Asuma , era l'ennesima prova di ciò che i due ragazzi avevano ipotizzato.

Shikamaru era morto.

Oltre al loro maestro aveva preso anche il loro compagno di squadra.

Il loro migliore amico.

-No...-mormorò Ino, appoggiando la schiena sul petto di Choji per non cadere. Le gambe sembravano essere diventare di burro e non riusciva a respirare per quanto dolore sentisse al cuore.

Mille immagini le invasero la mente.

I loro pranzi insieme, gli allenamenti, i continui battibecchi, le uscite insieme per i locali, i suoi rari sorrisi.

Finito. Era tutto finito. Il team 10 si era spento per sempre.

Ed ora era il loro turno, quei due li stavano osservando.

Hidan sghignazzò divertito con la sua falce in mano.

-Bene, sono rimaste solo quelle due pulci. Ci penso io Kakuzu, voglio che questi vermiciattoli vengano mandati tutti all'inferno in nome di Jashin. Allora stronzetti, siete pronti a fare la stessa fine dei vostri compagni?-

In quel momento Ino non poté fare a meno di pensare a quanto fosse strano il destino. L'uomo che volevano uccidere per vendicare Asuma  sarebbe stato il loro carnefice, le veniva quasi da ridere. Quanta determinazione aveva visto negli occhi di Shikamaru nel giorno della partenza, quanta forza nelle sue parole. Ma non era servito a niente, avevano perso comunque, e questo non riusciva a perdonarselo. Sarebbero morti lì, tre ragazzi che non erano riusciti ad affrontare la morte del loro sensei e si erano fatti ammaliare dallo spirito subdolo della vendetta che li aveva portati alla rovina. Tre ragazzi ancora troppo giovani e immaturi che si lasciavano ancora trascinare dai propri istinti, dai quali alla fine erano stati traditi.

-Ino-la voce di Choji le sembrò così lontana. Gli fece un leggero cenno con la testa così da fargli capire che lo stava ascoltando, gli occhi fissi sulla figura di Hidan che si stava avvicinando con una lentezza snervante, quasi cercasse di assaporare appieno quel momento. Bastardo sadico-Ho un piano, ma devi promettermi che farai ciò che ti dirò senza esitazioni-

Ino riflettè prima di rispondere. Non le piacevano quelle parole, per niente.

-Choji...-

-Ti prego, prometti-la sua voce era così roca che per un attimo non la riconobbe. Voltò la testa e le sembro di guardarsi allo specchio. I suoi occhi erano umidi e vuoti, aveva l'espressione di chi non ha più motivo per vivere. O almeno, questa fu la sua prima impressione, perché guardandolo meglio notò una determinazione nei suoi occhi.

Choji non si era ancora arreso, aveva un ultimo compito da svolgere e chi era lei per negarglielo?

-Prometto-un piccolo sorriso si fece strada sul faccione del suo amico prima che iniziasse a parlarle direttamente nell'orecchio.

-Se rimaniamo qui moriremo entrambi, ho intenzione di distrarli così da permetterti di fuggire. Il team di Yamato sta sicuramente per arrivare, raggiungili e dì loro cosa è successo-

-Non posso lasciarti qui da solo!-sbottò Ino, stringendogli con forza la mano-Io...-

-Che succede moscerini, vi state scambiando le ultime parole?-gridò Hidan con un sadico sorriso stampato in volto-Non preoccupatevi, oggi mi sento di buon umore dunque farò in modo che la vostra sarà una morte rapida. Mi ringrazierete più tardi-e scoppiò a ridere per la sua stessa discutibile battuta, stringendo la falce con entrambe le mani. Era sempre più vicino.

-Ino, hai promesso. Non preoccuparti, il mio compito sarà solo quello di trattenerli. Ci rivedremo presto, buona fortuna-e si allontanò da lei, avanzando verso Hidan che lo guardò perplesso prima di irrompere nell'ennesima risata derisoria

-Oh oh! Ma che cavaliere! A cosa ti servirà sacrificarti per della carne morta? Ma se ci tieni così tanto ad essere il primo...-si leccò le labbra e tese i muscoli come un gatto pronto a balzare sulla sua preda. Davanti a quella scena Ino sembrò riscuotersi dal torpore che l'aveva avvolta e fece un passo in direzione dell'amico.

-Choji!-lo chiamò per l'ultima volta con voce disperata e gli occhi lucidi. Una mano tesa verso di lui. Choji si voltò e le donò uno di quei sorrisi luminosi che lei adorava.

-Ricorda la promessa, salvati-e detto questo, si lanciò come una furia verso Hidan.

*

Da quanto tempo stava correndo? Dove si trovava? Non lo sapeva, non riusciva a vedere nulla a causa delle lacrime che le bagnavano gli occhi. Portò una mano verso il cuore, le faceva così male. Ma il braccio si bloccò a mezz'aria.

Il cuore.

Lo aveva ancora?

No, lo aveva lasciato in quella piana insieme ai suoi due migliori amici. Perché lei lo sapeva fin dall'inizio che Choji voleva sacrificarsi per permetterle di salvarsi, non era così stupida.

A quest'ora anche lui se ne era andato, e lei non poteva fare a meno di chiedersi perché lo avesse lasciato da solo.

Al diavolo la promessa! Doveva morire con lui, fianco a fianco. Doveva raggiungere Asuma  e Shikamaru anche lei!

Perché era scappata? Perché aveva permesso a Choji di farlo? Perché non si era immolata lei al posto suo?!

Che senso aveva vivere adesso, che senso aveva combattere per Konoha? Senza loro due lei non era niente, solo spazzatura!

Un forte singhiozzo le scosse il petto e fu costretta a fermarsi per l'improvviso dolore al costato ma, appena lo fece, scivolò e cadde in ginocchio, scoppiando in un pianto disperato.

Era un orribile incubo. Tra poco suo padre l'avrebbe svegliata, avrebbero fatto colazione insieme e poi lei sarebbe andata al campo di addestramento. Choji l'avrebbe salutata con la sua solita energia, mentre Shikamaru le avrebbe fatto un veloce cenno per poi tornare a guardare le nuvole. Lei avrebbe gridato loro di alzarsi ed iniziare ad allenarsi.

Dopotutto, Asuma  sensei le aveva chiesto di prendersi cura di quei due scansafatiche.

A quel ricordo Ino boccheggiò.

Lo aveva promesso sul suo letto di morte. Si sarebbe presa cura di loro.

E li aveva lasciati entrambi morire. Un forte dolore al petto la fece cadere di faccia contro la terra; si strinse con forza lo sterno e gridò dal dolore, rannicchiandosi in posizione fetale e aspettando che le fitte si interrompessero. Ma la sua mente non le dava tregua.

Lo aveva deluso.

Li aveva delusi.

Lei era viva e loro tre erano morti!

-Ecco l'ultima, è stato più facile di quanto credessi-quella voce...

Ino sgranò gli occhi ma non si mosse, non ne aveva la forza. Faceva troppo male, che la ammazzasse pure lì. Desiderava che il suo cuore fatto a pezzi si fermasse

-Biondina, sei già morta?-sentì una stretta vigorosa al collo e all'improvviso il suo corpo non si trovava più accasciato al suolo. Osservò tra le lacrime il volto di quell'assassino che la squadrava con un viso folle.

-La tua espressione è sublime-le disse quasi in estasi-provi tanto dolore, giusto puttanella? Peccato che un'eretica come te non possa comprendere appieno quanto sia meravigliosa questa tua sofferenza-la sbattè contro un albero. Ino non disse nulla e non fece alcuna resistenza, solo un piccolo gemito di dolore uscì dalle sue labbra.

-Ehi Kakuzu, ti dispiace se mi diverto un po?-gridò, osservando la figura del suo compagno che si trovava a pochi passi da loro.

-Fai come ti pare ma vedi di darti una mossa, abbiamo bisogno urgentemente di cure- gli rispose incrociando le braccia.

-Tu avrai bisogno di cure casomai, coglione!-sbottò Hidan, ricevendo una semplice occhiataccia dal suo partner che fu bellamente ignorata.

-Allora-disse rivolgendosi ad Ino con un sorriso spettrale-Pronta?-lei non rispose, lo fissò con occhi vacui e tristi, pronta a seguire il suo destino. Non le importava cosa sarebbe successo. Voleva morire. Come la sua famiglia.

La mano di Hidan strinse con forza la falce rosso brillante, alzandola fin sopra la testa e puntandola verso il pallido fianco di Ino.

-Mi pari addormentata, vedrai che ti farò svegliare io, stronzetta!-gridò, prima di sferrare il suo attacco. Che però non andò mai a segno.

-Fermo!-ordinò Kakuzu afferrando il braccio di Hidan prima che le lame potessero sfiorare la pelle di Ino, la quale era incapace anche solo di emettere un suono. Hidan lo guardò scocciato.

-Che cazzo c'è ora?-

-Può esserci utile-Hidan guardò il suo partner, poi Ino, poi di nuovo Kakuzu e gli lanciò un'occhiata confusa.

-Pensavo avessi smesso di vendere donne-

-Infatti non voglio venderla-disse Kakuzu usando lo stesso tono che si userebbe con un bambino, cosa che fece innervosire non poco Hidan il quale, lasciando cadere Ino a terra, si piazzò davanti all'uomo e lo fulminò.

-E allora a che ti serve, vecchia mummia? Te la vuoi scopare? Non ti facevo un pervertito-Kakuzu non si mosse di un millimetro e continuò ad osservare Hidan con sguardo annoiato, ignorando la provocazione.

-Non hai notato il suo chakra?-

-Che cazzo me ne dovrebbe fregare? Quella per me è un cadavere che cammina!-

-E invece no, la portiamo con noi-a quelle parole era difficile dire chi fosse rimasto più stupito tra Hidan e Ino. Voleva portarla con loro? 

-E perché se posso saperlo?!-Hidan fu così gentile da porre la domanda al posto di Ino.

-Quella mocciosa è un ninja medico, ci faremo curare gratuitamente-la ragazza sgranò leggermente gli occhi chiedendosi come avesse fatto Kakuzu a capire che fosse un medico semplicemente osservandola.

-Vuoi portarti dietro questa palletta di carne per risparmiare sulla merda medica?! Tu sei fuso!-

-Sta zitto-sentì dei passi pesanti accanto a lei e due forti braccia sollevarla come se fosse una bambina. La testa le pulsava talmente tanto che a malapena si accorse di essere stata caricata come un sacco di patate sulla spalla di una delle due persone che odiava di più al mondo, ma non riuscì a reagire nè a dire nulla. Era stanca e dolorante, le palpebre gonfie dalle troppe lacrime erano così pesanti che non riusciva a tenerle aperte.

Lo stress e la stanchezza le caddero addosso come un macigno e dopo pochi minuti di lotta contro il suo subconscio per rimanere cosciente cedette e perse i sensi, mentre le continue lagne di Hidan le rimbombavano nelle orecchie.

 

 

 

  
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