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Autore: chiaretta78    03/12/2014    5 recensioni
1985, Los Angeles. Proprio mentre i Guns cercano di farsi notare dall'ambiente discografico, Duff conosce Lene, una pittrice allergica alle relazioni stabili, e subito non gli sembra vero di aver trovato una donna così bella e disponibile che non vuole altro da lui se non divertirsi e sballarsi insieme. Ma le cose cambieranno presto tra loro, complicando ad entrambi la vita notevolmente.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duff McKagan, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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19.01.85 19 gennaio '86 LA

Lene aprì gli occhi e subito li richiuse, infastidita dalla luce del sole che filtrava, prepotente, dalle tende tirate male.
Un mal di testa atroce la costrinse a cambiare idea quando cercò di tirarsi su per andare a chiuderle e così si lasciò ricadere sul materasso come un peso morto, le mani a coprire gli occhi in un gesto che sapeva di disperazione.
Doveva smetterla di bere così o prima o poi le sarebbe esploso il cervello dal male!
Sentì un corpo muoversi accanto a lei e Lene non poté fare a meno di sorridere sentendo il ragazzo che bofonchiava qualcosa che non aveva minimamente senso.
Tolse la mani dagli occhi e girò leggermente il viso verso di lui, il sorriso ancora presente sul suo viso.
Duff stava dormendo a pancia sotto e aveva la testa completamente nascosta sotto il cuscino, segno che anche lui non apprezzava quel maledetto sole.
La sera prima avevano davvero esagerato, doveva ammetterlo, ma come non festeggiare il loro primo concerto sold out??
Come non stappare le bottiglie di spumante gentilmente offerte loro dal proprietario del Roxy per ringraziarli di aver fatto battere al locale il record di vendite di liquori dopo anni che non succedeva??
Per non parlare dei due manager di una casa discografica che avevano cercato in ogni modo di raggiungerli nel backstage corrompendo Del James con due bottiglie di whisky di una marca prestigiosa. Del li aveva tenuti sulle spine per un bel po' e alla fine aveva lasciato che passassero e Lene ancora non credeva a come quei due tipi vestiti di tutto punto avessero iniziato a leccare il culo dei ragazzi con mille complimenti e mille promesse di gloria se avessero firmato un contratto con loro.
Lene allungò una mano a sfiorare una ciocca di capelli bionda e sorrise, ricordando la sera precedente.
Quanto si era sentita felice per lui, in quel momento? Quanto si era sentita orgogliosa di quanto lui e i ragazzi fossero riusciti a fare in un anno?
E quando lui l'aveva guardata negli occhi, Lene vi aveva letto così tanta emozione e così tanta felicità che si era quasi commossa.
A quel pensiero la ragazza ritrasse prontamente la mano e improvvisamente sentì come una morsa alla bocca dello stomaco.
Doveva chiuderla quella storia, chiuderla per sempre e senza ripensamenti, questa volta.
Era andata troppo oltre, si era innamorata ed era inutile e stupido ormai far finta di niente. Allontanarsi da lui ogni volta che si sentiva più coinvolta, non bastava più. Era arrivato il momento di prendere in mano la cosa e comportarsi come doveva, senza ulteriori tentennamenti.
Gli lanciò un ultimo sguardo veloce e poi si alzò da letto, cercando di non svegliarlo, lo stomaco stretto in una morsa che sembrava non voler passare.

Duff si svegliò e ci mise qualche istante per ricordarsi dove fosse e a quel punto cercare nel letto Lene.
Sentendo che accanto non aveva nessuno, decise di girarsi, ma quando fece per sollevarsi e girare la testa gli venne un conato di vomito e la testa prese a girare come se in quel momento si trovasse su una giostra, invece che in un letto ben piantato per terra.
Rimase pertanto immobile per qualche secondo, speranzoso che non muovendo un muscolo sarebbe riuscito ad evitare di dover correre in bagno e battezzare il gabinetto di Lene.
La sua fiducia nella buona sorte, però, si spense nel momento esatto in cui, solo per aver provato a girare la testa, gli venne talmente tanto da vomitare da non riuscire quasi a trattenersi.
In qualche modo trovò la forza di alzarsi di colpo dal letto e correre in bagno, giusto in tempo per centrare in pieno il water e risparmiare almeno il tappetino giallo che decorava parte del pavimento.
Ok, la sera prima aveva decisamente esagerato, ma ne era valsa la pena! Cazzo, non solo avevano esaurito i biglietti e riempito il Roxy, ma i primi manager si erano finalmente fatti vivi e li avevano trattati coi guanti, come se fossero già delle star!
E poi come dimenticare lo sguardo che si erano scambiati lui e Lene appena finito il concerto?? Lei gli aveva detto così tante cose, senza usare nemmeno una parola, da fargli venire letteralmente i brividi, tanto che l'aveva subito baciata con forza, incapace di gestire tutte quelle emozioni messe insieme.
Pensare a Lene gli fece ricordare che stranamente non l'aveva trovata nel letto accanto a lui.
Si diede una sciacquata alla bocca usando un po' di dentifricio e poi uscì dalla camera in cerca della ragazza.
Lanciò un'occhiata alla mansarda, ma non sentendo nessun rumore provenire da là sopra, decise di scendere di sotto.
Mentre scendeva gli ultimi scalini, la vide seduta sul davanzale della finestra, apparentemente concentrata su qualche particolare che aveva attirato la sua attenzione là fuori oppure semplicemente persa nei suoi pensieri.
Un caratteristico e familiare odore di erba raggiunse le sue narici e Duff non poté fare a meno di tirar leggermente su col naso, pregustandosi il momento in cui le avrebbe chiesto di fare qualche tiro anche lui.
"Buon giorno piccola. Non ti ho sentita scendere dal letto."
Duff si passò una mano tra i capelli spettinati e fece un grosso sbadiglio mentre entrava in cucina, senza notare lo strano silenzio che proveniva dalla ragazza.
Si versò un po' di caffè in una tazza e si guardò in giro, un po' perso.
"Dimmi che hai ancora un po' di vodka avanzata da qualche parte... ieri ho decisamente esagerato e ho bisogno di qualcosa per mettermi in sesto alla svelta."
Questa volta, non ricevendo nuovamente risposta, Duff non poté fare a meno di notare che c'era qualcosa di strano nell'aria, ma non ci diede peso.
"Piccola, mi hai sentito?? C'è ancora da bere da qualche parte?"
Duff si mise ad aprire vari sportelli della cucina, alla ricerca di un qualsiasi tipo di alcolico.
Lo sguardo improvvisamente gli cadde su uno sportello in basso rimasto mezzo aperto a causa di alcune cose bianche che spuntavano e spinto dalla curiosità, lo aprì.
Due tele erano state buttate nella spazzatura, due tele troppo grandi per essere contenute in quel bidone, due tele che gli fecero fermare il cuore per qualche istante.
Duff le prese in mano e non riuscì a togliere gli occhi di lì per qualche minuto, sbalordito da quello che le immagini raffigurate sopra significavano e da quel che significava il fatto che fossero finite nella spazzatura. 
"Cosa significa tutto questo, Lene?? Perché le hai buttate?"
Fu un attimo per Lene capire a cosa si stesse riferendo Duff.
Spense la canna, ancora a metà, e scese al volo dal davanzale, arrivando come una furia in cucina.
"Lasciale stare!! Mollale!"
Lene gliele strappò di mano con forza e lo guardò con uno sguardo pieno di rabbia e paura allo stesso tempo, lo sguardo perso di chi è scappato per tanto tempo e sa di essere stato trovato, senza più possibilità di fuga.
"Voglio sapere perché le hai buttate!!"
"Perché è finita, ok?! E' finita sta stupida cosa tra noi, basta! Prendi le tue cose di sopra e vattene, ora!!"
Lene fece per uscire dalla cucina, ma Duff fu più veloce di lei e l'afferrò per un polso, costringendola a fermarsi e girarsi verso di lui e facendole cadere per terra le tele incriminate.
"Cosa vorrebbe dire è finita?? Cosa esattamente è finito, eh?! Cosa siamo noi due, Lene?? Dimmelo, ti prego, perché io non sono ancora riuscito a capirlo, cazzo!!"
Lene cercò di tirar via il braccio dalla presa di Duff, inutilmente. Il ragazzo la teneva saldamente, con forza, quasi fino a farle male. Non l'avrebbe più lasciata scappare, era stufo ormai e voleva delle risposte questa volta.
"Lasciami!! Lasciami andare! Io non ti devo spiegare proprio niente!! Noi non siamo niente, niente hai capito?!"
Alcune lacrime iniziarono a scivolare lungo le sue guance, silenziose, discrete, ma non di meno cariche di dolore.
Era arrivata al capolinea, non ce la faceva più a tenersi tutto dentro, a soffocare i sentimenti che non riusciva più a negare nemmeno a se stessa.
"Non è vero un cazzo e lo sai bene anche tu!! Io ti amo, cazzo, lo vuoi capire o no?! Ti amo e non ne posso più di far finta che siamo solo amici o che di te non me ne importi niente!! E ora che ho visto quelle so che anche per te è lo stesso, non puoi più negarlo!!"
Lene, con le lacrime agli occhi, riuscì solo a scuotere il capo, in un ultimo disperato tentativo di difendersi.
"No... non è vero... io non... quelle non..."
Duff a quel punto abbassò la voce, allentò la presa sul polso di Lene e fece scivolare l'altra mano sulla nuca della ragazza, avvicinandola al suo viso.
"Io ti amo Magdalene e non c'è più niente che tu possa fare per impedirmelo, mettitelo bene in testa."
E senza aspettare una risposta, Duff azzerò la distanza fra loro due con un bacio talmente denso di significato e pieno di emozioni da togliere il fiato a entrambi come forse mai era successo prima.
Duff portò anche l'altra mano sul viso di Lene, spingendola ancora più verso di sé e lei non fece più alcuna resistenza, anzi... allacciò entrambe le braccia al collo del ragazzo e avvicinò il suo corpo completamente a quello di Duff per sentirlo più vicino ancora.
Aveva detto che l'amava, l'aveva fatto con tanta forza e fermezza da farle credere che fosse possibile e il cuore aveva avuto a quel punto il sopravvento sulle sue paure e non aveva potuto far altro che abbandonarsi a quei sentimenti che tanto la spaventavano.
Il bacio ben presto si trasformò in qualcosa di diverso, di più istintivo e passionale, qualcosa cui loro erano decisamente più abituati in quella strampalata relazione che avevano vissuto fino ad allora.
Anche per questo, Lene si sentì non poco scombussolata quando Duff si staccò di colpo da lei, invece che prenderla su qualche mobile della cucina come avrebbe fatto di solito.
"Non ti muovere! Torno subito!"
Duff schizzò fuori dalla cucina alla velocità della luce, forse terrorizzato che Lene scappasse di nuovo, e si fiondò in camera da letto, alla ricerca del suo giubbotto.
Rovistò freneticamente alla ricerca di quella scatolina che ormai pesava più di un macigno, ne estrasse l'anello e tornò di corsa giù da lei, tirando un sospiro di sollievo quando vide che effettivamente non si era mossa di un millimetro.
Lene lo guardava perplessa e i suoi occhi si spalancarono completamente quando Duff tornò davanti a lei, le prese la mano destra e le mostrò un anello.
Cosa diavolo...
"Non ti far venire mille ansie e paranoie, non voglio sposarti né prometterti amore eterno, stai tranquilla! Quello che voglio è che tutti sappiano che sei la mia donna e che noi due stiamo insieme sul serio, tutto qui. E poi quando l'ho visto in quella bancarella, mi ha fatto subito pensare a te..."
Lene rimase un attimo immobile e in silenzio, forse cercando di elaborare tutto quello che stava succedendo in quel momento.
"Lene?"
La voce di Duff, leggermente tremante per la paura di aver fatto un passo falso, la riportò bruscamente sulla terra.
Lo guardò negli occhi e vi lesse dentro sincerità e amore, oltre a tutte le paure che stavano di nuovo affiorando dentro di lui. Non voleva essere la causa di quelle paure, lei lo amava e lo amava anche più quanto avesse fatto con Jake, cosa che fino a qualche tempo prima avrebbe ritenuto impossibile.
Una parte di lei voleva infilarsi quell'anello e gridare al mondo che lei era sua, ma un'altra, sebbene sempre più debole e fioca, le diceva che sarebbe andato tutto a rotoli  e prima o poi avrebbe sofferto di nuovo.
Forse Duff lesse quei dubbi nei suoi occhi o semplicemente la conosceva talmente bene ormai da entrare direttamente nella sua testa, fatto sta che decise di non lasciarle tempo di pensare.
Le sorrise rassicurante.
"Lo so che hai una paura fottuta di legarti a un'altra persona e in tutta onestà non posso neanche prometterti che non ti deluderò o non ti farò soffrire... però ti amo sul serio Magdalene e quello che posso prometterti è che ce la metterò tutta per farti felice, te lo giuro."
Non aspettò una reazione, infilò l'anello al dito di Lene e per un attimo, solo una frazione di secondo, sentì il corpo della ragazza tendersi, per poi rilassarsi subito dopo.
Alzò lo sguardo su di lei e rimase sbalordito da quanto fosse bella in quel momento, tutta spettinata, con le guance bagnate dalle lacrime e le labbra rosse e un po' gonfie per essersele tormentate tutto il tempo.
"Vieni qui..."
Le afferrò il viso con entrambe le mani e la baciò dolcemente, ma con estrema passione, cercando di trasmetterle con quel bacio tutto quello che provava per lei e tutte le emozioni che lo stavano scombussolando.
In pochi attimi il bacio si trasformò in qualcosa di molto più passionale e fisico e Lene si ritrovò nel giro di pochi minuti con addosso solo quell'anello che così a lungo era rimasto nascosto nel giubbotto di Duff e che ora adornava finalmente il suo dito, a indicare soprattutto a loro due, più che agli altri, che ormai si appartenevano l'un l'altra.

Oh... finalmente ce l'hanno fatta!!! Stappiamo bottiglie di champagne, per favore! Per un attimo ho temuto che anche sta volta Lene sarebbe riuscita a rovinare tutto e invece... Bravo Duffuccio che ha preso in mano la situazione! ;)
Piccola nota: il dettaglio del record di vendite di liquori è preso dal libro di Duff, ho solo fatto una piccola modifica sul locale in cui avvenne, dato che in realtà fu al Troubadour. Licenza poetica ;)
Spero siate contente e vi sia piaciuto!
CIAO
  
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