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Autore: CreepyGirl    03/12/2014    3 recensioni
questa è la mia prima FF Ianthony abbiate pietà
Ian e Anthony, solo amici, vero?
questo è quello che hanno sempre creduto fino a quando non hanno iniziato a fare i conti con quello che c'è davvero nei loro cuori.
(ho fatto un leggero disastro, trasformando la storia da rossa a fluff malinconica quindi chiedo perdono)
(ah e non sono brava con le introduzioni, scusatemi ancora :'))
Genere: Comico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Anthony Padilla, Ian Hecox
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Cap10

Ian cercò di correre il più in fretta possibile a casa.
Perché Anthony non aveva risposto? Perché aveva staccato la chiamata?
 
–è assurdo preoccuparsi così, Ian– disse Melanie sorridendo –e se fosse con Kalel? Ci hai pensato?
Solo il pensiero che Anthony fosse con lei lo faceva impazzire, ma Kalel era partita per una convention sugli anime, sarebbe tornata solo qualche giorno dopo.
–è comunque ora di tornare a casa– aveva detto cercando di sembrare tranquillo.
–non vuoi passare la notte qui?– chiese la ragazza carezzandogli i capelli a scodella.
Ian le sorrise leggermente –ho da fare domattina presto– mentì –ma vale anche per la prossima volta, vero?
–certo, amore...
 
Sgommò all’ultimo semaforo rosso, e quasi volò sul rettilineo che lo avrebbe riportato a casa.
 
Dimmi che stai bene, Anthony, ti prego.
 
Entrò in casa e urlò –Anthony? Sono tornato!
 
Nessuna risposta, niente di niente.
Ma la porta del bagno era aperta e la luce era accesa.
 
–Ant...
 
Il suo nome gli morì in gola.
Un rasoio sporco di sangue.
Rosso vivido dappertutto.
Tracce di mani sul lavandino.
Sangue.
Sangue.
Sangue.
 
Il ragazzo quasi ebbe un mancamento, Anthony non aveva potuto fare quello che aveva fatto.
No, Anthony non si era tagliato le vene in preda alla disperazione dei suoi attacchi di panico.
 
Ma il rasoio era lì, il sangue era lì, le tracce per trovare un appoggio erano lì.
Sentì le lacrime pizzicargli gli occhi, dov’era finito Anthony?
 
Ian si afflosciò contro lo stipite della porta del bagno, incredulo e in preda al panico.
 
Sentì una musichetta provenire dal corridoio e quando si voltò vide Anthony a torso nudo che abbozzava qualche mossa di ballo con le cuffie a tutto volume nelle orecchie. Stava perfino canticchiando.
 
Brutto coglione, stronzo, figlio di una buona donna, pensò Ian con la voglia di strangolarlo.
 
–Ian...sei tornato?– disse staccandosi le cuffie dalle orecchie.
 
–che...– disse, ancora paralizzato dal pensiero che gli era corso per la testa.
 
–ho trovato il mio mp3!– esclamò il moro sorridendo –era nella tua stanza...– Anthony notò la strana espressione del convivente –stai bene?
 
–perché non hai risposto al cellulare?!– urlò Ian isterico.
 
–si è spento, ma...
 
–e quel...casino?– urlò ancora indicando il bagno imbrattato.
 
–conseguenze delle tue strane idee di mettere del sangue finto sul mobile in alto– ribatté Anthony incrociando le braccia.
 
Ian, irritato, andò in camera sua, sbattendo la porta.
Si sedette sul letto con le mani tra i capelli, si era spaventato per niente.
Eppure l’immagine di Anthony in una pozza di sangue rifiutava di svanire dalla sua testa.
 
Sbottonò la camicia, lasciandola aperta per riprendere un po’ di calma.
 
–Ian?– entrò Anthony timidamente.
 
–sei un coglione, lo sai?
 
Il moro restò sulla porta, confuso –che ho fatto questa volta?– domandò –se è per il casino del bagno...
 
–non hai idea di quanto mi sia spaventato!– ringhiò, trattenendo delle lacrime.
 
–ma sei impazzito per caso? Ti sembro il tipo che...– sospirò, scuotendo la testa e sentendosi stupido.
Probabilmente Ian aveva davvero pensato che in preda a un suo stupido attacco...
 
Ian si alzò, asciugandosi una lacrima –sei davvero un idiota, non sai cosa mi sia passato per la testa quando ho visto...quella roba.
 
–scusa– borbottò avvicinandosi di più al convivente –non volevo farti spaventare.
 
Fu istintivo per il moro allungare le braccia verso Ian e tirarlo a se in un abbraccio.
 
Ian si raggelò per un istante, poi si lasciò andare tra le braccia del suo Anthony, seppellendo il viso nell’incavo tra il suo collo e la sua spalla. Respirò il profumo della sua pelle e avvolse le braccia al suo torso. Le sue mani raggiunsero la schiena del suo convivente e iniziò a disegnare la trama delle sue vertebre con i polpastrelli. Tocchi leggeri e dolci, come quel momento tra loro due.
 
Anthony annusò il profumo dei capelli di Ian, coccolandolo e carezzandogli il retro della testa. La sua barba pizzicava leggermente a contatto con la sua pelle, ma poco gli importava in quel momento.
Le calde lacrime di Ian gli stavano bagnando il collo e il petto, il respiro del suo migliore amico produceva un calore molto, troppo piacevole.
Era il suo piccolo Ian quello, il suo piccolo angelo dagli occhi azzurri e dalla pancetta pelosa, ma tenera.
E tremava, tremava per lo spavento.
Tremava per colpa sua.
 
–perdonami Ian– sospirò Anthony sfiorando, non casualmente, con le labbra l’orecchio di Ian –scusami...
 
–non importa– borbottò Ian, le labbra che si muovevano contro la pelle di Anthony –ma non farlo più.
 
I due si strinsero più forte, i loro petti nudi l’uno contro l’altro.
 
Quanto poteva essere durato quell’abbraccio?
Per loro potevano essere passati cinque minuti come poteva essere passata un’eternità.
 
Erano insieme, il tempo era una cosa superflua in quel momento.
 
Anzi, tutto era superfluo: il disastro nel bagno, i loro telefoni spenti, il fatto che fossero seminudi e abbracciati, il matrimonio, Melanie e Kalel...
 
Quei due nomi ruppero quella magia, e i due si allontanarono quasi contemporaneamente.
 
Arrossendo si guardarono –ok, è passato– farfugliò Ian –adesso puoi uscire– disse guardando Anthony timidamente –...devo spogliarmi.
 
Il moro annuì –sì, va bene, buonanotte Ian.
 
Ian si lasciò cadere sul letto a faccia in giù.
Perché ci aveva messo tutta quell’enfasi nell’annunciare che presto sarebbe stato nudo?
Perché sentiva il cuore esplodergli?
Perché le sue dita bramavano ancora nello sfiorare la pelle di Anthony in quel modo?
 
Maledizione, Ian. Perché lo ami così tanto?
 
Intanto Anthony mise in ordine il bagno, poi andò a coricarsi.
Sentiva sul suo corpo l’odore di Ian, le sue braccia bruciavano ancora al ricordo dell’abbraccio di poco prima.
Le sue labbra tremavano, quanto avrebbe voluto baciarlo. E non solo.
 
Smettila Anthony, sei ridicolo.

 
  
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