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Autore: ketyblack    03/12/2014    1 recensioni
"E ce l'aveva nella carne, in ogni sua fibra. Si ricordava di lui ogni volta che si guardava allo specchio. Quel giorno dal tatuatore si erano fatti tatuare “Ad maiora semper” verso cose più grandi, un bell'augurio per loro, e su come sarebbe dovuta essere la loro storia, grande, immensa. O, almeno, come avrebbero voluto che andasse a finire."
Non sempre le cose vanno come si vuole, questo Bulma l'ha provato sulla sua stessa pelle, adesso è in balia di un futuro incerto, dove non sa che cosa fare, in preda continuamente ai ricordi di quella vita che le sembrava così perfetta, ma che ora era così lontana da sembrare da un'altra persona.
Genere: Dark, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Ad maiora semper

 

Capitolo 2: Total eclipse of the heart

 

Vegeta aspettava fuori di casa con uno scatolone in mano. Lo sguardo basso e schivo, le aveva appena scritto un messaggio. Se non fosse scesa entro dieci secondi se ne sarebbe andato via. Non aveva senso quello che stava facendo.

Sentì la porta d'ingresso aprirsi con uno scatto deciso, la vide subito, un tuffo al cuore. Era esattamente proprio come l'aveva lasciata, non per suo volere, gli venne un colpo quando si ritrovò a pensare che magari si fosse vista con qualcun altro durante quell'estate infernale per entrambi, ma soprattutto per Vegeta.

“Pensavo non mi volessi più vedere...” sussurrò Bulma camminando verso di lui.

Vegeta non le rispose nemmeno, le porse lo scatolone di cartone, deciso a farla finita con quel passato che gli tormentava l'anima.

“Prendi. E ora rientra, ti prenderai un'accidente. Non che me ne importi.” sbottò lui in un tono strano, sembrava quasi affettuoso, si stava sempre parlando di Vegeta, lui e la dolcezza vivevano su due pianeti differenti.

 

Era la prima volta che le veniva concesso di andare a vedere dove Vegeta abitava, dopo tre mesi di richieste declinate in modo brusco eccola lì.

La casa famiglia in cui abitava Vegeta era decisamente malconcia, dominata dal grigiore ma all'interno sembrava di respirare speranza tra quei corridoi così simili a quelli di un'ospedale. Erano pressappoco tutti ragazzi della sua età, decisamente meno fortunati, ma che grazie a quella struttura avevano potuto condurre una vita quantomeno normale.

Vegeta l'accolse all'entrata, un po' imbarazzato, con le mani affondate nelle tasche dei jeans, si stringeva nel giubbotto di pelle per non far notare le sue guance arrossate.

Finalmente, sei in ritardo!” la rimbeccò lui dandole un bacio veloce prima che tutti quanti cominciassero a fare domande.

Scusa, mia madre ha insistito che ti portassi un regalo. È solo una torta di mele, ma mi sembrava carino...” venne interrotta da uno stuolo di ragazzini esaltati. Con la bava alla bocca.

Bene, addio torta!” esclamò lui porgendola a un bambino che non doveva avere più di dodici anni.

La fece entrare in camera sua. Bulma l'aveva sempre immaginato in una camerata enorme, con almeno dodici persone, come nei film. Invece la camera di Vegeta era una singola, abbastanza luminosa, anche se un po' stretta. Regnava il disordine e il letto era da rifare.

Un po' vuota ma mi piace molto. Forse potrei ravvivarla in qualche modo...” rifletté la ragazza qualche istante. Poco dopo tirò fuori dalla borsa una fototessera che per caso aveva con sé.

Non sarà granché ma almeno hai qualcosa che ti ricorda di me anche quando non ci sono!” esclamò lei contenta baciandolo aggrappandosi alle sue spalle possenti.

Come se ce ne fosse bisogno. Siamo nella stessa scuola.” fece lui in tono brusco, ma si poteva capire perfettamente quanto fosse felice. La prese per le spalle e l'accompagnò al suo letto, continuando a baciarla.

Ehi, no... non posso...” sussurrò lei imbarazzata all'inverosimile.

Lo so, bimba, aspetteremo...” fece lui dolcemente.

 

“Vegeta, non te ne andare, ti prego, parlami!” esclamò l'azzurra sul vialetto di casa. Il ragazzo era già diretto verso il suo scooter. Non aveva più nulla da sbrigare con lei. Bulma lo raggiunse con uno scatto di corsa, lo prese per un braccio.

“Non ho più nulla a che fare con te. Queste sono le tue cose. Non posso più stare qui, non vicino a te, sai, ora sono maggiorenne, mi hanno sbattuto fuori dalla casa famiglia dopo quest'estate. E sono stato definito “soggetto pericoloso e inavvicinabile” sono una bestia.” esclamò lui con la voce che sembrava che stesse per incrinarsi. Ma Vegeta era troppo orgoglioso per quello.

“Ma, allora lasciami spiegare, è colpa mia. Hai solo reagito per provocazione e perché avrebbero fatto del male a me...era autodifesa...” sussurrò Bulma. Mille lame affilate stavano conficcandosi nel suo cuore. Non aveva mai avuto il coraggio di dire ad alta voce quello che era successo. Poteva testimoniare, l'avrebbe aiutato. D'altronde il processo sarebbe stato di lì a tre mesi, non poteva perderlo di nuovo, non da innocente.

“A loro non frega un cazzo. Nappa è morto! E l'ho ammazzato io!” urlò lui in preda alla disperazione. Era davvero fuori di sé.

“Lo so. Ed è terribile. Ma era drogato, aveva tentato di violentarmi. E di accoltellare te! Chiunque avrebbe reagito così!” disse Bulma in tono sensato. In uno slancio lo abbracciò stretto, forse era solo quello che voleva in quel momento, ma Vegeta non l'avrebbe mai ammesso.

“Che cosa cazzo ne potevi sapere tu che sarebbe morto, era solo un cazzotto in faccia. È morto perché la ketamina che aveva preso funzionava come anestetico e quando l'effetto è finito il cervello è andato in tilt.” spiegò Bulma cercando di mantenere la calma. Lui non l'allontanò, sembrava quasi rilassato da quel contatto.

“Tsk. Sei solo una ragazzina.” sbottò lui cercando di liberarsi dal suo abbraccio.

“Possiamo provarlo. Raccogliere testimoni a nostro favore. Io non ne so molto a riguardo ma credo che in questo caso si possa ricorrere in nostro favore ad alcuni articoli del codice legislativo. Fidati di me, Vegeta” il suo tono era quasi una supplica.

“E va bene. Ma voglio che la cosa rimanga tra noi e... noi non stiamo più insieme.” disse in tono duro. Bulma annuì in silenzio. Cercò di non piangere.

“Ma adesso dove vivi? Se ti hanno buttato fuori dalla casa famiglia per via del processo dove dormi?” il ragazzo non rispose. Dove capita. Sarebbe stata la risposta giusta.

“Tu non preoccuparti, me la so cavare” rispose in tono risoluto montando sullo scooter e andandosene.

 

Era un mese che stavano insieme. Vegeta l'aveva portata al vecchio parchetto in cui giocava da bambino, prima che ci fosse quel maledetto incidente che gli portò via entrambi i genitori. Aveva bei ricordi era uno dei pochi luoghi a cui era veramente legato.

Vegeta! Ehi, smettila di fumare almeno per un attimo, sai che mi da' fastidio!” esclamò Bulma per sottrarsi ad uno sei suoi baci al sapore deciso di tabacco.

Lo fai solo perché fa figo, lo dicono tutti a scuola,a un sacco di ragazze piaci proprio per questo!” disse lei in tono gioviale sdraiandosi tra l'erba umida malgrado fosse ottobre inoltrato.

Donne, le più stupide da sempre. Che avrà mai di più figo uno che ha i polmoni neri come i miei...”disse lui in tono pensieroso raggiungendola in quel comodo giaciglio umidiccio.

Sai che mi ha chiesto Chichi ieri mattina?” Vegeta scosse il capo con fare disinteressato, non sopportava la stupidità di quella ragazza, era proprio uguale al suo ragazzo, quell'idiota che aveva in classe, un tale Goku.

Se noi l'abbiamo già fatto, io le ho detto di no e lei è rimasta stupita ha detto che...” venne zittita da un bacio del ragazzo che l'avvicinava urgentemente a sé. Era così indifesa e tenera. Sembrava sprecata vederla lì, tra le sua braccia. Eppure quelle braccia erano il posto più bello in cui stare, per lei.

 

Bulma tornò in camera con il cuore meno pesante, aveva parlato con lui e sapeva che l'avrebbe fatto di nuovo. Vegeta non l'avrebbe mai ammesso ma aveva bisogno di aiuto e dio solo sapeva da quanto non dormiva in un letto, almeno da una settimana, conoscendo la data del rilascio dal carcere. I suoi vestiti stavano diventando un po' laceri, ma solo l'occhio attento di Bulma se ne era accorto, per il resto Vegeta era sempre stato un po' trasandato.

La blu aprì lo scatolone che il ragazzo le aveva portato e trattenne il respiro. Quanti ricordi. Troppi, sembrava passato un secolo e invece erano solo pochi mesi. Le foto, un ciondolo tribale che gli aveva regalato per il compleanno, il poster del suo gruppo preferito e perfino una, ormai vecchia, sottoveste con una piccola macchia di sangue. Sì, poteva sembrare inquietante, ma Bulma vide lì, tra le sue mani, quello che era rimasto del suo frutto più prezioso. Era un'onore per Vegeta essere stato il primo e quella sottoveste la conservava gelosamente e ora era ritornata al mittente, proprio come tutti i ricordi.

 

Vegeta si sedette su una panchina poco distante dalla chiesa, si chiuse bene il giubbotto di pelle e sentì un briciolo di speranza dentro di sé. Ora aveva la certezza di non essere solo, se solo Bulma avesse saputo che in quei tre mesi in carcere era andato avanti solo grazie a lei, a quella piccola fototessera che si portava con sé e che ora era custodita come un tesoro all'interno del suo portafoglio.

 

Spazio autrice

 

Ed ecco il secondo capitolo di questa storia che sinceramente sta prendendo anche me. Sono molto felice di come sta venendo, anche se mi piacerebbe avere qualche recensione in più, giusto per sapere se piace anche a voi e se vi interesserebbe un eventuale seguito. Spero di sentire i vostri pareri. Un bacio grande e alla prossima!


 

Grazie a tutti coloro che seguono la storia o l'hanno messa tra i preferiti, e anche a chi legge ma non recensisce! Un grazie in particolare a coniglietto 94 mi ha fatto molto piacere la tua recensione, e come ti ho già detto spero che continuerai a leggere la mia storia! Un bacione!


 

Che cosa ne sarà di Bulma e Vegeta? Si scopriranno altre cose della loro storia passata? Si ameranno di nuovo o sarà solo l'inizio della fine? Alla prossima puntata!

 

ketyblack 

  
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