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Autore: Alvin Miller    04/12/2014    2 recensioni
Sembrava un compito così facile, vero? In fondo si trattava soltanto di badare alla Carousel Boutique per un pomeriggio e una notte. Fare le pulizie, annaffiare le piante, nutrire quel dispotico esempio felino di Opalescence.
Unica raccomandazione: stare alla larga da quella gemma recapitata stamani a casa Rarity; pena, il disastro!
Tutto sommato un giochetto da puledrini, eh Spike...?
Genere: Azione, Comico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Pinkie Pie, Rarity, Spike, Twilight Sparkle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3: A Strange Enemy


Non potendo né parlare né muoversi, Spike ruotò gli occhi in tutte le direzione, cercando di capire dove lo stava portando il suo assalitore.

Fu trascinato fino al laboratorio principale, dove ad attenderlo trovò non solo le sue amiche, ma anche una variegata congrega di abiti e manichini, che si voltarono in contemporaneo per osservare l’entrata del nuovo arrivato.

Vi si trovava di tutto, dalle vecchie felpe fuori stagione ai più comuni abiti per uso quotidiano, fino ai molti e innumerevoli completi da Gran Gala ed abiti da cerimonia disegnati da Rarity nel corso dei mesi.

Gli strani capi d’abbigliamento galleggiavano in aria assumendo pose da creature bipedi, con movenze fluide e precise, come se dal loro interno delle creature invisibili li stessero manovrando.

I manichini, invece, incarnavano probabilmente il ruolo di guardie del corpo, pronti a scattare qualora il vestiario avesse subito aggressioni da parte dei prigionieri.

«Spike!» Fu l’immediata reazione di Twilight quando il suo piccolo assistente venne trascinato nella sala da un tubino a maniche lunghe che lo aveva avvolto in uno scialle rosa, strumento del quale non era da escludersi si servisse anche come frusta.

L’abito sembrava infondere una certa aura di potere tra i suoi simili, che si levavano dalla sua strada come se provassero per lui una paura marziale.

Era ricoperto di lustrini azzurri, dai quali si rispecchiavano sfavilli brillanti, che scaturivano dai loro riflessi illuminando la sala malgrado in realtà non vi fosse alcuna altra fonte di luce.

Sbatté il draghetto davanti a un appendiabiti su ruote, degli stessi tipi sui quali altri abiti stavano legando le due pony.

«Twilight, che sta succedendo qui?! Chi sono questi??» Cercò di chiederle prima di essere afferrato per le braccia da due completi merlettati, che lo tennero fermo mentre un terzo si avvicinata. Questo, tra le pieghe della manica, teneva ben saldo un rotolo di filo da cucito, di cui si servì per legargli i polsi all’asta orizzontale dell’appendiabiti.

Davanti a lui, la stessa operazione veniva completa su Pinkie Pie, che sembrava incomprensibilmente a sua agio, malgrado la situazione.

«Eh-ehm! Scusa, tu!» La sentirono chiamare in tono serio il maglione che l’aveva appena legata. «Guarda che la sinistra va stretta più forte!» Lo rimproverò scuotendo la relativa zampa anteriore.

Il maglione si consultò con un “collega”, e andarono a rimediare all’errore commesso.

«Ecco, così va molto meglio!» Aggiunse la pony ora che la sua zampa era ferma e salda sulla sua asta.

Accanto a lei Twilight, appesa come un salame, si rivolse preoccupata al drago.

«Spike, stai bene?! Ti hanno fatto del male??»

«No… c-credo sia tutto a posto. Ma non capisco, che tipo di magia è in grado di fare questo?!»

Lei tentò di strappare i nodi agli zoccoli, ma erano troppo robusti. Le sue zampe anteriori stavano cominciando a formicolarle. «Io te l’avevo detto di fare attenzione! È accaduto esattamente quello che temevo! Perché non mi hai dato retta?!»

Lui spalancò le fauci, incredulo e gelato . «M-ma… io non ho fatto nulla! Cioè… ero qui… ho seguito alla lettera le indicazioni di Rarity! Ho lavorato tutto il giorno e basta!»

«E della pietra che cosa ne hai fatto?!» Chiese l’alicorno a voce alta, con un ciglio sospettoso.

«La pietra? Io… » voltò il capo verso il punto in cui l’aveva adagiata, ma fu sorpreso nel constatare che qualcuno l’aveva rimossa da lì.

“Il ladro?” Si chiese, convinto che la causa di tutto fosse ancora imputabile a un quarto incomodo.

«L’avevo messa là, lo giuro sull’onore dei draghi!!» Berciò. «Sono entrato, l’ho appoggiata sul ripiano e poi sono tornato da te…» ma ad’un tratto sembrò capire «…oh!»

Twilight se ne accorse. «Cosa? Che vuol dire “oh”?!»

“Gulp!”

«Ehm… niente! L’ho messa lì e basta!»

Lei socchiuse gli occhi, e perseverò con calma. «Spike…»

Messo alle strette (letteralmente), il drago dovette cedere. «Ohh, e va bene! L’ho assaggiata, ok?! L’ho presa e l’ho messa in bocca!!»

Twilight si curvò in avanti.  «COS’HAI FATTO?!?»

«Volevo sapere che gusto aveva… i-insomma… era lì… così brillante, così succosa… avresti dovuto sentire che fragranze emanava!» Tentò di spiegare, mentre sottili lacrime gli inumidivano gli occhi.

«Accidenti a te, sei incorreggibile!! Non ti si può lasciare da solo mezzo pomeriggio che ne combini un’altra delle tue!!»

«E io che ne sapevo?! L’ho fatto prima che me lo dicessi! E… e poi non l’ho nemmeno masticata!»

«Ma non lo capisci, Spike?! Quella non era una gemma qualunque! Quella era una Mimic!»

Quella rivelazione lo lasciò basito e interdetto. «Una… Mimic?»

Twilight allora sospirò e decise di calmarsi; In fondo parte della colpa era stata anche sua, per il modo vago e approssimato con il quale aveva affrontato quel discorso in precedenza.

«Sono delle gemme molto particolari… che ospitano al loro interno uno spirito maligno. Un tempo erano molto diffuse nel regno. Erano conosciute e temute per il loro potere di trasformare qualunque cosa gli stava intorno in qualsiasi cosa desiderassero: trappole, armi, serventi, di tutto; ed è per questo che ancora oggi sono considerate estremamente pericolose. Spesso vivono dentro a degli scrigni, e si nascondono in antiche roccaforti e castelli abbandonati che trasformano in trappole mortali per chiunque tenti di entrare. Si contano a decine il numero di pony che sono scomparsi dopo essersi addentrati nei loro domini; viandanti, cacciatori di tesori, gente che passava di lì per caso. È per questo che alcuni secoli fa ne è stata ordinata la completa distruzione. Ho letto che addirittura tutti i maghi di Equestria si sono riuniti per sviluppare delle magie che consentissero di combatterle. Molte sono state distrutte, ma talvolta capitava che qualche Mimic era troppo potente perché si riuscisse ad affrontarla in uno scontro diretto, così la addormentavano all’interno del suo scrigno, in modo che col tempo perdesse i suoi poteri e i maghi potessero sconfiggerla in seguito. Oggi si tende a considerarle estinte, ma talvolta capita che qualcuna venga riportata alla luce, come in questo caso.»

Forti brividi di paura scossero le squame di Spike mentre ascoltava. «Qu-quindi tu credi che questa Mimic… sia riuscita a liberarsi?»

Twilight fece di no con la testa. «Non da sola. Il sigillo era stato lanciato sul suo scrigno in modo da tenerla prigioniera per sempre. Ma quella magia ha un grave difetto… si scioglie non appena la gemma viene rimossa dalla sua fodera… »

“GULP!!” Deglutì di nuovo Spike. Ora sì che si spiegava il forte bagliore che si era riflesso sulla Mimic quel pomeriggio, quando l’aveva presa tra le mani.

Questo significava che non c’era alcun ladro in casa. Nessun capro espiatorio da puntare e a cui scaricare le responsabilità per quello che era successo.

La colpa era stata sua.

Avidamente sua.

Golosamente sua.

Lussur…

«Dieci e lode, piccola pony!» Disse una voce proveniente dall’entrata, pronunciata da una strana creatura che fece la sua comparsa alla soglia, al seguito di due manichini.

Entrò con un passo laterale, come i granchi, attraversando lo stretto ingresso su quattro esili e sgargianti gambette placate d’oro.

Ci volle poco, infatti, per realizzare che la cosa altro non era che il divano preferito di Rarity, quello con la federa rossa e metà dello schienale più alto, che lei era solita utilizzare quando doveva far mostra delle sue arti drammatiche.

Adagiato comodamente al centro, come fosse la testa di quello strano corpo, si poteva osservare lo scrigno con all’interno la Mimic, che irradiava un lieve gioco di luci dagli intagli ad ovale.

«È bello sapere che a distanza di secoli c’è ancora qualcuno che si ricorda di noi.» Affermò muovendosi a brevi passi verso il trio di prigionieri.

La sua voce era femminile, a tratti stridula, e intervallata dai clangori di ruggine della cerniera, che piagnucolava ogni volta che dallo scrigno uscivano parole. La Mimic, infatti, apriva e chiudeva il coperchio per simulare un movimento di labbra.

«Che cos’abbiamo qui, un Alicorno?» Indugiò a lungo su Twilight, come per studiarla, poi fece il giro intorno all’appendiabiti, esaminandole con lo stesso interesse anche le ali.

Con le gambe del divano le afferrò la coda, passandole tra i crini viola, finché lei per ribellarsi non la tirò verso di sé.

«Uhm, né è passato un po’ dall’ultima volta.» Disse, tornando a rivolgersi al suo viso. «Ricordo che ai miei tempi le Principesse erano molto più tenaci di così… » quindi la squadrò da capo a zoccoli  «e anche più alte.»

«Dì ai tuoi scagnozzi di liberarci subito, altrimenti… » cercò d’intimorirla, ma venne taciuta dal tubino azzurro, che la fustigò con il suo scialle segnandole una riga rosa sulla guancia.

«Twilight!» Gridò Spike, ma nessuno lo ascoltò.

«Altrimenti cosa? Userai l’Incantesimo Denaturalizzante su di me?» Continuò la Mimic.

L’alicorno la fissò duramente, cercando di non mostrarsi debole.

«Ebbene sì, so tutto delle vostre intenzioni!» Esclamò la gemma. «Volevate privarmi dei miei poteri per fare di me un accessorio d’alta moda, vi ho ascoltato mentre dormivo! L’incantesimo potrà anche avermi costretto in questa gabbia da oltre tre secoli, ma non mi ha intorpidito i sensi!»

Si spostò verso Spike. «Devo riconoscere che è stata una vera fortuna essere capitata tra le tue mani. Altri draghi non si sarebbero fatti remore a mandarmi giù in un boccone. Immagino di doverti un favore.»

«Avvicinati allora, così finiremo quello che abbiamo iniziato questo pomeriggio!» La sfidò mostrandole i denti.

La Mimic indietreggiò, come se quella minaccia l’avesse realmente intimorita.

«Tze-tze, abbassa la cresta piccolo drago.» Tornò a spadroneggiare. «Sappi che se non ho ancora ordinato ai miei fedeli di toglierti di mezzo è solo perché mi sento in dovere di esserti grata per avermi liberata dal mio sigillo!»

«Io non ho paura di te, fatti sotto!» Mentì a lei e a se stesso, anche se in realtà era terrorizzato, ma non glielo avrebbe mai fatto intendere.

I bordi dello scrigno si piegarono a formare un sorriso sprezzante. «Non temere, faremo i conti più tardi. Ora se permetti, ho altre formalità da sbrigare.»

Questa volta si spostò verso Pinkie Pie, la quale non aveva cessato neppure per un secondo di apparire gaia e vivace, con quello sfacciato cipiglio che non si sarebbe alterato neppure nel più cupo dei momenti.

«Vuoi condividere con me la tua allegria, piccola puledrina?» Le chiese, perché l’atteggiamento della pony le mise una profonda curiosità.

«Hehehe. Sei proprio buffa, lo sai? Mi fai morire dal ridere!»

Alcuni abiti si fissarono viceversa sbigottiti, e i prigionieri rimasero di sasso.

La Mimic, invece, non seppe esattamente in quale modo considerarla. «Stai cercando di prendermi in giro?» Le domandò.

«Assolutamente no, sono serissima! Ehi, ho avuto un’idea! Che ne dici se diventiamo amiche?»

«Pinkie, la vuoi piantare!!» Nitrì Twilight, a quel punto seccata.

«Ohh ma dai, è così divertente! Guardala, si muove tutta quando parla, e poi fa tutti quei suoni di ruggine!»

Twilight e Spike, se avessero potuto, si sarebbero sbattuti la fronte con una zampata decisa.

Parlando della Mimic, resasi conto che la pony, per quanto picchiatella, sembrava fare sul serio col suo buffo modo di parlare, decise di assecondare il suo atteggiamento gioviale.

«Sì, concordo con te cara. Rimanere chiusi per secoli, senza possibilità di muoversi e senza poter fare niente se non dormire, dormire, e soltanto dormire! Una Signora di nobili origini come le mie non dovrebbe subire un destino così infausto! Il muschio che comincia a intaccare il tuo scrigno, l’umidità che t’invade dall’interno e ti riempie di polveri tossiche; oltretutto credo di aver messo su un paio di carati da che sono bloccata! E poi la ruggine, oh quella è la cosa peggiore! Ascolta cara, ascolta…» fece l’azione di aprire e chiudere il coperchio del baule, per accentuare così il baccano prodotto dalle cerniere.

«Hahaha! Forse dovresti metterci un po’ di olio, come quello che ci rimane all’Angolo Zuccherino quando cuciniamo le frittelle! È davvero miracoloso!»

Il coperchio si richiuse per un’ultima volta, con un colpo deciso e minaccioso. «Già, forse dovrei.» Disse la gemma, ora molto seria. «Questi anni mi hanno privato di gran parte del mio splendido vigore. Avrò bisogno di molto impegno se voglio sperare di recuperare tutto il mio smalto.» Si girò verso Twilight. «Ma per fortuna, il fato ha voluto rendermi omaggio con un dono moolto speciale.»

«C-cosa vuoi dire?!» Farfugliò la Principessa, turbata da quell’enfasi.

«Ma non è evidente cara? Credevo che le alicorno trascorressero anni di studi e di sacrifici accademici per ereditare i loro poteri; non vi insegnano più niente prima di darvi la corona?»

Malgrado il suo sarcasmo, Twilight rimase in silenzio.

«Non rispondi? Ahh è proprio il caso di dirlo: “Questa gioventù bruciata di oggi”» La Mimic si voltò di spalle, in fondo non c’era niente di male a dare un po’ di teatralità al monologo. Tornò a fissarla, e stavolta quando parlò, la sua voce si fece più graffiante e mostruosa. «Intendo succhiare via tutto il potere dal tuo piccolo ed insignificante corpicino… »

“Oh no… Twilight…”

Avendo l’amica di fronte a sé e la gemma di fronte a lei, Spike non riusciva a intravedere quale fosse l’espressione che aveva assunto la Mimic in quel momento; poteva soltanto immaginarsela dalle terribili tonalità della sua voce. In compenso scorgeva meglio che bene l’alone spettrale tracciato negli occhi della pony.

“Hai combattuto contro Lord Tirek e l’hai sconfitto! Slega questi legacci, forza! Affrontala a viso aperto! Perché non reagisci?!”

«Certo mi sarei anche accontentata di un magro spuntino di unicorno per iniziare» proseguì la gemma, avvicinandosi di qualche passo «del resto è così che acquisii i miei primi poteri un tempo. Ma con la Magia di un alicorno potrò ambire a traguardi che la mia famiglia si sarebbe soltanto immaginata!» Si avvicinò ancora di più, ormai completamente estasiata dalla superbia. «Dominerò su tutta Equestria, e nessuno avrà più modo di sfidarmi!! Hahaha!!!»

L’animo di Twilight mutò d’incanto, e le linee del viso s’indurirono. Il suo corno prese a frizzare.

«Non così in fretta. Temo che dovrai aspettare ancora un bel po’!»

«Uh?» Anche la Mimic cambiò atteggiamento. Perplessa, prudente, non aveva più così tanta voglia di parlare, tantomeno di ridersela.

Allora Spike capì che se la sua amica non aveva perso la volontà di lottare, semplicemente stava aspettando il momento migliore per tenderle un’imboscata; quando cioè la Mimic si sarebbe trovata abbastanza vicina a lei, distratta dal soliloquio e certa del suo trionfo.

Un fascio di magia, di forma insolita e di colore celeste – si suppone potesse trattarsi dell’Incantesimo Denaturalizzante – partì come una saetta dalla punta del corno, mirando dritto all’interno dell’apertura dello scrigno; se avesse raggiunto il bersaglio sul quale l’alicorno aveva puntato, tutta quella strana situazione si sarebbe risolta in un istante.

Ma qualcuno mise i bastoni tra le ruote.

Un abito particolarmente agile guizzò tra fuoco e bersaglio prima che questi lo raggiungesse, ed incassò per la sua padrona il colpo che le era stato indirizzato.

L’abito – un completo invernale, formato da giacca, maglioncino e gonna lunghi – perse via via la propria vitalità partendo dal colletto per poi afflosciarsi a terra, come la cera di una candela che brucia a gran velocità.

«Bloccatela, SUBITO!!» Ringhiò la voce da dentro il baule.

Un manichino si avvicinò all’alicorno prima che questa potesse riprovarci, e le coprì il corno con una calza a righe orizzontali, nere e turchesi.

Quando Twilight tentò di lanciare un nuovo incantesimo, scoprì shockata che l’indumento le bloccava ogni genere di sortilegio.

Non sarebbe mai stato possibile, salvo che la Mimic non avesse deliberatamente alterato la natura della calza per assolvere quello scopo preciso.

Scostò il manichino e tornò a rivolgersi a lei, con perfidia. «Sei stata furba, te lo voglio concedere. Forse non sei così sempliciotta come ti reputavo. Beh tanto meglio così, per quando il tuo potere sarà parte di me!»

«Non te la caverai! Qualcuno un giorno verrà, e ti fermerà… PER SEMPRE!»

«Dissero la stessa cosa quando m’intrappolarono in questo bucolico bauletto, e guardami ora, le tue minacce mi spaventano quanto quelle di una mosca al ragno che l’ha agguantata! E a questo proposito…» ora si girò verso un gruppetto dei suoi serventi «portatemi gli inibitori di volontà, e fate alla svelta, per cortesia. Sto cominciando a perdere la pazienza con queste qui.»

“E ora che succede??” s’interrogò Spike, piegato dalla paura e dall’impotenza.

Gli inibitori di volontà, così come li aveva soprannominati la Mimic, altro non erano che una coppia di caschi asciugacapelli montati su una base a quattro ruote.

Rarity ne aveva molti di quei così, ma questi dovevano avere un’utilità di qualche ignoto tipo, altrimenti non si sarebbe spiegata la loro presenza negli spregevoli piani della gemma acquamarina.

Gli abiti portarono il primo dei caschi sopra la testa di Twilight e la costrinsero dentro mentre lei cercava inutilmente di rifiutarsi.

«No… n-non voglio… lasciatemi stare… lasciatemi!!» Ma per quanto lottasse, alla fine la forza del gruppo ebbe la meglio su di lei. Attraverso la visiera di plastica guardò in su, e poi intorno, per cercare di capire che ne sarebbe stato di lei.

«Non agitarti, piccola, finirai solamente per affaticarti di più.» La rassicurò la Mimic con un tono falso premuroso. «E poi ne soffrirei se quel limpido visino dovesse deturparsi per la tua ostinazione.»

«Che cosa le state facendo?!» Strillò Spike cercando inutilmente di liberarsi.

«È soltanto una precauzione per impedire che si faccia male. Non devi temere per la tua amica: una volta succhiatole il potere magico la liberemo e potrete tornarvene a casa.» Si avvicinò al suo orecchio per sussurrarle qualcosa. «Chissà come dev’essere amministrare un reame senza un’oncia di Magia!»

E finì con una risata melliflua.

Il casco fu acceso, e cominciò a emettere un fievole soffio.

Twilight e il drago si fissarono negli occhi mentre il tutto avveniva.

«Spike, ascoltami bene! Se veramente hai provato a mangiare la Mimic, forse ora le sue abilità sono… » ma non arrivò alla fine della frase, perché la testa cominciò a girarle.

«Smettila di blaterale! Comincio ad averne abbastanza delle tue lagne!» Esclamò la gemma, mentre il casco inibitore concludeva la sua opera.

Gli occhi dell’alicorno si spensero, e la palpebre si chiusero su di loro quando la pony perse definitivamente i sensi. Il viso le si piegò in avanti, sbattendo violentemente contro la visiera.

«Ohh la pace dei sensi! Serenità dello spirito che mi accoglie nel suo abbraccio! L’onnipotenza è un’arte che si coltiva nel silenzio. Non sei d’accordo con me, piccolo drago?» Si rivolse a lui la Mimic, inebriata e quasi in trance.

«Ehi, aspettate! E io?!»

Tutto si fermò, e i presenti si girarono verso chi aveva appena parlato: Pinkie Pie.

La Mimic si batté con una gamba sul bordo della federa «Già, che sciocca! Quasi mi dimenticavo di te!» E impartì l’ordine ai suoi schiavi di occuparsi anche di lei.

Allora gli abiti ripeterono sulla pony dal manto rosa le stesse procedure avute con la Principessa, ma incontrarono un grosso ostacolo quando si resero conto che la sua folta criniera di cotone occupava tutto lo spazio all’interno del casco.

Dopo diversi tentativi andati a vuoto, Pinkie cominciò ad averne abbastanza del loro maldestro impaccio.

«Uff ma devo proprio insegnarvi tutto?!» Si lamentò con voce stridula, e con una leggerezza che aveva dell’incredibile si sfilò gli zoccoli dai nodi che la teneva legata all’appendiabiti e atterrò con le zampe per terra. Mentre la Mimic seguiva le sue azioni “a bocca aperta” (il coperchio leggermente spalancato, come se volesse chiudersi ma non ci riuscisse), con i serventi che si lanciavano segni allarmati, lei si sistemò da sé i crini e regolò il casco alla giusta altezza. A quel punto balzò nuovamente sull’appendiabiti e gli zoccoli tornarono al loro posto, saldamente avviluppati allo spago da cucito.

«Ecco fatto, ora potete andare.» Disse infine da dentro il casco, con parte dei ciuffi che sporgevano dai margini inferiori e altri che le coprivano un occhio.

Gli abiti si scambiarono dei segni. Erano disorientati; qualcuno non era neppure sicuro se procedere o meno.

Alla fine l’inibitore fu acceso, e anche la Pony della Gioia venne indotta al sonno.

Solo allora il coperchio della Mimic si chiuse, e l’atmosfera tornò ad assumere l’aria semi-seria che c’era all’inizio. «Beh… l’importante è essere andati fino in fondo… » si voltò dall’altra parte « che dicevamo? Ah già: sembra che siamo rimasti solo noi due, piccolo drago. Ehm…» si fermò a riflettere «Spike, vero? È così che ti ha chiamato la tua amica?»

Lui aveva negli occhi un fiume di lacrime; la sofferenza per il fato in cui aveva trascinato se stesso e le ragazze. «La pagherai, Mimic!! Princess Celestia e Princess Luna…loro non ti lasceranno neanche uscire da qui!»

«Sì, sono certa che hai ragione.» Rispose lei, dandogli poco credito. «Adesso se me lo concedi, però, devo prepararmi per il mio grande ritorno. Se vuoi un mio consiglio, tieniti pronto: presto Equestria conoscerà la sua nuova sovrana!»

Chiamò con un cenno della gamba il tubino a capo della congrega di abiti. «Preparate la Principessa per il processo. La voglio su quella pedana laggiù quanto prima.» Il tubino annuì al suo ordine.

«E per quanto concerne il nostro piccolo ospite squamato… » gli rivolse un’occhiata spregevole «fatene quel che vi pare. Ma andateci cauti. Non dimenticatevi che è a lui che dobbiamo la nostra libertà!» Concluse il congedo e quindi si ritirò verso un angolo del laboratorio, con pochi fedeli al suo seguito.

Gli altri abiti, invece, obbedirono pedissequamente all’invito della loro sovrana.

In breve tempo Spike si ritrovò circondato da un folto guardaroba di vestiari stregati, aggressivi e – aveva buone ragioni per crederlo – assetati di sangue.

Chi poteva sapere quale infausto futuro lo avrebbe atteso se li avesse lasciati procedere? Ma soprattutto, quale futuro attendeva Twilight Sparkle e Pinkie Pie, ora che la Mimic aveva rivelato il suo folle obbiettivo?

Niente Magia significava niente Rainbow Powers, quindi nessuna difesa per Equestria. Di conseguenza, nessuna speranza di vittoria, non questa volta!

“E tutto questo soltanto perché avevo fame! Sì, ce l’ho proprio con te, stupido stomaco!! Possibile che continui a gorgogliare anche ora che la vita di tutti è appesa a un filo?! E non venirmi a dire che questa è paura! La conosco la mia paura! Questa non lo è!”

Ma non aveva tempo per bisticciare col suo apparato digerente.

Doveva liberarsi da quelle catene e trovare la maniera per fermare il nemico.

Soffiò un lieve getto di fiamma sullo spago che teneva legata la sua mano destra, quindi un’altra lingua di fuoco dalla parte opposta, che rilasciò anche l’altro braccio.

A quel punto il pandemonio si scatenò su tutto il laboratorio.

Spike sgusciò con i riflessi di un ghepardo oltre il primo assembramento di vestiti, rantolando faticosamente fino agli appendiabiti delle sue amiche prigioniere.

«Non statevene lì guardare! Catturatelo!!» Strillò la Mimic balzando in aria.

In men che non si dica il fuggitivo si ritrovò faccia a faccia con un trio di manichini che si atteggiavano a bulli della situazione.

Spike allora, presa coscienza che – almeno per il momento – non c’era modo di soccorrere le pony prigioniere, ripiegò la sua evasione verso l’unica direzione che in quel momento gli sembrava attuabile.

Afferrò il piedistallo di uno specchio girevole e lo rovesciò a terra verso gli assalitori, facendo di esso una tempesta di schegge. Mossa inutile, considerato il tipo di avversità chi gli stava alle costole, ma per lo meno gli diede la grinta di andare fino in fondo.

Il secondo in comando degli abiti, il tubino, cercò di accalappiarlo con il suo duttile scialle. Esso si avviluppò alla gamba del drago, facendolo cadere disteso lungo a terra; allora iniziò a tirarlo a sé, ma Spike fu più svelto, e riuscì a slegarsi dalla sua presa prima di essere soverchiato.

Imboccò l’uscita e sparì dalla loro vista.

«Idioti!! Straccioni buoni a nulla!! Come avete fatto a lasciarvelo sfuggire?!?»

Uno degli abiti scrollò le maniche delle spalle, imbarazzato.

«Come sarebbe a dire “Non lo sapevate”?!? È un drago, è naturale che sputi fuoco!!»

La veste mimò altri gesti, in risposta alla sua padrona.

«Grrr!! D’accordo, non ha importanza. Abbiamo ancora la Principessa con noi, il rito potrà comunque procedere!»

In testa al gruppo dei serventi, il tubino era in attesa di nuovi ordini.

«Tu, raduna un gruppo dei tuoi e andate a recuperare il drago! Non ha modo di andarsene, ma non possiamo permettergli di muoversi a zonzo per la casa facendo quello che gli pare!»

Il leader fece un segno di assenso, e cominciò a distribuire gli incarichi tra gli abiti e i manichini.

La Mimic si mise in disparte, confabulando qualcosa tra sé.

«Ho atteso fin troppo per permettere a quella piccola peste viola di rovinare i miei piani! Fuggi quanto ti pare, piccolo Spike, fuggi! Ma tanto non andrai da nessuna parte, perché entro stanotte io e te avremo… »


… chiuso. C’era da aspettarselo.

Né uno né l’altro battente dell’uscita volevano decidere ad aprirsi.

Come avessero fatto Twilight e Pinkie ad entrarvi prima, rientrava probabilmente nei contorti piani della gemma.

Spike sentì il rumore degli zoccoli farsi incombente, e decise quindi di nascondersi in uno dei camerini per la prova degli abiti.

Passò sotto le due antine in stile saloon dello stanzino e tirò il tendaggio magenta, sperando così di non essere scoperto.

Dal tessuto, lasciò aperto solo uno spiraglio; quanto bastava, cioè, per spiare il gruppo degli inseguitori che si faceva strada nell’atrio: erano un paio di manichini e un numero imprecisato di capi di vestiario, ma soprattutto il tubino decorato di lustrini, che capitanava tutti.

Esso fece gesto alla sua “truppa” di dividersi, per mettere a soqquadro la casa, in cerca del fuggiasco.

Il drago fu quindi costretto a rimanere bloccato lì, nella speranza che a nessuno saltasse l’idea di controllare proprio la sua cabina.

“Sembrava un compito così facile, vero Spike? In fondo si trattava soltanto di badare al negozio per un pomeriggio e una notte. Fare le pulizie, annaffiare le piante, nutrire quel dispotico esempio felino di Opalescence.

Unica raccomandazione: stare alla larga da quella gemma recapitata stamattina a casa Rarity; pena, il disastro! Tutto sommato: un giochetto da puledrini, eh Spike... EH?! E invece no! Vai a ficcanasare dove non dovresti! Vai a liberare una forza vecchia di secoli che vuole succhiare la Magia di Twilight e prendersi il controllo di Equestria! L’avessi almeno mangiata, quell’accidenti di gemma!!”

Un rumore lo mise in allerta; dopo un fugace controllo scoprì che si era trattato soltanto di un abito che aveva urtato contro qualcosa in corridoio.

“E ora che cavolo faccio?! Come le salvo?? Se torno di là quelli poi mi acciuffano ed è finita, se tento di uscire rischio di fare la stessa fine e inoltre abbandono Twilight e Pinkie… no, frena un secondo! Quella frase…”

Ripensò a cosa gli aveva detto l’amica in laboratorio:


- “Spike, ascoltami! Se veramente hai provato a mangiare la Mimic, forse ora le sue abilità sono… ” -


“Sono cosa?! Cambiate?! Diminuite?! Che cosa cercavi di dirmi Twily?!?”

Ripercorse a ritroso i fatti delle ultime ore:

Gli schiavi della Mimic li avevano catturati; dopo che le sue amiche erano state attirate in quella trappola; mentre lui fuggiva alla cieca presumibilmente seguito da due manichini… e prima?

“Un momento! ” Si ricordò di un’altra frase.


- “Erano conosciute e temute per il loro potere di trasformare qualunque cosa gli stava intorno in qualsiasi cosa desiderassero: trappole, armi, serventi, di tutto… ” -


Rievocò la scena del serpente di foulard, e del modo in cui lo aveva steso con una saetta ad alta tensione… scaturita senza logica apparente dalla doppia punta di un comunissimo forchettone da cucina!

Questo, dopo che lui aveva supplichevolmente desiderato di ottenere…


“Un’arma più potente… W-“ «WOW!!» Esclamò ad alta voce, tappandosi all’istante la bocca. Per poco non tradì la sua posizione.

Sbirciò attraverso la fessura del tendaggio: nessuno in vista, per ora.

Riprese da dove si era interrotto, e a quel punto tutti i nodi vennero al pettine:


- “Spike, ascoltami! Se veramente hai provato a mangiare la Mimic, forse ora le sue abilità sono… ” -


“…dentro di me?”

Poteva mai essere?

Aveva davvero ereditato il potere di plasmare la realtà a suo piacimento?

Ma se così fosse, la Mimic non avrebbe fatto l’impossibile per impedirgli di fuggire, magari sottoponendolo per primo al trattamento dei caschi inibitori?!

“No! Non se lei per prima non fosse al corrente di questa cosa! In fondo e stata lei stessa a dirmelo: sono il primo nella storia delle Mimic ad aver esitato a mangiarne una. Se anche in passato alcuni draghi avessero ereditato i loro poteri, non ci sarebbero di certo state testimonianze a ricordo degli effetti collaterali!”

Tra l’altro, la storia draconica era zeppa di voci su possenti e antichissimi draghi che nel corso della loro vita avevano accumulato ricchezze a dir poco spropositate, perfino per gli standard di razziatori del loro calibro, al punto che mentre se ne discuteva, non si risparmiavano aspri commenti sul fatto che durante i loro saccheggi fossero aiutati da forze magiche non meglio indicate.

E se quei poteri li avessero ereditati proprio dall’aver divorato una Mimic?

Tutto quadrava, e ora forse Spike aveva un modo per salvare le sue amiche. Ma se davvero voleva esserne sicuro, doveva prima portare a termine un test, e per questo aveva bisogno di uscire da lì.

Mentre pensava a come fare, decise di prendere due piccioni con una fava.

Poteva alterare le cose a suo piacimento, no? Quindi a rigor di logica anche la tenda che lo stava nascondendo.

Se una porta non voleva aprirsi, si disse, ne avrebbe “immaginata” un’altra lui!

Fece per afferrarla e quindi scostarla, quando ad’un tratto si arrestò.

No, aspetta! Com’è che funziona?! Apro la tenda e questa mi porta da un’altra parte? E di là che ci sarà?

Ma subito bocciò quel pensiero. Era inutile arrovellarsi il cervello, doveva provarci e basta, specie nella situazione in cui vessavano le sue compagne.

“Ok, farò così: penserò a un’altra stanza dove sono certo ci siano delle tende uguali a queste, e se ho ragione, verrò teletrasportato direttamente lì. Poi penserò a come muovere il prossimo passo!”

Posto così, aveva già la parvenza di “buon” piano, decise allora di tentare quella strada.

Inspirò profondamente per farsi coraggio, e ghermì con una presa degli artigli gli orli del tessuto. A quel punto pensò intensamente alla stanza in cui voleva trasferirsi e scostò con uno slancio deciso la tenda.

La attraversò, e immediatamente la via gli si aprì sulla camera da letto di Rarity!
   
 
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