Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: kamony    04/12/2014    12 recensioni
Com’era il giovane ed acerbo Harlock prima di diventare il cupo e ramingo pirata, silenzioso e devastato dal rimorso, che solca lo spazio a bordo dell’Arcadia?
Questa è la storia dei suoi albori, di come sia diventato il Capitano di una delle 4 navi Death Shadows con motori a dark matter. Di come si sia guadagnato questo ruolo, della sua bella amicizia con Tochiro Oyama, come ha conosciuto e conquistato il suo primo grande amore... e molto altro ancora!
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harlock, Nuovo personaggio, Tochiro
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'ACROSS THE UNIVERSE'
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-8-

ARCADIA

 

Era passato un po’ di tempo da quando Maya aveva messo il suo segreto nelle mani di Harlock. Ovviamente non l’aveva smascherata e da allora avevano continuato la famosa scuola guida. Come promesso, le stava insegnando alcuni trucchi per pilotare in modo migliore quelle navette così sofisticate e così potenti, piccole e molto simili a quelle in dotazione ai civili, che venivano usate nel traffico interstellare.
La ragazza si stava dimostrando piuttosto portata per la guida e nonostante a volte avesse qualche problema a gestire i riflessi, apprendeva velocemente. Probabilmente aveva ereditato una certa abilità dal padre che, prima di avanzare di grado e diventare generale, era stato un ottimo pilota.
Starle vicino, aveva
convinto il giovane tenete del fatto che perseguisse con vera passione un ideale, a cui la ragazza credeva fermamente.
Maya non parlava molto della Gea Free e dei loro piani, era ancora guardinga nei suoi confronti, ma cercava di fargli notare con tutte le sue forze che qualcosa, nel modo di agire del governo, non andava.
La guerra era finita in modo repentino, senza reali vincitori né vinti. Si millantava un accordo tra le varie potenze coinvolte. Ovvero quelle che avevano spalleggiato i terrestri nel loro intento di tornare per l’appunto
a casa, e quelle che avevano osteggiato questa possibilità, in quanto a loro dire, la Terra era diventata un pianeta invivibile e non ripopolabile.
Il punto era che il Pianeta Azzurro non sembrava poi così martoriato come la Gaia Sanction andava dicendo. Era vero che c’erano delle zone devastate dalla carestia, pressoché del tutto prive di risorse, ridotte quasi a deserto, ma c’erano anche tante altre zone, tipo quella dove sorgeva Oceania Tredici, che erano floride e ricche. Quindi se avevano riedificato e reso nuovamente fertili quei luoghi, trasformandoli in cittadelle militari, perché non farlo anche con le zone più disastrate?
Era ciò su cui più batteva la tesi della ragazza, che effettivamente portava quanto meno il Falco a rifletterci sopra.
Inoltre c’erano anche altri fattori nebulosi. Ad esempio, i mezzi d’informazione dicevano che la neonata Coalizione
Gaia, stava studiando come risolvere il problema carestia e desertificazione. Stavano riattivando in modo strettamente contenuto il controllo climatico di certe zone ormai aride e semi desertiche, anche se per loro, il problema maggiore, dicevano che fosse stata la sovrappopolazione, che, succhiando senza posa risorse organiche era stata la causa della quasi morte del Pianeta. Quindi erano molto decisi nell’affermare che non potevano permettere di far tornare più popolazione di quella che la Terra potesse ospitare e sopportare. Un numero esiguo, a cui sarebbe stato applicato un ferreo controllo delle nascite. La restante parte dell’umanità avrebbe dovuto per forza ripiegare e accettare di vivere nelle colonie interplanetarie.
Come e perché avrebbero scelto chi far tornare e chi no, non era ancora chiaro, si sapeva soltanto che era stata costituita una commissione di persone altamente qualificate, tra psicologi, antropologhi, etologi e quant’altro, che si stavano occupando della cosa per trovare una soluzione equa e non discriminatoria.  

Maya diceva ad Harlock con ostinata fermezza, che tutto ciò era una vergognosa menzogna. Uno specchietto per le allodole, costruito a tavolino e divulgato in modo mirato dai mezzi d’informazione, che sempre secondo lei, erano abilmente pilotati miscelando verità e bugie, in modo tale da mescolare abilmente le carte in tavola, tanto da confondere ad arte le idee alla gente per tenerla buona. La popolazione era ancora stordita dalla fine della guerra, e furbescamente venivano loro propinati fatti tragici e destabilizzanti da una parte, e una miriade di belle promesse e impegni di riedificazione dall’altra. Alla fine non veniva fatto niente o quasi, salvo qualche furba azione puramente dimostrativa atta a placare e distrarre le
folle.
In realtà i profughi continuavano a restare tali, su colonie in vari pianeti terrificati più o meno accoglienti, o su satelliti artificiali orbitanti nello spazio. La Terra, di fatto spopolata era in mano all’esercito. Niente di realmente concreto veniva effettivamente effettuato per rimettere a posto le cose e permettere ai terrestri, di rientrare nel loro pianeta d’origine.

La sovrappopolazione non era mai stata il vero problema. Il Pianeta Azzurro in realtà era stato dissanguato da uno sfruttamento folle ed incosciente delle sue risorse per biechi interessi economici, appannaggio di pochissime mega multinazionali, che in modo selvaggio avevano succhiato, come ingordi vampiri, tutto ciò che poteva dar loro denaro e quindi potere. Per fare ciò, non si erano nemmeno fatti scrupoli a martoriare la Terra, con i famigerati esperimenti sul controllo climatico, che avevano finito per creare degli sbalzi di temperatura che avevano portato a conseguenze al limite dell’apocalittico. In questo modo, avevano quasi del tutto distrutto l’equilibrio naturale del pianeta, facendo accadere una serie di devastanti cataclismi, che avevano accelerato il processo di desertificazione e desolazione che aveva colpito inesorabilmente il Pianeta Azzurro. Solo quando questi esperimenti furono terminati, lentamente, la natura aveva cominciato a riprendere il suo ciclo e alcune parti erano miracolosamente tornate a nuova vita. Perciò questo tipo di sperimentazioni erano state condannate e dichiarate fuori legge, salvo essere solo ed unico appannaggio del governo, che dichiarava di usarli con parsimonia e unicamente come ultima risorsa, quando ce ne fosse stato bisogno.

 

Tutte queste cose cominciavano a far riflettere Harlock, le cui inossidabili certezze sulla bontà degli intenti della Gaia Sanction, cominciavano un po’a scricchiolare.

Di contro però non c’erano prove né certezze, erano solo considerazioni e riflessioni di quella giovane ragazza, molto bella e piena di passione, mossa da ideali nobili che la portavano a credere ciecamente ai capi di questa organizzazione che, a suo dire, aveva agganci diretti con il governo per carpirne informazioni. Più o meno lo stesso discorso che gli aveva fatto Tochiro.
C’era quanto meno da fermarsi a pensare, riflettere e valutare, ed in effetti questo faceva il Falco sebbene poi, quando era con lei, a volte si chiudeva a riccio e a tratti si estraniava, perché la ragazza cominciava a piacergli in un modo, che lui riteneva molto preoccupante, che lo turbava e lo consumava anche un po’. Era pure dimagrito, perché spesso saltava i pasti e si dimenticava di andare a mensa mangiare, passando ore ed ore a rimuginare, steso sul letto, con le braccia incrociate dietro la testa e lo sguardo fisso al soffitto.
Ovviamente il suo chiodo fisso erano due limpidi spicchi di cielo, che ormai lo avevano completamente ammaliato, in modo pericolosamente inarrestabile.

 

 

 

*



Quel pomeriggio Harlock si trovò libero dalle sue occupazioni giornaliere prima del previsto.
Infatti gli Space Cowboys avevano finalmente concluso il ciclo di simulazione di volo spaziale sui prototipi. Dovevano solo completare gli studi e il training fisico per una lunga permanenza nello spazio, in modalità gravità artificiale, e poi sarebbero partiti per la base spaziale Woomera*1, di cui nessuno conosceva le coordinate, tranne un ristretto e fidatissimo numero di persone, tanto da fare diventare quel posto quasi una leggenda, dato che comunque era una base orbitante segretissima. Molti ne mettevano in dubbio anche l’esistenza stessa, ma tutto ciò non poteva che essere un bene per la sua inviolabilità, poiché Woomera al suo interno custodiva la mini flotta più potente della Gaia Saction, ovvero le quattro navi Death Shadows a motore dark matter.
Di lì a poco, su di esse, i quattro Space Cowboys avrebbero cominciato a fare i reali test di guida nello Spazio. In special modo avrebbero preso confidenza con l’ammiraglia per le manovre manuali con il timone, per far capire al Sergente Lee in via definitiva chi potesse diventarne il Capitano.


Quello stesso pomeriggio, anche Maya aveva disdetto la loro lezione di volo. Aveva inviato ad Harlock un messaggio di testo sul suo share-phone, scusandosi per un impegno improvviso e lui senza pensarci troppo su, aveva deciso di andare cavalcare.
Era una cosa che si era ripromesso di fare fin da quando era arrivato sulla Terra, ma per via di una cosa, o dell’altra, non c’era mai riuscito, così grazie a quella serie di circostanze favorevoli, aveva colto l’occasione al volo.
Gli avevano detto che c’era una specie di maneggio in una parte più distaccata della base, e una volta trovato l’indirizzo, vi si era recato entusiasta.
Aveva sempre amato andare a cavallo. Era una cosa che lo metteva di ottimo umore e che lo faceva sentire incredibilmente bene. Lo rilassava molto. In quel momento ne aveva bisogno perché era sotto forte pressione per via dell’addestramento, ma anche per via di ciò che quella ragazza gli smuoveva dentro. Era in una gran confusione sia per ciò che gli diceva circa la Gaia Saction, ma soprattutto per ciò che gli causava la sua presenza e la sua vicinanza. Era attratto da lei in modo bivalente: affascinato dalla sua mente e ammaliato dalla sua bellezza. Ciò lo rendeva sempre molto agitato e lo teneva sulle spine perché era eccessivamente preso da lei.

Aveva bisogno di calma. Di riflettere e di riprendere le fila.
Doveva distrarsi e non pensare a nulla, cavalcare era la cosa più giusta per liberarsi la mente.

Quando finalmente arrivò ed entrò nelle stalle, ebbe un colpo di fulmine per un esemplare di Murgese*2.
Un animale fiero, bellissimo, che scoprì essere una femmina. Aveva il crine lucido e nero come la pece, la muscolatura asciutta, e lo sguardo penetrante. I loro occhi s’incontrano, ed Harlock, in quei due profondi abissi bui come la notte, individuò qualcosa di familiare, qualcosa che riconobbe e che gli somigliava. Era una sorta di guizzo di febbrile insofferenza, capì subito che doveva assolutamente montarla, rifiutandosi di prendere in considerazione altri animali.
Espletate le formalità per il noleggio, la prese in consegna e con un gesto rapido e fluido gli salì in groppa.

Sì sentì subito a suo agio, come se la cavalcasse da tempo.
Il suo nome era Arcadia
*3 ed era davvero una bellissima puledra. Uscì dal recinto. L’aveva prenotata per qualche ora, perché voleva farsi una bella passeggiata nella parte più selvaggia di Oceania Tredici, sempre però a ridosso della base militare.
Partì con calma, al passo, poi fu la volta del piccolo trotto, senza furia, lasciando che Arcadia si abituasse a lui, al suo modo di guidarla, alla sua cavalcatura, al suo peso e alla sua fisicità.
Si concessero una lunga e tranquilla passeggiata in cui fecero conoscenza, poi il Falco carezzandole il crine e parlandole piano, cambiò direzione e, nuovamente al passo, si diresse verso la spiaggia.

Appena arrivati sulla sabbia la cavalla nitrì. Harlock sorrise e le carezzò nuovamente il manto corvino, dandole anche dei lievi buffetti.
Si erano subito
capiti, era come se lei avesse intuito la smania del suo cavaliere e la condividesse. Di fatti, come aveva poggiato gli zoccoli sulla rena, aveva cominciato a dare lievi segni d’impazienza, sebbene fosse rimasta ferma attendendo gli ordini del suo cavaliere.

“Ora io e te signorina ci divertiremo un po’” le disse sornione già pregustando ciò che aveva in mente di fare. Anche lui aveva percepito questa grande sintonia con quella puledra, così non perse altro tempo e la guidò fino alla battigia. Appena arrivati allentò leggermente le redini, strinse le gambe, schioccò la lingua. A quel punto l’animale, capito il comando, si lanciò subito al galoppo. Immediatamente il cuore di Harlock, per l’emozione, cominciò a palpitare furioso, seguendo il ritmo scandito della corsa della cavalla.
Cavalcava selvaggiamente, incitando l’animale in una corsa sfrenata e liberatoria. Ora che Arcadia stava andando a tutta velocità e con grande potenza, si sentiva spinto con forza avanti e indietro dai suoi movimenti rapidi e cadenzati che lui assecondava con elegante  potenza. La puledra correva facendo guizzare i muscoli nervosi in sincrono con il suo cavaliere, in un armonico ondeggiare quasi scivolato sulla sella, che sembrava essere una sorta di perfetto duetto. Harlock riusciva senza fatica alcuna a seguire i movimenti dell’animale, che con forza e grazia affondava gli zoccoli nell’arenile, producendo schizzi salini, che gli bagnavano i pantaloni. Il vento gli sferzava piacevolmente il viso, scompigliandogli i capelli che ondeggiavano disordinati. Tutt’intorno percepiva l’odore prepotente del salmastro, che gli riempiva le narici saturandogli i polmoni e pizzicandogli appena la gola. Lo respirò con soddisfazione inalandolo dal naso.
Il mare con il suo infinito
incanto, la sua placida forza e il suo profumo salato era uno dei più grandi amori della sua vita. Lo riempiva e lo rendeva pieno di forti emozioni.  
Quella straordinaria cavalcata sulla spiaggia era, simile nella sua potenza, ad una freccia che scagliata a forza saettava nel vento, creando una perfetta armonia tra cavallo e cavaliere. Era come se da due esseri fossero diventati una cosa sola. Stava bene come non accadeva da tempo. Fu preda di un’emozione intensa e prepotente che lo inebriò.

Si sentiva completamente e totalmente libero e felice. In quel momento egli stesso era aria, vento e mare, un tutt’uno con la natura che lo circondava. Istintivamente lasciò le redini e allargò le braccia, continuando ad assecondare con il corpo la cavalcata. Gettò la testa indietro, quindi spontaneamente urlò di gioia.
Fu un gesto liberatorio che lo sciolse da ogni pensiero e da ogni preoccupazione che lo turbava.
In lui c’era qualcosa di selvaggio e qualcosa d’indomito che ogni tanto premeva e sembrava dimenarsi per uscire fuori allo scoperto. Era uno spirito libero, profondamente libero, che si era volontariamente ingabbiato in una carriera militare, per sedare e dominare quella parte indocile che bruciava dentro di lui. Sebbene spesso riuscisse a domarla e a ridurla al silenzio, relegandola nei meandri più reconditi del suo animo, era viva e vibrante e faceva parte di lui.
Era la sua natura c’era poco da fare, molto simile proprio ad
un falco e come tale ogni tanto doveva volare alto e slegato, lontano da tutto e da tutti, per riappropriarsi della sua più profonda identità.
Cavalcare era la cosa più bella e più appagante che potesse fare, per raggiungere questo suo scopo interiore. Quella corsa sfrenata lo stava aiutando ad estraniarsi e liberarsi di pensieri, domande e dubbi.
Arcadia, con cui era arrivato ad una totale intesa in cui entrambi si erano totalmente fidati l’uno dell’altra, era stata senza dubbio la migliore compagnia per un pomeriggio anomalo, che orami stava volgendo alla sera, tingendosi di rosso, regalandogli la meravigliosa immagine di un sole aranciato, che sembrava quasi tuffarsi nell’orizzonte di un mare calmo e piatto come una tavola.
Quanto poteva essere meravigliosamente bella la Terra? Si chiese davanti a quella vista che gli stava facendo quasi male, da quanto lo emozionava. Ciò inevitabilmente lo riportò a pensare lei: Maya.

Alla fine di quella corsa, perso nei colori strabilianti di quell’incredibile tramonto, non poté che ricordarla, perché quello spettacolo lo riempiva e gli nutriva l’anima, ma improvvisamente si rese conto che aveva poco senso, perché, nonostante quella grande emozione, avvertì come una sorta di vuoto. Fu come se la bellezza e la gioia di quel momento, non avessero alcun senso se non potevano essere condivise con qualcuno, e quel qualcuno, si sorprese a desiderare che fosse proprio lei.
Gli sarebbe bastato solo averla accanto, in silenzio, ma vicina, per completare la perfezione di quel quadro fatto di elementi naturali e forti emozioni interiori. Lei, la summa di tutto.

Probabilmente fu in quell’esatto momento, che prese piena coscienza del fatto che provava per Maya qualcosa che mai aveva provato prima nella sua giovane vita. Mentre tornava alle stalle si scoprì pensieroso e incupito. Qualcosa gli stava germogliando dentro, un’emozione atipica e sconosciuta che lo rendeva al contempo sia fragile che forte. Gli dava certezza e confusione, gioia e apprensione. Tutto ed il contrario di tutto. Come diceva un famoso e antichissimo poeta e scrittore, non era altro che pesante leggerezza, disarmonico caos di forme belle*4.
Era ciò che comunemente viene definito innamoramento. Quella fase iniziale di piacevole babilonia così prepotente da essere destabilizzante, come se fosse stato sballottato da una giostra impazzita, in cui si rincorrevano una miriade di sensazioni ed emozioni nascenti. L’alba di una nuova era nella vita di ognuno. Era la sua prima volta, la più bella e la più intensa. Un’esperienza unica che gli si era rivelata durante una cosa che amava: cavalcare. Al termine di quella corsa insieme a quella puledra fiera ed indomita, aveva scoperto che, nonostante tutte le brutture, che aveva visto e passato durante la guerra, ora potevano esserci davvero nuove cose da scoprire e godere.
Per questo non si sarebbe mai dimenticato di quella cavalcata e del prezioso dono che gli aveva fatto Arcadia.

Un giorno avrebbe avuto memoria di quel magico momento insieme a quello splendido animale che, per una strana casualità del destino, portava il nome della nave di cui sarebbe stato il Capitano. Gli avrebbe rammentato che sapore avesse il gusto della libertà, regalandogli un anelito di speranza. In momento, in cui tutto gli sarebbe parso perduto, quel ricordo gli avrebbe fatto credere che forse ci sarebbe potuta essere una via d'uscita, e lui l'avrebbe perseguita a costo di qualsiasi sacrificio, in nome di ciò che in quei giorni aveva vissuto sulla Terra.

 

 

 

1 WOOMERA: Ė il nome reale di una vasta zona militare situata al centro dell'Australia meridionale, in pieno deserto. È un'area proibita che misura attualmente 127.000 km quadrati ed è la più grande area militare del mondo. Ha approssimativamente la grandezza dell'Inghilterra, o della Florida. La Zona Proibita di Woomera comprende il poligono militare Woomera Test Range, il Cosmodromo di Woomera e la città di Woomera.
Fonte Wikipedia.
Ho scelto questo nome principalmente perché mi piaceva il suono musicale, ma anche perché si rifà ad una zona militare spaziale esistente e segretissima.
2 MURGESE: Grazie ad Oscartango, una cavallara con esperienza in Ippoterapia (Visitate la sua Equioasi Arcardia!!!) che mi ha consigliato il cavallo giusto per il Capitano essendo lei assai più esperta di me in materia equina :) Me lo ha descritto così: nero, fiero e di carattere forte e testardo. Origini pugliesi. Direi perfetto no? ;)
3 ARCADIA: Se non ricordo male non viene mai spiegato perché l’ammiraglia si chiami Arcadia, men che meno nel film, quindi ho immaginato ed inventato questa MIA personale versione dei fatti: Tochiro ha inventato il nome e dall’incontro con questa puledra, Harlock apprezzerà ancora di più questo nome, che grazie a questa cavalcata assocerà al simbolo di libertà!.

4 CIT. : "Perché questo litigioso amore o amore odiato tutto quanto dal nulla fu creato... vanità seria, pesante leggerezza... disarmonico caos di forme belle" Giulietta - (Tratto da William Shakespeare's Romeo + Juliet del 1966 di Baz Luhrmann (All rights reserved, no copyright infringement intended) )

 

 

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SORPRESA! Eccomi di nuovo tra voi con un capitolo bonus! Ho deciso poi di postarlo perché è un capitolo particolare e di raccordo e siccome sono stata assente per più di un mese ho pensato di farvi cosa gradita con un postaggio in più, è anche un modo per ringraziarci della vostra pazienza ;) Non credo che riaccadrà nell’immediato futuro che possa postare 2 capitoli a settimana, ma mai dire mai ;) Quindi dalla prossima volta cioè domenica o giù di lì si rientra nei ranghi normali ;)

 

GRAZIE di cuore a tutte le persone che hanno letto e un bacione schioccoso a chi ha recensito  :)

Questo capitolo è di proprietà di chi sa, e perché ;)
Grazie comunque a chi passa di qua segue e legge, per me è sempre un regalo la vostra attenzione


CURIOSITA’ Questo cavallo è un murgese, o almeno così dice google quindi si suppone che Arcadia più , meno possa essere così


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GRAZIE Capitano ti ho fatto cavalcare… su ora non protestare, ci sono vari modi di cavalcare non fare il pignolo e accontenti! =D

––––•••·.·•••––––

 

Per oggi è tutto.
Buona notte, o Buon giorno a voi!
Passo e chiudo.
Che la pace sia sempre con voi!
Alla prossima volta! =D

 

 

  
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