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Autore: Ameliasvk    04/12/2014    8 recensioni
"In principio ci furono le fiamme."
Londra, 1882. Amelie von Kleemt è una giovane di buona famiglia, ed ha tutto ciò che una ragazza della sua età possa desiderare: un nome altisonante, una casa lussuosa, innumerevoli vestiti, gioielli e... un fidanzato che non ha nemmeno mai visto in volto. Accade però che durante la festa di fidanzamento, la ragazza viene a conoscenza della più orrenda delle verità. Chi sono le creature che popolano i suoi incubi? Cosa vogliono da lei... ma soprattutto, sono reali? Ma è proprio quando tutte le sue speranze crollarono in mille pezzi, che Amelie viene salvata da un misterioso ragazzo, il quale, subito dopo…
Genere: Dark, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 14

Il Volto Del Mostro

_ Miguel_

         Quando arrivai, era già troppo tardi.
Sentivo la rabbia ribollire all’interno del mio corpo come pura lava incandescente. Quegli esseri disgustosi l’avevano accerchiata come un branco di lupi, e a giudicare dal forte odore di sangue che percepivo nell’aria, Amelie doveva essere gravemente ferita.
A quel pensiero, la pietra rossa che portavo al collo si fece più scura, sfiorando i toni dell’ebano.
Non serviva che la vedessi per capirlo: lo sapevo e basta.
Quel rubino era lo specchio della mia anima e nel vedere la pelle di Amelie ridotta in quelle condizioni pietose, divenne completamente nero e ancora più rovente.
Sorrisi biecamente, distendendo bene le dita.
         Erano quattro, ed ora che li guardavo meglio non sembravano Ghuldrash, no... però ne avevano l’odore.
Sentivo quel lezzo disgustoso e dolciastro di carne putrida fin nelle ossa, ma non ne avevo mai visti con simili sembianze, e sebbene somigliassero effettivamente a degli animali, la decomposizione degli strati epidermici parlava chiaro: oramai non si trattava più di comuni lupi, erano in uno stato di putrefazione troppo avanzato.
         Amelie tremava, coprendosi il volto con le mani. I suoi vestiti erano logori, completamente strappati e incrostati dal sangue. Intanto quelle bestie continuavano ad avanzare verso il suo corpo inerme, con le zanne scoperte e i lembi di carne e pelliccia che cadevano a terra, decomponendosi.
No, quelle rogne disgustose non avrebbero avuto scampo.
La furia incandescente di prima mi salì fino alla testa, era una rabbia muta, silenziosa, capace di annullare completamente il mio lato razionale e rendermi una belva assetata di sangue.
         Uno di loro si fece in avanti, Amelie gridò ed io scattai.
In un attimo, quei mostri si accorsero della mia presenza e con ferocia cercarono di saltarmi addosso.
         Sorrisi fra me e me digrignando i denti… non capivano con chi avevano a che fare?
Invece di sprecare il ciondolo come arma, decisi di cacciare fuori gli artigli e con un colpo ben assestato scaraventai uno di quegli esseri a terra strappandogli gli occhi dalle orbite. Disgustato dal sangue che cominciava a fuoriuscirne, mi girai di scatto trapassandone con la mano un’altro che stava cercando di saltarmi addosso.
Altro sangue nero e putrido grondò dalle mie mani.
Ma non era abbastanza.
Conficcai gli artigli nelle membra scure di quell’essere, fino a toccare terra dall’altra parte. Si sentì lo stridio delle ossa che si spezzavano, il frusciare della carne che veniva lacerata, il leggero crepitio dei legamenti che venivano rotti, persino le arterie recise… tutto.
Percepivo ogni cosa, e mi piaceva.
Ero fuori controllo, e così in collera da dimenticare persino che “lei” in quel momento mi stesse fissando terrorizzata. Avevo gli occhi iniettati di sangue e il mio unico desiderio era sterminare una volta per tutte quelle fecce, che avevano osato toccarla con i loro luridi artigli.
         Come avevano potuto farle del male?
Oh, beh… ormai importava poco.
Li avrei prima fatti a pezzi e se proprio non volevano decomporsi da soli, ci avrei pensato io a dargli fuoco!
         Amelie gridò, ma le sue urla non facevano altro che alimentare la mia rabbia.
Dopo aver finito di squarciare il ventre della mia vittima, mi scagliai con forza contro le ultime due creature rimaste. L’impatto con i loro addomi fu violento. Uno mi colpì con gli artigli sul braccio, ferendomi abbastanza profondamente, mentre l’altro cercò di mordermi al collo. Ma con fin troppa ferocia staccai ad entrambi la testa, lasciando cadere i monconi sanguinanti nel fango.
         Ci fu un altro grido, ma non lo ascoltai.
Lei m'implorava di fermarmi, di lasciare stare quelle carogne putrefatte, e cercò anche di alzarsi in piedi per bloccare la mia furia, solo che non riuscivo a darmi pace. Infierii più e più volte su quei corpi, massacrandoli… riducendoli quasi in poltiglia.
Non c’era più razionalità nel mio corpo, no... solo ira.
         Improvvisamente, Amelie tirò un altro urlo, questa volta più roco e lacerato dal dolore.
Fu come riscuotersi da un sogno e di scatto mi girai verso di lei, fissandola con occhi famelici, fiammeggiati sia per la rabbia che per il desiderio.
         << Basta!>> gridò con voce disperata, guardandomi dritto negli occhi.
         “Maledizione!” pensai, era completamente ricoperta di sangue… il suo sangue.
         La gola, a quell'idea mi bruciò come se al disotto della trachea fosse divampato un incendio e le fiamme si stessero propagando per tutto il corpo .
Se ne stava a malapena seduta, le braccia e le gambe erano ricoperte da graffi più o meno profondi e le sue vesti leggere erano oscenamente lacerate, lasciando scoperta più carne di quanta potessi vedere.
Stavo ansimando.
Implorai al mio torace di fermarsi e al cuore di riprendere un ritmo sostenuto.
         Dovevo calmarmi, sì... ma come?
Ritirai immediatamente gli artigli e una fitta mi colpì al cuore.
Lei stava piangendo, tremava come una foglia e singhiozzava convulsamente. Non era la prima volta che vedevo una donna in lacrime, e nella maggior parte dei casi, trovavo la cosa noiosa e patetica. Ma quella volta era diverso. Vedendola in quello stato, provai la strana voglia di prenderla fra le braccia e cullarla dolcemente, come si faceva con i bambini piccoli.
Ma non lo feci... non potevo farlo.
Lei era così fragile da sembrare di vetro, ed io avevo paura di romperla.
         << S- sei un mostro.>> disse flebilmente.
         E aveva ragione.
         << Ve ne siete accorta solo ora, milady?>>
         Feci per avvicinarmi ma lei lanciò un urlo.
         << Stai lontano da me!>> gridò, portandosi faticosamente le braccia sul volto.
         Lei era sconvolta, sì... ma io ero furioso.
Se non fossi arrivato per tempo, sarebbe sicuramente morta sbranata da quelle bestie!
         Era quella la fine che voleva fare?
         << No, non ti avvicinare! E non osare toccarmi con quelle mani sporche di sangue! Tu… tu sei come loro!>> urlò sotto shock.
         “E anche incazzato...” aggiunsi silenziosamente nella mia testa.
         Lei era mia.
         Mia soltanto. 
         E se proprio voleva crepare, doveva prima chiedermi il permesso.
Le mie labbra si curvarono all'insù, tirate, in un sorriso cupo e crudele che metteva bene in risalto i miei denti bianchi... aguzzi come lame.
Feci un passo verso di lei, poi un altro ed un altro ancora.
Non dovevo darle il tempo di indietreggiare. Ma non appena mi specchiai all’interno dei suoi occhi, non vidi altro che la bella faccia di un mostro... completamente ricoperta di sangue.
         << Vattene via!>> strepitò terrorizzata, fissando un punto al di là della mia spalla.
         Fu in quel momento che sentii qualcosa di freddo a contatto con la pelle.
Doveva trattarsi della pioggia, ma era così pungente e agghiacciante da penetrare sia nelle ossa che nel cuore.
         Seguii con lo sguardo il punto in cui i suoi occhi si erano fermati, e restai immobile a contemplare la scena. I quattro corpi in decomposizione se ne stavano a terra, immersi in un lago di sangue e fanghiglia.
Che scena nauseabonda.
Avevo così infierito da farli completamente a pezzi, mutilandoli orrendamente, come il più macabro dei macellai. Poi, tra la melma e il sangue vidi nuovamente quel marchio rosso sulla fronte dei Ghuldrash.
Un altro brivido freddo mi salì alla schiena, facendomi dimenticare tutto il rancore che provavo nei confronti di Amelie.
         Come avevo potuto permettere che lei, vedesse un abominio simile?
Sfiorai leggermente le sue morbide labbra con la punta delle dita e non appena lo feci, Amelie scoppiò nuovamente in lacrime.
         Fu a quel punto che presi una decisione.
D’un tratto, l’afferrai con forza tirandola a me, poggiai lievemente la fronte sulla sua e lei perse i sensi. In un secondo, tutti i ricordi relativi alle ultime ore si riversarono violentemente nella mia testa, con la forza di un fiume in piena. Vidi la disperata corsa a cavallo, la caduta, l’attacco dei lupi e la loro improvvisa morte.
         Come era possibile una cosa simile?
Intanto però, le immagini continuavano a scorrermi davanti agli occhi come una carrellata d’istanti e con estrema fatica, riuscii a catturare i ricordi relativi al mio combattimento. Non volevo cancellarle la memoria, ma non potevo fare altrimenti… almeno per quanto riguardava quelle ultime immagini.
         Era quello che voleva no?
Dimenticare.
         Quella mattina si era arrabbiata perché avevo morso sua sorella, e mi aveva anche detto che si era innamorata di me, peccato solo che in un momento simile, quelle parole mi suonassero tremendamente distanti e false.
Lei non mi amava... magari si sentiva attratta dal mio aspetto esteriore, ma nel profondo del suo cuore provava repulsione per me.
         Sicuramente col gesto avventato di quella mattina, le avevo ricordato il tradimento subito da Adam con quella sgualdrina e la cosa l'aveva scioccata.
Digrignai i denti.
Era ovvio che si fosse infuriata così tanto, ma l’idea che nel suo cuore ci potesse essere ancora quell’imbecille di Adam, mi fece andare in bestia.
         Affaticato, staccai la fronte dalla sua, e con un gesto veloce me la caricai in braccio.
La pioggia gelida cadeva ancora sui nostri corpi.
Ticchettava fastidiosamente, proprio come le lancette di un orologio, lavando via il sangue che sporcava entrambi.
         La stringevo forte tra le mie braccia, inebriandomi appieno col suo dolce profumo.
Dio... era tremendamente invitante, e così indifesa.
Potevo tranquillamente approfittarmi di lei e del suo sangue mentre dormiva, era talmente ferita che nessuno se ne sarebbe accorto, nemmeno un'altro della mia stirpe.
Già... forse una volta avrei anche potuto farlo, ma ora il gioco era cambiato.
Abbassai lievemente la testa sul suo volto addormentato e con estrema delicatezza, le sfiorai le labbra con le mie.
Non c'era nessuna malizia in quel bacio, solo amarezza.
         << Spero che adesso tu sia contenta, Amelie…>> le sussurrai sulla bocca.
         Proprio in quel momento, una calda lacrima scese dolcemente dai suoi occhi chiusi, scivolando giù per le gote pallide. 

 

***


 
Angolo dell'autrice:
Ed eccoci qua! Si, lo so... sono stata fin troppo veloce nell'aggiornamento... ma dato che ce l'avevo già pronto non ho saputo aspettare! Mi prudevano troppo le mani e non ne ho potuto fare a meno! Vi scongiuro, Perdonatemi! Ma passiamo a questo capitolo! Beh, si... insomma! In realtà non ho molto da dire rispetto a questo capitolo... il che è strano, molto molto strano!XD La mia preoccupazione sta più che altro nelle scena di violenza, dove Miguel fa a pezzi quelle creature disgustose... spero di non aver urtato lo stomaco di nessuno! Detto questo, posso anche morire in pace! Quindi aspetterò con ansia che mi diciate qualcosa voi... 
Baciiiii!!!
<3

 
   
 
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