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Autore: Layla    05/12/2014    1 recensioni
“È un casino quando devi far combaciare la tua vita con quella di una perfetta estranea di cui hai i ricordi e tutto il resto. Non sono più io e non sono lei, non so chi sono.
So solo che ti amo disperatamente e che da qui riparte la mia vita.”
“Giusto e io ci sarò sempre e non mollerò mai.”
“E se non centreremo un obbiettivo ci riproveremo fino a riuscirci, se tu giochi la tua parte io giocherò la mia.”
Sorridiamo, lui strofina il suo naso contro il mio.
“Adesso dormiamo.”
Sì.”
Ci aspetta un nuovo giorno e una nuova vita e dovremo dare il cento per cento di noi stessi.

{Seguito di "Aliens exist"
Genere: Drammatico, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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16)Guarigione

 
Oggi è un giorno speciale: finalmente somministreranno l’antidoto ad Ava.
Noi siamo tutti in fervente attesa fuori dalla sua stanza, persino Hen è riuscito a ritagliarsi uno spazio per venire.
Il dottore e l’infermiera sono dentro da un po’ e io sono agitatissima, non riesco a tenere ferme le mani e continuo a tamburellare le dita sul bordo della sedia, fino a che Tom non mi stringe la mano.
“Sei preoccupata?”
“Sì, e molto! E se il vaccino non funzionasse?”
“Funzionerà, vedrai.”
Mi rassicura lui, io però continuo a essere in paranoia e quindi mi alzo di scatto e frugo nella borsa.
“Vado a fumarmi una sigaretta, avvisatemi se il dottore esce.”
Mi allontano a passo di marcia, le mie mani  stringono convulsamente il pacchetto e l’accendino, alla prima uscita di sicurezza esco e mi ritrovo su un grande terrazzo che dà sul giardino.
C’è un posacenere, deduco che si possa fumare qui, ergo mi accendo la mia sigaretta cercando di calmarmi. Penso a tutti i momenti trascorsi con mia figlia: quando è nata, quando ha detto per la prima volta mamma, quando gli abbiamo detto la verità, il suo primo giorno di scuola e un sacco di giornate qualunque che non avrei mai detto avrei rimpianto.
Mi manca litigare con lei e poi fare pace, mi manca il suo entusiasmo per Halloween e Natale, il suo amore per le band di Tom e per il pop-punk, mi manca persino il suo esercitarsi ossessivo con la sua chitarra.
Frammenti di melodie spezzate irrompono nella mia mente, accordi appena accennati e subito trascritti, esattamente come fa Tom.
E poi penso al giorno fatale dell’avvelenamento e stringo i pugni, non amo la violenza, ma sono felice di aver fatto fuori quella bastarda.
Non avrebbe dovuto toccare mia figlia.
MAI.
Lei non c’entrava con tutto questo!
Cerco di rilassarmi rilasciando i palmi e inalando un altro po’ di tabacco, devo calmarmi, non voglio farmi vedere agitata da lei.
Voglio che  mi  veda felice e sorridente.
Un ultimo tiro, un’ultima spirale di fumo che sale nel cielo e torno dentro. Nessuno si è mosso dalla sua posizione: Tom ha in braccio Jonas, Anne e Johnny sono seduti accanto a lui e Jo passa protettivo un braccio attorno alle spalle della moglie, Hen invece siete un po’ discosto.
Io mi siedo al mio posto e Tom mi attira a sé, io sospiro e lo lascio fare, nella speranza che sentendo il suo cuore battere mi possa calmare.
Dopo un’ora il dottore esce e sta sorridendo.
“È andata come previsto, la paziente ha ricevuto l’antidoto e non l’ha rigettato. Ora è sveglia e potete visitarla a piccoli gruppi.”
“Grazie, dottore grazie!”
Gli dico con il cuore in mano.
“Quando potrà uscire?”
“La terremo sotto osservazione per una settimana, poi potrà essere dimessa.”
“Temete che rigetti il veleno?”
“Sì, la sua struttura non è come quella di un qualsiasi  abitante di questo pianeta e non sappiamo di preciso come potrebbe reagire. Finora è andato tutto bene, ma è meglio essere cauti. Se ci dovessero essere degli effetti si dovrebbero manifestare entro una settimana.”
Io annuisco, sperando che nulla di questo accada.
Con il batticuore entro nella stanza di Ava e vedo che è sveglia, incredibilmente pallida, ma sveglia. Ha la testa appoggiata al cuscino e i suoi capelli azzurri sparsi le sono come un’aureola, comunque sorride quando vede arrivare me, Tom e Jonas.
“Mamma, papà, JoJo!”
“Ciao, piccola! Come stai?”
Le chiede premuroso Tom.
“Bene, cioè mi sento ancora un po’ stordita, ma tutto sommato sto bene.
Avrei potuto essere morta ora, non riesco ancora a credere che sia stata mia zia ad avvelenarmi.”
“Nemmeno io, ma è stata punita.”
“Come?”
Io e Tom ci guardiamo negli occhi.
“È morta.”
“Oh, beh, mi dispiace, ma tant’è. Mi abbracciate?”
La abbracciamo uno alla volta delicatamente per evitare di farle male per via delle varie flebo.
Quando è il turno di Jonas gli sorride.
“Grazie per il tuo orso, ha tenuto lontano i miei incubi.”
“È un orso magico!”
Risponde orgoglioso lui, sua sorella lo abbraccia ancora poi scoppia a piangere.
“Mi siete mancati tutti, pensavo che non vi avrei mai più rivisti e che non avrei più rivisto i miei amici. È stato orribile.”
Io le accarezzo una mano.
“Posso immaginare, ma ora è finita e tu sei sveglia.
Starai qui in ospedale solo per una settimana e poi potrai tornare a casa.”
“Mi manca San Diego.”
“Anche a noi, ma ci torneremo.”
“Come mai la zia ha tentato di avvelenarmi?”
Le spiego tutto partendo dalla morte di Joel, spiegandole che lei  era sua sorella e una rivoluzionaria, lei annuisce.
“Ha fatto una cosa orribile, ma un po’la capisco, se qualcuno uccidesse Jonas vorrei vendicarmi di questa persona.”
“Ho pensato la stessa cosa, ma non potevo lasciare che continuasse ad agire così. Doveva affrontare me e sarebbe stato leale, colpendo degli innocenti si è comportata in modo indegno.”
Ava annuisce piano.
“Sei stanca, tesoro?”
“Un po’.”
“Allora noi andiamo e ti mandiamo dentro gli zii, ci vediamo stasera.”
Le do un lieve bacio sulla fronte e poi esco con in braccio Jonas e con una mano stretta in quella di Tom, sentendomi un po’ meglio.
La mia piccola è sveglia, la mia piccola sta bene.
Ce l’abbiamo fatta!
“È salva, Tom. È salva! Non è meraviglioso?
Non è un miracolo di Dio o di chiunque ci sia lassù?
Dio, sono così felice!”
Esclamo abbracciandolo, lui mi sorride felice di come si sia risolto tutto.
“Tra una settimana sarà fuori di qui, spero di poter uscire presto anche io.”
“Uscirai anche tu”
Gli rispondo sorridendo, oggi nulla può guastare il mio buonumore.

 
Una settimana dopo arriviamo al castello, Hen ci lascia immediatamente perché deve correre a svolgere le sue incombenze di re.
Noi quattro guardiamo Ava, ha un’aria ancora pallida e sembra spaesata.
“Cosa vuoi fare, tesoro?”
Le chiedo.
“Uhm, non lo so. Possiamo fare un giro nei giardini, vorrei stare un po’ all’aria aperta.”
“Va bene.”
Camminiamo un po’ per i viali, lei si ferma ad ammirare una delle fontane e poi si dirige senza saperlo verso il mio posto segreto.
Si innamora all’istante del laghetto con le ninfee, il ponticello rosso e le rive piene di fiori e di alberi che producono un’ombra piacevole. Fa abbastanza caldo, anche se ormai siamo alla fine dell’estate.
“Anche qui cade la neve?”
Mi chiede a un certo punto.
“Sì, certo.”
“Com’è?”
“Rende tutto  più bello, persino i quartieri inferiori.”
Lei rimane un attimo in silenzio.
“Non è giusto che ci sia questa divisione, laggiù la vita non deve essere facile.”
“Non lo è, ma tanti dei suoi abitanti si impegnano al massimo per viverla senza cadere nell’autodistruzione. Ci sono tossici, alcolisti, ladri e puttane anche qui.”
“Lo so, solo penso che non sia giusto che ci sia questa divisione.”
“Credo faccia parte della natura umana e aliena, aggiungerei, vivere come meglio si può fregandosene  degli altri. È molto bello aiutare gli altri, ma a volte è solo una perdita di tempo.”
“Non capisco.”
“Se la persona vuole fregarti non è molto bello.”
Interviene Johnny con la sua abituale rudezza.
“Voglio dire, è pieno di gente che si finge bisognosa d’aiuto e povera solo per spillarti più denaro che può.”
Ava non dice nulla.
“È molto bello qui."
“È  stato creato per avere un angolo di pace, non è facile essere parte della famiglia reale o re come tuo zio. Lui si deve confrontare giornalmente con questi problemi e altri come l’economia, i buoni rapporti con le lune e gli altri pianeti; se vuoi la mia opinione non lo invidio per niente.
Non mi è mai piaciuto essere una reale.
Troppe noie.”
“È per questo che viviamo sulla Terra.”
“Esattamente.”
Rispondo un po’ a disagio, ho come la sensazione che mia figlia mi giudichi una codarda e non è piacevole.
“Capisco, mamma.
Nel complesso è una saggia decisione, in fondo tu non sei più la principessa di questo posto, appartieni alla Terra e anche noi.
Mi manca terribilmente San Diego, anche se sono felice che i miei amici mi siano venuti a trovare. Non vedo l’ora di poter finalmente lasciare questo pianeta.
Ho l’impressione che la gente si aspetti qualcosa da una principessa come me, ma io non posso dare nulla. Non ho soluzioni per nessuno, sono solo una ragazzina e non so niente di niente.”
“Appena tuo padre starà meglio ce ne andremo.”
Le dico abbracciandola, conosco perfettamente la sensazione che mi sta descrivendo: è come avere un peso invisibile addosso, la gente si aspetta che tu faccia qualcosa essendo parte della famiglia reale.
“Ho salvato il loro mondo due volte, penso che sia abbastanza per una vita.”
“Lo penso anche io.”
Mi risponde timida.
Poco dopo rientriamo al castello per il pranzo, su di noi grava l’ombra degli argomenti pesanti trattati in mattinata, ma sono sicura che si dissiperà.
Ava dormirà o suonerà la chitarra, in ogni caso la conversazione a tavola è leggera e tranquilla, nulla che non possa affrontare tranquillamente.
Dopo pranzo – come previsto – mia figlia si chiude in camera sua e si mette a suonare la sua adorata chitarra. Sono melodie un po’ tristi, malinconiche.
Mi ricordano la spiaggia di San Diego e i momenti piacevoli che vi ho trascorso, tanto che alla fin qualche lacrima traditrice sfugge al mio controllo.
Il resto del pomeriggio trascorre tranquillo, non succede nulla di particolare e la cena arriva in un baleno. Scendiamo a mangiare di buon umore e notiamo anche che mio fratello lo è.
“Stasera ci sono i fuochi d’artificio sul lago, ci andrete?”
“A che ora iniziano?”
“Dieci e mezza.”
“Ci andremo dopo che saremo andate a trovare Tom.”
“Va bene.”
Mangiamo in silenzio e poi io e i ragazzi saliamo in camera a prepararci, non ci siamo affatto dimenticati di Tom.
Un quarto d’ora dopo usciamo dal palazzo e ci dirigiamo verso l’ospedale, questa strada inizia a essere troppo conosciuta per i miei gusti.
Arrivati in camera di Tom lo troviamo steso a letto che legge qualcosa: una storia del mio pianeta.
Quando vede Ava si illumina e lei gli salta in braccio.
“La mia piccola! Come stai, Ava?”
“Benissimo, papà! E tu?”
“Bene anche io, sei davvero sicura di stare bene?”
“Certo!”
Lui guarda me.
“Tranquillo, non si sono verificati effetti collaterali. Oggi l’ho tenuta a casa, ma da domani penso che la lascerò uscire.
Tu come stai?
Cosa dicono i medici?”
“Che la terapia procede bene, anche se non è affatto piacevole che ogni giorno qualcuno ti rivolti il cervello.”
Io sorrido involontariamente per l’ironia della frase.
“Immagino, ma è per il tuo bene, lo sai.”
“Lo so. Non vedo l’ora di uscire.”
“Quando uscirai ti mostrerò un paio di posti al mare. È interessante il libro che stai leggendo?”
“Molto. Non sapevo che la Terra fosse stata una colonia di questo pianeta nei tempi antichi.”
Io ghigno.
“Beh, ora sai che tutte le tue bizzarre teorie sugli alieni erano giuste.”
“È una bella soddisfazione, ma ho iniziato a pensare di avere ragione il giorno che ti ho conosciuta.”
Io sorrido, ricordandomi di quando gli ho salvato la vita tanti anni fa nello squallido bar dove lavoravo allora.
 “Come sta, Hen?”
“Credo bene, da quando è successa quella cosa non ho avuto occasione di parlargli a quattr’occhi perché è sempre impegnato in qualcosa che riguarda questo pianeta.
Credo sia il suo modo di rielaborare il lutto.”
“Non deve essere facile scoprire che non solo tua moglie non ti ama e ti tradiva, ma addirittura cospirava contro di te.”
“Sì, è stato un brutto colpo. Non avrei immaginato che Naira fosse così, sembrava così innocua quando l’ho vista la prima volta.”
“Ha imparato qualcosa da Joel.”
Entrambi scoppiamo in una risata amara che i bambini non capiscono, loro non sanno ancora tutta la nostra storia; pensiamo di raccontargliela quando saranno più grandi e in grado di capire.
“Chi è Joel?”
“Il fratello di Naira.”
“E cosa c’entra con tutto quello che è successo?”
“Ve lo racconteremo quando sarete più grandi:”
Loro mettono entrambi il broncio, questa è una di quelle cose che tutti i bambini odiano sentirsi dire e che si segneranno sul loro libro nero delle cose da rinfacciare agli adulti durante l’adolescenza.
Parliamo ancora un po’, fino a quando un’infermiera gentile ma decisa, ci dice che è ora di andare via.
Saluto Tom con un bacio a stampo e lui stringe a sé i ragazzi, poi ce ne andiamo.
Prendiamo un taxi e ci facciamo portare al lago, che è già pieno di gente che non aspetta altro che i fuochi di artificio. Li fanno sempre in questo periodo dell’anno e sono noti per la loro bellezza, c’è persino gente che viene da fuori città per vederli.
Jonas sale sulle mie spalle, Ava mi tiene stretta la mano.
All’improvviso alza l’altra per salutare Rat e gli altri suoi amici, ma rimane con me, probabilmente non si sente a suo agio nella folla e non posso darle torto: nemmeno a me piace troppo stare in luoghi troppo affollati.
“Lui è Rat, vero? è venuto a chiedere di te quando stavi male. ”
Chiedo indicando un ragazzo dai lunghi capelli neri acconciati in tanti dread che alza una mano in segno di saluto.
“Sì, invece lui è Nai.
È un ragazzino dai corti capelli azzurri che sta guardando per aria.
“Lui, invece è Sam.”
Un ragazzo dai capelli di media lunghezza bianchi sta tenendo per mano una ragazzina dai capelli azzurri accanto a lui.
“Lei è Sayu.”
Finisce, indicandomi quella che penso sia la fidanzatina di Sam.
“A te piace Rat, vero?”
“No, cosa dici?”
Mi risponde arrossendo, il che significa che è vero. a ogni modo non c’è più tempo per continuare la discussione perché iniziano i fuochi.
Sono incantata dalle esplosioni e dai disegni che proiettano in cielo: fiori, draghi, stelle, cuori che si riflettono sull’acqua.
Intorno a noi non c’è che un coro di “Aaaah!” e “Oooooh!”, sono tutti meravigliati dalla bellezza dello spettacolo, penso che ogni anno si superino, avrò un paio di anni per verificarlo.
Una piccola ombra scende sul mio cuore, due anni lontano da casa, dalla mia vera casa, San Diego.
Certo, vivo nel palazzo – il posto più bello del pianeta – ma non esiste posto migliore della nostra casa che ho arredato con amore, di cui ho scelto ogni pezzo e ho discusso ogni progetto con l’architetto.
Beh, ormai non posso farci niente, solo qui possono curare Tom e farlo tornare quello che era, ho agito per il meglio o almeno lo spero. Torno di nuovo a concentrarmi sui fuochi per distrarmi dai pensieri negativi.
Sono davvero belli, non c’è che dire.
Alla fine applaudiamo tutti entusiasti, Ava corre dai suoi amici e scambia due parole con loro, poi torna da noi.
“Ho detto loro che domani ci sarò alle pozze, ci sarò, vero?”
“Sì, veniamo anche io e Jonas.”
“Perché?”
“Perché anche tuo fratello ha degli amici e perché ho voglia anche io di farmi un bagno.”
Lei alza un sopracciglio alla stessa maniera di Tom.
“Puoi davvero biasimarmi se ho paura che ti succeda qualcosa?”
“No, basta che tu non ti intrometta troppo, mamma.”
“Sarò invisibile, te lo prometto.”
Lei annuisce, ancora leggermente contrariata, somiglia molto a Tom. Ha lo stesso spirito ribelle e odia le costrizioni, sarà un’adolescente difficile.
Ce ne torniamo a palazzo tutti insieme, parlando della bellezza dei fuochi e di cose futili, ho notato che Johnny ho guardato gli amici di Ava e sembra averli approvati.
“Ava si è scelta proprio un bel gruppo di amici.”
Mi dice, io annuisco.
Arrivati alle nostre stanza, lui se ne va nella sua con Anne, io invece entro nella mia con i bambini, corrono in bagno a lavarsi i denti e poi Jonas si mette nel suo letto. Gli racconto una fiaba e quando dorme vado da Ava e le do il solito bacio sulla fronte.
“Ti voglio bene, Ava.”
“Anche io, mamma.”
si addormenta sorridendo, pienamente soddisfatta della serata e allora mi concedo di sorridere anche io.
La tempesta è passata e la colpevole è stata punita, penso potremo trascorrere tranquillamente il resto del tempo qui in pace.
Non penso che qualcuno tenterà ancora un colpo di stato o almeno lo spero, spero anche che Joel non abbia altre sorelle o fratelli, devo chiedere a Keisha.
Non saranno anni facili, Tom avrà delle ricadute, Ava diventerà insofferente e crescerà anche Jonas, probabilmente un giorno mi chiederà di smettere di leggergli delle fiabe, ma io sono in grado di affrontare tutto.
Con questa intima certezza mi metto a letto, pensando come sempre che mi manca qualcuno dall’altra parte e che non vedo l’ora di riaverlo qui per abbracciarlo e fare l’amore come quando eravamo ragazzini.
Mi manca Tom, ma so che posso resistere senza di lui fino a quando sarà necessario e lui starà bene.
Ci siamo promessi di stare insieme nella buona e nella cattiva sorte e io non ho intenzione di rompere la promessa.
Lo aspetterò tutto il tempo necessario.

Angolo di Layla

Ringrazio DomyDeLonge per la recensione, mi ha fatto molto piacere, visto che ormai non ci speravo più. Spero che questo capitolo ti piaccia. Siamo arrivati agli ultimi capitoli purtroppo. Grazie per essere passata.

   
 
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