Anime & Manga > Haikyu!!
Segui la storia  |       
Autore: _Roxanne    05/12/2014    2 recensioni
Questa è la mia prima FanFiction su questo fandom.
Da sempre sono innamorata del pg di Nishinoya e per una volta ho voluto scrivere di lui accoppiato con un OC ragazza, per far sognare un po' tutte noi Noya's girl al limite della follia (o forse oltre :')). Sarà una mini-long alquanto corta, infatti composto da solo tre capitoli, di cui il più sostanzioso è il primo, ma sarà l'evoluzione di un fatto che avrà il suo bel lieto fine.
Spero di avervi incuriosito, ma se non fosse così vi lasco un piccolo estratto.
""Noya mi stava baciando. E la cosa mi stava facendo sentire tremendamente bene.
[...]
-"Io... beh, insomma... scusa, non..."- balbettò, in preda al panico e all'imbarazzo, ma ancora vicinissimo al mio viso. Quando, però, se ne accorse, fece per allonarasi, ma io lo trattenni per il bavero della maglia, arrivando a sfiorare le sue labbra.
-"E' stato un primo bacio fantastico, vedi di farmi stare ancora così bene."- mormorai, un po' minacciosa, riportando le nostra labbra a contatto, mentre lui sgranava i suoi grandi occhi castani.""
Spero non sia troppo OOC.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Yuu Nishinoya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
親友 - Best friends. (Shin'yuu) 
 

PARTE 2: Noi.

Quando uscii dalla palestra quella sera, l'aria era più fredda del solito e dal mio collo partirono un infinita serie di brividi di freddo. Mi strinsi nel cappotto e respirai quell'aria pulita per alcuni istanti, prima di rabbrividire ancora e fare rientro nella struttura.
All'interno c'era tutto il calore che si poteva desiderare. L'impianto era stato aggiustato solo pochi mesi prima e molta aria calda si diffondeva per lungo tempo per tutto l'edificio e, inoltre, c'era un'atmosfera di amicizia e unità, che da altre parti sarebbe stata difficile da notare.
-"Izumi-san!"-
Una voce, ormai conosciuta, mi chiamò da dietro e quando mi voltai vidi Hinata corrermi incontro.
-"Sì?"- domandai, sorridendo.
-"Scusa, potresti portare queste palle nel ripostiglio, per favore? I senpai mi stanno facendo sgobbare."- disse sottovoce, afflosciando le spalle per la stanchezza.
-"Certo, Hinata. Sarà il nostro segreto."- accettai, rivolgendogli un innocente occhiolino d'intesa.
Sul volto del piccoletto nacque immediatamente un sorriso raggiante e la sensazione di averlo aiutato mi fece sentire rinvigorita. Così presi il carrello con i palloni e lo spinsi fino al ripostiglio immerso nella semi oscurità. I suoi della palestra arrivavano ovattati e aleggiava un'atmosfera inquetante. Nonostante adorassi le storie horror, mentre ero lì, strane sensazioni mi fecero battere forte il cuore e quando venni sbattuta contro il muro quasi urlai.
Quasi, perchè due labbra soffici vennero premute contro le mie con un po' di violenza e il grido che stavo per lanciare mi morì in gola, soffocato dalla ormai familiare sensazione di calore. I miei sensi stavano facendo i fuochi artificiali e la delusione di quando si spensero fu un duro colpo.
-"Gomen, non sono riuscito a resistere!"- disse Noya, sfoggiando uno dei suoi sorrisi più belli e innocenti. Io, in tutta risposta, scoppiai a ridere e afferrai il bavero della sua maglietta.
-"Beh, se questo è ciò che succede nei film horror alle ragazze sole e abbadonate nell'oscurità, farò in modo di trovarmi al buio più spesso."- soffiai sulle sue labbra, prima di prenderlo alla sprovvista, come al solito, e baciarlo con forza.
Il mio migliore amico si riprese in pochi istanti e poggiò le mani sul muro ai lati della mia testa, cercando di entrare più in contatto con il mio corpo. Di conseguenza, l'altra mia mano volò sempre al bavero della sua maglia e lo attirai più vicino. Era tutto un'esplosione di sensazioni ed emozioni che nessuno dei due era in grado di controllare e che, quando scoppiavano, non c'era modo di fermarle, se non aspettare che si placassero da sole, anche se non si spegnevano mai del tutto.
-"Izumi! Noya! Dove siete? Stiamo per andare via!"-
La voce di Tanaka arrivò dal corridoio che portava al rispostiglio dove ci eravamo, diciamo, imboscati. Ci separammo subito l'uno dall'altro e un filo di saliva colò sul mento di entrambi. Ci affrettamo a pulirci e, dopo che Noya ebbe posato l'ultimo pallone nella cesta, Tanaka fece la sua apparizione, squadrandoci con aria sospetta.
-"E voi due... che ci fate qui... da soli?"- domandò, con fare interrogatorio, assottigliando gli occhi e contraendo il viso nella sua solita espressione di quando tentava di incutere timore.
-"Nulla, Tanaka-kun. Hinata, poverino, mi ha chiesto se potevo portare gli ultimi palloni qui e ho deciso di aiutarlo."- spiegai, con calma e fermezza, mentre tentavo di placare i miei bollenti spiriti e aspettavo che la botta di adrenalina si smorzasse almeno un poco.
-"Ah beh, va bene. Ora sbrigatemi, Suga-san sta per chiudere. Se non fate in fretta rimarrete chiusi qui dentro tutta la notte."-
Detto ciò, il pelato si mise le mani in tasca e uscì, fischiettando. Mi voltai repentina verso Noya, che pareva avesse avuto la mia stessa idea. In fondo, forse, non ci sarebbe dispiaciuto rimanere chiusi lì dentro...
Scossi la testa e cacciai fuori quel pensiero, prima che si potesse insinuare troppo nella mia mente. Spinsi la cesta in fondo alla stanza e afferrai la mano del mio migliore amico, trascinandolo fuori dal corridoio, nonostante tutte le sue lamentele. Alla fine, lo lasciai andare una volta che arrivammo nel palestra, dove tutti erano già pronti per uscire.
Cinque minuti e qualche grida dopo, eravamo tutti fuori, a subire il freddo di novembre, mentre Sugawara-san chiudeva con le chiavi di cui era responsabile.
-"Bene, chi è ha voglia di mangiare?"- domandò con il suo solito sorriso, dopo aver riposto attentamente le chiavi nella tracolla, così da non prederle.
-"Noi dobbiamo scappare, mi dispiace. Prometto che ci saremo la prossima volta!"-
Noya mi afferrò per un braccio e, con forza impressionate, mi trascinò velocemente lungo la strada del ritorno, ma facendo una deviazione. Invece che prendere il sentiero che ci avrebbe portato in mezzo ai campi, prese una piccola stradina che termianva in un piccolo parco deserto. I giochi erano in buone condizioni, ma si notava quanto fossero vissuti. Inoltre, l'erba spuntava in ogni punto dove fosse possibile crescere.
-"Potevamo andare a mangiare con loro. Ho detto a mia madre di non aspettarmi per..."-
Le labbra del mio migliore amico assorbirono le ultime parole che uscivano dalla mia bocca. Avrei dovuto essere contrariata perchè lui mi avesse interrotto in quella maniera brusca, ma in realtà non mi dispiaceva affatto.
-"Vuoi ancora andare con loro?"- domandò, dopo essersi staccato, con un ghigno furbo che gli stirava le labbra. Nessuna parola uscì dalla mia bocca, un po' perchè ero troppo stupefatta un po' perchè non volevo assolutamente perdere tempo in chiacchere. Come al solito, lo afferrai per il bavero della giacca e premei le labbra sulle sue, con violenza questa volta. La botta di adrenalina di prima mi aveva fatto tremare le mani per tutto il tempo e i miei spiriti bollenti non si sarebbero placati finchè non avessi avuto di nuovo la bocca di Noya che si incastrava perfettamente con la mia.
Nonostante il freddo di quella serata, l'aria tra di noi era bollente. I nostri fiati si mescolavano tra di loro ogni volta che ci separavamo per alcuni istanti, al fine di riempire i polmoni e raffreddare le nostre labbra arrossate e scaldate dall'urgenza dei nostri baci. La sua mano indugiò sulla cerniera della mia giacca per alcuni minuti, prima che prendesse coraggio e la aprisse fino a metà. In seguito, infilò la mano in quello spiraglio e la posò sul mio fianco, ormai coperto soltanto da una maglietta di cotone. Percevivo la sua insicurezza anche oltre quell'ostenta spavalderia che stava cercando di mostrare, perchè lo conoscevo troppo bene. Ci staccammo ancora una volta per riprendere fiato e puntai lo sguardo nel suo, riuscendo nel mio intento di infodergli coraggio. Perciò, dopo che tornammo a baciarci, la sua mano scivolò sotto la mia maglietta e accarezzò gentilmente la mia pelle, mentre le sue labbra si spostavano lungo la mia mascella. Nonostante odiassi quando le persone mi toccavano i fianchi o la pancia, in quel moemento desideravo sempre di più il tocco di Noya.
-"Noya..."-
Il suo nome uscì dalla mia bocca con un ansimo e immediatamente le mie guance si incendiarono. Il mio miglire amicò di bloccò sul mio collo e mi rivolse un fugace sguardo, ghignando. Poi, lavorando sempre più freneticamente, arrivò vicino al mio orecchio e, con voce roca, sussurrò: -"Sei così carina e dolce..."-
Una nuova sensazione prese possesso della mia mente e la lucidità mi abbandonò ancora un poco. Non avevo mai sentito fare complimenti simili da parte di Noya a una ragazza. Di solito, si limitava a dire che era bella e la guardava, ma quelle parole le aveva pronuciate con tale enfasi che io quasi non ci credevo.

La sua mano scivolò un po' più in su sulla mia pelle e finì dietro la mia schiena. Facendo forza sul braccio, mi spinse verso di lui, facendomi inarcare la schiena. I nostri petti si scontrarono e, finalmente, anche le guance di Noya assunsero una sfumatura quasi violacea. Una piccola risata scosse il mio petto, mentre le labbra del mio migliore amico tremolavano contro la pelle del mio collo. In quel momento, in preda a un impeto di istinto, portai le labbra vicino al suo orecchio e baciai la pelle. Era morbida come avevo sempre sentito, ma assaporarla con le labbra era una cosa totalmente diversa. Era una sensazione di completezza che non avevo mai provato prima che la nostra scintila scoppiasse. Questa "faccenda dei baci" era cominciata circa due settimane prima e in quel poco tempo avevo sviluppato uno strano attaccamento a quel nanetto. Per me i suoi baci erano divenuti una droga e se non riuscivo a passare del tempo con lui diventato isterica. Passavano tutto il tempo possibile insieme e mi ero sorpresa quando avevo capito di provare qualcosa di più forte e profondo. Non facevamo mai parola della cosa, ma il nostro tipo di relazione non aveva una vera e propria definizione. Cosa eravamo? Fidanzati? Migliori amici? Amici di baci? L'argomento non era mai stato nemmeno sfiorato, però io non riuscii più a trattenermi.
-"Noya..."- dissi lentamente, tornando a guardarlo negli occhi, mentre una nube scura si stagliava nel cielo, come stava accadendo nel mio sguardo. -"Noi... che cosa siamo?"-
Quella domanda mi aveva tormentato per giorni interi e, finalmente, avrei avuto una risposta. Ma, forse, non era quella che mi aspettavo.
-"Cosa?"- domandò Noya, sgranando gli occhi, mentre piano piano il volto diventava esangue.
Si allontanò di qualche passo da me e il freddo tornò incombente sul mio corpo, ma poco mi importava.
-"Noi due... c-che cosa siamo? E' da tempo che me lo cheido, non ce la faccio più a restare nel dubbio!"- spiegai, tutto un tratto esasperata.
-"Noi due...?"- ripetè, con una nota di sarcasmo cattivo nella voce. -"Noi due... non siamo nulla."-

Nulla. Noi due non eravamo nulla.

La pioggia iniziò a cadere fitta, creando uno spesso divario tra di noi. Il freddo che portava quella pioggia non era nulla in confronto a quello che stavo provando. Il gelo non era nulla in confronto alla desolazione che sentivo in quel momento. Il dolore che avevo provato in sedici anni di vita non era nulla in confronto a quello. L'amore... faceva davvero così male? In sole due settimane, poteva cambiarti, cambiarti per sempre?
-"C-che cosa significa: nulla?"- balbettai, tremante.
-"Significa nulla! Nulla, niente, nessuna cosa, non siamo un NOI, ci siamo TU ed IO, nessun NOI!"- gridò, con gli occhi che lanciavano fiamme gelide nella mia direzione.
Perchè stava urlando così? Perchè era così arrabbiato? Perchè doveva farmi sentire così male con le sue parole?
La mia testa iniziò a vorticare e il suolo sembrò svanire da sotto i miei piedi. In pochi secondi mi trovai a terra. No, non stavo svenendo dal dolore, semplicemente il freddo mi aveva indirizzato sulla strada dell'ipotermia. Mi sentivo debole e gelida, sia dentro che fuori, finchè una scossa calda non si irradiò dalla mia mano. Spostai lo sguardo verso il basso e vidi la mano di Noya intrecciata con la mia, mentre la sua figura appariva nel mio campo visivo, urlando il mio nome.
-"Izumi! Izumi, che ti succede?!"- gridò, preoccupato, affrettandosi a chiudere la zip della mia giacca. Si tolse la sciarpa che gli copriva il collo e la attorcigliò intorno al mio, dandomi una sferzata di calore. Cominciavo a sentirmi leggermente meglio, perciò mi alzai e spisi via le sue mani.
-"Sto benissimo."- sputai a denti stretti, essendo comunque poco credibile, date le lacrime che scorrevano a fiumi sulle mie guance.
-"Sei sicura di...?"-
-"Ho detto che sto bene, vattene via!"- urlai, con gli occhi che bruciavano per il pianto e il cuore che scoppiava di dolore. Nonostante le mie parole, però, Noya non si mosse, così fui io a voltargli le spalle e uscire dal piccolo parco, in un gesto che era anche simbolico.
Non cercò di seguirmi, non mi chiamò a squarciagola, non si presentò a casa mia il giorno dopo. No, non fece nulla di tutto ciò. Non era un film quello che stavo vivendo, era la realtà e la realtà era crudele e stronza.

-"Izumi, come stai?"-
Mia madre entrò nella mia stanza con una tazza di latte caldo e una marea di biscotti al cioccolato, i miei preferiti. Lo poggiò sul comodino alla mia destra e mi sorrise dolcemente.
-"Sto bene, mamma. Non ti devi preoccupare. Sono stata stupida a non coprirmi come si deve."- esordii, prima che lei potesse dire qualsiasi cosa. E non erano parole di circostanza. Mi sentivo veramente in colpa, per tutto ciò che era accaduto e per averla fatta preoccupare tanto.
Dopo le mie parole, il suo sguardo divenne lucido e si abbassò verso di me per lasciarmi un bacio sulle fronte, mentre cercava di sfilarmi la sciarpa che avevo al collo, ma opposi resitenza. Lei mi guardò interrogativa, però non insistè e mi lasciò di nuovo sola a riposare sotto uno spesso strato di coperte. Mi girai dall'altra parte e strinsi tra le mani la sciarpa. Dalla sera precedente, in cui ero arrivata a casa in preda a uno svenimento, non l'avevo tolta. Non l'avevo tolta perchè profumava di lui. E lui mi mancava da morire. 



>>> WRITER'S SPACE§

Ohayo/Konniciwa/Konbawa, minna-san!
Eccomi ritornata con i miei vaneggiamenti/scleri vari. ^-^ Che succede? Non siete contenti? Sì, no, forse. BOOOH. O^O
Beh, lasciando da parte i miei momenti di follia quotidiana (sì, sono così tutti i santi giorni, infatti mi chiedo come facciano quelle sante delle mie amiche a sopportare un elemento del genere. xD): cosa ne dite della seconda parte di questa mini-long? Lo so, è lievemente corta, soprattutto rispetto alla parte precendente (che, oltretutto, mi pare un papiro, ma vabbe'), ma avevo giù avvertito >.<
L'unica cosa che spero è di non aver sforato nell'OOC, specialmente con il mio amuruccio Nishinoya. :3
Detto ciò, posso dileguarmi, ma non prima di avervi dato una grandiosa (spero xD) notizia_: a breve, penso che inizierò a scrivere un'altra fic su questo fandom, dato che mi sta piacendo parecchio, ma non ho idea se sarò in grado di portare avanti una long, quindi la mia prospettiva è di dedicarmi per lo più a delle OneShot o, al massimo, a delle mini-long, simili a questa. 
Ecco, dopo questo annuncio (di cui non importa a nessuno) posso farvi ciao ciao con la manina e lasciare per altri giorni sospeso il finale. OwO
Addio, mortali. *sparisce stile Dracula*


 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: _Roxanne