Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: Bomboletta    06/12/2014    10 recensioni
BRITTANA!
Siamo nella Foresta Amazzonica.
Santana Lopez è una zoologa impegnata in un progetto di ricerca,lavora con gli animali,studiandoli nel loro ambiente naturale,e vive in foresta insieme al suo team di ricercatori,in una base scientifica circondata dal verde.
Brittany è la più brillante del suo corso,e ha vinto un concorso per diventare assistente su campo di una famosa zoologa,nella Foresta Amazzonica.
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri, Slash, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
SALVEEEE! Ho promesso che avrei aggiornato presto, ed ecco fatto! Ma devo confessare che io e la mia beta (ebbene sì, anche stavolta è merito suo se state leggendo) siamo rimaste un po’ deluse dalla carenza di recensioni. Si sa che uno scrittore felice produce di più :p perciò sto decidendo se andare avanti oppure no… vediamo che succede con questo capitolo… Buona lettura :)






-Pericolo-
 
 
 
 
 
 
 
Erano di nuovo circondate dalla natura selvaggia, verde e rigogliosa come in pochi posti sul globo si poteva osservare. La giornata era cominciata presto in Amazzonia, e Brittany e Santana avevano allestito un punto di osservazione poco lontano da quello del giorno precedente. Erano qualche chilometro più a ovest, a venticinque metri d'altezza. Questa volta Santana aveva scelto un albero più grande, che permettesse loro più comodità e stabilità. Aveva portato con sè diverse attrezzature fotografiche, e la sua assistente non era proprio contentissima di dover trasportare diversi chili in più sulle spalle, ma non aveva scelta.
 
Ormai erano diverse ore che le scimmie cappuccine penzolavano tra un ramo e l'altro, spulciandosi tra loro e trasportando alcune noci.
 
A quale scopo, poi, visto che non le mangiavano? Brittany se lo chiese diverse volte nell'arco della giornata, ma non lo chiese a Santana. Non voleva risultare stupida con una simile domanda. La mattinata trascorse osservando il gruppo, e la bionda cercò di annotare quanto più possibile. Le argomentazioni del suo capo a proposito della ricerca della perfezione erano ancora nitide, e lei si stava impegnando al massimo per adempiere ai suoi compiti da assistente perfetta (o quasi). Dal canto suo, la zoologa aveva passato ore a scattare foto alle scimmie, con un teleobiettivo talmente lungo e pesante da costringerla a distendere il braccio per reggerlo durante gli scatti. Si erano fermate qualche minuto per un pasto veloce, ma questa volta niente chiacchiere o aneddoti simpatici. Santana aveva imbracciato nuovamente la macchina fotografica, e Brittany, armata di binocolo, era tornata ai suoi appunti:
 
"Brittany... vieni a vedere, sbrigati!" le disse piano, guardando attraverso il suo obiettivo. La giovane si alzò e la raggiunse con cautela, pochi passi più avanti.
 
"Cosa?"
 
"Guarda laggiù" le indicò una direzione "Col binocolo" Brittany lo prese e lo puntò verso la direzione indicata. Alcune scimmie erano scese a terra. Tre adulti e un cucciolo. Avevano alcune noci. Un maschio ne prese una e la poggiò su un masso, grande e dalla forma appiattita. Poi prese una pietra, molto più piccola, tenendola saldamente con entrambe le mani. E Brittany non poteva credere ai suoi occhi: colpì la noce con la pietra. Un colpo preciso, forte, perfetto. Una, due volte. Il terzo colpo, secco, ruppe il guscio della noce, ma non il suo contenuto, che l’animale si affrettò a mangiare.
"Oh mio Dio..." sussurrò deglutendo "L'incudine e il martello... loro... loro stanno maneggiando degli utensili!" disse forte.
 
"Per questo ci mandano una primatologa" spiegò Santana "E' il comportamento del quale ti ho parlato..."
 
"E'... non credo ai miei occhi..." disse a corto di parole, mentre osservava un'altra scimmia fare lo stesso con altre pietre e altre noci. L'altra scattò qualche foto, e rimasero a osservare quel piccolo miracolo per più di un'ora.
Presto però, si fece tardi, e decisero di tornare. Scesero dall'albero dopo aver rimesso a posto l'attrezzatura. Una volta giù, Santana diede nuovamente a Brittany il pesante zaino, che la bionda indossò senza troppo entusiasmo. Non capiva perchè non potessero avere due zaini e portare la metà del peso. La zoologa non si faceva carico di niente, se non di quell'ingombrante bastone metallico, e un comodo e leggerissimo marsupio.
 
Camminarono a ritroso per mezz’ora. Santana si era fermata un paio di volte, la prima per indicarle un grosso geco perfettamente mimetizzato sul tronco di un albero, la seconda, per scrutare gli alberi sulle loro teste. Procedevano in silenzio, nel fitto della foresta, ma quando si ritrovarono al centro di una piccola radura, Santana piantò i piedi per terra e si irrigidì visibilmente. Per poco Brittany non le finì addosso:
 
"Che succede?" le chiese piano.
 
"Non muovere un muscolo" lo disse talmente piano che la sentì solo perchè regnava il più assoluto silenzio. Con un movimento lento ma rapido, afferrò il bastone metallico dall'astuccio nella sua schiena e lo impugnò con entrambe le mani, facendo scattare gli occhi da un punto all'altro, come se osservasse qualcosa di invisibile agli occhi di Brittany. Guardò in ogni angolo, sembrava tesa. Molto tesa. Brittany non le aveva mai visto quell'espressione nei due giorni precedenti.
 
"Che sta succedendo?" sussurrò anche lei, spaventata. Prima di rispondere, Santana fece una cosa strana: annusò l'aria.
 
"Siamo braccate" disse piano, senza distogliere l'attenzione dai cespugli. La bionda ebbe un brivido, e il suo cuore accelerò.
 
"Cosa?"
 
"Prendi il pugnale che ti ho dato, sbrigati!" continuò a sussurrare. Le mani di Brittany cominciarono a tremare, e quando afferrò l'arma, per poco non le cadde di mano.
 
"Cosa... che animale..." le mancavano le parole.
 
"Non lo so... ma usalo, se è il caso... e stai sempre dietro di me..."
 
"Ma se..." non finì la frase. Successe tutto in un istante. Una pantera balzò fuori all'improvviso dalla loro destra, con un ruggito spaventoso, avventandosi su Santana. Brittany urlò per lo spavento e cadde all'indietro.
 
Strinse il pugnale mentre, pietrificata dal terrore, vedeva la ragazza pararsi col bastone metallico sul quale la bestia aveva piantato le zampe. La spinse indietro solo con la forza delle sue braccia, mentre allargava le gambe per avere più stabilità sul terreno. L'animale emetteva un ringhio basso e costante, e cercò di girarle attorno, ma Santana si muoveva allo stesso modo, fronteggiandola e restando davanti a Brittany.
 
Impugnò il bastone con la mano sinistra, mostrando la punta acuminata al felino. Si muoveva piano, a destra e a sinistra, nonostante i suoi piedi restassero incollati al terreno:
 
"Vattene!" disse forte.
 
La pantera provò a colpire di nuovo, ma quando era sul punto di balzare, Santana scattò di lato, fulmineamente e assestò un colpo sul collo dell'animale, che indietreggiò di nuovo.
 
A quel punto la zoologa finse di colpirla, facendolo indietreggiare ancora. Confinata in un angolo della radura, e rendendosi conto di aver scelto la preda sbagliata, si voltò e sparì tra i cespugli. La giovane rimase in ascolto per qualche altro minuto, senza abbassare la guardia. Infine tirò un sospiro di sollievo e si voltò verso Brittany, ancora per terra, gli occhi sbarrati e il cuore che minacciava di scoppiarle in petto. Si abbassò e la guardò.
 
"Stai bene?" chiese. La bionda deglutì e cercò di annuire, senza trovare fiato per rispondere. Poi Santana le tese la mano e la aiutò ad alzarsi.
 
Fu a quel punto che Brittany scorse un lungo taglio sull'avambraccio destro della ragazza, che sanguinava copiosamente.
 
"Santana stai... stai sanguinando" disse, pallida.
 
"Non è niente, ci penserà Blaine una volta alla base...ma dobbiamo sbrigarci, potrebbe tornare" disse. Brittany annuì di nuovo e la seguì svelta attraverso il fogliame. Santana non ripose il bastone fino a quando pochi minuti dopo non sbucarono di fronte alla base.
 
Salirono in fretta dalla scala esterna e lasciarono l'attrezzatura davanti all'ingresso. Quando entrarono in cucina trovarono Rachel, che puntò gli occhi sul braccio sanguinante di Santana:
 
"Oh mio Dio, che è successo?" chiese alzandosi di scatto.
 
"Nulla di grave" disse la zoologa "Chiama Blaine, e dai un po’ d'acqua e zucchero a Brittany, ha avuto un grosso spavento..."
 
"BLAINE!" cominciò a urlare la ragazza "BLAINE VIENI, SBRIGATI!" il medico arrivò in un lampo.
 
"Cristo Santo, che hai fatto?" sbottò avvicinandosi a Santana, che continuava a perdere sangue "Siediti!" le intimò.
 
"Rachel, prenditi cura di Brittany!" ringhiò di nuovo la ragazza. Rachel fece sedere Brittany, e le porse l'acqua e zucchero che lei afferrò tremante.
 
"Santana, voglio sapere cosa è successo!" ripetè Blaine.
 
"Succede" iniziò Santana mentre si sedeva sul divanetto "Che siamo state attaccate in pieno giorno da una fottuta pantera, non lontano da qui!"
 
"Porca miseria" il ragazzo corse a prendere una valigetta mentre chiamava Quinn a gran voce. Quando tornò iniziò a tamponare la ferita.
 
"San, che cazzo hai fatto?" gridò allarmata Quinn quando fu dentro la stanza.
 
"C'è una pantera che caccia nei dintorni" spiegò Blaine al suo posto mentre ripuliva la ferita e la inondava di un liquido dal forte odore.
 
"Cazzo, Blaine, brucia!" si lamentò la latina.
 
"Devo pulirla dai batteri, lo sai benissimo! E' un morso o che altro?" chiese.
 
"Ti sembra un morso? E' una zampata!" disse.
 
"Vado a prendere un antibiotico" disse Quinn schizzando via.
 
"Servono dei punti..." disse il ragazzo, mentre cercava di fermare l'emorragia.
 
"Non c'è alcun bisogno di giocare al sarto impazzito col mio braccio" protestò Santana.
 
"Sono IO il medico, sono il TUO medico, e questa ferita è lunga e profonda abbastanza, potrebbe aver lacerato i vasi sanguigni, ecco perchè non smetti di sanguinare, quindi adesso chiudi la bocca perchè hai bisogno dei punti!" ringhiò il ragazzo. La zoologa sembrò sul punto di picchiarlo, ma non disse nulla e si sottopose alla sua medicazione.
 
Quinn tornò dopo qualche istante con alcuni attrezzi da pronto soccorso che pose al dottore. Così lui iniziò a cercare ago e filo sterilizzati, fece appoggiare a Santana il braccio sul bracciolo del divano e procedette con i punti.
 
"Tieni, bevi questo" la bionda porse l'antibiotico all'amica, che lo bevve senza fiatare, mentre con un'espressione di fastidio manifestava il dolore causato dai punti.
 
Quandò finì, Blaine le passò un cicatrizzante sulla ferita e la avvolse con una fasciatura spessa, che passava anche dal palmo della sua mano, coprendone il dorso. Sembrava una di quelle fasciature che indossavano i pugili prima di combattere.
 
"Quando dovrò tenerla?" chiese osservandola e muovendo le dita una per volta.
 
"Non meno di dieci giorni"
 
"Fico..." disse ironica, poi cercò lo sguardo di Brittany, che sorseggiava la sua acqua, ancora tremante.
 
"Brittany,tutto bene?"
 
"Sei tu che hai rischiato di dissanguarti e chiedi a me se sto bene?" rispose vicina alle lacrime. Santana rise.
 
"E' soltanto un graffio, sto benissimo!"
 
"Vai a stenderti" si intromise Quinn.
 
"Sto bene, Fabray, non fare la madre apprensiva" si lamentò.
 
"E' un ordine, chiaro? Non mi importa quello che fai, se dormi, mediti, giochi al computer, fai quel che ti pare, ma vai in camera tua, sdraiati sul tuo letto e RESTACI!"
 
"Ho delle cose da fare" tentò.
 
"Le farai tra un'ora o due, Blaine ti accompagnerà in camera tua, a Brittany ci pensiamo io e Rachel" disse decisa.
 
"Cristo... d'accordo..." si arrese alzandosi e dirigendosi al piano di sopra, scortata dal ragazzo.
 
"Brittany, perchè non prendiamo una boccata d'aria in terrazza?" propose Rachel con un sorriso.
 
"D'accordo..." uscirono in balcone insieme a Quinn che sedette sulla ringhiera in legno, mentre Brittany e Rachel occupavano il piccolo divano di fronte.
 
"Beh, doveva succedere prima o poi..." iniziò la biologa.
 
"Cosa?" chiese la giovane.
 
"Qualcosa di pericoloso...benvenuta in Amazzonia, tesoro!" rise,mentre Rachel imitava la sua risata.
 
"E' stato terribile" iniziò Brittany "Pensavo che saremmo morte..." Quinn scoppiò a ridere, come se la ragazza avesse detto la più assurda delle cose.
 
"Tu non hai idea!" l'anticipò Rachel "Di quanto spesso sia successo qualcosa del genere negli ultimi tre anni! Attacchi, incidenti e lotte sono il nostro pane quotidiano! O meglio... il pane quotidiano di Santana!"
 
"E' vero!" aggiunse Quinn "Non sai quante volte ci ha salvati da una fine molto dolorosa!"
 
"Ha già avuto incontri del generi con bestie feroci?" chiese Brittany scettica.
 
"Certo! Una volta ha salvato Kurt dall'attacco di un alligatore di quasi quattro metri...si è tuffata nel fiume e lo ha agganciato dietro la testa, costringendolo a risalire...pensavamo sarebbe morta!" disse gesticolando.
 
"Un pomeriggio Mike si avvicinò troppo a un'anaconda, e rischiò di essere stritolato...il serpente lo avvolgeva lentamente... beh,credici o no, Santana lo ha liberato a mani nude" continuò Rachel.
 
"E proprio un paio di mesi fa ha salvato la vita a Rachel che stava per cadere da un dirupo di centinaia di metri" concluse la bionda.
 
"Mi state dicendo che nessuno di voi si è mai ferito gravemente?" chiese ancora Brittany.
 
"Mai" Rachel scosse la testa.
 
"Santana dice sempre che non permetterà a nessuno di noi di morire"
 
“E negli ultimi tre anni, ha sempre mantenuto la promessa” la mora lo disse con un tono sicuro e deciso.
 
“E ti assicuro che anche se ha perso tanto sangue, quella ferita non è grave…ha fatto di peggio…” concluse Quinn roteando gli occhi.
 
“A quanto pare disturbo un piacevole pomeriggio tra ragazze” una voce roca e maschile le fece voltare tutte. E Brittany per poco non urlò.
 
Un ragazzo pendeva dal ramo di un albero, qualche metro più in alto di loro, ma a decine di metri dal suolo, reggendosi con una sola mano. Era scuro di carnagione, tutto muscoli, una cresta nera stile moicano. Penzolava pericolosamente.
 
“Giochi sempre a fare Tarzan, nel tempo libero?” chiese Quinn sorridendo, senza scomporsi. Lui si spinse in avanti e atterrò con un salto sul loro balcone.
 
“Tu devi essere la nuova assistente di Santana” disse rivolto a Brittany “Lo sapevo che avrebbe scelto un bel bocconcino” ridacchiò.
 
“E tu sei?” chiese Brittany, imbarazzata.
 
“Mi chiamo Noah” le tese la manona che lei strinse.
 
“Brittany” indossava dei vecchi bermuda neri, tutti strappati. Era il suo unico indumento. Il petto era nudo e scolpito, così come i piedi, sporchi di terra.
 
“Non sei un ricercatore…” chiese titubante lei “Vero?” Rachel scoppiò a ridere.
 
“Ma se non sa neanche leggere!”
 
“Io so leggere!” ribattè lui con aria di sfida “Ma no, non sono un ricercatore… sono un indigeno, vivo in una tribù locale” spiegò alla bionda.
 
“Ciao selvaggio!” Santana fece la sua comparsa sull’uscio.
 
“Ciao San!” quando la vide, sorrise spontaneamente,e le andò incontro. Era molto più alto di lei e largo almeno il doppio. La sollevò da terra e le stampò un bacio rumoroso sulla guancia. Brittany si sorprese di tale contatto. Nessuno si era mai avvicinato fisicamente a Santana.
 
“Ma tu non dovresti essere a letto?” la rimproverò Quinn.
 
“Che hai fatto alla mano?” chiese il ragazzo notando la fasciatura.
 
“C’è una pantera nei dintorni… e io e Brittany oggi abbiamo avuto un incontro molto ravvicinato… voleva darmi il cinque, ma non ha preso bene la mira” scherzò “E per rispondere a te, Quinn, ho riposato abbastanza, sto meglio, e B-12 ci aspetta!”
 
“Dacci cinque minuti di respiro, ok? E poi Noah è appena arrivato” sospirò la biologa.
 
“Così hai già conosciuto la mia assistente!” iniziò Santana sedendo sulla ringhiera.
 
“Ci siamo appena presentati, credeva fossi un ricercatore” sorrise.
 
“Chiedevo e basta” si schernì Brittany “Non sapevo ci fossero tribù indigene da queste parti”
 
“Non lo sapevamo neanche noi” spiegò Santana “Abbiamo ignorato la loro esistenza per tre mesi, fino a quando non ci siamo imbattuti nel loro accampamento durante una spedizione… lì abbiamo conosciuto Noah”
 
“Quindi parlate la nostra lingua?” chiese la giovane.
 
“Non proprio” lui scosse la testa “A me l’ha insegnata Santana”
 
“E gli ho regalato un paio di pantaloni… quello straccetto copri inguine mi ha traumatizzata per il resto della vita, la prima volta” scoppiarono tutti a ridere.
 
“Pantaloni e tanto altro ancora… Santana mi ha insegnato tutto quello che so, mi ha insegnato a scrivere, a leggere, e mi ha permesso di portare qualche innovazione all’interno del mio villaggio” la guardò riconoscente.
 
“Andiamo, smetti di elogiarmi, risparmiatelo per la mia morte” gli diede un pugno sulla spalla “Vieni a darci una mano col mostro? Un paio di braccia in più sono sempre utili”
 
“Certo, con piacere!”
 
Si spostarono tutti in laboratorio attraverso la scalinata interna. Era molto più illuminato rispetto a quando Brittany lo aveva visto la prima volta.
 
“Quinn, prepara il sedativo e il materiale per il prelievo; Rachel, il bicchierino per il veleno; Noah, Brittany, venite con me” ordinò la zoologa. Si spostarono in un’altra stanza, piena di teche e acquari, quasi tutti vuoti. C’era una teca illuminata da una forte luce a neon, e dentro, come la stessa targa recitava, B-12. Non era molto grande, superava appena il metro di lunghezza.
 
“San, noi siamo pronte!” urlò Quinn dall’altra stanza.
 
“Bene, allora… Noah, c’è un gancio per serpenti su quel tavolo, prendilo… Brittany, al mio tre apri la teca, così da permettermi di prenderlo… dobbiamo essere molto veloci o ci attaccherà… Noah, tieniti pronto col gancio, se dovesse mettersi male”
 
Il ragazzo si avvicinò col gancio metallico stretto in pugno, Brittany annuì e mise la mano sulla teca.
 
“Pronti?”
 
“Si” risposero in coro.
 
“Uno… due… tre!” Brittany aprì la teca lateralmente, e Santana fece scattare il braccio sinistro, afferrando il serpente esattamente dietro la testa. Lui soffiò e si dimenò, mentre lei lo tirava fuori. Lo strinse con entrambe le mani, mentre la bionda richiudeva la teca. Poi tornarono in laboratorio. Quinn aveva una siringa piena di un liquido trasparente, con un ago corto. Quando Santana si avvicinò, la ficcò sotto la pelle del serpente e inoculò il sedativo. Subito dopo l’animale smise di dimenarsi. La biologa tirò fuori dalla tasca un’altra siringa ed effettuò un prelievo. Il sangue vermiglio dell’animale riempì metà della siringa:
 
“Vado a metterlo in provetta, torno subito per il veleno” disse, quando finì.
 
“D’accordo… Brittany, ho bisogno del tuo aiuto” Santana la guardò negli occhi, seria.
 
“Sono qui” rispose lei.
 
“Stringilo all’incirca a metà del corpo, con la mano sinistra” la ragazza si avvicinò, e strinse la mano sinistra attorno al corpo del serpente.
 
“Così?” chiese. La zoologa annuì.
 
“Adesso metti la mano destra dietro la mia mano, qui vicino la testa,e stringi forte, non gli farai male…” Brittany eseguì l’ordine, e strinse forte il collo del serpente “Brava... ascoltami bene, adesso io lo lascio… devo fargli aprire la bocca e mi servono entrambe le mani, considerando che una è messa maluccio… cerca di tenerlo fermo… è sedato quindi non si dimenerà, ma appena gli farò aprire la bocca, opporrà resistenza, quindi stringi forte il collo, va bene?”
 
“Va bene” sentì una goccia di sudore scivolare sul suo collo. Santana lasciò il serpente, che adesso era tra le mani di Brittany, e prese un bicchierino trasparente, millimetrato, con sopra un sottile velo di plastica, tenuto ben teso da un elastico. Si avvicinò di nuovo al serpente, dal lato opposto di Brittany, e mise la mano destra, fasciata, su quella della ragazza, facendo una presa forte. Con la sinistra piazzò il bicchierino davanti alla bocca del serpente che la aprì e morse la plastica, affondandovi i denti.
 
“Fai una leggera pressione verso il basso” le disse, assecondando il suo movimento. L’animale soffiò, ma diverse gocce gialle caddero nel bicchierino, fino a riempirne il fondo. Quando l’ultima goccia di veleno cadde, Santana lo sganciò dal bicchierino, ma non lo lasciò, aveva ancora la bocca aperta. Tese il veleno a Quinn che schizzò via dopo averlo preso, e aspettò che il serpente richiudesse la bocca. Poi lo strinse di nuovo con entrambe le mani permettendo alla bionda di lasciarlo. Lo ripose nella teca, con l’aiuto di Noah, e tornò in laboratorio.
 
“Bene…” esordì “Qui abbiamo finito… Quinn, Rachel, chiudete voi il laboratorio, Noah, tu puoi restare con loro se vuoi”
 
“Certo, le aiuto qui” annuì lui.
 
“Brittany, tu sali con me” lei annuì e la seguì.
 
“Non stiamo andando a rischiare di nuovo la vita, vero?” chiese la bionda allarmata, mentre salivano le scale. Santana rise.
 
“No, non oggi… sei libera per il resto della giornata… vai a farti una doccia” Brittany sospirò sollevata.
 
“Grazie al cielo, a dopo allora”


“A dopo” si salutarono con un cenno e Brittany andò a farsi una doccia. Questa volta fu veloce, e indossò abiti comodi. Poi si rintanò nella sua stanza, e si addormentò, quasi senza accorgersene.
 
Quando si svegliò fuori era buio. Guardò l’orologio: le nove di sera. Si passò le mani sul viso, mentre il brontolio del suo stomaco le ricordava che era ora di cena. Così scese in cucina.
 
Non c’era nessuno, a parte Rachel.
 
“Oh ciao, Britt… Blaine ti ha lasciato un hamburger, è ancora caldo” le indicò un piatto dall’aspetto invitante.
 
“Molto gentile da parte sua” sorrise la ragazza “Voi avete già cenato?”
 
“Alcuni si, altri no… hamburger per tutti oggi, giusto per sbrigarci in fretta…non abbiamo nemmeno apparecchiato” spiegò.
 
“Beh, ho così fame che mangerei anche te” lei rise, per poi sparire nel balcone. Così Brittany si accomodò sul divano e mangiò il suo hamburger così in fretta da sorprendersi quando giunse all’ultimo boccone.
 
“Brittany?” Sam fece la sua comparsa in cucina.
 
“Ciao Sam” salutò.
 
“Ciao… senti, ho appena fatto rientrare Rachel dal balcone… Santana ha dato ordine di chiudere tutte le finestre e di non uscire per nessuna ragione dalla base… sono venuta a dirtelo in caso tu abbia lasciato la tua finestra aperta…” le disse.
 
“A dire il vero non ne sono sicura…” cercò di ricordare “Vado subito a controllare, grazie Sam” si alzò e si avviò di corsa su per le scale. Per fortuna la sua finestra era chiusa.
 
Così, sola nella sua stanza, chiuse la porta e si sdraiò sul letto. Pensò alla giornata appena trascorsa, e al pericolo scampato in quella radura. Nonostante non avesse subito un attacco in prima persona, si era davvero spaventata.
 
Giurò a sé stessa che avrebbe cercato di controllare la paura da quel momento: Santana se l’era cavata benissimo da sola, ma da quanto le avevano detto queste situazioni erano all’ordine del giorno, in Amazzonia, e lei non voleva restare paralizzata dalla paura. In quel modo non sarebbe stata d’aiuto né a sé stessa, né ad altri, e non le piaceva.
 
Passarono forse venti minuti, poi qualcuno bussò alla sua porta. Brittany si alzò e aprì. Santana era in piedi di fronte a lei:
 
“Hey… stavi dormendo?” chiese.
 
“No no, mi sono addormentata di pomeriggio e adesso a dire il vero non ho molto sonno…” le spiegò con un sorriso “Vuoi entrare?”
 
“No, in realtà volevo mostrarti una cosa… se ti va…” aggiunse.
 
“Certo” lei annuì senza pensarci.
 
“Vieni” Santana la invitò a seguirla e insieme uscirono in corridoio, per poi dirigersi verso la scalinata esterna “Dobbiamo fare in fretta, è pericoloso fuori” spiegò. La guidò lungo una scalinata più stretta, che Brittany non aveva mai notato prima, e che conduceva al quarto piano, luogo di cui fino al giorno prima aveva ignorato l’esistenza. Si ritrovò in un ambiente più piccolo degli altri piani, letteralmente in mezzo alle fronte degli alberi. C’era un balcone in legno, come gli altri, ma più largo, e una stanza al centro. Sembrava fatta di vetro, ma era tutta nera. Brittany non aveva mai visto una cosa del genere.
 
Santana aprì la porta e la invitò a entrare, così si ritrovò nella camera del suo capo. Era semplice e spoglia: a sinistra c’era un letto matrimoniale, coperto da un piumone blu notte; in fondo a destra una larga scrivania, con un computer e diverse carte e documenti; a sinistra un armadio, che si trovava vicino a un’altra porta. Ma ciò che sorprese davvero Brittany erano le pareti: sembrava di stare in una stanza di vetro, si vedevano gli alberi, le foglie, il balcone fuori. E il soffitto mostrava uno splendido cielo stellato, uno spicchio di luna, e le forme scure delle montagne in lontananza:
 
“E’ meraviglioso…” sussurrò.
 
“Benvenuta nel mio covo” scherzò la mora.
 
“Di cosa è fatta?” chiese lei alludendo alle pareti “Anche da fuori si vede l’interno?”
 
“Ovviamente no… è lo stesso principio dei vetri oscurati delle automobili… si vede dall’interno come un normale vetro, ma da fuori è tutto nero… in questo modo gli animali si avvicinano e non si accorgono della mia presenza… posso osservarli e fotografarli anche per ore” spiegò soddisfatta.
 
“E il panorama è mozzafiato” aggiunse Brittany.
 
“Ma non ti ho portata qui per vantarmi della mia camera” disse imbracciando un grosso binocolo “Questo binocolo è a raggi infrarossi… permette di vedere anche in condizioni di luminosità scarsa o nulla… prendilo e guarda in alto, tra i rami degli alberi” lo tese alla ragazza e le indicò dove guardare. Lei lo punto in alto e vi guardò dentro, ma all’inizio vide solo rami e foglie.
 
“Non vedo niente…” disse.
 
“Un po’ più a destra…” mise la mano sul binocolo e lo spostò mentre Brittany vi guardava dentro. Finalmente capì a cosa alludeva la zoologa: in mezzo alle fronde, pochi metri più in alto, una grossa pantera avanzava silenziosa, avvicinandosi pericolosamente alla base.
 
“Oh mamma…”
 
“E’ la stessa che ci ha attaccate oggi pomeriggio… a quanto pare ha deciso bene di cacciare da queste parti…” spiegò.
 
“Pensi che si avvicinerà alla base?” chiese la bionda riponendo il binocolo e guardandola.
 
“Non penso, a dire il vero… le pantere si avvicinano difficilmente agli edifici… non sono abituate agli umani, e per loro le novità sono pericolose… ma non bisogna dimenticare che oggi siamo state attaccate…”
 
“Per questo hai ordinato di chiudere tutte le finestre?”
 
“Si, la prudenza non è mai troppa… e preferirei che nessuno di noi uscisse di sera per qualche giorno… ho pensato che mostrartela da una postazione sicura ti avrebbe fatto passare un po’ di paura… hai preso un bello spavento oggi…”
 
“A tale proposito vorrei scusarmi con te…” Brittany si sentì tremendamente in imbarazzo.
 
“Scusarti? E perché?” Santana inarcò un sopracciglio.
 
“Ero pietrificata dal terrore, probabilmente non sarei stata d’aiuto se tu ne avessi avuto bisogno… il primo giorno mi hai detto di controllare la paura, e guarda quanto sono stata brava…”
 
“Non devi scusarti” la donna sorrise “Non pensavo ti saresti trovata in una situazione pericolosa così presto, speravo di avere più tempo per insegnarti a controllare le tue emozioni, ma la natura è imprevedibile in ogni sua sfaccettatura… andrà meglio la prossima volta, non preoccuparti… piuttosto, ringraziami per averti tirata fuori dalla tua stanza per un po’…”
 
“Perché?” chiese la bionda, confusa.
 
“Sembra che Quinn non fosse sola in camera sua, ti ho risparmiato un concerto inquietante…” la bocca di Brittany formò una O perfetta.
 
“Oh… beh… grazie allora” si guardarono e scoppiarono a ridere.
 
“Penso sia giunto il momento di riaccompagnarti in camera, dovrebbero aver finito…e non vorrei che la pantera si avvicinasse troppo” alzò le spalle.
 
“Certo… andiamo” uscirono dalla stanza di Santana e scesero in fretta, richiudendo subito la porta che dava sul corridoio. Erano quasi giunti alla camera di Brittany, quando la porta di Quinn si aprì, rivelando Noah, che si apprestava a uscire.
 
“Ciao San” la zoologa mise le braccia ai fianchi, mentre lui si richiudeva la porta.
 
“Sparisci zotico!” ringhiò lei “Sono stata fin troppo clemente, non costringermi a metterle una cintura di castità!” lui alzò le mani in segno di resa.
 
“Notte dolcezza!” le disse con un viso angelico, correndo verso la porta esterna e sparendo dopo essersela richiusa alle spalle. Nel frattempo Brittany aprì la porta della sua stanza ridendo. Si trovarono sole.
 
“Se non altro qualcuno si diverte!” sghignazzò.
 
“Anche troppo direi…” la mora si mise le mani in tasca “Domani mattina faremo un giro un po’ diverso, ma partiamo alle sei, come al solito…”
 
“Va benissimo…” annuì lei “Allora… grazie per avermi salvato la vita oggi…” le disse guardandola negli occhi.
 
“Ma scherzi?” Santana sorrise “E’ il mio lavoro”
 
“Beh, lo fai molto bene” ricambiò il suo sorriso “Buonanotte, Santana” si avvicinò e le stampò un bacio sulla guancia. Santana non se lo aspettava, e arrossì a quel gesto.
 
“Buona… notte” disse piano, si voltò e se ne andò.
 
Brittany si chiuse la porta alle spalle, ridacchiando tra sé. Aveva appena fatto arrossire Santana Lopez…














L'angolo della pazza
Buonsalve a tutti bella gente! Come la nostra mitica autrice vi ha già anticipato, beneditemi se questo capitolo è nato! Ci sono voluti secoli e molte rotture di balle (da parte mia) per farlo venire alla luce.
Oltre i soliti convenevoli vari, c'è una domanda seria da parte mia.
Sto sperimentando vari font per rendere l'editing più carino... Personalmente questo mi piace molto, e spero piaccia anche alla mitica B.. (ovviamente si affida a me a occhi chiusi, come minimo si stuferà delle note e non mi lascerà più betare nulla.. :P)
Ma soprattutto, la cosa più importante è che piaccia a voi che dovete leggere, quindi fateci sapere!
E, ovviamente, le recensioni... Insomma, ormai lo sapete. Le recensioni fanno l'autrice felice, e anche se stavolta l'autrice non è disposta a concedere sesso gratis (se non a me... OVVIAMENTE SCHERZO!!), può concedere molti BEI capitoli, if u know what I mean, e pancake. Con sciroppo d'acero incluso ovviamente.
Fatevi sentire gente! Una storia senza pubblico non può avere successo, e sappiamo tutti che per una volta nella vita avreste voluto essere una pantera per essere osservati da Santana.. O no? ;)

Peace and make love
-gleekpanda, e ovviamente la meravigliosa -Bomboletta

















 
  
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Bomboletta