Capitolo
cinque
“A volte, certe benedizioni
di Dio si manifestano
mandando in frantumi tutti i
vetri.”
(Brida, Paulo Coelho)
Se Ronald Weasley non avesse
fatto tardi la sera prima, se si fosse ricordato di puntare la sveglia, se
avesse avuto un sonno più leggero, se quel traditore che si ostinava a chiamare
‘migliore amico’ l’avesse fatto alzare all’ora giusta, se quella piaga che
geneticamente risultava essere sua sorella non avesse occupato il bagno per
oltre mezzora, forse sarebbe arrivato in orario.
Per la miseria! Ora si
sarebbe preso una bella lavata di capo e tutto per colpa di quei due… quei due…
ah, non gli veniva neanche un termine adatto per definirli!
Mentre si catapultava
fuori dall’ascensore ultrapieno alla sua fermata (‘Secondo Livello, Ufficio
Applicazione della Legge sulla Magia, comprendente l’Ufficio per l’Uso
Improprio delle Arti Magiche, il Quartier Generale degli Auror e i Servizi
Amministrativi del Wizengamot.’), cercò allo stesso tempo di avanzare rasente
ai muri per mimetizzarsi. Le possibilità che uno come Ronald Weasley, alto,
robusto e con una bella zazzera di capelli rossi che pareva urlare al mondo
“Ehilà! Guardatemi, sono qui!”, giungesse al suo ufficio senza essere visto
erano poche, ma evidentemente il giovane quel giorno era assistito da una buona
stella.
O forse no…
Non aveva fatto neanche
in tempo a sedersi sulla sedia e a tirare un sospiro di sollievo, che Harry
piombò come un uragano all’interno del suo ufficio.
“Cosa diavolo…?” cominciò
Ron, con la chiara intenzione di dirgli due paroline riguardo a ricordarsi di
svegliare il compagno di camera per andare in ufficio.
Con sua grande sorpresa, Harry lo interruppe facendogli
segno di stare in silenzio. “Shh!! Ron ti prego stai zitto! Potrebbe sentirci!”
bisbigliò, guardandosi attorno nervosamente e sbirciando con cautela fuori
dallo spiraglio della porta.
Ron inarcò perplesso un
sopracciglio. “Potrebbe sentirci chi?!” chiese, cominciando a dubitare
della sanità mentale di Harry quando quest’ultimo, abbandonata la porta, aprì
l’armadietto di Ron e lo squadrò come se
valutasse la possibilità di entrarci dentro.
“Ti ho detto di stare in
silenzio, Ron!” sibilò Harry, inginocchiandosi per terra ed infilando la testa
sotto la scrivania di Ron. “Forse in due ci staremo un po’ strettini, ma direi
che è l’unico modo…” borbottò rimettendosi in piedi.
“Harry, mi vuoi dire che
diavolo succede?” esclamò Ron a voce alta, ormai sicuro che la sanità mentale
dell’amico fosse andata a farsi benedire.
“Oh, eccovi finalmente!
Vi ho cercato per tutto l’ufficio!” annunciò un sorridente Ted Nott, mentre
entrava nell’ufficio del capitano Weasley.
Ron vide Harry passarsi
sconsolatamente una mano sul viso e lanciargli un’occhiataccia. Più confuso che
mai, guardò Nott avvicinarsi a loro due con un sorriso a trentadue denti.
“Sono venuto a lasciarvi
un… ehm… amico!” disse, con un’aria vagamente colpevole. “Draco? Entra pure.”
urlò poi a qualcuno che, evidentemente, aspettava fuori dalla porta.
Il sorriso sardonico che
entrò assieme al volto pallido e agli occhi beffardi risvegliò in Ron
sensazioni che non provava da tanto tempo. Erano anni che non sentiva quella
rabbia montargli dentro, quel calore infuocargli le orecchie, quel
formicolio prudergli le mani, quella voglia di spaccare quella faccia…
“Malfoy…” sibilò, mentre
gli occhi diventavano due fessure intanto che scrutavano quel damerino mancato
sedersi con nonchalance di fronte a lui.
“Weasley. Potter.” scandì
l’altro arricciando il labbro superiore, come se stesse assaggiando qualcosa di
tremendamente acido.
I due Auror lo fissarono
truci.
Ted, avvertendo una certa
tensione nell’aria, pensò bene di defilarsi. “Beh, io… devo… ehm… andare… in
bagno, sì, devo proprio lasciarvi, mi dispiace, ma la natura chiama!” si
inventò lì per lì. “Ci vediamo dopo!” aggiunse, prima di lasciarsi alle spalle
quei tre che si guardavano in cagnesco, chiudendoli dietro la porta
dell’ufficio di Ron. Buttò fuori il respiro che aveva trattenuto fino a quel
momento.
Per la centesima volta si
chiese se stesse facendo la cosa giusta.
Da quando Draco si era
presentato al Ministero quella mattina gli sembrava che il suo piano facesse acqua
da tutte le parti. E le voci soffocate che provenivano da dietro la porta
chiusa non presagivano nulla di buono.
Tenendo lo sguardo
sconsolato fisso a terra, Ted avanzò verso il suo ufficio strascicando i piedi
e sarebbe sicuramente arrivato a destinazione se una graziosa testolina rossa
non avesse cozzato violentemente con la sua.
“Ahi!” esclamò Ted,
massaggiandosi la parte offesa.
“Mm… Che testa dura!”
borbottò la ragazza, strofinandosi anche lei la fronte.
Ted rise. “Neanche tu
scherzi, dolcezza!”
La ragazza si chinò a
raccogliere i fogli, che le erano caduti per terra durante lo scontro, e,
quando si rialzò, alzò il naso verso l’alto affettando un’aria offesa. “Il mio
nome non è ‘dolcezza’, carino. Mi chiamo Ginevra. Ginevra Weasley.” si presentò
con tutta la dignità che le consentiva la sua fronte arrossata, dove, tra poco,
la giovane avrebbe sfoggiato un bel bernoccolo.
“Piacere, Ginevra. Io
sono Theodore Nott. Non ‘carino’.” sorrise Ted, allungando una mano verso di
lei.
Ginny la guardò perplessa
per un attimo, poi la strinse ricambiando il sorriso.
“Weasley? Sorella di Ronald
Weasley?” chiese all’improvviso Ted, continuando a tenere stretta la mano
di Ginny.
“Sì e devo anche dargli
questi documenti…” rispose Ginny, guardandosi con insistenza la mano invitando
mutamente Nott a lasciargliela andare.
“Oh, scusa!” borbottò
imbarazzato lui, notando la direzione del suo sguardo. “Ehm… Non credo sia il
momento migliore per entrare nell’ufficio di tuo fratello…” aggiunse, lanciando
un’occhiata da sopra la spalla all’ufficio di Ron.
“Perché?”
“Beh, al momento è alle
prese con un vecchio conoscente…”
Ginny scrollò le spalle.
“Potresti darglieli tu, per cortesia? Devo assolutamente tornare giù in
ufficio: c’è un ambasciatore dei Nani che ci sta facendo diventare matti…!”
“Sì, non c’è problema.”
assentì Ted, prendendo in consegna i documenti.
“Grazie mille!” sorrise
Ginny, affrettandosi a raggiungere l’ascensore dorato. Ted le fece un cenno di
saluto con la mano e rimase a fissarla finché le porte non si richiusero. Poi,
passandosi una mano fra i capelli e raggiungendo finalmente il suo ufficio, si
lasciò andare ad un sospiro e ad un sorriso immotivato. La mente vagava in
assurdi pensieri: in quella giornata tempestosa era apparso un raggio di sole…
*
Una settimana più tardi la situazione non era
affatto cambiata…
“No, no e poi NO!”
Ted sospirò esasperato. No, non c’era proprio verso
di far parlare civilmente quei due.
Aprì la porta
dell’ufficio di Ron, dietro la quale era rimasto poco educatamente ad
origliare, ed entrò nella stanza. “Ron, non puoi cercare di avere un po’ più di
pazienza con lui?” chiese con voce stanca, fissando i due giovani di fronte a
lui guardarsi trucemente.
Ron alzò lo sguardo da
quello grigio di Malfoy. “Ted, come faccio ad avere pazienza se, secondo il
signor Malfoy,” calcò su questa parola come se stesse dicendo una
parolaccia “l’intero squadrone di Auror dovrebbe andare in pasto ai
Dorsorugosi, lasciando il testimone che dovevano proteggere a combattere da
solo le Manticore?! Questo bambolotto platinato non ha un minimo di strategia
nel cervello!” sbottò, tornando a guardare inferocito il biondo.
Quello sorrise quasi per
sfidarlo e prese uno dei modellini degli Auror in scala dalla piantina
olografica tridimensionale. “Sai cosa me ne importa della strategia, Weasley?
Un fico secco! Io lavoro da solo: non ho bisogno di una squadra di incapaci
alle mie spalle.” disse, sbattendo violentemente sulla scrivania il modellino,
che cominciò a protestare intensamente per il maltrattamento subito.
Gli occhi di Ron parevano
lanciare fulmini e saette. Ted alzò gli occhi al cielo, pronto a sentire una
delle famose sfuriate ‘alla Weasley’…
“Stupido mago da strapazzo! Ti è entrata la tinta
nel cervello, per caso?! Dovresti saperlo che questa ‘squadra di incapaci’ ha
salvato il mondo dal tuo ‘Signore’! Questa squadra di incapaci si fa il mazzo
tutti i giorni per mantenere la sicurezza a Londra!” sbraitò Ron.
“Con scarsi risultati…
Sbaglio o i vampiri sono ancora in giro? Non avete, forse, bisogno di me per
questo motivo?” ribatté falsamente candido Draco.
Ahia, pensò Ted, vedendo
le orecchie diventare talmente rosse che non si sarebbe stupito di vederle
cominciare ad emettere fumo da un momento all’altro.
Beh, per quanto Draco si fosse
rivelato prepotente ed antipatico, rimaneva pur la loro unica speranza e non
poteva permettere che Ron glielo facesse fuori… “Ehm… Draco, vieni un secondo:
devo farti vedere una cosa!” mentì, prendendolo per un braccio e trascinandolo
di peso fuori dalla stanza, lasciando Ron a sbollire la sua furia da solo.
“Ma sei impazzito?!”
esplose Ted, non appena raggiunsero il terreno neutrale del proprio ufficio.
“Dovevi semplicemente imparare da Ron qualche rudimento di strategia,
non certo fargli pensare all’omicidio!” lo sgridò.
Se si aspettava un
atteggiamento mortificato da parte del suo ex-compagno di casata, rimase
deluso. Draco non aveva sul viso un’espressione propriamente dispiaciuta:
sembrava più soddisfatta…
“Dovresti saperlo che adoro
far infuriare Weasley! Quando lo fa, sembra un peperone!” ridacchiò
malignamente, alludendo al colore che accendeva il giovane Auror.
Ted sbuffò ed aprì la
bocca per dire qualcosa, ma non ne ebbe la possibilità perché la porta si aprì ed
una recluta fece capolino sulla soglia.
“Sì, Symons, che c’è?”
chiese, leggermente seccato per l’interruzione.
Il ragazzo si scostò la
lunga frangetta scura dagli occhi prima di rispondere. “Il colonnello la vuole
nel suo ufficio, capitano.”
Fantastico, pensò, ecco
che arriva la lavata di capo…
“Tu sta’ qui.” ordinò con
voce dura a Draco. “E non provare a muoverti.” aggiunse astioso, mentre la
causa di tutti i suoi problemi dava segni di voler trasgredire gli ordini.
Qualcosa nella sua voce consigliò a Draco di starsene buono. Soddisfatto di
aver raggiunto almeno questo piccolo risultato, Ted congedò la giovane recluta
e si avviò meditabondo verso l’ufficio del colonnello. Sapeva perfettamente a
cosa era dovuta questa ‘chiamata’.
Bussò leggermente alla porta
ed aspettò l’ “Avanti!” del colonnello prima di entrare.
Fece il saluto militare,
battendo i tacchi e sbirciando di sottecchi il colonnello. Aveva l’aria grave e
si lisciava i baffoni con gesti lenti e studiati. Pessimo segno…
“Riposo, Nott. Siediti.”
Ted si sedette,
trattenendo quasi il fiato in attesa di ciò che il colonnello stava per dirgli.
L’uomo incrociò le mani sotto il mento e lo guardò con quegli occhi penetranti.
“Immagino tu sappia perché ti ho chiamato.”
Ted annuì.
“Bene. Veniamo subito al nocciolo
della questione, allora. Quel ragazzo è un problema: è indisciplinato,
prepotente, arrogante, ribelle e potrei continuare per il prossimo quarto d’ora
a trovarti aggettivi che lo descrivano, ma” fece una pausa ad effetto,
com’era solito fare per catturare l’assoluto interesse da parte
dell’ascoltatore. “indubbiamente ha del talento. Non è da tutti riuscire a
contrattaccare Potter, il nostro miglior Auror nello scontro in prima linea,
come non è da tutti fare centro a cento metri di distanza con una bacchetta
standard, come mi ha riferito il capitano Kendal. Certo, pecca un po’ di
strategia, a detta di Weasley, ma è indubbiamente un giovane con delle
potenzialità. Se non fosse per quel carattere impossibile, gli avrei già
chiesto di aggiungersi alla squadra.”
Ted guardava il
colonnello sconcertato. Quello non era il discorso che si era aspettato. Non lo
era per nulla!
“Comunque, non era di
questo che volevo parlarti.” disse il colonnello, interrompendo i pensieri
stupiti di Ted. “Penso che non potrà imparare altro qui: mi sembra una bella
testa calda, quello là, e sta fomentando un po’ troppe discussioni per i miei
gusti, soprattutto con Potter e Weasley. Aggiungendo il fatto che la stampa ci
sta praticamente facendo a pezzi per l’ultimo attacco a Swansea, credo sia
giunto il momento che il ragazzo si renda utile. Stanotte sarete di ronda tu,
lui e Potter.”
Ted sgranò gli occhi: di
ronda? Quella sera?! Con Harry?!? “Ehm… Colonnello è sicuro che…?”
“Sicurissimo.”
“Ma proprio con Harry…?”
“Preferisci Weasley?”
chiese l’uomo, inarcando un sopracciglio.
Ted ripensò alle orecchie
di Ron e scosse energicamente il capo. “No, va benissimo come ha deciso lei,
colonnello.”
“Bene, ora va’ ad
avvisare il capitano Potter. E ricordatevi che non voglio problemi, sono stato
chiaro?” Il colonnello lo scrutò minacciosamente.
Ted deglutì. Fin troppo,
pensò.
*
“Una settimana d’inferno, ecco cos’è stata! Se lo
vedo un’altra volta, giuro che non rispondo delle mie azioni!” strepitò Ron,
stringendo convulsamente la tazzina con il caffè ormai freddo.
“Almeno tu hai finito…
Pensa a me che devo fare la ronda con lui…” brontolò cupamente Harry, mettendo
il decimo cucchiaino di zucchero nel caffè senza accorgersi che ormai la sua
bevanda era stata completamente assorbita dai piccoli granelli bianchi, ora
tendenti al marroncino.
La bionda proprietaria
del bar del Ministero fissava divertita i due. “Ron, ti avverto che se rompi la
tazzina me la devi pagare! Harry, hai intenzione di bere zucchero leggermente
spruzzato di caffè? Ti verrà un diabete da guiness, campione!” esclamò, alzando
ironicamente un sopracciglio.
Ron alzò lo sguardo
sorpreso e posò di scatto la tazzina sul bancone, come se improvvisamente fosse
diventata bollente. Harry guardò finalmente nella sua tazzina ed arrossì imbarazzato,
rimettendo nella zuccheriera l’ennesimo cucchiaino ricolmo di zucchero.
“Giornata impegnativa?”
chiese la bionda, prendendo le due tazzine, ripulendole dal contenuto con un
incantesimo e mettendo la moka di nuovo sul fuoco magico.
Harry si passò una mano
tra i capelli. “Non ne hai neanche un’idea, Cassandra… E non è ancora finita!”
“Allora, grand’uomini,
come va?” chiese Hermione arrivando in quel momento e sedendosi tra i due
giovani. “Un tè al limone, per piacere.” ordinò a Cassandra.
“Uno schifo, ecco come
va! Oggi ho quasi preso a pugni quella faccia da schiaffi di Malfoy… Non so
cosa mi abbia trattenuto.” borbottò cupamente Ron, mentre Cassandra arrivava
con tre tazze fumanti.
“Tenete, offre la casa!”
sorrise all’indirizzo di Harry e Ron. “Un falci, Hermione.” disse, con un
sorriso tirato alla giovane.
Hermione fece una smorfia
e le sbatté il falci sul bancone. La osservò andare via ancheggiando
vistosamente. Aggrottò le sopracciglia. “Quella lì fa troppo la civetta per i
miei gusti…” mugugnò tra i denti.
Ron alzò un sopracciglio.
“Chi? Cassandra?” chiese, voltandosi a guardarla.
Hermione gli arpionò il
volto con una mano e lo fece girare di nuovo verso di sé. “Sì, proprio lei. E
tu vedi di guardarmi, quando ti parlo.” ribatté seccata.
Ron sorrise, quando la
mano di Hermione gli lasciò il viso. “Gelosa?”
“Chi? Io?! Macché!”
rispose lei, passandosi nervosamente una mano tra i capelli.
Ron sorrise ancora di più
e si chinò verso di lei. “Guarda che a me piaci solo tu…” le soffiò
nell’orecchio, facendola arrossire e ridacchiare.
Harry sbuffò ed alzò gli
occhi al cielo. “State diventando veramente sdolcinati! Prima o poi mi verrà
una carie! Ammettilo, Hermione: è tutta una manovra per mandarmi dai tuoi!”
scherzò.
Ron ridacchiò. Poi fece
vagare lo sguardo nella grande sala e sospirò, tornando al suo caffè. “Mi sa
che è arrivata l’ora…” borbottò, prima di bere d’un fiato il liquido nero.
Harry si girò e vide Ted e Malfoy aspettarlo in
fondo alla sala gremita di gente. Prese un respiro profondo e si mise il
mantello pesante. “Auguratemi buona fortuna… Ci vorrà tutta la buona volontà di
questo mondo per non lanciare una fattura a Malfoy…” brontolò lugubre.
Hermione gli fece vedere le proprie dita
incrociate. “In bocca al lupo!” gli sussurrò, con un lieve sorriso di
incoraggiamento che le curvava le labbra.
“Crepi.” ribatté Harry rassegnato.
Ron gli sorrise comprensivo.
Harry sospirò. “A dopo…”
Quando li raggiunse, gli parve che Ted avesse
un’espressione vagamente dispiaciuta sul volto. Ma non se ne curò più di tanto.
Era molto arrabbiato con lui: se non fosse stato per la sua idea balzana,
probabilmente non avrebbe più rivisto quell’arrogante di Malfoy. O, per lo
meno, non ci avrebbe dovuto lavorare gomito a gomito!
“Ehm… Allora, vogliamo andare a catturare i
cattivi?” cercò di smorzare un po’ la tensione Ted, vedendo gli altri due
squadrarsi con occhi schifati.
“Un urrà per gli eroi…” mugugnò funebre Draco,
agitando fiaccamente un pugno in aria, parodia di un gesto di incoraggiamento.
Che bella seratina mi aspetta…, pensò sconsolato
Ted, incamminandosi verso uno dei tanti camini del ministero. Prese una
manciata di polvere volante, subito imitato da Harry e Draco.
Ted si infilò tra le scoppiettanti fiamme verdi,
lasciò andare la polvere e gridò: “Novantatré, Diagon Alley, Rifornimenti e
Munizioni Auror!”
Fu avvolto da un piacevole tepore, mentre scivolava
di camino in camino, raccogliendo brandelli di conversazione qua e là. La
fermata fu un po’ più brusca del previsto, ma Ted aveva buon equilibrio e buone
gambe e riuscì a non ruzzolare per terra.
Cosa che, invece, non riuscì a Draco.
Anzi, Malfoy uscì dal camino completamente coperto
di fuliggine e scivolando sul sedere.
“Dannazione!” bofonchiò, alzandosi in piedi e
cercando di spolverarsi alla buona il mantello, fin troppo cosciente dello
sguardo divertito di Potter. Sguardo divertito che si trasformò in risata a
crepapelle, quando, all’improvviso, Draco venne investito da un forte spruzzo
d’acqua.
Sputacchiando, si guardò intorno e vide… doppio.
Si stropicciò gli occhi, ma i due uomini
assolutamente identici erano ancora lì: rossi e lentigginosi, con un
nebulizzatore in mano e piegati in due dalle risate.
Con una smorfia, Draco li squadrò. “Weasley.” disse
sprezzante. “Dovevo aspettarmelo: uno scherzo così idiota poteva venire in
mente solo a voi!”
“Idiota, ma efficace, non è vero fratello?” fece
uno dei due.
“Super efficace!” concordò l’altro, dandogli il
cinque.
Draco osservò disgustato i gemelli Weasley e Potter
sghignazzare senza ritegno e notò con disappunto che anche Nott faceva di tutto
per non scoppiargli a ridere in faccia. Con un verso di stizza si guardò
intorno, asciugandosi il volto con un lembo del mantello: il posto dove si
trovava aveva tutta l’aria di essere il retro di un negozio, con le sue pareti
grigie e i suoi mille scatoloni da imballaggio.
“Se avete finito di ridere come delle scimmie
idrofobe, potreste anche spiegarmi che diavolo ci facciamo nel retro del
negozio di… questi due.” sbottò, indicando con un gesto Fred e George. “Credevo
dovessimo andare a prendere delle armi.”
Ted sorrise. “È qui che prendiamo le armi.” spiegò
con semplicità.
“Oh.” commentò Draco, guardando Nott con
sufficienza. “E tu pensi anche che io ci creda? Cos’è? Pensi di catturare un
Vampiro con questo?” chiese, tirando fuori da una scatola un pagliaccio dal
grosso naso rosso e sbatacchiandolo, scandendo le parole.
“Ehi, ehi, non toccargli il naso!” disse George,
improvvisamente sul chi vive.
Draco sghignazzò, allungando la mano verso la
suddetta parte del fantoccio. “Perché? Spruzza fuori altra acqua? Oppure mi fa
una linguaccia? O…”
BUM!
“… O ti esplode in faccia?” concluse Fred per lui.
“Sì, questo lo fa.” aggiunse, sogghignando. Ted e Harry si guardarono e
nascosero un sorrisetto dietro le mani.
“Divertente… Molto divertente…” commentò
Malfoy tra i denti, con il viso di regola pallido ora interamente nero ed i
capelli, di solito ben pettinati, completamente arruffati e ritti sulla testa.
George alzò le spalle. “Io ti avevo avvertito…”
“Bah!” ribatté seccato Draco, rimettendo a posto il
pagliaccio con molta attenzione, cercando di appiattirsi i capelli e di
pulirsi il viso nel contempo.
“Bene, miei cari Auror…” Fred si fermò a guardare
l’affumicato ex-Serpeverde. “Sì, beh, non proprio tutti cari e non proprio
tutti Auror, ma non importa! ‘Tiri Vispi Weasley’ è lieto di presentarvi le sue
nuove creazioni!” annunciò e, con fare teatrale, tolse il telo che ricopriva un
tavolo seminascosto dagli scatoloni.
“Ta-dan!”> esclamarono i due con aria
soddisfatta, indicando le loro creazioni.
Sul tavolo c’erano tre balestre: una piuttosto
grande e dall’aspetto pesante, l’altra agile e maneggevole e l’ultima… beh,
l’ultima era incredibilmente piccola! Quando Draco la prese in mano, quasi ebbe
l’impressione di tornare a giocare con i soldatini magici di quando era
piccolo.
Con aria di compatimento si girò verso i Weasley.
“Voglio proprio incontrare quello che riuscirà a maneggiare un arnese così
piccolo!”
Fred e George si guardarono con un ghigno e gli si
avvicinarono, battendogli sulla spalla. “Beh, allora dimostrati quanto
sei bravo!” fece George.
Draco sgranò gli occhi. “Cosa? State scherzando! Io
non lo voglio questo… coso! Io voglio una vera arma!” protestò, adocchiando
quelle che avevano ricevuto Harry e Ted.
“Se non ti sta bene, Malfoy, puoi sempre venire
senza!” ribatté Harry con voce caustica, puntandogli contro la sua balestra e
facendo finta di mirare contro di lui.
“Beh, non è che con questa mi senta molto sicuro!”
replicò, imbronciandosi.
“Ragazzi, siete sicuri che vada bene?” chiese Ted,
guardando anche lui poco convinto la piccola balestra.
“Ted! Ci spezzi il cuore così! Non ti fidi del
nostro lavoro?” dissero all’unisono i gemelli, arpionandosi le magliette
all’altezza del cuore e guardando il ragazzo con facce vicine al pianto.
Ted inarcò un sopracciglio.
Fred fece una smorfia. “Tranquillo, funziona anche
troppo bene per uno come lui!” disse, indicando Malfoy con il pollice.
“Già, non dovete fidarvi delle apparenze:
quell’aggeggino funziona che è una meraviglia!” annuì George.
“Sarà…” fece spallucce Ted.
“Vogliamo smetterla di cincischiare e cominciare a
muoverci? Non ho voglia di pattugliare la zona per tutta la notte!” intimò
Harry, con la mano già pronta sulla
porta dell’uscita posteriore.
“Frena, Harry, frena: non hai preso le munizioni!
Con cosa volevi uccidere i Vampiri? Dando loro un assaggio del sangue marcio di
Malfoy?”
“Ehi, Weasley, sangue marcio dillo a tuo padre! Il
mio sangue è molto migliore del tuo!”
“Sì, migliore per avvelenare! Non mi stupirei di
scoprire che il tasso di veleno nel tuo sangue è il più alto dell’intero
pianeta!”
“Ma come osi, repellente avanzo di…?!”
“ORA BASTA!!!” Harry guardò alternativamente i
gemelli e Draco. “Piantatela di fare i bambini. Qui fuori c’è bisogno di noi.
Forza, Ted, vai avanti tu. Malfoy, zitto.” disse, vedendo Draco aprire la bocca
per protestare. “La caccia ha inizio…”
*
Beh, come caccia era piuttosto noiosa, a dir la
verità.
Neanche l’ombra di un Vampiro ed erano due ore che
pattugliavano la zona.
“Sempre così movimentate le vostre serate?!”
chiese Draco, fingendo uno sbadiglio e giocando svogliatamente con la sua
minuscola balestra.
Harry si girò verso di lui con un’espressione
minacciosa. “Un’altra parola e giuro che questo paletto te lo ficco nella
giugulare!” disse, brandendo uno dei suoi appuntiti pezzetti di legno per
confermare le sue parole.
“Cielo, Potter! Sempre così gradevole nelle tue
relazioni personali?” lo prese in giro Draco.
“No, di solito riservo queste maniere agli avanzi
di galera come te.” ribatté Harry.
“Io potrò anche essere un avanzo di galera, ma tu
sei un Auror incompetente: non sei neanche in grado di scovare un Vampiro!”
“Mm… Se non sbaglio eri tu quello che ci doveva
portare da loro. Allora, genio, dove si nascondono i succhiasangue
zannuti? Illuminaci!”
Draco venne preso in contropiede. “Beh…”
Harry sorrise sfrontatamente, aspettando una sua
risposta.
“Ah, va’ al diavolo, Potter!” biascicò Draco,
voltandosi con fare offeso.
“Mpf… Sbruffone…” commentò Harry, tornando a
scrutare le ombre notturne.
Ted alzò gli occhi al cielo. “Se mi è permesso
interrompere questa ‘affascinante’ discussione…” cominciò.
“No. Non ti è permesso.” lo bloccarono all’unisono
Harry e Draco, fissandolo accigliati.
“Ma io volevo sol…”
“No.”
“Ma è import…”
“Basta Ted!”
“Oh, certo! Allora non vi importa se c’è un enorme
‘succhiasangue zannuto’ dietro di voi, vero?” ribatté contrariato Ted, mirando
dietro le spalle di Harry con la sua imponente balestra.
“Cos…?”
I due si girarono e videro la gigantesca figura
incombere su di loro… Gli occhi rossi ed opachi, il viso sfigurato ed
animalesco, le zanne bene in vista, l’alito terribile direttamente sui loro
visi e poi… la polvere spazzata dal vento. Ted aveva fatto centro.
“Bel colpo!” esclamò sorpreso Draco.
“Già, grazie Ted.” disse Harry.
“Uno a zero per me…” fece lui, affettando
indifferenza mentre ricaricava la sua balestra.
Un istante dopo Harry puntò la balestra con una
velocità sorprendente. Mirò con mano ferma e precisa, talmente precisa che il
vampiro divenne polvere mentre si avventava su di loro. Con aria di finta
modestia, Harry si rivolse a Ted. “Uno pari…”
Non appena ebbe pronunciato quelle parole, uscirono
dall’oscurità altri tre vampiri, mostrando i canini e ruggendo la loro rabbia
per i due compagni uccisi.
“Sono come le cattive notizie: ti arrivano tutte in
una volta sola!” commentò Draco, mettendosi in posizione di difesa, schiena
contro schiena con gli altri due.
“Malfoy? Taci e combatti.” ebbe il tempo di dire
Harry, prima che i vampiri li attaccassero.
Urla di battaglia lacerarono il silenzio di quella
fredda notte.
Il primo vampiro si avventò contro Ted, senza
dargli il tempo di mirare. Il ragazzo si ritrovò a terra con la balestra volata
chissà dove. Tese le braccia per evitare un incontro ravvicinato con le zanne
dell’avversario e, puntandogli un ginocchio contro il petto, riuscì a spingerlo
più in là. Il vampiro rimase fermo per un attimo e quel momento di esitazione
gli permise di tirar fuori la sua bacchetta. Puntandogliela contro, recitò il
primo incantesimo che gli venne in mente. “Incendio!”
Un lembo del cappotto del vampiro prese fuoco.
Mentre la creatura era impegnata a cercare di spegnere le fiamme, Ted agguantò
uno dei paletti che portava nella cintura e si rialzò con un balzo. Corse verso
il vampiro e gli si attaccò al collo, salendogli a cavalcioni sulla schiena.
L’avversario tentò di scrollarselo di dosso, ma Ted fu più veloce e gli piantò
il paletto dritto nel cuore.
Nel frattempo, anche Draco era alle prese con il
suo vampiro. Scettico, aveva puntato la balestra contro l’avversario. Questo,
vedendola, era scoppiato a ridere beffardamente.
“Maledetti Weasley: ora anche i vampiri si prendono
gioco di me…” mugugnò Draco, prima di infilare un piccolissimo paletto nella
balestra e premere il grilletto.
Il colpo partì con una potenza inaspettata. Il
vampiro si ritrovò in cenere prima di finire la sua risata. Draco, per il
rinculo, volò tra i sacchi dei rifiuti accumulati all’inizio del vicolo.
“Oh, che schifo!” brontolò, togliendosi di dosso
una buccia di banana. “Maledetti Weasley…!” ringhiò un’altra volta.
Harry ed il terzo vampiro stavano ancora lottando.
Il mostro era forte e pure veloce. Con un gancio ben piazzato, Harry lo colpì
con violenza, rovesciandogli la testa all’indietro. Come se non fosse successo
niente, il vampiro puntò nuovamente gli occhi rossi sull’avversario, snudando
le zanne e lanciandosi contro di lui. Harry non riuscì ad evitare il pugno che
affondò nel suo stomaco. Lacrimando per il dolore, non si accorse della manata
che lo fece stramazzare al suolo e perdere la presa sulla sua bacchetta. Ora il
vampiro lo sovrastava. Tra poco lo avrebbe colpito.
Harry strinse gli occhi, mentre il vampiro ruggiva.
Una manciata di cenere gli colpì il volto.
Sorpreso, aprì gli occhi: Draco Malfoy era dove, fino ad un istante prima,
c’era il vampiro, con un paletto tra le mani.
“Ti prego: non me lo dire!” esclamò con aria
sofferente.
Draco lo squadrò con un sorrisetto beffardo. “Oh,
sì che te lo dico, invece, Potter: ti – ho – salvato – la – vita.”
Harry si passò una mano sul viso. “Non può essere
vero… È sicuramente un incubo…”
“Oh, no,
Potter! Sei sveglissimo! Ed in debito con me!”
“Beh, mi sembra che come prima volta sia andata sorprendentemente
bene. Tu che ne dici, Harry?” commentò Ted con un sorrisetto divertito,
raggiungendoli.
Harry lo fulminò con un’occhiataccia. “Torniamo
alla base… Mi pare che per stasera abbiamo fatto abbastanza…” mugugnò.
“Io sicuramente! Ho salvato la vita ad un certo
Auror…”
“Piantala Malfoy!”
“Ascoltate! Un rumore nel buio: forse è un vampiro…
Non aver paura, Potter: ci sono qui io!”
“Finiscila, Malfoy: è stata la fortuna del
principiante…”
“Sì, o la scalogna del veterano!”
“Ted, ti ci metti anche tu?”
“Vuoi che ti salvi anche da lui? Basta una parola,
Potter!”
“Ma perché a me?!”
*
“… e poi gli ho piantato il paletto in pieno petto!
E, quando si è dissolto, mi ha guardato con una faccia talmente stupida che mi
è venuto quasi da ridere.”
Harry fece una smorfia: Malfoy non si era ancora
stancato di raccontare la sua nobile impresa, continuando ad infarcirla di
nuovi particolari ogni mezz’ora che passava.
In quel momento le uniche cose che desiderava era
raggiungere il suo comodo letto e salvare le sue povere orecchie tartassate
dalla voce martellante di Malfoy…
“Buonasera, capitani. Beh, vista l’ora sarebbe
meglio dire buongiorno. È andata bene la ronda?” chiese il colonnello, sbucando
fuori dal suo ufficio con aria seria.
Ted ed Harry scattarono sull’attenti. Draco si
limitò a fare un cenno del capo.
“Tutto bene, colonnello. Cinque vampiri uccisi,
signore.” disse Harry, trattenendosi dal pronunciare ad alta voce la domanda
che gli era sorta spontanea: come mai il colonnello era ancora in ufficio a
quell’ora della notte?
“Mm… Molto bene. Molto bene.” disse Ligget,
tirandosi i baffoni. “Posso parlarti un attimo in privato, Malfoy?” domandò a
Draco.
Draco non smise di portare quella maschera di
soddisfazione che si era messo indosso da quando aveva salvato Harry.
“Certamente!” disse, seguendolo con aria baldanzosa.
Quando il colonnello fu certo di essersi
allontanato quel tanto che bastava perché Harry e Ted non sentissero, si girò
verso il ragazzo e lo guardò con una profonda pena negli occhi. Sì, certo era
adulto e vaccinato, ma saperlo così…
“Mi dispiace dirtelo in questo modo, ragazzo.”
disse con voce grave. “I tuoi genitori sono stati assassinati.”
*
Un uomo in nero scrutava i movimenti dei quattro
uomini nel Quartier Generale degli Auror con l’unico occhio che gli era
rimasto. Vide il giovane biondo impallidire e fare un passo indietro, dopo che
il vecchio ufficiale ebbe parlato.
Sogghignò perfidamente.
Il giovane Malfoy era stato informato. Il suo
padrone sarebbe stato contento.
Con un lievissimo crack, l’uomo si
smaterializzò senza che nessuno dei presenti si fosse accorto di essere stato
spiato…
***
^_____________________________________________^ “
Più di un mese senza aggiornare… Sì, lo so, lo so: sono in un ritardo imperdonabile!!
Ma vi prego di scusarmi lo stesso: chi, come me, è ancora alle prese con il liceo sa che questo è uno dei periodi più stressanti di tutto l’anno: arriva la pagella!
Finisce il quadrimestre e
le verifiche sembrano moltiplicarsi alla velocità della luce! Fino a ieri ho
dovuto preparare interrogazioni su interrogazioni! Il mio cervello al momento è
fuso…
Comunque, anche se tra
mille impegni, il mio ultimo capitolo è riuscito a venire alla luce. Come avete
visto, per farmi perdonare, è più lungo dei precedenti e ho cercato di far
capire un po’ di più il quadro della storia.
Beh, alcuni interrogativi
rimangono senza risposta, ma prima o poi saprete tutto… Prima o poi… (Ok, lo
ammetto: mi piace tenervi un po’ sulle spine! ^*^)
Ringrazio moltissimo
quelli che mi hanno lasciato un commento la scorsa volta:
ANGI:
Ciao carissima!!! Vedrai, vedrai cosa farà Draco in quella
casa… Dovresti già scoprirlo nel prossimo capitolo, se tutto va come ho
previsto… Ti ringrazio ancora tantissimo per essere così costante: mi fanno
veramente piacere tutte le tue recensioni!!! Mi dispiace di aver combinato un
casino l’altra volta e che tu abbia dovuto rileggerlo due volte… Sono contenta
che ti sia piaciuto. E quella festa di cui mi accennavi, com’è andata? Hai
passato delle buone vacanze? Un bacione e alla prossima!!
FLORINDA:
Sì, ehm, ce l’ho fatta… Scusa il ritardo, ma ero proprio
impegnatissima con la scuola! Ehi, grazie ancora per l’altra volta! Spero
recensirai anche questo!
VALE:
Tesoro mio!!! Come farei senza di te?!? Ti auguro di guarire al
più presto!!! Ti voglio un mondo di bene!!!!!
Un grazie a tutti quanti.
Alla prossima!!!
Ale