Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Ale    31/01/2005    4 recensioni
“A volte si era sentito perduto in quel mondo così diverso. Avrebbe addirittura preferito tornare ad Azkaban pur di ritornare nel mondo in cui era nato, in quello dove aveva spadroneggiato, dove era il Grande Malfoy.” Qualcuno dice che certe esperienze fanno maturare. Ma sembra proprio che per Draco Malfoy questo non valga. Benché ridotto a vivere per strada e messo davanti alla disfatta della sua famiglia, desidera ardentemente ritornare nel mondo magico, mondo dal quale è stato estromesso. Lo desidera così ardentemente da cogliere al volo la prima occasione per ritornarvi, anche se l’occasione consiste nell’aiutare gli Auror con certi vampiri ribelli…
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo cinque

Capitolo cinque

 

 

 

 

“A volte, certe benedizioni di Dio si manifestano

mandando in frantumi tutti i vetri.”

(Brida, Paulo Coelho)

 

 

 

Se Ronald Weasley non avesse fatto tardi la sera prima, se si fosse ricordato di puntare la sveglia, se avesse avuto un sonno più leggero, se quel traditore che si ostinava a chiamare ‘migliore amico’ l’avesse fatto alzare all’ora giusta, se quella piaga che geneticamente risultava essere sua sorella non avesse occupato il bagno per oltre mezzora, forse sarebbe arrivato in orario.

Per la miseria! Ora si sarebbe preso una bella lavata di capo e tutto per colpa di quei due… quei due… ah, non gli veniva neanche un termine adatto per definirli!

Mentre si catapultava fuori dall’ascensore ultrapieno alla sua fermata (‘Secondo Livello, Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, comprendente l’Ufficio per l’Uso Improprio delle Arti Magiche, il Quartier Generale degli Auror e i Servizi Amministrativi del Wizengamot.’), cercò allo stesso tempo di avanzare rasente ai muri per mimetizzarsi. Le possibilità che uno come Ronald Weasley, alto, robusto e con una bella zazzera di capelli rossi che pareva urlare al mondo “Ehilà! Guardatemi, sono qui!”, giungesse al suo ufficio senza essere visto erano poche, ma evidentemente il giovane quel giorno era assistito da una buona stella.

O forse no…

Non aveva fatto neanche in tempo a sedersi sulla sedia e a tirare un sospiro di sollievo, che Harry piombò come un uragano all’interno del suo ufficio.

“Cosa diavolo…?” cominciò Ron, con la chiara intenzione di dirgli due paroline riguardo a ricordarsi di svegliare il compagno di camera per andare in ufficio.

Con sua grande sorpresa, Harry lo interruppe facendogli segno di stare in silenzio. “Shh!! Ron ti prego stai zitto! Potrebbe sentirci!” bisbigliò, guardandosi attorno nervosamente e sbirciando con cautela fuori dallo spiraglio della porta.

Ron inarcò perplesso un sopracciglio. “Potrebbe sentirci chi?!” chiese, cominciando a dubitare della sanità mentale di Harry quando quest’ultimo, abbandonata la porta, aprì l’armadietto di Ron  e lo squadrò come se valutasse la possibilità di entrarci dentro.

“Ti ho detto di stare in silenzio, Ron!” sibilò Harry, inginocchiandosi per terra ed infilando la testa sotto la scrivania di Ron. “Forse in due ci staremo un po’ strettini, ma direi che è l’unico modo…” borbottò rimettendosi in piedi.

“Harry, mi vuoi dire che diavolo succede?” esclamò Ron a voce alta, ormai sicuro che la sanità mentale dell’amico fosse andata a farsi benedire.

“Oh, eccovi finalmente! Vi ho cercato per tutto l’ufficio!” annunciò un sorridente Ted Nott, mentre entrava nell’ufficio del capitano Weasley.

Ron vide Harry passarsi sconsolatamente una mano sul viso e lanciargli un’occhiataccia. Più confuso che mai, guardò Nott avvicinarsi a loro due con un sorriso a trentadue denti.

“Sono venuto a lasciarvi un… ehm… amico!” disse, con un’aria vagamente colpevole. “Draco? Entra pure.” urlò poi a qualcuno che, evidentemente, aspettava fuori dalla porta.

Il sorriso sardonico che entrò assieme al volto pallido e agli occhi beffardi risvegliò in Ron sensazioni che non provava da tanto tempo. Erano anni che non sentiva quella rabbia montargli dentro, quel calore infuocargli le orecchie, quel formicolio prudergli le mani, quella voglia di spaccare quella faccia…

“Malfoy…” sibilò, mentre gli occhi diventavano due fessure intanto che scrutavano quel damerino mancato sedersi con nonchalance di fronte a lui.

“Weasley. Potter.” scandì l’altro arricciando il labbro superiore, come se stesse assaggiando qualcosa di tremendamente acido.

I due Auror lo fissarono truci.

Ted, avvertendo una certa tensione nell’aria, pensò bene di defilarsi. “Beh, io… devo… ehm… andare… in bagno, sì, devo proprio lasciarvi, mi dispiace, ma la natura chiama!” si inventò lì per lì. “Ci vediamo dopo!” aggiunse, prima di lasciarsi alle spalle quei tre che si guardavano in cagnesco, chiudendoli dietro la porta dell’ufficio di Ron. Buttò fuori il respiro che aveva trattenuto fino a quel momento.

Per la centesima volta si chiese se stesse facendo la cosa giusta.

Da quando Draco si era presentato al Ministero quella mattina gli sembrava che il suo piano facesse acqua da tutte le parti. E le voci soffocate che provenivano da dietro la porta chiusa non presagivano nulla di buono.

Tenendo lo sguardo sconsolato fisso a terra, Ted avanzò verso il suo ufficio strascicando i piedi e sarebbe sicuramente arrivato a destinazione se una graziosa testolina rossa non avesse cozzato violentemente con la sua.

“Ahi!” esclamò Ted, massaggiandosi la parte offesa.

“Mm… Che testa dura!” borbottò la ragazza, strofinandosi anche lei la fronte.

Ted rise. “Neanche tu scherzi, dolcezza!”

La ragazza si chinò a raccogliere i fogli, che le erano caduti per terra durante lo scontro, e, quando si rialzò, alzò il naso verso l’alto affettando un’aria offesa. “Il mio nome non è ‘dolcezza’, carino. Mi chiamo Ginevra. Ginevra Weasley.” si presentò con tutta la dignità che le consentiva la sua fronte arrossata, dove, tra poco, la giovane avrebbe sfoggiato un bel bernoccolo.

“Piacere, Ginevra. Io sono Theodore Nott. Non ‘carino’.” sorrise Ted, allungando una mano verso di lei.

Ginny la guardò perplessa per un attimo, poi la strinse ricambiando il sorriso.

“Weasley? Sorella di Ronald Weasley?” chiese all’improvviso Ted, continuando a tenere stretta la mano di Ginny.

“Sì e devo anche dargli questi documenti…” rispose Ginny, guardandosi con insistenza la mano invitando mutamente Nott a lasciargliela andare.

“Oh, scusa!” borbottò imbarazzato lui, notando la direzione del suo sguardo. “Ehm… Non credo sia il momento migliore per entrare nell’ufficio di tuo fratello…” aggiunse, lanciando un’occhiata da sopra la spalla all’ufficio di Ron.

“Perché?”

“Beh, al momento è alle prese con un vecchio conoscente…”

Ginny scrollò le spalle. “Potresti darglieli tu, per cortesia? Devo assolutamente tornare giù in ufficio: c’è un ambasciatore dei Nani che ci sta facendo diventare matti…!”

“Sì, non c’è problema.” assentì Ted, prendendo in consegna i documenti.

“Grazie mille!” sorrise Ginny, affrettandosi a raggiungere l’ascensore dorato. Ted le fece un cenno di saluto con la mano e rimase a fissarla finché le porte non si richiusero. Poi, passandosi una mano fra i capelli e raggiungendo finalmente il suo ufficio, si lasciò andare ad un sospiro e ad un sorriso immotivato. La mente vagava in assurdi pensieri: in quella giornata tempestosa era apparso un raggio di sole…

*

Una settimana più tardi la situazione non era affatto cambiata…

“No, no e poi NO!”

Ted sospirò esasperato. No, non c’era proprio verso di far parlare civilmente quei due.

Aprì la porta dell’ufficio di Ron, dietro la quale era rimasto poco educatamente ad origliare, ed entrò nella stanza. “Ron, non puoi cercare di avere un po’ più di pazienza con lui?” chiese con voce stanca, fissando i due giovani di fronte a lui guardarsi trucemente.

Ron alzò lo sguardo da quello grigio di Malfoy. “Ted, come faccio ad avere pazienza se, secondo il signor Malfoy,” calcò su questa parola come se stesse dicendo una parolaccia “l’intero squadrone di Auror dovrebbe andare in pasto ai Dorsorugosi, lasciando il testimone che dovevano proteggere a combattere da solo le Manticore?! Questo bambolotto platinato non ha un minimo di strategia nel cervello!” sbottò, tornando a guardare inferocito il biondo.

Quello sorrise quasi per sfidarlo e prese uno dei modellini degli Auror in scala dalla piantina olografica tridimensionale. “Sai cosa me ne importa della strategia, Weasley? Un fico secco! Io lavoro da solo: non ho bisogno di una squadra di incapaci alle mie spalle.” disse, sbattendo violentemente sulla scrivania il modellino, che cominciò a protestare intensamente per il maltrattamento subito.

Gli occhi di Ron parevano lanciare fulmini e saette. Ted alzò gli occhi al cielo, pronto a sentire una delle famose sfuriate ‘alla Weasley’…

“Stupido mago da strapazzo! Ti è entrata la tinta nel cervello, per caso?! Dovresti saperlo che questa ‘squadra di incapaci’ ha salvato il mondo dal tuo ‘Signore’! Questa squadra di incapaci si fa il mazzo tutti i giorni per mantenere la sicurezza a Londra!” sbraitò Ron.

“Con scarsi risultati… Sbaglio o i vampiri sono ancora in giro? Non avete, forse, bisogno di me per questo motivo?” ribatté falsamente candido Draco.

Ahia, pensò Ted, vedendo le orecchie diventare talmente rosse che non si sarebbe stupito di vederle cominciare ad emettere fumo da un momento all’altro.

Beh, per quanto Draco si fosse rivelato prepotente ed antipatico, rimaneva pur la loro unica speranza e non poteva permettere che Ron glielo facesse fuori… “Ehm… Draco, vieni un secondo: devo farti vedere una cosa!” mentì, prendendolo per un braccio e trascinandolo di peso fuori dalla stanza, lasciando Ron a sbollire la sua furia da solo.

“Ma sei impazzito?!” esplose Ted, non appena raggiunsero il terreno neutrale del proprio ufficio. “Dovevi semplicemente imparare da Ron qualche rudimento di strategia, non certo fargli pensare all’omicidio!” lo sgridò.

Se si aspettava un atteggiamento mortificato da parte del suo ex-compagno di casata, rimase deluso. Draco non aveva sul viso un’espressione propriamente dispiaciuta: sembrava più soddisfatta

“Dovresti saperlo che adoro far infuriare Weasley! Quando lo fa, sembra un peperone!” ridacchiò malignamente, alludendo al colore che accendeva il giovane Auror.

Ted sbuffò ed aprì la bocca per dire qualcosa, ma non ne ebbe la possibilità perché la porta si aprì ed una recluta fece capolino sulla soglia.

“Sì, Symons, che c’è?” chiese, leggermente seccato per l’interruzione.

Il ragazzo si scostò la lunga frangetta scura dagli occhi prima di rispondere. “Il colonnello la vuole nel suo ufficio, capitano.”

Fantastico, pensò, ecco che arriva la lavata di capo…

“Tu sta’ qui.” ordinò con voce dura a Draco. “E non provare a muoverti.” aggiunse astioso, mentre la causa di tutti i suoi problemi dava segni di voler trasgredire gli ordini. Qualcosa nella sua voce consigliò a Draco di starsene buono. Soddisfatto di aver raggiunto almeno questo piccolo risultato, Ted congedò la giovane recluta e si avviò meditabondo verso l’ufficio del colonnello. Sapeva perfettamente a cosa era dovuta questa ‘chiamata’.

Bussò leggermente alla porta ed aspettò l’ “Avanti!” del colonnello prima di entrare.

Fece il saluto militare, battendo i tacchi e sbirciando di sottecchi il colonnello. Aveva l’aria grave e si lisciava i baffoni con gesti lenti e studiati. Pessimo segno…

“Riposo, Nott. Siediti.”

Ted si sedette, trattenendo quasi il fiato in attesa di ciò che il colonnello stava per dirgli. L’uomo incrociò le mani sotto il mento e lo guardò con quegli occhi penetranti. “Immagino tu sappia perché ti ho chiamato.”

Ted annuì.

“Bene. Veniamo subito al nocciolo della questione, allora. Quel ragazzo è un problema: è indisciplinato, prepotente, arrogante, ribelle e potrei continuare per il prossimo quarto d’ora a trovarti aggettivi che lo descrivano, ma” fece una pausa ad effetto, com’era solito fare per catturare l’assoluto interesse da parte dell’ascoltatore. “indubbiamente ha del talento. Non è da tutti riuscire a contrattaccare Potter, il nostro miglior Auror nello scontro in prima linea, come non è da tutti fare centro a cento metri di distanza con una bacchetta standard, come mi ha riferito il capitano Kendal. Certo, pecca un po’ di strategia, a detta di Weasley, ma è indubbiamente un giovane con delle potenzialità. Se non fosse per quel carattere impossibile, gli avrei già chiesto di aggiungersi alla squadra.”

Ted guardava il colonnello sconcertato. Quello non era il discorso che si era aspettato. Non lo era per nulla!

“Comunque, non era di questo che volevo parlarti.” disse il colonnello, interrompendo i pensieri stupiti di Ted. “Penso che non potrà imparare altro qui: mi sembra una bella testa calda, quello là, e sta fomentando un po’ troppe discussioni per i miei gusti, soprattutto con Potter e Weasley. Aggiungendo il fatto che la stampa ci sta praticamente facendo a pezzi per l’ultimo attacco a Swansea, credo sia giunto il momento che il ragazzo si renda utile. Stanotte sarete di ronda tu, lui e Potter.”

Ted sgranò gli occhi: di ronda? Quella sera?! Con Harry?!? “Ehm… Colonnello è sicuro che…?”

“Sicurissimo.”

“Ma proprio con Harry…?”

“Preferisci Weasley?” chiese l’uomo, inarcando un sopracciglio.

Ted ripensò alle orecchie di Ron e scosse energicamente il capo. “No, va benissimo come ha deciso lei, colonnello.”

“Bene, ora va’ ad avvisare il capitano Potter. E ricordatevi che non voglio problemi, sono stato chiaro?” Il colonnello lo scrutò minacciosamente.

Ted deglutì. Fin troppo, pensò.

*

“Una settimana d’inferno, ecco cos’è stata! Se lo vedo un’altra volta, giuro che non rispondo delle mie azioni!” strepitò Ron, stringendo convulsamente la tazzina con il caffè ormai freddo.

“Almeno tu hai finito… Pensa a me che devo fare la ronda con lui…” brontolò cupamente Harry, mettendo il decimo cucchiaino di zucchero nel caffè senza accorgersi che ormai la sua bevanda era stata completamente assorbita dai piccoli granelli bianchi, ora tendenti al marroncino.

La bionda proprietaria del bar del Ministero fissava divertita i due. “Ron, ti avverto che se rompi la tazzina me la devi pagare! Harry, hai intenzione di bere zucchero leggermente spruzzato di caffè? Ti verrà un diabete da guiness, campione!” esclamò, alzando ironicamente un sopracciglio.

Ron alzò lo sguardo sorpreso e posò di scatto la tazzina sul bancone, come se improvvisamente fosse diventata bollente. Harry guardò finalmente nella sua tazzina ed arrossì imbarazzato, rimettendo nella zuccheriera l’ennesimo cucchiaino ricolmo di zucchero.

“Giornata impegnativa?” chiese la bionda, prendendo le due tazzine, ripulendole dal contenuto con un incantesimo e mettendo la moka di nuovo sul fuoco magico.

Harry si passò una mano tra i capelli. “Non ne hai neanche un’idea, Cassandra… E non è ancora finita!”

“Allora, grand’uomini, come va?” chiese Hermione arrivando in quel momento e sedendosi tra i due giovani. “Un tè al limone, per piacere.” ordinò a Cassandra.

“Uno schifo, ecco come va! Oggi ho quasi preso a pugni quella faccia da schiaffi di Malfoy… Non so cosa mi abbia trattenuto.” borbottò cupamente Ron, mentre Cassandra arrivava con tre tazze fumanti.

“Tenete, offre la casa!” sorrise all’indirizzo di Harry e Ron. “Un falci, Hermione.” disse, con un sorriso tirato alla giovane.

Hermione fece una smorfia e le sbatté il falci sul bancone. La osservò andare via ancheggiando vistosamente. Aggrottò le sopracciglia. “Quella lì fa troppo la civetta per i miei gusti…” mugugnò tra i denti.

Ron alzò un sopracciglio. “Chi? Cassandra?” chiese, voltandosi a guardarla.

Hermione gli arpionò il volto con una mano e lo fece girare di nuovo verso di sé. “Sì, proprio lei. E tu vedi di guardarmi, quando ti parlo.” ribatté seccata.

Ron sorrise, quando la mano di Hermione gli lasciò il viso. “Gelosa?”

“Chi? Io?! Macché!” rispose lei, passandosi nervosamente una mano tra i capelli.

Ron sorrise ancora di più e si chinò verso di lei. “Guarda che a me piaci solo tu…” le soffiò nell’orecchio, facendola arrossire e ridacchiare.

Harry sbuffò ed alzò gli occhi al cielo. “State diventando veramente sdolcinati! Prima o poi mi verrà una carie! Ammettilo, Hermione: è tutta una manovra per mandarmi dai tuoi!” scherzò.

Ron ridacchiò. Poi fece vagare lo sguardo nella grande sala e sospirò, tornando al suo caffè. “Mi sa che è arrivata l’ora…” borbottò, prima di bere d’un fiato il liquido nero.

Harry si girò e vide Ted e Malfoy aspettarlo in fondo alla sala gremita di gente. Prese un respiro profondo e si mise il mantello pesante. “Auguratemi buona fortuna… Ci vorrà tutta la buona volontà di questo mondo per non lanciare una fattura a Malfoy…” brontolò lugubre.

Hermione gli fece vedere le proprie dita incrociate. “In bocca al lupo!” gli sussurrò, con un lieve sorriso di incoraggiamento che le curvava le labbra.

“Crepi.” ribatté Harry rassegnato.

Ron gli sorrise comprensivo.

Harry sospirò. “A dopo…”

Quando li raggiunse, gli parve che Ted avesse un’espressione vagamente dispiaciuta sul volto. Ma non se ne curò più di tanto. Era molto arrabbiato con lui: se non fosse stato per la sua idea balzana, probabilmente non avrebbe più rivisto quell’arrogante di Malfoy. O, per lo meno, non ci avrebbe dovuto lavorare gomito a gomito!

“Ehm… Allora, vogliamo andare a catturare i cattivi?” cercò di smorzare un po’ la tensione Ted, vedendo gli altri due squadrarsi con occhi schifati.

“Un urrà per gli eroi…” mugugnò funebre Draco, agitando fiaccamente un pugno in aria, parodia di un gesto di incoraggiamento.

Che bella seratina mi aspetta…, pensò sconsolato Ted, incamminandosi verso uno dei tanti camini del ministero. Prese una manciata di polvere volante, subito imitato da Harry e Draco.

Ted si infilò tra le scoppiettanti fiamme verdi, lasciò andare la polvere e gridò: “Novantatré, Diagon Alley, Rifornimenti e Munizioni Auror!”

Fu avvolto da un piacevole tepore, mentre scivolava di camino in camino, raccogliendo brandelli di conversazione qua e là. La fermata fu un po’ più brusca del previsto, ma Ted aveva buon equilibrio e buone gambe e riuscì a non ruzzolare per terra.

Cosa che, invece, non riuscì a Draco.

Anzi, Malfoy uscì dal camino completamente coperto di fuliggine e scivolando sul sedere.

“Dannazione!” bofonchiò, alzandosi in piedi e cercando di spolverarsi alla buona il mantello, fin troppo cosciente dello sguardo divertito di Potter. Sguardo divertito che si trasformò in risata a crepapelle, quando, all’improvviso, Draco venne investito da un forte spruzzo d’acqua.

Sputacchiando, si guardò intorno e vide… doppio.

Si stropicciò gli occhi, ma i due uomini assolutamente identici erano ancora lì: rossi e lentigginosi, con un nebulizzatore in mano e piegati in due dalle risate.

Con una smorfia, Draco li squadrò. “Weasley.” disse sprezzante. “Dovevo aspettarmelo: uno scherzo così idiota poteva venire in mente solo a voi!”

“Idiota, ma efficace, non è vero fratello?” fece uno dei due.

“Super efficace!” concordò l’altro, dandogli il cinque.

Draco osservò disgustato i gemelli Weasley e Potter sghignazzare senza ritegno e notò con disappunto che anche Nott faceva di tutto per non scoppiargli a ridere in faccia. Con un verso di stizza si guardò intorno, asciugandosi il volto con un lembo del mantello: il posto dove si trovava aveva tutta l’aria di essere il retro di un negozio, con le sue pareti grigie e i suoi mille scatoloni da imballaggio.

“Se avete finito di ridere come delle scimmie idrofobe, potreste anche spiegarmi che diavolo ci facciamo nel retro del negozio di… questi due.” sbottò, indicando con un gesto Fred e George. “Credevo dovessimo andare a prendere delle armi.”

Ted sorrise. “È qui che prendiamo le armi.” spiegò con semplicità.

“Oh.” commentò Draco, guardando Nott con sufficienza. “E tu pensi anche che io ci creda? Cos’è? Pensi di catturare un Vampiro con questo?” chiese, tirando fuori da una scatola un pagliaccio dal grosso naso rosso e sbatacchiandolo, scandendo le parole.

“Ehi, ehi, non toccargli il naso!” disse George, improvvisamente sul chi vive.

Draco sghignazzò, allungando la mano verso la suddetta parte del fantoccio. “Perché? Spruzza fuori altra acqua? Oppure mi fa una linguaccia? O…”

BUM!

“… O ti esplode in faccia?” concluse Fred per lui. “Sì, questo lo fa.” aggiunse, sogghignando. Ted e Harry si guardarono e nascosero un sorrisetto dietro le mani.

“Divertente… Molto divertente…” commentò Malfoy tra i denti, con il viso di regola pallido ora interamente nero ed i capelli, di solito ben pettinati, completamente arruffati e ritti sulla testa.

George alzò le spalle. “Io ti avevo avvertito…”

“Bah!” ribatté seccato Draco, rimettendo a posto il pagliaccio con molta attenzione, cercando di appiattirsi i capelli e di pulirsi il viso nel contempo.

“Bene, miei cari Auror…” Fred si fermò a guardare l’affumicato ex-Serpeverde. “Sì, beh, non proprio tutti cari e non proprio tutti Auror, ma non importa! ‘Tiri Vispi Weasley’ è lieto di presentarvi le sue nuove creazioni!” annunciò e, con fare teatrale, tolse il telo che ricopriva un tavolo seminascosto dagli scatoloni.

“Ta-dan!”> esclamarono i due con aria soddisfatta, indicando le loro creazioni.

Sul tavolo c’erano tre balestre: una piuttosto grande e dall’aspetto pesante, l’altra agile e maneggevole e l’ultima… beh, l’ultima era incredibilmente piccola! Quando Draco la prese in mano, quasi ebbe l’impressione di tornare a giocare con i soldatini magici di quando era piccolo.

Con aria di compatimento si girò verso i Weasley. “Voglio proprio incontrare quello che riuscirà a maneggiare un arnese così piccolo!”

Fred e George si guardarono con un ghigno e gli si avvicinarono, battendogli sulla spalla. “Beh, allora dimostrati quanto sei bravo!” fece George.

Draco sgranò gli occhi. “Cosa? State scherzando! Io non lo voglio questo… coso! Io voglio una vera arma!” protestò, adocchiando quelle che avevano ricevuto Harry e Ted.

“Se non ti sta bene, Malfoy, puoi sempre venire senza!” ribatté Harry con voce caustica, puntandogli contro la sua balestra e facendo finta di mirare contro di lui.

“Beh, non è che con questa mi senta molto sicuro!” replicò, imbronciandosi.

“Ragazzi, siete sicuri che vada bene?” chiese Ted, guardando anche lui poco convinto la piccola balestra.

“Ted! Ci spezzi il cuore così! Non ti fidi del nostro lavoro?” dissero all’unisono i gemelli, arpionandosi le magliette all’altezza del cuore e guardando il ragazzo con facce vicine al pianto.

Ted inarcò un sopracciglio.

Fred fece una smorfia. “Tranquillo, funziona anche troppo bene per uno come lui!” disse, indicando Malfoy con il pollice.

“Già, non dovete fidarvi delle apparenze: quell’aggeggino funziona che è una meraviglia!” annuì George.

“Sarà…” fece spallucce Ted.

“Vogliamo smetterla di cincischiare e cominciare a muoverci? Non ho voglia di pattugliare la zona per tutta la notte!” intimò Harry, con la  mano già pronta sulla porta dell’uscita posteriore.

“Frena, Harry, frena: non hai preso le munizioni! Con cosa volevi uccidere i Vampiri? Dando loro un assaggio del sangue marcio di Malfoy?”

“Ehi, Weasley, sangue marcio dillo a tuo padre! Il mio sangue è molto migliore del tuo!”

“Sì, migliore per avvelenare! Non mi stupirei di scoprire che il tasso di veleno nel tuo sangue è il più alto dell’intero pianeta!”

“Ma come osi, repellente avanzo di…?!”

“ORA BASTA!!!” Harry guardò alternativamente i gemelli e Draco. “Piantatela di fare i bambini. Qui fuori c’è bisogno di noi. Forza, Ted, vai avanti tu. Malfoy, zitto.” disse, vedendo Draco aprire la bocca per protestare. “La caccia ha inizio…”

*

Beh, come caccia era piuttosto noiosa, a dir la verità.

Neanche l’ombra di un Vampiro ed erano due ore che pattugliavano la zona.

“Sempre così movimentate le vostre serate?!” chiese Draco, fingendo uno sbadiglio e giocando svogliatamente con la sua minuscola balestra.

Harry si girò verso di lui con un’espressione minacciosa. “Un’altra parola e giuro che questo paletto te lo ficco nella giugulare!” disse, brandendo uno dei suoi appuntiti pezzetti di legno per confermare le sue parole.

“Cielo, Potter! Sempre così gradevole nelle tue relazioni personali?” lo prese in giro Draco.

“No, di solito riservo queste maniere agli avanzi di galera come te.” ribatté Harry.

“Io potrò anche essere un avanzo di galera, ma tu sei un Auror incompetente: non sei neanche in grado di scovare un Vampiro!”

“Mm… Se non sbaglio eri tu quello che ci doveva portare da loro. Allora, genio, dove si nascondono i succhiasangue zannuti? Illuminaci!”

Draco venne preso in contropiede. “Beh…”

Harry sorrise sfrontatamente, aspettando una sua risposta.

“Ah, va’ al diavolo, Potter!” biascicò Draco, voltandosi con fare offeso.

“Mpf… Sbruffone…” commentò Harry, tornando a scrutare le ombre notturne.

Ted alzò gli occhi al cielo. “Se mi è permesso interrompere questa ‘affascinante’ discussione…” cominciò.

“No. Non ti è permesso.” lo bloccarono all’unisono Harry e Draco, fissandolo accigliati.

“Ma io volevo sol…”

“No.”

“Ma è import…”

“Basta Ted!”

“Oh, certo! Allora non vi importa se c’è un enorme ‘succhiasangue zannuto’ dietro di voi, vero?” ribatté contrariato Ted, mirando dietro le spalle di Harry con la sua imponente balestra.

“Cos…?”

I due si girarono e videro la gigantesca figura incombere su di loro… Gli occhi rossi ed opachi, il viso sfigurato ed animalesco, le zanne bene in vista, l’alito terribile direttamente sui loro visi e poi… la polvere spazzata dal vento. Ted aveva fatto centro.

“Bel colpo!” esclamò sorpreso Draco.

“Già, grazie Ted.” disse Harry.

“Uno a zero per me…” fece lui, affettando indifferenza mentre ricaricava la sua balestra.

Un istante dopo Harry puntò la balestra con una velocità sorprendente. Mirò con mano ferma e precisa, talmente precisa che il vampiro divenne polvere mentre si avventava su di loro. Con aria di finta modestia, Harry si rivolse a Ted. “Uno pari…”

Non appena ebbe pronunciato quelle parole, uscirono dall’oscurità altri tre vampiri, mostrando i canini e ruggendo la loro rabbia per i due compagni uccisi.

“Sono come le cattive notizie: ti arrivano tutte in una volta sola!” commentò Draco, mettendosi in posizione di difesa, schiena contro schiena con gli altri due.

“Malfoy? Taci e combatti.” ebbe il tempo di dire Harry, prima che i vampiri li attaccassero.

Urla di battaglia lacerarono il silenzio di quella fredda notte.

Il primo vampiro si avventò contro Ted, senza dargli il tempo di mirare. Il ragazzo si ritrovò a terra con la balestra volata chissà dove. Tese le braccia per evitare un incontro ravvicinato con le zanne dell’avversario e, puntandogli un ginocchio contro il petto, riuscì a spingerlo più in là. Il vampiro rimase fermo per un attimo e quel momento di esitazione gli permise di tirar fuori la sua bacchetta. Puntandogliela contro, recitò il primo incantesimo che gli venne in mente. “Incendio!”

Un lembo del cappotto del vampiro prese fuoco. Mentre la creatura era impegnata a cercare di spegnere le fiamme, Ted agguantò uno dei paletti che portava nella cintura e si rialzò con un balzo. Corse verso il vampiro e gli si attaccò al collo, salendogli a cavalcioni sulla schiena. L’avversario tentò di scrollarselo di dosso, ma Ted fu più veloce e gli piantò il paletto dritto nel cuore.

Nel frattempo, anche Draco era alle prese con il suo vampiro. Scettico, aveva puntato la balestra contro l’avversario. Questo, vedendola, era scoppiato a ridere beffardamente.

“Maledetti Weasley: ora anche i vampiri si prendono gioco di me…” mugugnò Draco, prima di infilare un piccolissimo paletto nella balestra e premere il grilletto.

Il colpo partì con una potenza inaspettata. Il vampiro si ritrovò in cenere prima di finire la sua risata. Draco, per il rinculo, volò tra i sacchi dei rifiuti accumulati all’inizio del vicolo.

“Oh, che schifo!” brontolò, togliendosi di dosso una buccia di banana. “Maledetti Weasley…!” ringhiò un’altra volta.

Harry ed il terzo vampiro stavano ancora lottando. Il mostro era forte e pure veloce. Con un gancio ben piazzato, Harry lo colpì con violenza, rovesciandogli la testa all’indietro. Come se non fosse successo niente, il vampiro puntò nuovamente gli occhi rossi sull’avversario, snudando le zanne e lanciandosi contro di lui. Harry non riuscì ad evitare il pugno che affondò nel suo stomaco. Lacrimando per il dolore, non si accorse della manata che lo fece stramazzare al suolo e perdere la presa sulla sua bacchetta. Ora il vampiro lo sovrastava. Tra poco lo avrebbe colpito.

Harry strinse gli occhi, mentre il vampiro ruggiva.

Una manciata di cenere gli colpì il volto. Sorpreso, aprì gli occhi: Draco Malfoy era dove, fino ad un istante prima, c’era il vampiro, con un paletto tra le mani.

“Ti prego: non me lo dire!” esclamò con aria sofferente.

Draco lo squadrò con un sorrisetto beffardo. “Oh, sì che te lo dico, invece, Potter: ti – ho – salvato – la – vita.”

Harry si passò una mano sul viso. “Non può essere vero… È sicuramente un incubo…”

“Oh,  no, Potter! Sei sveglissimo! Ed in debito con me!”

“Beh, mi sembra che come prima volta sia andata sorprendentemente bene. Tu che ne dici, Harry?” commentò Ted con un sorrisetto divertito, raggiungendoli.

Harry lo fulminò con un’occhiataccia. “Torniamo alla base… Mi pare che per stasera abbiamo fatto abbastanza…” mugugnò.

“Io sicuramente! Ho salvato la vita ad un certo Auror…”

“Piantala Malfoy!”

“Ascoltate! Un rumore nel buio: forse è un vampiro… Non aver paura, Potter: ci sono qui io!”

“Finiscila, Malfoy: è stata la fortuna del principiante…”

“Sì, o la scalogna del veterano!”

“Ted, ti ci metti anche tu?”

“Vuoi che ti salvi anche da lui? Basta una parola, Potter!”

“Ma perché a me?!”

*

“… e poi gli ho piantato il paletto in pieno petto! E, quando si è dissolto, mi ha guardato con una faccia talmente stupida che mi è venuto quasi da ridere.”

Harry fece una smorfia: Malfoy non si era ancora stancato di raccontare la sua nobile impresa, continuando ad infarcirla di nuovi particolari ogni mezz’ora che passava.

In quel momento le uniche cose che desiderava era raggiungere il suo comodo letto e salvare le sue povere orecchie tartassate dalla voce martellante di Malfoy…

“Buonasera, capitani. Beh, vista l’ora sarebbe meglio dire buongiorno. È andata bene la ronda?” chiese il colonnello, sbucando fuori dal suo ufficio con aria seria.

Ted ed Harry scattarono sull’attenti. Draco si limitò a fare un cenno del capo.

“Tutto bene, colonnello. Cinque vampiri uccisi, signore.” disse Harry, trattenendosi dal pronunciare ad alta voce la domanda che gli era sorta spontanea: come mai il colonnello era ancora in ufficio a quell’ora della notte?

“Mm… Molto bene. Molto bene.” disse Ligget, tirandosi i baffoni. “Posso parlarti un attimo in privato, Malfoy?” domandò a Draco.

Draco non smise di portare quella maschera di soddisfazione che si era messo indosso da quando aveva salvato Harry. “Certamente!” disse, seguendolo con aria baldanzosa.

Quando il colonnello fu certo di essersi allontanato quel tanto che bastava perché Harry e Ted non sentissero, si girò verso il ragazzo e lo guardò con una profonda pena negli occhi. Sì, certo era adulto e vaccinato, ma saperlo così…

“Mi dispiace dirtelo in questo modo, ragazzo.” disse con voce grave. “I tuoi genitori sono stati assassinati.”

*

Un uomo in nero scrutava i movimenti dei quattro uomini nel Quartier Generale degli Auror con l’unico occhio che gli era rimasto. Vide il giovane biondo impallidire e fare un passo indietro, dopo che il vecchio ufficiale ebbe parlato.

Sogghignò perfidamente.

Il giovane Malfoy era stato informato. Il suo padrone sarebbe stato contento.

Con un lievissimo crack, l’uomo si smaterializzò senza che nessuno dei presenti si fosse accorto di essere stato spiato…

 

 

 

***

 

^_____________________________________________^ “

 

Più di un mese senza aggiornare… Sì, lo so, lo so: sono in un ritardo imperdonabile!!

Ma vi prego di scusarmi lo stesso: chi, come me, è ancora alle prese con il liceo sa che questo è uno dei periodi più stressanti di tutto l’anno: arriva la pagella!

Finisce il quadrimestre e le verifiche sembrano moltiplicarsi alla velocità della luce! Fino a ieri ho dovuto preparare interrogazioni su interrogazioni! Il mio cervello al momento è fuso…

 

Comunque, anche se tra mille impegni, il mio ultimo capitolo è riuscito a venire alla luce. Come avete visto, per farmi perdonare, è più lungo dei precedenti e ho cercato di far capire un po’ di più il quadro della storia.

 

Beh, alcuni interrogativi rimangono senza risposta, ma prima o poi saprete tutto… Prima o poi… (Ok, lo ammetto: mi piace tenervi un po’ sulle spine! ^*^)

 

Ringrazio moltissimo quelli che mi hanno lasciato un commento la scorsa volta:

 

ANGI: Ciao carissima!!! Vedrai, vedrai cosa farà Draco in quella casa… Dovresti già scoprirlo nel prossimo capitolo, se tutto va come ho previsto… Ti ringrazio ancora tantissimo per essere così costante: mi fanno veramente piacere tutte le tue recensioni!!! Mi dispiace di aver combinato un casino l’altra volta e che tu abbia dovuto rileggerlo due volte… Sono contenta che ti sia piaciuto. E quella festa di cui mi accennavi, com’è andata? Hai passato delle buone vacanze? Un bacione e alla prossima!!

 

FLORINDA: Sì, ehm, ce l’ho fatta… Scusa il ritardo, ma ero proprio impegnatissima con la scuola! Ehi, grazie ancora per l’altra volta! Spero recensirai anche questo!

 

VALE: Tesoro mio!!! Come farei senza di te?!? Ti auguro di guarire al più presto!!! Ti voglio un mondo di bene!!!!!

 

 

Un grazie a tutti quanti. Alla prossima!!!

Ale

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Ale