Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: MadHatter96    06/12/2014    2 recensioni
Le domande sono un'esigenza umana, sono inevitabili, come è inevitabile respirare.
C'è chi crede che tutto abbia una logica, altri invece negano completamente l'esistenza di qualcosa di simile.
Ma per qualcuno che pur avendo perso ogni cosa, è riuscito a rinascere grazie ad un aiuto che può sembrare quasi divino, tutti i dubbi passano in secondo piano.
Non importa se dovrà rompere gli schemi e le convenzioni poste dalla gente, a lei basta vivere. Non una vita di sopravvivenza, ma di speranza. La forza di qualcuno che mette a rischio ogni cosa, pur di non perderla.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judal, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Last melody


Intorno a loro non c’erano altro che macerie.
Gli occhi di Hakuryuu perlustrarono attenti e malinconici la zona, mentre la principessa Kougyoku, poco più indietro, si stringeva nelle spalle, coprendosi con le maniche la maggior parte del viso, lasciando intravedere solo gli occhioni inquieti.
Invece Judar se ne stava con un piede appoggiato ad un masso, che un tempo doveva essere stato una base di colonna, come un dominatore.
Il suo volto era annoiato e infastidito, probabilmente sotto sotto era semplicemente sconsolato.
“Qui non è rimasto niente di niente…” brontolò sotto voce.
“Non pensavo che ci fossero anche posti simili a Kou…” Borbottò l’ottava principessa attutita dal tessuto del suo abito.
Ad essere sincero il Magi non aveva avuto davvero intenzione di portare anche lei, ma gli era risultato utile per convincere il giovane principe.
“Questo non è un posto.” Asserì debolmente quest’ultimo.
“Hai ragione, qui c’è rimasto solo il nome.” Affermò Judar sollevandosi un po’ da terra.
Al ‘ayn…che strano nome…” osservò Hakuryuu, guardando il giovane oracolo fluttuare “Soprattutto per essere sotto il dominio del nostro impero…”
“Sei sicuro che davvero sia nato sotto il dominio di Kou?” Lo incalzò il più grande.
Il giovane nobile tacque.  Effettivamente era quasi impossibile che quella città fosse stata una provincia originaria di Kou, ma se era una conquista, si chiese come mai fosse stata rasa al suolo.
“Diamo un’occhiata attorno…” la voce del Magi si assottigliò “…anche se dubito troveremo qualcosa in questo bel nulla…”
Il ragazzo si chinò a raccogliere un ciottolo bianco, forse una volta componente di una qualche struttura, e lo lanciò più lontano che poté.
“Judar-chan…sei arrabbiato?” Borbottò timidamente Kougyoku, avvicinandosi al giovane che si era appena riadagiato al suolo.
“Mh?”
“Questo è il luogo dov’è nata la principessa Rayenne, volevi aiutarla, Judar-chan?”
A quelle parole l’interessato scoppiò in una fragorosa risata. Si dovette anche leggermente piegare per contenersi.
Le idee di quella Vecchia riuscivano a raggiungere tali livelli di ingenuità che davvero non credeva esistessero.
“No…no…” Riuscì a dire infine “Non è per lei che siamo qui.”
E con questo, lasciò dietro di sé la perplessa principessa, mentre avanzò tra le macerie.
“Che razza di esercito era…” Disse tra sé e sé “… hanno fatto proprio tavola rasa…dovevano essere dei Conquistatori di dungeon per lo meno…” E così dicendo si fermò.
Aveva perso i due principi senza nemmeno rendersene conto.
Guardò il paesaggio desolato e qualcosa lo smosse.
Doveva esser stato davvero uno spettacolo, tutto quel potere che si abbatteva su quella città.
Riprese ad avanzare, guardandosi attorno poco coinvolto, fino a quando non fu riacceso il suo interesse.
Su un’altura ancora delle mura bianche mal ridotte si stagliavano verso il cielo.
“Il palazzo reale…” Mormorò riaccendendo un sorriso, e senza troppi pensieri si inoltrò verso l’edificio.
“Judar-chan!” Lo chiamò la principessa ansimante, mentre cercava di raggiungerlo, ma lui non si fermò.
Le stanze erano a cielo aperto, spoglie, e solo quelle più interne conservavano almeno tre delle loro pareti.
In alcuni punti erano ben visibili segni nerastri di incendio, mentre altri parevano sfondati.
“Datemi una mano.” Ordinò Judar agli altri due che erano appena entrati nel perimetro, incurante di essere ascoltato o meno.
Il Magi superò il salone d’entrata avventurandosi nel cuore di quello che era stato il centro del potere di quel luogo, nella speranza di trovarci ancora qualcosa che non fossero schegge e detriti.
E in effetti, avanzando, si accorse che tutto ciò che il palazzo conteneva era ancora presente, persino la sala del trono conservava le regalità (seppur malmesse) che si addicevano ad un re.
Eppure, in tutto quello che era stato un lusso, non vi era nulla che potesse risultare utile alla ricerca del Sacerdote.
Entrò in un’altra stanza, sembrava che desse sul giardino, e ciò che lo colpì furono gli oggetti, sparpagliati a terra.
Sembravano dei piccoli animaletti, scolpiti nell’avorio. Il loro chiarore scintillava sotto i tenui raggi della luna.
Erano disposti in maniera disordinata, tranne due di essi, due piccoli felini che erano posti l’uno davanti all’altro, con i musetti che si sfioravano.
Accanto a quel gruppetto, era abbandonato a terra uno strumento a corda di medie dimensioni.
“Sembra ci fossero bambini…” Sentì la voce di Hakuryuu dietro di sé.
“Bambini?” Chiese il Magi voltandosi.
“Non lo vedi? Qualcuno stava giocando.”
Anche Kougyoku si aggiunse, nell’osservare l’ambiente.
L’atmosfera si riempì di silenzio. Il pensiero di quello che doveva essere stato quel posto, prima che venisse distrutto, fece scendere la malinconia sui due principi, mentre Judar era concentrato su altro.
Com’era possibile che il palazzo si fosse mantenuto in tale stato, per quanto mal ridotto, decisamente migliore rispetto al resto della città?
Che fosse stato l’aiuto di Sindria? In fondo era zona di confine.
Fece una smorfia osservando ancora i piccoli oggetti.
In qualche modo la sua mente immaginava chiaramente una piccola bambina intenta a muovere quelle statuette, con le labbra sorridenti mentre canticchiava.
Istintivamente calciò via le due figurine al centro, causando la rottura della coda di una.
“Cosa fai Judar-chan?!” Esclamò la principessa, venendo puntualmente ignorata.
“Qui non c’è nulla di nulla.” Commentò il Magi “Torniamocene a casa.”
Hakuryuu non se lo fece ripetere due volte, mentre la ragazza sembrava essere rimasta ancora avvolta dalla tristezza.
Judar osservò i due uscire, e fece per seguirli, prima che qualcosa lo richiamò a voltarsi.
Diede un ultimo sguardo allo strumento. Era una lira.
Senza sapere davvero il perché (probabilmente gli piaceva e basta) la raccolse, portandola con sé.
Quando arrivarono raccomandò di non dire nulla a Kouen, non per un motivo deciso, ma semplicemente perché in fondo il Sacerdote era un bambino dispettoso.
Aveva pensato di fare delle ricerche nella biblioteca del palazzo di Kou, ma di certo non sarebbe stato lui a farle.
Quella stessa notte ordinò che si trovasse tutto quello che si poteva su Al ‘ayn, senza però illudersi troppo per quanto riguardava il suo interesse.
Si ritirò nelle sue stanze, e una volta solo, decise di osservare il giocattolino musicale che aveva trovato.
Se lo rigirò tra le mani, e nonostante la sua inesperienza gli parve un’opera di alta qualità. Ne pizzicò le corde ed ascoltò il suono che si produsse.
Gli piaceva.
Però di certo lui non poteva saper suonare una lira, si chiese se qualcuno all’interno del palazzo ne fosse in grado, e se no qualcuno avrebbe imparato.
Si lasciò cadere nel suo giaciglio, alzando lo strumento musicale sopra il suo viso.
A dirla tutta era davvero deluso, non aveva trovato nulla di utile. Davvero Sindria non aveva lasciato alcun indizio?
Ad un certo punto uno scricchiolio gli fece voltare lo sguardo.
Sulla soglia se ne stava Rayenne, con le mani dietro la schiena, che lo fissava: “Posso entrate?”
“Eh? Che ci fai qui?” Le chiese il Magi mettendo da parte lo strumento e alzandosi sui gomiti “Chi ti ha dato il permesso di uscire dalla tua stanza?”
“Ero a fare una passeggiata con il principe Kouha.” Rispose naturalmente la ragazza.
“A quest’ora?” Sbuffò innervosito l’altro “ E che sei venuta a fare qui?”
“Prima ho parlato con Kouen…” Mormorò la principessa muovendo qualche passo nella stanza.
“Lo so, lo so.”
“Ecco… io… vorrei sapere qualcosa su di lui. È stato molto riservato… e…mi ha incuriosita.” Disse lei, mirando dritta al punto.
Il ragazzo inarcò un sopracciglio corvino: “Cosa?”
L’aveva disturbato per una tale scemenza? Per di più imprecisa? E soprattutto, senza troppi complimenti?
“Beh…io…umh…” Rayenne si torturò i piedi, imbarazzata, mentre si stringeva nelle spalle.
Il Magi scoppiò a ridere: “Non ci credo! Sei squallida!”
“Ehi!” Cercò di farsi valere lei, senza però risultati.
“Non contare su di me, eri con Kouha no? Chiedi a lui, o a Kougyoku, lei prova una certa venerazione per Kouen.” Borbottò lasciandosi cadere di nuovo tra i cuscini e allargando le braccia.
“Sei proprio inutile…” Sbuffò la giovane, nel vano tentativo di non farsi sentire.
A quelle parole le tempie di Judar pulsarono, e una stretta gli pervase il petto. Si alzò di scatto, come se lo avessero spinto.
La miccia della rabbia di quella persona era davvero facile da accendere, e gli occhi già di color sanguigno, bruciati dalla rabbia e illuminati dalle lanterne sembravano usciti dall’inferno.
“Senti…” Sibilò Judar avvicinandosi a lei. La verità era che quella ragazza lo irritava più di chiunque altro, bastava una sua parola che lo mandava su tutte le furie.
Perché pareva che volesse calpestarlo come un insetto, almeno nella mente di lui.
Ma lei, invece, nel vederlo avvicinarsi con quell’aspetto, si preoccupò di prendere subito precauzioni: “Aspetta! Aspetta! Non arrabbiarti Judar-sama…”
“Allora sparisci subito da questa stanza!”
“Ma…Kouen mi ha detto…”
“Non mi interessa quello che ti ha detto quell’idiota! Via, smorfiosa!”
La ragazza mosse qualche passo indietro, intimorita, ma prima di uscire portò le mani avanti, rivelando un canestro di pesche nascoste dietro la schiena.
“Eh?” Judar le guardò, cercando di mantenere sufficienza.
“Questo me lo ha detto Kouha” Mormorò lei, lanciando uno sguardo ai frutti “Li ho portati per scusarmi del disturbo, so che ti piacciono”.
 Quel ragazzo era la persona che, su ordine del primo principe, doveva seguire, era il suo riferimento, e lei si sentiva costretta a tenerselo buono.
“Che ti prende sta sera?” Chiese diffidante il Sacerdote, tornandosene al suo posto.
La ragazza non rispose, si limitò ad avanzare e a posare il cesto accanto al Magi.
Fondamentalmente, si vergognava di rivelare il vero motivo.
Aveva tenuto sveglio il terzo principe fino ad allora solo perché aveva paura. Sì, aveva paura nel rimanere sola, nelle notti precedenti aveva fatto fatica a chiudere occhio.
Quando il corvino la guardò, lei semplicemente sorrise.
Si inginocchiò verso di lui, per invitarlo a mangiare, ma nel farlo qualcosa la immobilizzò.
Gli occhi viola si sgranarono, diventando vitrei, con lo sguardo immobile fisso su un punto.
Judar non se ne accorse subito, intento com’era a portarsi alle labbra il dolce frutto, ma quando si ricordò della lira che teneva accanto a sé, si volse curioso verso di lei.
“Quella… è la lira di Jasem.”
A parte le labbra che si muovevano nel dire quella frase, tutto il corpo di Rayenne sembrava pietrificato, sembrava quasi che anche il suo cuore avesse smesso di battere.
Ci fu un attimo di silenzio.
Lei allungò la mano, e con delicatezza sfiorò le corde dello strumento, e da lì fu un attimo.
La figura della giovane si ripiegò su sé stessa, rannicchiandosi a riccio mentre le mani strinsero con forza il capo e dalle labbra uscì un urlo lacerante.
E non fu il solo.
Lo ucciderò!
Continuò a gridare, come se fosse avvolta da un dolore di fiamme, mentre i suoi occhi umidi rimanevano sgranati verso l’oggetto.
Judar balzò in piedi, quasi inorridito dalla visione grottesca in cui si era trasformata la principessa, e per un attimo persino lui si dimenticò di esistere. Ma poi, convincendosi che quelle grida fossero semplicemente fastidiose, si avventò su di lei, tirandola per le spalle in posizione eretta, e senza lasciar percepire la reazione di lei la spinse contro il muro, bloccandole le spalle con un braccio e premendole con l’altra mano la bocca per impedirle di gridare.
L’unica risposta da parte della giovane fu la chiusura degli occhi, serrandoli.
Non si dimenò.
Rimasero così per lunghi istanti, con lui che quasi la soffocava e lei che invece pareva volesse dormire.
Quando le iridi viola riapparvero ancora lucide, sembravano perse. Rayenne guardò Judar spaesata, mentre lui lasciò in silenzio la presa, guardandola.
“Mi hai risposto, Judar-sama? Perché io non stavo ascoltando…”
“Risposto a cosa?” Chiese Judar confuso e un tantino alterato.
“Alla mia domanda sul principe Kouen…” Disse lei, avanzando verso la lira.
“Ti ho detto che non ho nulla da dirti!” Tuonò lui raggiungendola a passo svelto.
La giovane lo ignorò, chinandosi a raccogliere lo strumento: “Che bella...”
Il Magi stava seriamente per afferrarla e gettarla fuori, ma la reazione della ragazza glielo impedì.
Rigirava l’oggetto tra le mani, come se lo avesse notato solo in quel momento.
Lui non proferì parola, la osservò e basta.
“Mio fratello ne aveva una uguale sai?” Gli occhi violacei guardarono quelli cremisi “Ti piace la sua musica?”
“Tu sei malata.” Ringhiò a denti stretti il ragazzo, ottenendo solo un broncio da bambina da parte di lei.
Senza rispondergli, le dita affusolate della ragazza accarezzarono le corde della lira, producendo un dolce suono, e poi, con una certa ritmicità iniziarono a pizzicarle.
La musica che produceva era molto piacevole, sebbene non perfetta, ma a Judar, che non era abituato a quel genere di suoni, bastava.
“Jasem la suonava molto meglio…”
“Non ci vuole molto.” La incalzò il Magi voltandole le spalle e dirigendosi verso la porta.
“Dove vai?” Gli chiese la principessa.
“Da Kouen.”
E con questo, il corvino uscì, ignorando il fatto di dover svegliare il principe.
Dal canto suo, quest’ultimo, riuscì a nascondere abbastanza decentemente la stanchezza e il fastidio che gli aveva provocato il Sommo Sacerdote in così tarda ora; se ne stette seduto, con addosso una vestaglia di seta chiara, mentre guardava i grandi occhi del ragazzo più giovane, nella speranza che lo lasciasse in pace il prima possibile.
“Ti devo parlare.” Iniziò allora l’Oracolo.
“Prego, siamo qui per questo…” Gli rispose la nobile voce del giovane rosso, sebbene tradisse una nota di sonno.
Judar esitò per un momento, quasi per dare importanza alle sue parole, poi annunciò: “Quella è pazza.”
“Quella?”
“La principessina di Sindria. È pazza, fuori maniera.”
Kouen avrebbe avuto da dire riguardo alla condizione del soggetto che stava parlando, ma lo lasciò continuare.
“Qualche minuto fa se n’è venuta in camera mia…”
“Le ho detto io di fare riferimento a te…”
“Ho capito! Ma non è questo! O non solo… insomma! Ad un certo punto ha iniziato a gridare come una dannata! Lo ucciderò, lo ucciderò!” Le braccia di Judar si agitavano rapidamente, per enfatizzare il suo discorso “Insomma… Kouen, quella è una povera isterica, non ci servirà a nulla, è solo un peso, mandala via.”
Gli occhi taglienti di Kouen scrutarono un punto definito per qualche attimo, in silenzio… e poi finalmente parlò: “Che le hai fatto Judar?”
L’interessato lo guardò basito. Se avesse potuto avrebbe sbattuto la testa su una qualunque superficie abbastanza dura da causargli la perdita della memoria: “Cosa diavolo dici?! Nulla! Non ho fatto nulla!”
“Quindi è impazzita semplicemente guardandoti…” Lo incalzò il principe.
A quelle parole Judar tacque per mezzo minuto, poi sospirò e poi digrignò i denti, pestando il piede a terra come un bambino arrabbiato.
“E va bene… Sono andato con Hakuryuu e la Vecchia a dare un occhiata ad Al ‘ayn…” Le iridi cremisi roteavano in giro per la stanza, mentre le mani si muovevano, invitando a sorvolare sul fatto “… e non avendo trovato nulla di interessante mi sono comunque portato a casa un regalino. In una stanza del palazzo c’era una lira ancora in buone condizioni, e pare fosse la lira di suo fratello…e…”
“E allora di cosa ti stupisci…” Sbadigliò il primo principe.
Il Magi strinse i pugni. La sete di conoscenza di Kouen lo aveva portato a considerare naturali molte cose che per il giovane mago invece non lo erano affatto, o forse non voleva che lo fossero. Sta di fatto che il nobile si dimostrava superiore.
“Non è pazza… semplicemente esorcizza il suo passato. Tu dovresti capirlo.” Concluse Kouen, invitando l’intruso ad uscire dalla stanza con un gesto della mano.
Judar si impuntò: “Mi disturba, non la sopporto.”
“Se vuoi trovare quell’oggetto devi fartela piacere, non ti serve a nulla controllare la sua città, credi che Kou non l’abbia fatto?”
A quelle parole il mago avrebbe tanto voluto ricordargli che lui era un Magi, e sicuramente una sua perlustrazione non poteva essere ritenuta alla pari di quella di chiunque altro, ma, ricordandosi che in realtà non ne aveva cavato un ragno dal buco, tacque.
“Quello su cui ti devi concentrare, Judar, è su chi ha attaccato il paese…prima di tutto. E poi… tu lo sai.”
Un ghigno malevolo si propagò sulle labbra del ragazzo dalla lunga treccia: “Il mio caro Re Idiota.”
Kouen non commentò, osservando semplicemente Judar voltarsi e raggiungere l’uscita. Solo quando fu sulla soglia lo fermò: “Judar, come mai hai portato con te anche Kougyoku?”
Il Sacerdote lo guardò con la coda dell’occhio, senza voltare il corpo, sorridendo: “Tua sorella è forte Kouen.”
E così dicendo, se ne tornò nelle sue stanze.
Quando vi rientrò, immediatamente i suoi nervi ebbero un duro colpo; “Che ci fai ancora qui?!” Gridò nel vedere la figura di Rayenne rannicchiata tra i cuscini del suo letto, ma ella non si mosse.
Avvicinandosi Judar notò che il suo respiro era lento, e avanzando ancora si accorse che semplicemente dormiva.
Raccolse una pesca del cesto accanto a lei, e la morse osservando la ragazza.
Ora che ci pensava, quegli animaletti artificiali avrebbero potuto benissimo essere suoi. Chissà perché non ci aveva pensato prima.
Si chinò su di lei e la sua treccia andò a sfiorarle la guancia.
Quella ragazza davvero non aveva nulla di che, eppure gli serviva. Sembrava quasi ironico.
Ci girò attorno, per portarsi in direzione del suo viso, e nel farlo notò che stringeva al petto quella lira, come se fosse un’altra persona, un bambino da proteggere.
Si sedette a gambe incrociate davanti alla ragazza.
Facendo le somme, lui aveva perso più di lei. Quell’oggetto che stringeva, e quei giocattoli che erano rimasti prigionieri tra le poche mura di quello che era stato il palazzo in cui viveva, erano comunque delle prove, delle prove che qualcuno, un tempo, l’aveva generata, protetta e amata.
A lui invece non era stato concesso nemmeno il ricordo più remoto.
Ghignò maligno: in fondo era meglio così. Proprio quei ricordi facevano di lei quella squallida ragazzina isterica che si era dimostrata, mentre lui, era rimasto il grande Magi, e lui avrebbe vinto sul mondo, distruggendolo.
Si alzò nuovamente prendendo in braccio Rayenne in malo modo, senza preoccuparsi del rischio di svegliarla. La sua intenzione era quella di aprire la porta e gettarla fuori senza curarsene, ma quando l’ebbe tra le braccia a suo malgrado cambiò idea.
Camminò semplicemente verso un angolo della stanza, e lì la lasciò. Non ne capì il motivo. Forse semplicemente, nonostante tutto, per quanto continuasse a lamentarsi di lei, aveva in tutti i modi cercato di attirare la sua attenzione, e ora ci era riuscito. Lei era andata appositamente da lui.
E l’avrebbe tenuta con sé, l’avrebbe usata.
Sorrise, e con un gesto che non gli apparteneva, se non fosse stato per quel ghigno, le sistemò una ciocca dietro l’orecchio.
Sì, l’avrebbe sfruttata fino alla sua ultima goccia di vita,l’avrebbe ingannata e poi lasciata morire. Certo, principalmente, l’avrebbe utilizzata come chiave per raggiungere quel potere, ma ciò che gli interessava davvero era renderla sua schiava. Lo trovava un gioco divertente.
E non lo avrebbe mai ammesso, ma lui non sapeva davvero cosa volesse dire avere qualcuno al proprio fianco.





Eccomi qui con il nuovo capitolo. Questa volta ho fatto di tutto per essere puntuale, mi auguro sia gradito :)
L'immagine qui sopra è un disegno di Judar e Rayenne creato dalla mia illustratrice personale (sì, mi dispiace per lei ma ormai ha meritato il titolo) Mari-chan, una mia carissima amica davvero bravissima! Così avete anche modo di veder un po' com'è la piccola Rayenne.
E con questo vi lascio,
Grazie a tutti
;)
  
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