Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Yami_x_Dark    04/11/2008    1 recensioni
"Il vampiro sentì chiaramente una morsa stringergli lo stomaco, i muscoli delle braccia tesi sino all’inverosimile: obbligandosi a rimanere del tutto indifferente a ciò che, in verità, lo stava sconvolgendo dal profondo. La sua espressione mutò da spenta a completamente sconvolta, un lampo di terrore che gli balenò nello sguardo. Totalmente nel panico, non sapeva più cosa dover fare. Aveva del tutto dimenticato ciò che, finora, aveva considerato “giusto” e ciò che sapeva essere “sbagliato”. Travolto."
Crystal ha vissuto per secoli. Ha visto cose che Sivade non ha mai visto, cose che non ha mai conosciuto. Il loro incontro, dettato dal capriccio della Regina Hades, sembra solo un brutto scherzo.
Eppure tra loro si è ormai creato molto più di un legame di rivalità, molto più di un legame d'amicizia. Ma può essere solo un caso, questo fortuito incontro tra un vampiro nato agli albori della rivoluzione francese, ed un mago dai bizzarri poteri, entrambi a comando di due eserciti opposti l'uno all'altro?
Genere: Romantico, Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Alternate Universe (AU), Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 17: “”

Yami:

Questo capitolo è, in particolare, incentrato su Crystal.

Da un primo impatto, non si direbbe, ma tutto,nel corso della storia, ha sempre gravitato attorno a lui, Sivade compreso XD

Qui si avvia quello che potremmo definire lo “sblocco totale” della storia.

Non aggiungo altro, augurandovi con tutto i cuore

BUONA LETTURA.

 

 

 

Capitolo 17: Birdcage

 

 

Il tempio li aveva accolti, come sempre.

Quella non era casa sua, piuttosto un rifugio dove trovare calma e riparo:

forse un luogo di pace, in cui Crystal aveva avuto la fortuna di essere stato ammesso, o forse, più semplicemente, il luogo dove riposava colui che aveva considerato…l’ultima persona più importante della sua esistenza.

 

Osservò il portone chiudersi alle loro spalle, rosso e brillante come sempre:

enorme, imponente, rassicurante in un certo qual senso.

Spostò lo sguardo alle bandiere, anch’esse rosse, che svolazzavano fissate al loro palo. Si ritrovò a sospirare senza saperne il motivo, lo sguardo che si spostò ora su un vecchio bonzo, completamente pelato e fasciato nella propria tunica rossa, che li salutò con cortese inchino augurando una buona permanenza.

Ne notò altri molto giovani coltivare il maestoso giardino sempre ben curato, altri che si prodigavano a pulire terra.

«Siete giunti in ore di pulizia» spiegò tranquillo Ren, salutandoli a sua volta con un inchino appena accennato, il fratellino Soo nascosto dietro di lui:

un bambino che aveva circa la stessa età di San, con la particolarità di assomigliare in tutto e per tutto al fratello, soltanto una ventina d’anni prima.

«Perdona il disturbo insistente…» si scusò prontamente Crystal, parlando per tutti «…ma non sapevo in che altro luogo sicuro condurli…».

«Siete sempre i benvenuti» lo interruppe il giovane bonzo, sorridendo gentile a tutti: da Sivade a Goito, da San a Tom.

Lo sguardo si fermò, in particolare, su quest’ultimo abbozzando un sorriso divertito rimembrando l’ultimo loro incontro.

Goito seguì quello sguardo, apparentemente interessata: « Pure i bonzi…?» chiese al rasta, trattenendo un sorrisetto sadico.

«Modestia a parte…» iniziò quello sorridendo «sono una calamita umana!» s’inchinò goffamente, dimostrandosi, se non buffo, maldestro.

«Modestia a parte…» lo riprese Ren tranquillamente «…sei uno scherzo di madre natura…».

Il biondo, a quelle parole, mise il broncio.

Ren lo prendeva sul serio, dopotutto.

« Modestie a parte…» s’intromise Goito «…l’ho sempre saputo…».

Tom si portò entrambe le mani ai fianchi, la maglia extra-large che si piegò in mille grinze. Una donnaccia irritante, quella Goito-cortigiana:

«cos’è che avresti sempre saputo…?».

Fu allora che Crystal scosse il capo, le mani ancora in tasca, esasperato:

«basta flirtare, voi due…».

Tom allora si bloccò di scatto, la bocca aperta, suscitando le risa innocenti di Soo.

« Allora è vero che si amano!» esclamò felice San, battendo le mani. L’entusiasmo le si dipinse chiaramente sul volto, mentre saltellava dalla gioia.

Sivade rise a quella situazione, precedendo tutti quanti nell’entrare.

Goito fu impassibile: « Che sei uno sfigatolo informò tranquilla, sorridendo nervosamente a San.

«Sono imbarazzatii!!» esclamò Soo strattonando la tunica rossa del fratello, il viso arrossato per l’emozione di tale scoperta «Zio Tom si sposa!».

Tom scattò a guardarlo terrorizzato: « Va de retro Satana! ».

Goito lo prese a braccetto, suadente:« Ma dai amore, non possiamo tenerlo nascosto a lungo…» disse con espressione vaga.

Quello si ritrovò a rabbrividire con violenza. Alzò gli occhi verso Ren implorando pietà: «…esorcizzala!» lo strattonò per la tunica disperato «non puoi condannarmi ad un matrimonio!» urlò scrollandolo con forza sempre maggiore.

Crystal che osservava la scena con una mano ai capelli, prima di rivolgere gli occhi al cielo: «…tu…se esisti…curalo…» sussurrò.

Esilarata, Goito prese a baciare il collo di Tom accarezzandogli  un braccio: « Mio sposinooo…!» gli sussurrò all’orecchio rocamente, trattenendo le risate.

«All’inferno forse!» rispose con voce soffocata, rabbrividendo leggermente, una mano al cappello per abbassarselo sul viso; Soo che batteva le mani a sua volta iniziando a dare disposizioni al fratello per il matrimonio imminente:

«Rose rosse! E bianche! Così sono in tinta con le mura! Il tappeto già l’abbiamo, non serve!».

Crystal si voltò ad osservare Sivade, esasperato.

Questi guardò divertito Goito, che ricambiò lo sguardo staccandosi da Tom, scompigliando i capelli al piccolo bonzo.

« Non ci sarà matrimonio, io non posso legarmi a nessuno, mi dispiace…» tornò a guardare il rasta, divertita: « Ah…e mi devi 2 pezzi di rame per i due marchi che hai…lì!» precisò, due segni rossi che andavano comparendo sul collo del biondo.

«Te li tiro dietro. Due cocci in testa» rispose semplicemente Tom, riacquistando la sua voce normale, mentre Soo fissava Goito con due occhioni enormi, suscitando la perplessità del fratello Ren.

A quel punto Crystal si dissolse nel nulla, senza  aprir bocca.

Sivade fece un musetto contrariato a quella scomparsa, San che afferrava Tom per un braccio: «…Non ti rende felice…? Non ti…capisce…?» chiese con i lacrimoni agli occhi: « Non ti piacciono i suoi balconi?».

Tom abbassò lo sguardo sulla bimba, aggrappata letteralmente al suo braccio abbronzato: «mai vista casa sua…» rispose evasivo ed ambiguo, un sorrisetto che andò a stamparsi immediatamente sulle sue labbra.

Soo, nel frattempo, sotto lo sguardo attento di Ren, andò a prendere una mano alla rossa, il viso che esprimeva solo preoccupazione: «…dimmi…a me puoi dire la verità…» sussurrò imitando il fratello «per caso…non è bravo…a far scricchiolare il letto…?».

Ren rimase completamente senza parole per tale linguaggio utilizzato dal piccolo.

Sivade non ne potè più, defilandosi da quella situazione, mentre Goito cercava di venire a capo di quel discorso.

Si chinò davanti a Soo, l’espressione cupa: « …è meglio una scimmia…» rispose con un’espressione mortalmente seria sul volto.

Il piccolo guardò sconvolto “lo zio”, portando una mano a coprire la bocca: « Ma a me sembrava abbastanza rumoroso…» disse perplesso, il rasta che si voltò dalla parte opposta sospirando.

Goito sorrise con gentilezza pacata a quel commento, soffocando una risata: «Quando russa…sì….»

Tom a quel commento, quasi a rallenty, si voltò a fissare Goito, con occhi perplessi, terrorizzati e scocciati al contempo, (oltre che compiaciuti):

«Mi spiaaaaaaaaa!» esclamò, ormai preda della Goito-fobia.

A quanto sembrava, rifletté la ragazza, tutti si erano dimenticati che in realtà lei non era…umana. Non lo sarebbe mai stata, indi per cui era piuttosto stupido pensare che potesse unirsi ad un ragazzo. Guardò Soo priva d’ogni espressione sul volto, poi si rialzò, avvicinandosi nuovamente a Tom:

« Non ti preoccupare…ti ucciderò semmai, non ti sposerò. » spiegò con calma, sorridendo malevola.

Ren scosse il capo, lo sguardo posato alla schiena della rossa, imitato da Soo che già conosceva il commento di Ren. Di certo non l’avrebbe risparmiata:

« di tali parole, un giorno te ne pentirai…» disse solenne, mentre il viso di Tom sembrava riprendere il suo colore naturale.

«…Attenderò con impazienza la fine del mio tempo…» ridacchiò il rasta, avviandosi verso una delle stanze che sapeva essere adibite per gli ospiti: « e stanne certa, non te lo impedirò. Mantengo le promesse…».

Goito lo guardò con assoluta calma, prima di retrocedere di qualche passo dal tempio, le mani dietro la schiena. Si sentiva leggermente confusa...

Perché lui avrebbe accettato…di essere ucciso?

« Vabbè.» disse scrollando le spalle, per poi andarsene senza congedarsi.

Tom la salutò con un gesto disinteressato della mano, prossimo ad aprire la porta della sua stanza temporanea mentre Ren si metteva allo stesso livello di Soo, afferrandolo per le spalle: «…i letti che scricchiolano…??» chiese, in cerca di spiegazioni.

 

Un giovane dai capelli color dell’ebano fissava una liscia e ben curata pietra posta al centro di un piccolo giardino, recintato da una ringhiera d’acciaio dalle volute gotiche. Era una lapide bianca, i cui caratteri incisi con calligrafia fine e precisa spiccavano in maniera molto chiara agli occhi di chiunque.

E Crystal, inginocchiato davanti ad essa, altro non faceva che fissarla in un silenzio colmo di tristezza e rimpianti. I ricordi liberi di vagare.

Accarezzò la pietra con gesto lento e carico di significato, conscio della presenza di un certo qual principe nascosto a spiarlo da qualche parte.

Sivade non doveva essere più distante di qualche metro.

In effetti, sedeva con la schiena al muretto che attorniava il giardino, perso a guardare davanti a sé. Teneva una mano sul collo, coprendosi qualcosa in particolare. Aveva seguito Crystal solo perché non sapeva dove altro andare.

Non c’era desiderio di spiarlo, per questo si era tenuto a debita distanza.

Sinceramente, il mago non riusciva ancora a capire se il moro in certe cose scherzasse o meno. Lo sguardo corrucciato, il giovane riprese due momenti in particolare di quella lunga giornata. Sospirò, posando la testa ad un ginocchio.

Dimenticare sembrava l’unica via d’uscita, per non lambiccarsi in eterno.

Da parte sua, Crystal non dava segno di averlo notato, troppo perso a fissare quella tomba, immerso dai sensi di colpa che non era ancora in grado di sopprimere. Era stata una perdita troppo rapida e dolorosa, una perdita che pensava essere superficiale, poco importante, se paragonata a quelle da lui assistite in passato. Ma sbagliava.

Ormai non poteva più fare a meno di tornare a far visita a quel luogo.

Si portò una mano al petto stringendo un anello di platino, legato ad una catenella d’oro. In un gesto quasi automatico.

Il vento si alzò attorno a lui, accarezzandogli il volto, per poi sfiorare la pelle ambrata di Sivade. Quest’ultimo tornò a guardare il cielo, alla ricerca di un brandello di sicurezza. Ma quel cielo oscurato da nuvole nere non lo confortò affatto. Sembrò piuttosto schernirlo.

Nervoso, il ragazzo si alzò in piedi, spolverandosi i pantaloni.

Era inutile pensare a cosa provava chi o per quale motivo.

Dopo un attimo d’esitazione, scavalcò il muretto, affiancandosi al vampiro nel più completo silenzio, le mani in tasca:

« Chi…?» chiese solamente, gli occhi fissi a quell’epitaffio disadorno.

Crystal rigirò l’anello fra le dita, chiudendo gli occhi ch’erano momentaneamente un ombra del suo colore naturale: «…non sei in grado di leggere il nome…?» domandò soltanto riaprendoli su di lui.

Sivade ricambiò tranquillo quello sguardo, senza mostrare un benché minimo sentimento: « Sto chiedendo chi era per te, non qual’era il suo nome.» riposò lo sguardo alla lapide: «…è una cosa ben diversa…».

«Un caro amico…» gli rispose soltanto a voce bassa e sottile, la mano che tornava a nascondere sotto la propria maglietta la collana d’oro giallo.

Un grosso sospiro che non gli riuscì di trattenere.

Sivade si chinò a terra, un braccio posato al ginocchio rialzato, l’altra mano posata a terra per sostenersi: « …molto piacere signor Hiro.» salutò con un sorriso.

«Non gli è mai piaciuto essere chiamato Signore…» aggiunse con vago disinteresse il vampiro che si rimise in piedi frustrato.

Quello che lui ed Hiro avevano passato insieme era stato un bel periodo, ricco di emozioni e gioie, un passato che però sapeva di doversi lasciare alle spalle come molte altre cose. D’altronde, non era cosa facile per un essere come lui, la cui memoria era dieci volte maggiore della funzione mnemonica umana. Assottigliò gli occhi.

Sivade portò le mani unite in un segno di scusa rivolto più a Crystal che alla pietra davanti a loro. Cercò di carpire qualcosa dal compagno, ma non gli era ben chiaro se la sua presenza gli fosse gradita o meno.

Ultimamente, si trovava spesso a riflettere su quello che pensava l’altro.

«…ok, giovine va meglio?» propose quasi sospirando.

« Hiro è più che sufficiente » spiegò con pacatezza, nascondendo le mani nelle tasche dei jeans.

Non gli piaceva parlare di sé stesso e delle relazioni avute in passato, tanto meno con Sivade di cui, evidentemente, non conosceva proprio nulla se non il suo profumo. Una fragranza che avrebbe riconosciuto fra mille.

Quindi, perché smascherarsi davanti ad un ragazzo che non era intenzionato ad “aprirsi”?.  Alzò un sopracciglio, posando ancora una volta lo sguardo sulla lapide, come alla ricerca di un consiglio che sapeva non avrebbe mai ricevuto.

Respirò a fondo.

« Sembri un mantice quando respiri.» fece notare l’altro con aria assente, giocando con le mani. Tra le dita iniziarono a delinearsi prima semplici fili d’argento, poi un vasetto di ceramica blu cobalto, con alcuni steli d’incenso all’interno. Una volta creatisi del tutto, Sivade li posò alla base della tomba, mentre un fuoco invisibile accese i bastoncini e lui si metteva in ginocchio, chiudendo gli occhi in gesto d’offerta.

Crystal si ritrovò a fissare quei semplici gesti del giovane con occhi vuoti:

semplici accortezze che, per un qualche remoto motivo, lo fecero irritare.

Perché mai doveva interessarsi del suo passato?

Perché doveva intromettersi?

Perché mostrarsi caritatevole e straripante di pietà?

Un atteggiamento che, per di più, lo innervosiva a solo sentirne il nome.

Il suo volto, a quel punto, divenne una maschera di spietata freddezza.

Ciò era incomprensibile.

« Non dovresti farti vedere con quella faccia, fai leggermente paura.» fece notare Sivade, interrompendo quel riflusso di pensieri.

Il mago l’aveva osservato in silenzio, senza sapere bene come…intervenire.

Alla fine, aveva optato per quell'affermazione, pur consapevole che rischiava d’irritarlo ancora di più.

Era quella la relazione che aveva creato con Crystal: un via vai di giochi di parole e frasi provocatorie. Doveva ammettere, tuttavia, che l’aveva fatto solo per evitare di rivelargli…quanto poco sincero era.

L’altro finse di non sentirlo, voltandosi ed abbandonandolo davanti a quella tomba con passo rapido e deciso, le mani in tasca e sguardo basso.

«Dove vai?».

Anche questa volta Crystal non rispose, scavalcando la ringhiera lucidata regolarmente dai bonzi che permanevano in quel tempio.

Aveva bisogno di schiarirsi le idee, e per questo abbisognava di calma e solitudine:

cosa che Sivade non sembrava volergli dare.

Era confuso, nervoso, seccato, irritato e sentiva la necessità di chiarire alcune cose partendo, innanzitutto, da quella che considerava casa sua.

Una persona lo stava ancora attendendo.

Sparì con un soffio di vento.

 

«…secondo te ritorna?» chiese il mago alla tomba, sistemandovi sopra alla lastra di marmo anche due gigli bianchi, finendo la sua offerta.

Sorrise, un po’ per abitudine, un po’ perché non sapeva che altro fare.

«…magari no…» si rispose, mettendosi a gambe incrociate, un violino che apparve d’incanto sulla sua spalla, pronto per essere suonato.

Quello strumento l’aveva sin da quando era bambino, e spesso si divertiva nelle fredde sere d’inverno ad allettare i suoi commilitoni con motivi allegri e spensierati. Ma quei momenti sembravano essere cessati da molto, molto tempo.

Posando i crini di cavallo alle morbide corde del violino, Sivade non parve rendersi conto dell’abisso tra la musica del passato e quella che ora stava suonando:

Lenta, struggente, appena accennata.

L’archetto che si muoveva con grazia, seguendo i giusti accordi.

Sparì il sorriso dai suoi occhi, mentre la memoria tornava alla persona che se n’era appena andata.

D’altra parte, una terza persona che meglio conosceva Crystal, aveva osservato la scena da lontano, con occhio critico e sagace.

Allo svanire di quell’ombra pallida, amante della notte, s’era avvicinato lentamente al giovane seduto a terra, osservando a sua volta la lapide, posta all’esatto centro di quel tempio adibito per accogliere quella che ormai sembrava essere divenuta una salma. Un tempio che Crystal aveva chiesto di edificare appositamente. Posò i suoi occhi turchesi sul ragazzo che stava suonando una  melodia malinconica, senza aprir bocca.

Gli occhi chiusi, Sivade non sembrava aver notato l’avvicinarsi di Ren, troppo intento a suonare.

Ogni volta che chiamava a sé quello strumento, sapeva di non esibire più la sua maschera da soldato. Era solo Sivade. Una persona che sapeva viaggiare sulle note di quel violino con una maestria regale. Senza bugie. Senza inganni.

« Questo lato di sé lascia trapelare una certa…tendenza… al vero essere che lei cerca costantemente di nascondere » iniziò vago il bonzo, andando a sistemare l’incenso ai lati della lapide, prima di aggiungervi un piccolo lumino acceso grazie a dei fiammiferi. Lo sguardo di Sivade ora posato su di lui.

« Mi è stato riferito dalla vostra, così chiamata, “emanazione” » sospirò « termine alquanto inclemente, a mio parere ».

Fece un breve inchino alla lapide.

Sivade l’osservò con distacco, cercando di non smettere di suonare, pur preso alla sprovvista: « E’ Goito che si ostina a farsi definire così. In realtà è umana quanto me.» rispose evasivo, richiudendo gli occhi.

« Se continua a volersi far chiamare con certi termini spiacevoli, evidentemente è perché, in un modo o nell’altro, la fate sentire tale » spiegò Ren pacato,ora nuovamente dritto in piedi, ai lati della tomba del giovane Hiro, lo sguardo intelligente posato su Sivade.

Questi fece una smorfia, lasciando perdere quel commento.

« In effetti, è colpa mia che la lascio dalla mia maestra. E’ lei che è solita chiamarci “la materia prima e le sue emanazioni”.» posò il violino al grembo, accarezzandone le corde con fare distratto: « Solo San non sente. E non dovrà venirne a conoscenza se non quando sarà pronta.» avvertì.

« Da quanto mi dite, questa acclamata insegnante dev’essere una persona alquanto sgradevole. Per i modi, capitemi. » concluse gentile, nascondendo le mani all’interno delle maniche della tunica rossa.

« Precisamente.» ribatté l’altro,guardando le rifiniture dell’archetto che aveva appena posato alla cassa armonica.

Gli occhi di Ren vagarono sul violino a cui Sivade stava dedicando tutte le sue attenzioni: « Per quanto riguarda Crystal, credo potrebbe ritornare questa notte stessa. Domattina all’alba, al massimo » disse tranquillo, rivolgendogli un caldo sorriso, molto eloquente.

Sivade spostò lo sguardo sul bonzo, molto lentamente: « Ah, grazie. » disse leggermente stupito, fermando le mani. Non si era aspettato di ricevere una vera e propria risposta.

Il cielo sopra di loro sbiancò, lasciando che il sole ritornasse ad accarezzare la natura con i suoi raggi. Timido e splendido al contempo.

Ren si limitò ad annuire con il capo, soddisfatto: « così va meglio » alzò gli occhi al cielo come a volersi riempire della sua energia, gli occhi socchiusi.

Poi, improvvisamente, si lasciò sfuggire una breve risata, immaginando una scena in particolare:di cui Crystal era il protagonista indiscusso.

« Magari ora avrà gli abiti in fiamme…» ridacchiò.

Il mago lo guardò con aria pressoché assente, sospirando: « Non è colpa mia…» decretò pragmatico « Non sono la sua balia.»

«No di certo » sorrise l’altro « ma come minimo, Crystal conta sul vostro appoggio. O solo voi potete ricevere senza dare nulla in cambio? » chiese, ritornando ad essere analista e reale.

« I giochi di parole mi danno ai nervi.» sibilò il giovane davanti a lui « Cosa volete?».

« Farvi notare quanto voi siate egoista » rispose facendo spallucce.

Sivade sospirò esasperato, lasciando sparire violino e archetto nel nulla. Una mano gli attraversò i capelli, lo sguardo che andò a fermarsi sul bonzo.

«... è stato inviato da Quella per essere gentile con me. Come posso sapere cos’è vero e cos’è falso?» chiese con aria grave, riferendosi alla regina degli Hades .

Ren alzò un sopracciglio, scuotendo il capo debolmente.

A quanto pareva, dovevano essere chiarite alcune cose.

Un compito che probabilmente non spettava a lui ma che sentiva di voler fare.

Di dover fare.

« Innanzitutto, la Regina dell’impero Hades l’ha mandato per catturarti e condurti a lei. Sei la nigredo, quella materia di cui lei sembra necessitare; e a quanto si mormora pretende di volerti il prima possibile » alzò gli occhi su Sivade, fissandolo serio, come a voler prendere una breve pausa « E Crystal ubbidisce agli ordini, sempre, alla lettera, senza mai causare problemi » rise appena.

« Ma a quanto pare con te, Sivade, sta prendendo tempo, ed è una cosa che tutti hanno notato. Tutti, tranne la Regina che dispone completa fiducia in lui…» sospirò profondamente « io, giunti a questo punto, non credo di poter capire il “Perché” Crystal stia perdendo tutto questo tempo prezioso. Ne va della sua reputazione dopotutto. E al mondo l’apparenza è tutto » concluse pragmatico.

In silenzioso ascolto, Sivade aveva evitato da metà discorso lo sguardo di Ren, fissando con aria vuota la lapide. Era un modo come un altro di fuggire.

Per evitare di perdere la propria certezza.

Ma…ve n’era ancora?

«…quant’è…stupido…» gemette, portando le ginocchia al petto, nascondendovi il viso contratto da quelle emozioni strane, che nemmeno lui aveva ben chiare.

« Stupido dici? » alzò un sopracciglio divertito « senza offesa… l’unica stupida presente sei tu».

Sivade arrossì violentemente, fissandolo con odio: « Non sai un cavolo di me. Stai zitto, uomo in gonnella.» ribatté con voce tremante, incapace di accettare di essere definito con aggettivi femminili. Non era più una ragazza. Mai stato.

« La verità brucia? » chiese l’altro, continuando a sorridere con serena indifferenza, le braccia abbandonate lungo i fianchi.

Con un gesto brusco, il mago sbatté un pugno a terra, per poi mutare la sua espressione in puro dolore. Rimase a guardare il terreno per un breve istante, ricacciando indietro le lacrime.

« Se è come dici, perché lui lo farebbe? Perché si danneggerebbe la reputazione per me, se non sa un bel niente? » chiese con un filo di voce, guardandolo.

« La cosa è talmente semplice che non riesci a notarla? E’ ovvio che non offrirebbe tali…»  lanciò un’occhiata al collo del ragazzo, sul quale spiccava un segno rossastro « attenzioni…a chiunque…».

Sivade si coprì per l’ennesima volta quel marchio impostogli, arrossendo:« È un maniaco. Tutto qua.» giustificò, cercando di riprendere il controllo dei suoi pensieri. Rimettendoli in fila nella sua mente.

« Se fosse così “maniaco” come tu ti ostini a definirlo, mi domando anche perché Tom abbia così tanti problemi con lui » disse con aria falsamente pensosa, gli occhi rivolti al cielo.

« Che problemi ? » chiese l’altro cercando di apparire vago.

«E’ noto ormai a tutti che il povero Tom è afflitto dalla febbre dell’incesto. Cosa preoccupante, a mio parere ».

Perplesso, Sivade rimase a guardare Ren senza capir bene cosa gli veniva detto: « E che c’entra con me ? » chiese.

Ren sospirò annoiato. Si ritrovava a discutere con un ragazzo privo di comprendonio a quanto pareva: « hai detto che quel segno ti è stato imposto solamente perché Crystal è un maniaco. Ma poiché ha rifiutato Tom più volte, fatico a vedere dove stia tutta questa… perversione ». 

«…Se è omosessuale dovrò dargli il ben servito, allora.» disse in un borbottio il giovane di fronte a lui, cercando di apparire divertito.

In realtà, si sentiva un po’…appesantito.

Non sapeva nemmeno perché…era una sensazione d’attesa, di nascita di una consapevolezza forzata da quegli eventi.

Lo faceva sentire strano…

Lo faceva sperare in qualcosa d’immorale e d’impossibile.

Scosse violentemente il capo, alzandosi in piedi: « Non è come credi tu. Figuriamoci. Ha scherzato con me quasi ogni giorno su discorsi stupidi d’amore e altro. Ci siamo finti anche a nozze, ma non si faceva sul serio.».

« “Quando si bacia lo si fa per amore. ”» citò tranquillo iniziando ad avviarsi verso il cancelletto d’entrata « questa frase me l’ha detta Crystal. Vedi un po’ tu come prenderla. Lui non va mai contro i suoi principi ».

 

Fine diciassettesimo capitolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Yami_x_Dark