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Autore: Akane    31/01/2005    4 recensioni
Lei decisa e caparbia, sempre sicura di sé, tornado e combinaguai, spesso rissosa e aggressiva, brusca e assolutamente mai riflessiva…proprio lei…sarebbe tornata a sentir suonare un pianista per il gusto di rivederlo!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SONATA

‘Era il suo calmante. La medicina per tranquillizzare un fenomeno esagitato come quello.’

Le dita correvano sui tasti bianchi e neri del pianoforte a coda.
Appena entrata, Nicole sentì subito le note chiare e limpide dello strumento e si precipitò nella sua direzione seguita dall'affannata amica. Arrivata a destinazione, un pianobar completo di pianoforte al centro, esclamò estasiata:
- Oh... un piano... -
Ironica l'amica dai capelli rossi rispose:
- Magari c'è anche un pianista che suona... non vedi? -
- Grazie dell'informazione preziosa Erika... -
Ma non le badò più di lì. Si sedette in un tavolino, proprio quello davanti al piano, e si mise a fissare il ragazzo che suonava.
Dopo un istante mormorò:
- Ma è bellissimo... -
- E quando mai! -
Ridacchiando le diede corda ben sapendo che non la stava ascoltando.
Si chiuse in un ostinato mutismo derivato dall'analisi accurata che stava facendo al pianista.
Era giovane, sulla ventina, per suonare in quel modo doveva avere delle mani splendide e gli occhi erano… a mandorla!
Era un giapponese o forse un euro asiatico. Indossava una cuffia che gli copriva gran parte del capo e della fronte. Intuiva che doveva trattarsi di occhi piuttosto scuri ma li teneva abbassati. I capelli che spuntavano da sotto gli accarezzavano il collo ed erano rigorosamente neri.
Non c'era dubbio, era splendido... ricopriva tutti i suoi gusti fin lì. Era sicuramente un artista quindi il carattere lunatico e strano avrebbe gareggiato col suo, ma un pianista che suonava a quel modo difficilmente poteva essere anche aggressivo e grezzo quanto lei.
E chissà che vestiti indossava, sembrava molto magro e non muscoloso, lei in quel senso non aveva preferenze, l'importante diceva sempre che erano le mani, la bocca, gli occhi e il sedere. Ma Nicole, era risaputo, per il Giappone e i giapponesi e gli orientali in generale, aveva un debole.
- Ma senti come suona divinamente? -
- Si... improvvisa... -
La bionda guardò spaesata l'amica esperta in musica classica... lei rapper e rockettra non ci capiva nulla.
- Non vedi che suona senza spartito? Le crea lui sul momento le sue composizioni... è molto bravo. -
Assorta su quanto appreso tornò guardarlo, poi soddisfatta disse:
- Certo... piace a me, è ovvio che è bravo! -
Poi ci pensò su un attimo e trionfante disse:
- Chissà se suonerebbe la Sonata al chiaro di luna di Beethoven. -
Lo disse con l'aria da esperta nel campo, invece era solo una profana del genere. Lei ascoltava i Metallica, Eminem, i Nirvana... certamente musica classica non era nel suo repertorio, ma avendo un amica che se ne intendeva, due canzoni di numero le conosceva: quella e 'Per Elisa' sempre di Beethoven. Erika sapeva com'era la sua amica tornado e non andò oltre ridacchiando fra sé e sé.
- Chiediglielo... -
Alle parole lei si illuminò.
- Certo! -
Così dicendo si alzò dal tavolino e si diresse allo strumento facendosi notare non poco per il suo abbigliamento. Indossava una salopette larga e cadente che mostrava i suoi slip neri sotto, il cavallo le arrivava al ginocchio, sopra una maglia a maniche lunghe che le coprivano le mani, abbastanza larga anch'essa, in testa un cappello nero largo che le copriva gli occhi, i capelli biondi lisci le arrivavano disordinati a metà schiena. Nulla di speciale, non era una bellezza particolare... conciata a quel modo poi... ma si notava eccome.
- Scusa, potresti suonare la Sonata al chiaro di luna? -
Lui la guardò attentamente per un brevissimo istante e pronto le rispose gentilissimo con una voce sottile e chiara:
- Certamente. -
Così dicendo si abbassò a prendere nella sua borsa degli spartiti e li posizionò sul legno del leggio. Nicole tornò a sedersi alla sua sedia e rimase incantata per tutto il tempo a fissarlo estasiata ancor più di prima.
Quel ragazzo era incredibile.
Suonava divinamente sia opere famose che quelle inventate da lui. Era di una bravura struggente e disarmante, eppure era giovanissimo. Bellezza a parte, l'aveva rapita.
Mosse quelle dita esperte lungo i tasti creando subito l'atmosfera che la sonata richiedeva. Tristezza e malinconia uscirono da quelle corde. Una magia ultraterrena in grado di calmare ogni animo.
Furono dei minuti lunghi e importanti che lasciarono Nicole sospesa e in religioso silenzio, mentre si premeva le mani sulla bocca rapita del tutto e quasi commossa da quanto ascoltava. Era fantastico.
Quando smise di suonare fu subito nostalgia e dispiacere.
Lui la guardò e la indicò con la mano come a voler dire che non dovevano applaudire lui perché glielo aveva chiesto lei. Lo sguardo come a chiedere se era soddisfatta e lei battendo le mani con un largo sorriso spontaneo, chinò il capo alla giapponese in segno di ringraziamento.
- Grazie. -
Non si seppe se fu per quella suonata speciale o per le altre, o per quel non so che d'artistico, ma Nicole ebbe l'impressione di aver perso subito la testa per lui. Per quanto si potesse perderla per uno appena conosciuto...
Doveva tornare a sentirlo e rivederlo.
Su questo ne era convinta.
Lei decisa e caparbia, sempre sicura di sé, tornado e combinaguai, spesso rissosa e aggressiva, brusca e assolutamente mai riflessiva... proprio lei sarebbe tornata a sentir suonare un pianista per il gusto di rivederlo!

Era il suo calmante. La medicina per tranquillizzare un fenomeno esagitato come quello.
Tornò diverse altre volte in quel posto, sempre sugli stessi orari.
Lo trovò sempre, ormai aveva imparato quando poteva trovarlo.
Si sedeva sempre davanti al pianoforte, lo fissava suonare e ad un certo punto gli chiedeva di suonarle una composizione famosa, chiesta prima di venire lì alla sua amica Erika per fare la bella figura di esperta.
Per lui era una piacevole compagnia per cui suonare. Aveva capito che tipo era e che si sforzava di mantenere una certa apparenza davanti a lui... si sforzava anche di amare la musica che lui suonava. Ma era interessante vedere come si vestiva, come si conciava, le espressioni rapite e gli inchini di ringraziamento. Era un tipo stravagante e particolare e gli avrebbe fatto piacere parlare di più con lei. Però si contraddiceva scappando sempre via... forse aveva il terrore di parlare di più con lui, ma di fatto lei andava via appena lui finiva la sua oretta di piano. Era molto strana.
Nessuno dei due sapeva il nome dell'altro e se lo erano inventati mentalmente.
Lui per lei aveva trovato Kira, mentre lei per lui Shin. Entrambi nomi giapponesi derivati dalla stessa passione per quel posto.
Fu per una volta che lui non potè venire a suonare e per la successiva che lei non riuscì a venire ad ascoltarlo, che ad entrambi venne una voglia fortissima di parlare l'uno con l'altro, conoscersi ed instaurare finalmente un rapporto.
Presero l'iniziativa entrambi, insieme, lo stesso giorno. Si chiesero i nomi e bevvero qualcosa insieme. Lui ringraziò lei che veniva sempre a sentirlo, lei ringraziò lui perché sapeva suonare così bene.
Da cosa nacque cosa e si conobbero bene.
Ma fu strano perché lei indomabile e terribilmente selvatica si fece domare subito alla prima parola solo da lui... anzi, alla prima sonata.
Lui fu capace di tirare fuori i lati più nascosti e miti di lei.

Una sera, in un quartiere malfamato della città, lei tornava a casa dal lavoro e notò un certo movimento in una delle stradine sempre piene di gentaglia e teppistelli da quattro soldi. Nicole non ne aveva paura, ne aveva messi a bada parecchi coi suoi modi.
Non seppe dire cosa fu a spingerla a guardare meglio con chi ce l'avevano quella volta, ma lo fece e vide uno a lei conosciuto.
Era Shin (ormai lo chiamava così) che veniva aggredito da quel gruppo.
Le prese un colpo e spalancando gli occhi cominciò ad insultarli pesantemente, non aspettò oltre e correndo a rotta di collo, istintivamente e furiosa, intervenne d'istinto senza pensare.
- Bastardi... cosa volete da lui? -
Fece la sua voce dura e lo sguardo minaccioso. La conoscevano e sapevano che non era solo scena.
- Sai chi è questo tipo? -
- Certo che lo so... è la persona più mite e stupenda di questo pianeta e se lo toccate con un dito la vostra pellaccia non basterà a ripagarlo del tempo che gli farete perdere! -
Discorso complicato ma comprensibile come: 'lasciatelo in pace!’
Shin la guardò accigliato chiedendosi come le venisse in mente di provocarli, non era consapevole della totalità della sua persona… poi la vide e comprese di cosa era capace veramente quella strana creatura.
- Ehi, bellezza, lascia che per una volta ti faccia vedere io di che sono capace... -
Così dicendo partì a menar le mani nel modo che lei tanto sapeva far bene. Era il suo pane, il suo mondo, il suo vivere... grezza, rozza, istintiva, selvatica, violenta... nessuno l'avrebbe mai calpestata, ma aveva dentro un altro lato da scoprire, un lato che solo una persona poteva tirarle fuori.
Quando tutti se ne furono andati lei si asciugò il mento gocciolante e il labbro spaccato, poi sputò a terra e disse ghignando...
- E la mia immagine è andata del tutto nel cesso! -
Shin si avvicinò porgendole un fazzoletto di carta, infine le sorrise come lui sapeva fare.
- Finalmente ti sei fatta vedere, sei venuta allo scoperto... -
Era in senso metaforico e Nicole riuscì a capirlo.
- Sai, non avrei sopportato se ti avessero fatto qualcosa, specie a quelle manine d’oro che c'hai! -
Ma quello, come si usa dire in questi casi, fu solo l'inizio di tutto e per primo del domare e addomesticare una creatura di strada.
Tutto con semplici e armoniose sonate al pianoforte.
   
 
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