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Autore: SwanFangirl    07/12/2014    4 recensioni
Cosa accadrebbe se Henry decidesse di dare un lieto fine alle sue mamme mettendo in piedi una nuova operazione, più complicata e difficile delle precedenti?
Dal primo capitolo:
“Scusa, Emma.” disse Regina.
Emma proprio non se l’aspettava. In effetti erano le due parole più inaspettate che Regina potesse pronunciare.
Perché Regina non chiedeva mai scusa.
Perché Regina non la chiamava mai per nome.
Perché Regina non le dava mai del ‘tu’.
Perché Regina non le avrebbe mai chiesto scusa dandole del ‘tu’ e chiamandola ‘Emma’!
Genere: Avventura, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lo strano caso della famiglia Swan Mills.'
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“Regina! Regina, ti prego, fatti trovare…” gridava Emma da un po’ di tempo, invano dato che evidentemente nessuno la sentiva.

Regina era svanita nel nulla… anzi, nella nebbia. La cercava da infiniti minuti, vagando senza neanche vedere dove andasse, senza una meta che non fosse la sua donna.

“Regina!” urlò un’ultima volta, per poi accasciarsi per terra, sfinita da tutto quel camminare e dallo sconforto.

Si sentiva persa, e non solo perché realmente lo era e perché era circondata da una coltre di nebbia densa, ma in particolare perché Regina non era più con lei, il che la faceva essere più smarrita che mai, in quel luogo praticamente sconosciuto ed infinito.

Si strinse in se stessa, rannicchiandosi per terra e coprendosi con la giacca elegante che aveva scelto di indossare e che, per fortuna, teneva anche caldo. Non quanto l’abbraccio di Regina però.

“Ti scoraggi così presto? Questa non è la donna di cui mi sono innamorato!” disse ad un certo punto una voce molto familiare.

Emma si alzò di scatto, gli occhi fissi su quella figura che tante volte aveva sognato dopo la sua tragica morte.

“Neal…” sussurrò la bionda, abbracciando l’uomo che, seppur per pochi mesi della sua vita, era stato il suo uomo, e che era anche il padre di suo figlio.

“Emma, devi fare attenzione. La persona contro cui volete combattere è ferita, il suo cuore è nero e pieno di odio per quello che le è stato tolto.” l’avvertì Baelfire, criptico e confusionario, per poi mormorare: “Solo due possono passare…”

“D-di che parli, Neal?” chiese lo sceriffo, con perplessità evidente.

“Devi andare. Cerca Regina, salvala. E poi andate via da questo posto… Non è più la Foresta Incantata. Ormai è il suo Regno.” disse ancora Neal, per poi spingerla verso una direzione ove probabilmente Emma avrebbe dovuto proseguire.

Quando lei si voltò, l’uomo non era più lì: era stata solo un’allucinazione. Molto vivida, sì, ma probabilmente dettata da qualcosa di magico in quella nebbia, che le aveva fatto vedere ciò che non esisteva più; ciò che non poteva esistere più. Eppure Neal (nonostante non fosse realmente lui, ma solo una distorsione della realtà) le aveva risollevato il morale in qualche modo ed aveva risvegliato il suo coraggio assopitosi per qualche momento.

Avrebbe trovato Regina. L’avrebbe salvata, come aveva detto Neal. Ma non sarebbero andate via da quel posto fino a quando tutti non fossero stati al sicuro. E, in fondo, non era forse questo il dovere di una Salvatrice?
 



“Emma, puoi sentirmi?” urlava anche Regina a sua volta, ma ovviamente anche lei non riusciva a trovarla, perché ormai era chiaro che quella nebbia fosse stata creata apposta per separarle.

Regina però non si dava per vinta e continuava a cercare la compagna di vita e di avventure in ogni dove, la vista ancora appannata dalle nubi che la circondavano. Questo fino a quando non sbatté contro qualcosa… o meglio, qualcuno.

“Oh, scusa! Con tutta questa nebbia non ti avevo vista…” si scusò un ragazzo dal sorriso gentile.

Quel ragazzo dal sorriso gentile.

“Daniel…” sospirò Regina, gli occhi spalancati e la mente in fermento che produceva un milione di spiegazioni per le quali egli potesse essere lì, ma nemmeno una era plausibile. “Ma com’è possibile?!”

“Non chiederti questo adesso.” la tranquillizzò come sempre, poggiandole una mano sulla guancia con fare delicato. “Tu devi salvare Dim… Lei ha bisogno di te.”

Regina non riuscì nemmeno a parlare, così lasciò che quell’uomo che un tempo aveva amato con tutta sé stessa le dicesse tutto senza essere interrotto. E poi sembrava che avesse fretta di comunicarle ciò che sapeva.

“Vorrei avere più tempo per dirti che sono felice per te, che tu ed Emma siete una magnifica coppia e che non le sarò mai abbastanza grato per averti donato il Lieto Fine che meriti… Ma non posso, quindi ti dico solo di fare attenzione e di ricordare che solo due possono passare.”

Regina avrebbe mentito dicendo di non voler restare lì per molto altro tempo, con lui, ma Emma era la priorità e, anche volendo, Daniel era ormai scomparso così come era spuntato dal nulla, lasciandola con un mucchio di quesiti irrisolti e di dubbi che non avrebbe più potuto esporgli: quale incantesimo rendeva possibile vedere i morti? Chi era Dim? E che intendeva con solo due possono passare?

“Regina!” sentì in lontananza.

Le sue iridi si dilatarono al sentire la voce chiara di Emma chiamarla a gran voce. E subito la mora si mise a correre verso quella fonte di sicurezza senza la quale si era sentita sperduta per quel tempo che avevano passato separate… E quanto era stato, a proposito? Minuti, ore? Forse perfino giorni, passati a camminare senza sosta per ritrovarsi a vicenda. Ma alla fine ce l’avevano fatta.

La nebbia si andava levando dalla sua strada, lasciando che i suoi occhi cogliessero una bionda familiare camminare con l’atteggiamento insicuro di chi non sa dove andare, ma che deve andare da qualche parte.

“Emma!”

Non appena lo sceriffo sentì la voce della donna amata, si voltò ed anche lei scattò nella sua direzione, raggiungendola in poche falcate e prendendola tra le braccia, alzandola per qualche secondo da terra e stringendo i suoi fianchi come se fossero il suo unico punto d’appiglio in quel mondo.

“Credevo di averti persa…” bisbigliò al suo orecchio, lasciando che i suoi piedi toccassero nuovamente terra, ma senza lasciarla.

“E invece mi hai trovata.” rispose Regina con un sorriso.

“Ne dubitavi forse?” scherzò Emma, baciandole la fronte. “Io ti troverò sempre.”

Non appena Emma disse quelle parole, fu come se le due si fossero risvegliate di botto da un incubo, e si svegliarono in modo piuttosto violento e confuso.

“Emma…” “Regina…” dissero all’unisono.

“Che ci sta succedendo?” chiese, spaventata, la Salvatrice. “Ci stiamo trasformando nei miei genitori?”

“NOOOOOOO!” urlò Regina, in modo teatrale, portandosi una mano alla fronte con fare esasperato.

“Okay, dobbiamo cercare di capire perché diamine questa pazzoide sociopatica -o qualsiasi cosa sia- ci stia facendo questo, e soprattutto che cosa ci sta facendo.” tentò di stare calma Emma.

“Sta confondendo i nostri cuori ed i nostri sentimenti... tramite la magia. Ecco perché prima abbiamo litigato per quell’idiota di Uncino.” rispose il Sindaco, sicura di ciò che diceva perché anche lei avrebbe fatto sicuramente una cosa del genere decenni addietro.

Poi quella lucidità scomparì in un istante, e si ritrovò di nuovo colma di sentimenti buonisti ed ottimisti, il sorriso esageratamente espansivo sul volto e le sue parole che richiamavano quelle spesso dette da Charming e SnowWhite.

“Potremmo condividere un cuore solo e vivremmo comunque, perché il nostro amore è più potente di ogni altra cosa.” disse improvvisamente Regina, accarezzando la guancia della ragazza con il naso, in un gesto fin troppo tenero.

Emma non rispose, ma mise una mano intorno al collo dell’altra donna, sfiorandolo con le mani fredde. Tutto andò bene fino a quando non cominciò a stringere la presa tanto forte che alla mora mancò il respiro.

“E-Emma…” balbettò, la voce flebile. “Mi… mi stai facendo male.”

“E’ esattamente ciò che voglio, tesoro.” rispose Emma, con un sorriso malefico e soddisfatto che troneggiava sul suo volto, quasi soffocandola.

Detto questo, spinse la donna contro un albero, mordendole il collo e leccandola senza ritegno, mentre Regina tentava di ribellarsi, spingendo con le braccia sulle spalle forti della bionda. Ma Emma era molto prestante fisicamente ed i suoi movimenti non le fecero alcuna impressione, mentre serrava ancora di più le dita attorno al suo elegante collo. Regina sentiva già le forze abbandonarla e non riusciva più a vedere quasi nulla.

“E-Emma… Emma, t-ti prego, non f-farlo…” la supplicò Regina, e quella preghiera sembrò far scattare la figlia di Biancaneve, che arretrò di botto, fino a cadere per terra, nello sguardo il rimorso per qualcosa che lei non aveva nemmeno intenzione di fare, che non avrebbe mai fatto alla sua Regina.

“M-mi dispiace tanto.” mormorò, schifata da se stessa, vedendo i segni rossastri che aveva lasciato sulla pelle candida di Regina.

Anche Regina rinsavì, riacquistando la propria personalità, e si inginocchiò di fronte a lei, che aveva gli occhi fissi nel vuoto. Le accarezzò i capelli, tentando di farle capire che non ce l’aveva con lei, però Emma si scostò, dicendo semplicemente: “Avevo… io avevo detto che non avrei mai fatto come loro.”

“Loro chi, Emma?” domandò Regina, confusa.

Ma Emma non aveva alcuna intenzione di parlarne in quel momento, e quindi semplicemente si alzò, portandosi una mano tra i capelli in un gesto nervoso. La guardò –anche se non negli occhi- fino a quando anche lei non si fu alzata da terra, e allora ripresero a camminare in mezzo alla foresta, come avevano fatto precedentemente, solo che finalmente erano insieme e non vi era più quella nebbia. Ma stavolta vi era qualcosa di più potente delle nubi a dividerle: vi era proprio un muro tra di loro.
 


 
“No, no! Questo libro dice falsità!” esclamò Biancaneve, scuotendo la testa. “Emma non farebbe mai del male a nessuno, figuriamoci Regina!”

“Qui c’è scritto che stava per strangolarla…” ripeté per l’ennesima volta Henry, spaventato da ciò che –probabilmente- stava succedendo in quel luogo sperduto; e la cosa peggiore era che lui non poteva far nulla per far rinsavire le madri, nonostante egli per loro fosse sempre stato una specie di calmante contro ogni cosa.

“Magari l’autrice mente… magari non è successo niente del genere!” continuò Snow nella sua negazione, facendo avanti e indietro per la stanza; e quel gesto al marito ed al nipote ricordò tremendamente l’atteggiamento di Emma, il che fece nascere due smorfie identiche sui loro volti.

“Tesoro, non credo che ci stia mentendo. Sicuramente è lei che sta facendo questo, con la magia… ma Emma e Regina sono più forti, no? Questo l’abbiamo appurato negli anni.” disse Charming, cercando di consolare la moglie e di non mostrare quanto in realtà fosse preoccupato.

Perché alla fine quel suo presentimento che un giorno Emma avrebbe ferito Regina si era rivelato essere ciò che doveva succedere… Sperava solo che Emma non si sentisse in colpa fino all’auto-distruzione, perché David era consapevole che le uniche due persone che la figlia non si sarebbe mai perdonata di ferire erano Henry e Regina. E quest’ultima sarebbe potuta morire, se quella donna che stava facendo loro tutto ciò non avesse deciso di fermarsi, chissà per quale motivo. Forse voleva solo torturarle ancora un po’…

“Mi sento così impotente. Vorrei andare lì e fare qualcosa per proteggerle, ma non c’è modo!” imprecò David, sfogando alla fine il proprio nervosismo sul tavolo della cucina, sbattendoci una mano sopra.

“State calmi. Le mie mamme sono praticamente invincibili, nemmeno una persona così cattiva le potrebbe buttare giù.” affermò con sicurezza Henry, nonostante la preoccupazione avesse colto anche lui.

I tre si strinsero le mani a vicenda, cercando di darsi conforto l’uno con l’altro, per la mancanza di quelle due donne che per loro, in un modo o nell’altro, erano ormai praticamente indispensabili e senza le quali si sentivano persi.
 
 


Chi, Emma?” chiese Regina, stringendo in uno scatto involontario la copertina che aveva portato con sé (proprio come aveva richiesto lei).

Emma si voltò, stupita.

Non avevano più parlato da ore, ovvero da quando avevano avuto il coraggio di raccontarsi a vicenda gli incontri che avevano avuto con l’oltretomba. Avevano passato il tempo a camminare, facendo qualche sosta ogni tanto per mangiare e riposare, ed a riflettere sulle parole che i due uomini avevano detto loro.

“Di che parli?” domandò a sua volta Emma, con un po’ di confusione.

“Chi è che ti ha fatto del male, Emma?” chiarì la mora, avvicinandosi impercettibilmente a lei, che stava seduta per terra di fronte al fuoco che avevano acceso tramite la magia.

Anche lei si sedette, pronta ad ascoltare qualsiasi cosa Emma volesse, che fosse ciò un fiume di parole o un oceano di silenzi.

“Io…” mormorò la ragazza, insicura. “Come fai a sapere-“

“Lo sai che ti conosco meglio di chiunque altro, tesoro.” rispose Regina, senza nemmeno bisogno di ascoltare l’intera domanda che la bionda stava per porle. “E tu hai detto di non voler essere come loro… Quindi lo ripeto, Emma: chi è che ti ha fatto del male?”

Ci fu un breve istante in cui solo il crepitio del fuoco rimbombava nelle loro orecchie, ed in quell’istante quasi impercettibile Emma decise di fidarsi ciecamente della compagna, tanto da dire a lei del suo tortuoso passato, del quale non aveva mai parlato a nessuno… neanche a Neal.

“I miei genitori affidatari.” disse in un sospiro, come se si stesse veramente levando di dosso un peso che aveva portato addosso per oltre vent’anni. “Non accadeva sempre: ogni tanto quello che sarebbe dovuto essere mio padre beveva troppo e picchiava me e sua moglie… Poi lei, non potendo picchiare a sua volta un omaccione di un metro e ottanta, se la prendeva con me, dato che era più facile.”

Regina aveva la mascella serrata, tremava. Le sue mani si erano strette attorno alla terra, quasi come se lo stessero facendo attorno ai colli di quei due animali, quelle due bestie che avevano osato ferire la sua Emma, l’essere più buono e puro che esistesse in quel mondo e in ogni altro.

Ma l’ex Evil Queen non proferì parola, con la sensazione che ogni cosa che avrebbe potuto dire sarebbe sempre sembrata tremendamente sbagliata ed inopportuna, ed un semplice mi dispiace sarebbe stato banale e troppo poco per esprimere ciò che sentiva. Avrebbe di gran lunga preferito avvalersi del suo dolore, farlo suo e soffrire ancora, piuttosto che vedere la donna che amava così spaventata, così spezzata, così distrutta.

La sua mano si spinse istintivamente verso la spalla dell’amata, ma lei stessa la fermò prima che toccasse la sua pelle coperta dalla giacca. Forse Emma non voleva contatto fisico in quel momento, forse voleva solo stare da sola.

Fortunatamente non era così: infatti la Salvatrice si gettò letteralmente tra le braccia di Regina, piangendo come una bambina. Dopo anni in cui aveva tenuto tutto dentro sé, Regina era riuscita ad abbattere anche quell’ultimo muro che le separava, e che la teneva distante dal resto del mondo.

“Il cielo è caduto dentro ai tuoi occhi, non dovrebbe pioverci dentro.” disse dopo un po’ Regina, consapevole che quella frase così sdolcinata avrebbe fatto sorridere Emma.

“Non è che sei di nuovo posseduta dallo spirito di mia madre?” rise tra le lacrime lo sceriffo, asciugandosi con un gesto veloce le lacrime, ma fermata dall’altra Salvatrice –la sua Salvatrice-, che cancellò dal suo viso quelle tracce di dolore a suon di piccoli baci.

“Io ti amo, Emma.” disse lentamente Regina, come per farle assaporare con il giusto tempo quelle parole.

“Anche io ti amo, Gina.” sorrise dolcemente Emma, nonostante gli occhi gonfi e rossi dessero l'impressione che fosse veramente scossa per ciò che aveva dovuto raccontare.

“Gina?” fece il Sindaco, con un sopracciglio inarcato.

Emma non poté rispondere, perché le labbra impetuose di Regina la fermarono, mentre quest’ultima spegneva il fuoco con un gesto rapido della mano. Poi la donna la spinse delicatamente a stendersi per terra, accarezzando il suo fianco.

“Dovremmo riposare.” affermò dopo, staccandosi con le guance arrossate per il calore trasmessole da quel bacio.

“No.” rispose chiaramente Emma, per poi ribaltare le posizioni e tornare a baciare le sue labbra con rinnovata passione. “Ora più che mai ho bisogno di amarti, Regina.”

Ella la guardò negli occhi lucidi per qualche secondo, per poi decidere di non negarle quel piacere.

“Allora amami, piccola mia. Io non te lo impedirò mai.”







Ciao a tutti!
E' piuttosto tardi, e voi vi chiederete se non ho di meglio da fare (tipo dormire come la gente normale) ma vabbé... Ero impaziente di farvi leggere questo capitolo e quindi ho deciso di pubblicarlo nonostante l'orario.
Spero che vi sia piaciuto e che mi direte cosa ne avete pensato come ogni volta. E poi, come sempre, ringrazio tutti per il grande seguito e supporto che mi date leggendo, seguendo e soprattutto recensendo questa storia.
Il prossimo capitolo non sarà tutto incentrato su Emma e Regina, bensì vedremo anche la famosa autrice e qualcosa riguardo Storybrooke. Quindi tenetevi tutti pronti!
A presto!

 
  
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