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Autore: bimbabest99    07/12/2014    8 recensioni
La storia di due giovani nati da due famiglie diverse in contrasto tra loro: Weasley e Malfoy. Ginevra Weasley, cresciuta in una famiglia consapevole dei veri valori della vita, seppur non molto benestante. Draco Malfoy, cresciuto in una famiglia di nobili purosangue, circondato da malvagità e ipocrisia, dove ogni persona è costretta ad attaccare per non essere attaccata. La storia inizia con il quinto anno di Ginny Weasley, cioè il sesto libro. E’ raccontata in prima persona da quest’ultima, gli eventi INIZIALI seguiranno la trama della Rowling, ma a partire dalla fine del sesto libro saranno modificate. Buona lettura!
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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CAPITOLO 41 La magia di un amore

E’ proprio nel momento in cui tutto finisce,

che si apre un nuovo inizio!

(Anonimo)

LA MAGIA DI UN AMORE

                                         

La realtà sembrava qualcosa di ovattato e lontano in quel momento, eppure avevo la netta impressione di sentire un grido di dolore tra quelle mura.

Schiusi leggermente le palpebre, e il cuore mi mancò d’un battito quando capii che quell’urlo apparteneva a Draco che, al mio fianco, si teneva l’avambraccio sinistro con forza.

Mi avvicinai a lui, prendendogli tra le mani il viso rosso, e osservando con orrore l’avambraccio che sembrava scottare come fuoco.

Sentivo le urla di un dolore straziante che stava tentando di trattenere, ma il suo volto stava diventando pericolosamente rosso, e dovetti pensare in fretta ad un modo per aiutarlo.

Feci la prima cosa che mi venne in mente: mi misi su di lui e lo baciai, nella vaga speranza di concentrare la sua attenzione sul bacio, invece del marchio.

Sembrò funzionare, perché l’attimo dopo lo sentii gemere fortemente nella mia bocca a metà tra il dolore e il piacere.

Presi tra le mie piccole mani il suo avambraccio, e lo strinsi delicatamente lì dove sapevo esserci il marchio nero.

Il ragazzo respirò ansante per alcuni minuti, ma pian piano iniziò a calmarsi e il respiro tornò a regolarizzarsi, mentre le sue mani mi carezzavano dolcemente la nuca.

Mi staccai da lui, osservandolo negli occhi per alcuni secondi, salvo far calare lo sguardo all’avambraccio sinistro che-con mia grande sorpresa-sembrò sempre lo stesso.

-Dobbiamo andarcene…subito!-

Disse il ragazzo, alzandosi frettolosamente dal letto e iniziando a rivestirsi, mentre lo guardavo confusa e interdetta da sotto le coperte.

-Cosa?-

-Il Signore Oscuro ha anticipato l’attacco! E’ adesso!-

Urlò, al che sgranai gli occhi con un ansito misto tra sorpresa e paura: non ero pronta per uno scontro, nessuno di noi lo era!

In poco tempo mi rivestii completamente, mentre Malfoy si rimetteva la camicia senza chiudere i bottoni, e-dopo aver preso il suo mantello-uscimmo dalla sua stanza, prendendo corridoi diversi.

Nella fretta della situazione non mi accorsi d’aver dimenticato la cosa più importante, così tornai indietro, e a metà corridoio vidi Malfoy che mi veniva incontro: anche lui era tornato indietro per prendersi ciò che aveva dimenticato.

Le nostre labbra s’incontrarono a metà strada, assaporandoci un’ultima volta e concentrando tutta la nostra attenzione su quel contatto vitale.

-Fai attenzione…-

Gli sussurrai, al che il ragazzo sorrise con quel fare compiaciuto e da re del mondo, dandomi un ultimo, fugace bacio sulle labbra.

-Io me la caverò: tu, piuttosto, non farti uccidere…dominatrice di lucertole obese!-

Mi prese in giro, al che risi, leggermente, anche se dentro di me il mio cuore piangeva, e le mie mani artigliavano con forza la pelle del suo petto: non volevo lasciarlo andare…non potevo!

Il ragazzo sorrise leggermente, prendendo le mie mani e portandosele alle labbra, mentre mi faceva l’occhiolino, e in uno sfavillio di vesti s’immerse nell’oscurità.

Respirai a fondo, decisa a sfruttare il poco tempo che ci rimaneva per avvertire tutti i membri dell’E.S.: presi il galeone che avevo in tasca e vi scrissi, invitando i ragazzi ad andare nella Stanza delle Necessità in quel preciso istante.

Iniziai a correre per i corridoi, incurante della possibilità che i Carrow potevano vedermi, e desiderando con tutta me stessa che non fosse troppo tardi.

-GINNY!-

Una voce richiamò la mia attenzione, e quando la mia mente recepì il proprietario di quelle corde vocali, m’immobilizzai all’istante, chiedendomi con occhi sgranati se non era stato tutto frutto della mia immaginazione.

Mi voltai lentamente, sentendo il cuore aumentare i battiti e le gambe molli per la paura di ricevere una delusione.

Ma, quando mi voltai, il mio sguardo rivide dopo un’immane quantità di tempo quegli occhi simili a grandi zaffiri, e i capelli biondi così chiari da fare invidia al candore dei lampi.

-Luna…-

Tremula, ne sussurrai il nome, non riuscendo a credere che la ragazza fosse davvero davanti a me, in quel momento, ma quando mi sorrise con quel fare puro ed ingenuo, non ebbi più dubbi.

La giovane rise rumorosamente per la mia reazione, e corse ad abbracciarmi, mentre la sottoscritta rimaneva ferma ed immobile con lo stupore negli occhi e uno strano sorriso sulle labbra.

Sentii di nuovo il contatto con il suo corpicino, lo stesso che mi aveva donato i migliori abbracci quando al secondo anno, impaurita e sconvolta da ciò che era successo l’anno prima, non riuscivo a socializzare.

-Luna! Quanto mi sei mancata!-

Le dissi, abbracciandola forte e ridendo contro la sua spalla, mentre la ragazza si allontanava lentamente da me, osservandomi in viso con il suo singolare sorriso.

-Stai bene? Cosa ti hanno fatto? Hai…-

-Ginny, calmati! Io sto bene, ma a giudicare dalle tue occhiaie devi essere tu quella che è stata torturata!-

Disse la ragazza con fare divertito, salvo assumere all’improvviso un’espressione più seria che poco le si addiceva.

-Non ti saranno entrati dei gorgosprizzi nella testa, vero?-

Mi domandò, al che risi di gusto per aver immaginato chissà quale complicazione, quando il problema era concentrato solo su degli animaletti invisibili.

-Ah, Luna. Quanto mi sei mancata…-

Le dissi, al che la ragazza scosse la sua bionda chioma con una leggera risata, salvo osservarmi con i suoi grandi occhioni azzurri.

-Ah, quasi dimenticavo! Ginny, devi subito venire con me nella Stanza delle Necessità!-

Mi disse, annuendo tra sé e sé, al che feci un cenno d’assenso, e insieme iniziammo a correre per i corridoi con l’intento di arrivare nella stanza il più velocemente possibile.

Una volta arrivate davanti al grande muro in pietra, ci concentrammo intensamente, e in una frazione di secondo apparve la grande porta in quercia.

Con urgenza ci fiondammo all’interno della stanza, mentre mi voltavo in direzione della parete opposta con l’intento di cercare Neville con lo sguardo.

Rimasi basita quando notai una marea di persone disposte circolarmente intorno a qualcosa, e con la mente riuscii a distinguere tutti i membri dell’E.S.

Quest’ultimi si girarono lentamente in mia direzione, e mi osservarono con sguardo a metà tra il sorpreso e il felice, salvo iniziare a far spazio tra di loro in una sorta di corridoio.

L’ultimo a spostarsi fu Colin, e quando il mio sguardo si puntò alla fine del piccolo “corridoio di persone”, sentii il cuore salirmi in gola, per poi scendere fino ai miei piedi e ritornare nel petto.

Con sorpresa e il respiro rado, rincontrai tre paia di occhi, tutti dal colore diverso, ma ognuno di loro mi era mancato in egual modo: Harry, Hermione e Ron.

In quel momento, desiderai con tutta me stessa correre da loro e abbracciarli, ma lo stupore era così grande che non riuscii a muovere un solo passo in loro direzione.

-Ginny…-

Sussurrarono in coro i tre ragazzi, e forse fu proprio quel suono a ridestarmi, perché scossi la testa come se mi fossi appena svegliata da un sogno, e avanzai in loro direzione.

Li abbracciai quando, ormai, le lacrime stavano premendo prepotentemente per uscire, e affondai il volto nel petto di Harry, per poi passare a Ron che mi baciò la testa ramata come quando eravamo piccolini, e infine ad Hermione.

Mi staccai dall’abbraccio della mora, osservando quegli occhi che da sempre rappresentavano l’animo buono e filosofico della mia migliore amica.

Nessuno di loro è cambiato…

Mi dissi, osservandoli con un sorriso, e costatando che-nonostante il deperimento fisico e i capelli più lunghi del dovuto-i loro occhi erano esattamente come li ricordavo e, si sa, gli occhi sono lo specchio dell’anima.

-Anche tu mi sei mancata eh!-

Mi prese in giro mio fratello per la mia mancanza di loquacità, il che era piuttosto insolito, mentre ridevo leggermente al suono  della sua voce.

-Mi siete mancati davvero, ragazzi…-

Dissi infine, osservandoli con un largo sorriso, mentre Neville-alle loro spalle-saltellava sul posto dall’euforia.

Ma la mia attenzione venne attirata da qualcosa che si trovava oltre Neville ed i Grifondoro: per un attimo temetti d’aver visto quadrato.

Ma nemmeno quando sfregai gli occhi quell’immagine svanì, e fu in quel momento che non potei fare a meno di trattenere una lacrima.

-Papà!-

Urlai, precipitandomi in direzione di tutte quelle teste rosse che mi osservarono sorridenti, e ben presto mi ritrovai ad affondare il volto nel petto di mio padre, mentre tutti i miei fratelli contribuivano all’abbraccio.

-Sei stata bravissima, piccola mia…davvero bravissima!-

Continuava a ripetere mio padre, tirando su col naso e carezzandomi i capelli, mentre i miei fratelli saltellavano intorno alle nostre figure.

-Bene, ragazzi! Sapete tutti cosa dobbiamo fare adesso: combattere! Studenti, Piton vi ha ordinato di andare in Sala Grande: obbedite tutti, tranne i Weasley ed il magico trio!-

Disse Remus con il suo solito fare da organizzatore, al che tutti i ragazzi annuirono con enfasi e, ben presto, uscirono dalla Stanza delle Necessità.

Solo quando rimanemmo da soli, Remus si permise di abbracciare Harry, così come fecero tutti gli altri con Hermione e Ron: ognuno di noi aveva sentito la loro mancanza.

-Figlio mio…-

Sussurrò la mamma, abbracciando forte il suo penultimo figlio che era diventato più alto di lei, mentre gli carezzava con orgoglio i capelli.

-Harry…veniamo a noi: cosa sta cercando Lord Voldemort qui ad Hogwarts?-

Domandò Remus una volta che i saluti terminarono, ed Harry abbassò il capo, sedendosi su una sedia tra Ron ed Hermione.

-Un oggetto molto piccolo, facile da nascondere e che appartiene senza dubbio alla casata dei Corvonero…-

Rispose Hermione per lui, al che ognuno di noi la osservò con sorpresa: ci saremmo aspettati senz’altro delle informazioni più precise.

Nel frattempo, Harry guardava imperterrito il portone della Stanza delle Necessità con sguardo vacuo, e-da che lo conoscevo-sapevo  che, in quel momento, si stava chiedendo se fare o meno qualcosa.

-Se proprio vuoi farlo, allora non esitare…-

Gli dissi, al che il moro si voltò a guardarmi con sorpresa, quasi sconcertato dal fatto che fossi riuscita a leggere nei suoi pensieri.

Poi, però, annuì leggermente, per poi rivolgersi al resto del gruppo, accennando a qualcosa di molto urgente e uscendo dalla Stanza a gran velocità, facendo apparire dal nulla la sua divisa di Grifondoro…

-Ma dove diavolo sta andando?!-

-Ad infiltrarsi…-

Risposi alla domanda confusa di mio fratello Ron, e fu solo in quel momento che mi resi conto degli sguardi che mi stavano rivolgendo i presenti.

Li guardai uno ad uno, confusa dai loro occhi che sembravano in attesa delle mie parole, e-in principio-non ebbi la più pallida idea di cosa stavano aspettando, ma poi capii.

Abbassai lo sguardo con un sospiro, rilassando le spalle e riflettendo velocemente sulla mia decisione, ma ancora una volta seppi che era la cosa giusta.

-Io combatterò…ma non come Ginny Weasley…-

Dissi loro, alzando lo sguardo e osservandoli con l’intenzione di fermare sul nascere ogni loro replica, e il mio sguardo cadde su mia madre che mi osservò sconvolta, facendo un passo in mia direzione.

Allungò la mano, come per fermarmi, ma mio padre l’afferrò saldamente per le spalle, e quando ella si volse a guardarlo, lui fece semplicemente un cenno di diniego con il capo, per quando la cosa lo addolorasse.

-Non sei ancora pronta, Ginny! Non te lo permetterò! Tu…-

Iniziò Bill, puntandomi l’indice contro e avanzando in mia direzione fino ad osservarmi dritto negli occhi: i suoi, fragili e addolorati, ed i miei decisi e forti.

-Io…sono pronta. Lo sono sempre stata. Anche senza gli allenamenti, le spiegazioni e tutto il resto. La mia volontà, proviene dal cuore non dalla mente, E adesso il cuore mi dice di combattere nel giorno che tutti noi avevamo atteso-

Esordii facendo sospirare il povero Bill, che si portò una mano sugli occhi come per coprire un attimo di debolezza, e notai alle sue spalle Ron che si alzava.

-Non puoi farlo. E’ una pazzia! Ti bombarderanno con le loro creature ancora prima che tu te ne accorga!-

-No, Ron, non lo faranno. Lord Voldemort si concentrerà su Harry, ma il resto dei mangiamorte no! Si concentreranno sul loro peggiore nemico: sarò io quella persona!-

Gli dissi con fermezza e gelida consapevolezza, mentre Remus si staccava dalla sedia dove era seduto, e con tono calmo e occhi tristi mi disse:

-E una volta che avrai fatto ciò? Attirerai la loro attenzione per non far prendere di mira i più deboli? Non te lo lascerò fare, Ginny: è un suicidio-

-Farò molto più di questo: li attirerò nel bosco dove mi rincorreranno, e si perderanno. Poi, farò in modo che il drago incendi quella parte di foresta…buona parte dei mangiamorte verranno uccisi con essa.-

Proclamai, sentendo la pelle d’oca quando pronunciai la parola “uccisi”: macchiarmi di sangue non era mai stato nella mia natura, ma se questo serviva a garantire la pace, allora lo avrei fatto, anche se indirettamente.

I presenti rimasero in silenzio con lo sguardo basso, tranne mia madre che con labbra tremanti mi supplicò un’ultima volta.

-Non puoi farlo sul serio piccola mia. Tu non eri in grado di fare del male nemmeno ad una mosca. So che è per una giusta causa…ma non sopporto l’idea che mia figlia diventi…-

La donna non finì la frase perché si portò una mano alle labbra come per reprimere le lacrime, mentre mio padre le cingeva le spalle da dietro, ma-anche senza il finale-ciò che la donna voleva dire era più che comprensibile.

-A volte le persone non hanno bisogno di eroi, mamma. A volte…ciò che serve loro è un mostro…-

Esordii, lasciando impietrire tutte le persone presenti in quella stanza per la profondità-e, forse, anche per l’inquietudine-di quella frase.

***************************************************************************************

Correvo da un bel po’ di tempo, ormai.

Sapevo che andare nella foresta a quell’ora tarda, con la minaccia dei mangiamorte, e all’alba di una guerra, non era proprio la cosa più prudente, ma ne avevo bisogno.

Avevo intenzione di andare nella famosa radura dove avevo conosciuto il mio vero essere, per richiamare ancora una volta l’amico più fidato: Norberto.

Sapevo che non sarebbe stato facile richiamarlo, specie se teniamo conto del fatto che non mi ero esercitata abbastanza, ma dovevo riuscirci a qualunque costo: io avevo bisogno di lui…tutte le vite di Hogwarts avevano bisogno di lui.

Non ero andata all’incontro con Piton nella Sala Grande: avevo bisogno di tempo e calma per concentrarmi, e-tenendo conto che la battaglia era imminente-preferii non sprecare neanche un minuto.

E durante il tragitto mi vennero di nuovo in mente i suoi stupendi occhi di ghiaccio: come avrei fatto a salvarlo? Come avrei fatto a sapere che lui non ci sarebbe stato tra i mangiamorte che mi avrebbero rincorsa nella foresta?

Non sapevo come o con quale mezzo, ma dovevo proteggerlo a tutti i costi: senza di lui, la mia vita non avrebbe avuto senso.

Arrivai nella radura con il fiato corto, e posai le mani sulle ginocchia per riprendere respiro; poi, alzai lo sguardo sul quell’incantevole giardino, i cui fili d’erba si sarebbero macchiati di rosso.

Osservai con attenzione la superficie candida della luna, presi un profondo respiro, e chiusi gli occhi, tentando di rilassarmi e di concentrarmi sul tunnel invisibile che si nascondeva abilmente nel mio cervello.

Pensai intensamente alla figura del mio drago: gli occhi rossi come il sangue, la corona che gli dava un aspetto regale, il suo modo elegante di far ondeggiare la coda…

Sentii qualche gocciolina di sudore imperlarmi la fronte, e davanti agli occhi mi apparve la sua immagine, mentre volava per i cieli della Gran Bretagna, ma risultava sfocata e lontana.

Sentivo il vento agitarsi intorno alla mia figura, facendo scuotere con un fruscio i fili d’erba, mentre sentivo il portale aumentare e l’immagine farsi sempre più nitida.

La potenza del vento aumentò proporzionalmente alla visibilità dell’immagine, fino a creare un turbine potente che sembrava l’inizio di un tornado.

Le tempie pulsavano al massimo per il troppo sforzo e ringhiai quando ebbi la sensazione che la mia testa si stesse aprendo in due per il dolore.

Come le ultime volte, un’onda d’urto mi scaraventò a terra, mentre mi portavo le mani alle tempie sudate e chiudevo gli occhi per non osservare il cielo che aveva preso a girare.

Rimasi in quella posizione per alcuni secondi, in attesa della stabilizzazione del battito cardiaco, sperando con tutta me stessa che il prossimo tentativo sarebbe andato a buon fine.

Mi alzai a fatica, dovendo reggermi ad un albero per non cadere, mentre socchiudevo di nuovo gli occhi quando le testa iniziò a girarmi.

Mi alzai, e lentamente mi avvicinai al centro della radura, rievocando alla memoria tutti i consigli e le tattiche che mi avevano dato Charlie e Kingsley quest’estate.

Norberto non arriverà se non sei abbastanza motivata…”

“Devi pensare a tutti i tuoi valori, a tutto ciò che perderai se il drago non si mostrerà!

Presi un profondo respiro e chiusi nuovamente gli occhi: questa volta, non pensai a Norberto, ma ai volti di tutti i miei amici e della mia famiglia.

Davanti agli occhi mi apparve a gran velocità lo sguardo di Harry, il sorriso di Hermione, la gioia che aleggiava ad Hogwarts durante le feste, i sorrisi dei bambini che andavano da Zonko…

E da sfondo a quei pensieri c’era solo il mio gran mal di testa, ma ben presto iniziai a sentire dei ruggiti, e il suono delle ali quando sbattono: Norberto mi stava osservando…

Ma ormai non potevo più fermare quel flusso d’immagini e ricordi: potevo solo rimanere a guardare in silenzio.

La mamma che mi donava uno dei suoi abbracci, Kingsley che mi baciava la fronte, gli scherzi ingenui di Fred e George…

Il vento volteggiava intorno alla mia figura senza che facessi il minimo sforzo, e la pelle bruciava come se avessi la lava nelle vene, mentre sentivo Norberto sempre più vicino.

Il viso di Lord Voldemort che torturava anime innocenti, il corpo di Dean dopo l’incontro con i Carrow, il piccolo Burney che mi tendeva la mano e infine lui…Draco.

Quando mi apparve la sua immagine, tutto ciò che si trovava intorno alla sottoscritta divenne ovattato e lontano…anche i ruggiti di Norberto!

Lo sfondo era di un bianco accecante, e il ragazzo mi stava sfiorando i boccoli ramati, per poi sfiorare il contorno del mio viso con lo stesso dito.

-Non è un sogno, Ginevra. Questa è realtà. Il nostro amore è realtà!-

Profonde e vicine, nella mia mente risuonarono le parole che mi aveva detto la sera prima per tranquillizzarmi, mentre mi sorrideva dolcemente con una traccia di maliziosità.

Il vento intorno a me aumentò notevolmente, mentre sulle mie labbra si formava un sorriso tranquillo e rilassato, che svanì come d’incanto quando un forte tonfo scosse il terreno.

Schiusi le palpebre, e con un ansito di sorpresa, i miei occhi color rubino incontrarono la maestosa figura del drago, mentre si posava adagio sul terreno con la lentezza e l’eleganza di un felino.

Sorrisi leggermente, per poi volgere lo sguardo al mio corpo, aspettandomi di trovarvi il completo rosso fuoco che era sempre apparso, ma-con mia grande sorpresa-non lo vidi.

Al suo posto, c’era una tuta di pelle nera, molto aderente ma anche elastica, adatta a movimenti scattanti ed agili, e alle mie spalle il lungo mantello fluttuava, spinto dal vento.

Carezzai con la punta delle dita la maschera abbinata, e con un sorriso vittorioso osservai il drago, prima di venir scossa da una nuova, potente esplosione.

Mi voltai in direzione della scuola con occhi sgranati, e dovetti reprimere un ansito d’orrore quando vidi il cielo tinto di rosso, squartato da una serie d’incantesimi, e mi parve di vedere una barriera bluastra che veniva frantumata.

Quanto tempo sono rimasta in quello stato di trance?!

Mi domandai istintivamente, per poi correre in direzione di Norberto e-aiutata dal vento dell’est grazie a una magia che mi venne naturale-saltai in groppa all’animale.

Norberto ringhiò con forza, prima di librarsi in aria con eleganza e forza, mentre puntavo lo sguardo in direzione di Hogwarts, e ben presto riuscii a notare tanti giganti combattere contro dei puntini: altri maghi.

Le urla squartavano l’aria anche da quella distanza, e più mi avvicinavo, più nel mio campo visivo appariva qualsiasi tipo di creatura al cospetto di Lord Voldemort.

Ringhiai dalla rabbia, imponendomi d’ignorare il forte vento che mi scuoteva la chioma e il mantello, impedendomi di aprire troppo gli occhi.

Non appena arrivai sul territorio della scuola, alzai la mano destra al cielo, e Norberto-quasi sollecitato da una forza invisibile-scagliò fiamme in direzione di un gruppo di giganti.

I mangiamorte, alla vista del fuoco, si erano voltati in nostra direzione, ed avevano iniziato a lanciarci degli incantesimi, ignorando gli altri studenti.

Tutto secondo i piani…

Pensai con un sorriso, per poi volare alla massima velocità sul retro della scuola, gettando folate di vento addosso vari mangiamorte per farli cadere.

Le fiamme che uscivano dalla bocca di Norberto coloravano le nubi di un rosso acceso, quasi fossero squartate da fulmini color rubino.

Con ansia, quasi disperazione, osservavo tanti studenti innocenti perire sotto gli incantesimi dei mangiamorte, e sentii le lacrime di rabbia pizzicarmi gli occhi.

Ormai la morte aleggiava nell’aria, e il fumo saliva al cielo sotto forma di immense nubi scure: tutto era ovattato e lontano…gli schiamazzi, le urla di disperazione, il suono degli incantesimi…

Non riuscivo a vedere Hogwarts in quel modo: c’era qualcosa in me che m’impediva di accettare quel crudele destino, e il tutto si tradusse in una fitta atroce all’altezza del cuore.

Così presa dai miei pensieri, non mi accorsi di alcune lacrime che scivolarono sul mio volto, e le asciugai con un gesto stizzito.

Ero decisa ad andare fino in fondo, per salvare ciò che rimaneva della nostra libertà, perché solo facendo i conti con il passato, si potrà pensare al futuro.

Con un ringhio dalla potenza inaudita, attirai l’attenzione di tanti mangiamorte, che iniziarono a lanciarmi contro tutti i tipi d’incantesimi.

Alcuni giganti tentarono di colpire Norberto con una grossa mazza, per farlo precipitare, ma il drago riuscì ad eluderli abilmente, per poi scagliare fiamme in loro direzione.

Sentivo dal basso le urla dei mangiamorte, e gli incantesimi che continuavano ad arrivare in mia direzione: stava diventando impossibile evitarli.

Diedi loro l’impressione di trovarmi in difficoltà, e volai con Norberto sulla Foresta Proibita per fargli credere d’essermi arresa e di voler battere in ritirata.

Come previsto, quest’illusione rinvigorì ancor di più i mangiamorte e altre bestie, che mi rincorsero nella Foresta, lanciandomi vari incantesimi.

Mi voltai, e notai con mia grande sorpresa che tantissimi mangiamorte-tra uomini e giganti-mi stavano inseguendo; poi, volsi lo sguardo ad Hogwarts, e notai immediatamente l’assenza di un sacco di uomini al servizio di Voldemort: con quella consapevolezza, seppi d’aver fatto la cosa giusta.

Chiusi gli occhi, sospirando, e con grande concentrazione tentai di creare un tunnel tra la mia mente e quella di Norberto per mostrargli il mio piano.

Adesso, farò finta di perdere l’equilibrio e cadere. Tu devi continuare a volare fino a quando i mangiamorte non ti vedranno più. Poi, atterrerai nella Foresta e ti avvicinerai al luogo dove sono caduta e dove si concentreranno la maggior parte dei mangiamorte. Devono passare circa cinque minuti…poi, getta fuoco senza pietà su quella parte della Foresta. Io, per allora, sarò già lontana…”

Gli dissi, e sentii un suono simile ad un lamento provenire dalle sue labbra: grazie al mio istinto, seppi che si stava opponendo alla mia decisione, per paura di farmi del male.

-Sta tranquillo, Norberto. Non mi farai niente. Ma sappi che sono disposta a dare la mia vita, se questo servisse a vincere la guerra. Getta fiamme senza pietà!-

Gli dissi, a voce alta, mentre tentavo d’ignorare i suoi grandi occhioni che mi stavano supplicando.

Tirai in su col naso, e lo osservai con determinazione un’ultima volta, prima di sorridergli e di dargli una pacca sul dorso.

Poi, feci finta di perdere l’equilibrio, e caddi di sotto, sentendo il vuoto sotto di me e il cuore che batteva al massimo per la paura.

Gemetti sottovoce quando sentii l’impatto con il suolo, mentre mi alzavo velocemente, osservando l’oscurità che mi avvolgeva con i sensi all’erta.

-Eccola là!-

Sentii la voce di un uomo-probabilmente mangiamorte-a pochi metri di distanza, e il mio primo pensiero fu quello di scappare, ma mi bloccai quando subentrò la ragione.

Dovevo rimanere ferma per far avvicinare i mangiamorte al punto centrale: solo allora sarei potuta scappare, usando le potenzialità della Signora dei Draghi.

Aspettai con il respiro irregolare il loro avvicinamento, sentendo le loro urla e alcuni incantesimi mi sfiorarono il mantello.

Vedevo centinaia di bacchette accese intorno alla sottoscritta, e dovunque guardassi, l’unica cosa che vedevo erano puntini luminosi.

Alla fine, decisi di optare per un’uscita di scena a sorpresa, così-grazie ad un istinto che non sapevo di avere-mi arrampicai all’indietro su un albero, lasciando i mangiamorte confusi e interdetti per la mia improvvisa sparizione.

Ero scomparsa sotto i loro occhi, e questo non poteva che farmi sorridere, ma dovevo allontanarmi da quel posto, se non volevo finire alla brace!

Saltai di ramo in ramo grazie alla mia vista e alla mia agilità che sembravano essersi cuciti su di me, almeno quanto la mia personalità.

Rapidamente mi allontanai da quel luogo, saltando sopra le loro teste con la silenziosità di un felino, tanto che mi venne da sorridere per la semplicità della cosa.

Ormai ero lontana dalla loro visuale, ma non lo ero abbastanza per sfuggire alle fiamme, così decisi di continuare il mio cammino sulla terra ferma per facilitare le cose.

Corsi a gran velocità verso il castello dalla quale si udivano altri spari, mentre un’ombra gigantesca copriva quella parte della Foresta Proibita: Norberto.

Il drago era ormai pronto a fare fuoco, quando -all’improvviso-i miei passi si fecero più lenti e faticosi: sembrava quasi che qualcuno mi stesse tirando le caviglie verso il terreno.

Abbassai lo sguardo e mi si gelò il sangue nelle vene quando capii cosa era successo: il terreno era colmo del sangue di troll, da sempre un liquido dalla composizione altamente appiccicosa.

Ricordavo che nelle lezioni con Hagrid, avevo appreso che il sangue di troll-quando si raffreddava-diventava solido e irremovibile quanto una roccia.

Servirebbe una temperatura di duecento gradi per farlo tornare allo stato liquido, il che era-più o meno-la temperatura corporea dei troll stessi.

Tentai di staccarmi dalla melma diventata solida, ma per quanto mi sforzassi, non riuscii a muovermi di un millimetro: ero in trappola.

Gemetti quando sentii il ringhio di Norberto, segno che era pronto a sputare fuoco, e tentai inutilmente di staccare i miei piedi dal terreno.

-GINEVRA!-

Una voce fin troppo conosciuta urlò il mio nome, e sentii il mio cuore paralizzarsi all’istante, specie quando udii i suoi passi alle mie spalle.

In breve tempo fu al mio fianco, e mi volsi ad osservare ancora una volta quegli occhi d’argento che-probabilmente-non mi avevano mai abbandonato durante la battaglia.

-Draco cosa fai qui? Devi andartene! SUBITO!-

Gli urlai, ben consapevole di cosa sarebbe accaduto tra pochi istanti, e il ringhio di Norberto sembrò avvalorare il mio pensiero, specie quando Malfoy volse lo sguardo al cielo coperto dalla grande figura del drago.

Scusate l’intrusione, ragazzuoli J So che non è bello quando si interrompe la lettura, perciò arriverò subito al punto. Da questo momento potete continuare la lettura con il sottofondo di questa canzone: Broken- Seether ft. Amy Lee. Buona lettura! ;)

Il ragazzo rimase ad osservare Norberto per alcuni secondi, per poi osservare la sottoscritta con occhi sgranati e un improvviso scintillio di consapevolezza.

Deglutii a fatica, desiderando solo che il giovane biondo si salvasse la vita da ciò che stava per succedere, e tentai d’ignorare i suoi occhi colmi d’ira.

-E’ così che tieni alla tua vita? UCCIDENDOTI?!-

-Draco…vattene!-

Gli dissi, non sentendo nemmeno le sue parole, preferendo concentrarmi su ciò che più mi terrorizzava: il pensiero che lui potesse morire a causa mia.

-Tu non capisci! Uccidendo te, ucciderai anche me!-

Urlò, osservandomi negli occhi, mentre lo spingevo con la sola forza della disperazione, desiderando vederlo lontano mille miglia da quel posto.

-VATTENE, DRACO! SCAPPA! SCAPPA FINCHE’ NE HAI TEMPO!-

Gli urlai, spingendolo via, mentre le lacrime mi salivano agli occhi senza poterle fermare o controllare.

Il ragazzo ignorò i miei tentativi, e si chinò, facendo attenzione a non toccare il sangue di troll, per poi iniziare a smuovere la sostanza con degli incantesimi.

Sapevo che non se ne sarebbe andato se prima non mi avesse liberato, così lo lasciai fare, pregando solo che Norberto aspettasse qualche altro minuto.

-Cazzo…non funziona!-

Disse il biondo, con un gesto di rimprovero nei suoi stessi confronti, mentre davanti agli occhi mi appariva l’immagine del drago, ormai pronto ad eseguire il mio ordine.

-E’ tutto inutile…-

Sussurrai con voce sconfitta, portando la mia mano sulle spalle del ragazzo per invitarlo ad alzarsi, fino a quando i nostri occhi non s’incontrarono di nuovo.

Tutto il cielo e la terra si specchiavano nel suo sguardo, tanto che per un attimo credetti di annegare nel dolore che quegli occhi grigi stavano tentando di nascondere.

-Va’…salvati, ti prego…-

Non c’erano lacrime che potevano testimoniare il mio dolore, né urla che potevano far capire cosa significava sentire il cuore lacerarsi: c’era solo silenzio…il silenzio di una donna che sorrideva nonostante avesse la morte di fronte.

Il biondo deglutì a fatica, e per la prima volta in vita mia, vidi una sola, timida lacrima solcargli la guancia, percorrendo lentamente la curvatura della guancia, fino ad entrare nella camicia e fermarsi sul suo petto, lì dove c’era il cuore.

-C’è solo una cosa che vorrei da te: che mi ricordassi. Se tu ti ricordassi di me, non m’importerebbe neanche se tutti gli altri mi dimenticassero…-

Gli dissi, sorridendogli leggermente, nella consapevolezza che l’unica cosa di cui avevo bisogno in quel momento, era saperlo vivo e lontano da me: il suo più grande disastro.

Il ragazzo aveva il capo chino e non osava alzare gli occhi su di me, ma lo vidi chiaramente deglutire a fatica, e quando rialzò lo sguardo, vidi i suoi occhi d’argento animati da una nuova speranza.

Mi sorrise, avvicinandosi a me con piccoli, lenti e calcolati passi, mentre sgranavo gli occhi quando la consapevolezza di ciò che voleva fare mi attraversò la mente come un fulmine a ciel sereno.

-I ricordi mantengono viva la fiamma di un passato che non ritornerà più. E fa male vivere senza quel passato che per tanto, troppo tempo è stata l’unica ragione che ti ha spinto a continuare. Non c’è amore senza ricordo. Non c’è ricordo senza dolore. Allora, a cosa servirebbe vivere con il ricordo, se c’è un’altra vita molto più bella, al fianco di chi ami?-

I suoi passi si facevano sempre più vicini, e gemetti quando capii le sue intenzioni: gli misi le mani sul petto e con le poche forze che mi rimanevano, tentai di allontanarlo.

-No, Draco…ti prego…-

Sussurrai, desiderando piangere come una bambina, ma il dolore del momento era così forte che gli occhi non si appannarono nemmeno.

Fu con labbra tremanti e il freddo che penetrava nelle ossa che i miei occhi videro il ragazzo affondare con le scarpe nel sangue di troll, vicino a me.

-Che cosa hai fatto?-

Sussurrai, sentendomi svuotata d’energie e osservandolo come se stessi osservando un angelo, ma allo stesso tempo un diavolo.

-Se mi amavi non dovevi farmi questo…non dovevi...-

-Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l’altro s’allontana. No, Ginevra, no! Amore è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai. L’amore, il nostro amore, non muta in poche ore o settimane, ma impavido resisterà fino al giorno estremo del giudizio.-

Mi disse, e con le lacrime agli occhi osservai la determinazione e la forza di quel ragazzo che mi amava tanto da sacrificare la sua stessa vita per me.

Mai nessuno avrebbe fatto questo per me…nessuno!

E più mi specchiavo in quegli occhi, più sentivo che il nostro momento stava per arrivare: il momento in cui nessuno avrebbe potuto negarci di stare insieme…niente più ombre, niente più segreti…solo noi due.

-Non avere paura, Ginevra…-

Mi sussurrò dolcemente, ignorando Norberto che stava spalancando le sue fauci sopra di noi, mentre sentivo le sue braccia avvolgermi il corpo, pressandomi contro di lui.

Sorrisi con gli occhi socchiusi quando posò la sua fronte sulla mia, e il vento scuoteva i nostri mantelli che svolazzavano alle nostre spalle, quasi ad ingrandire il momento.

-Io non ho paura, Draco…il momento in cui morirò, sarà anche quello in cui inizierò a vivere…-

Gli dissi, sorridendogli, e sentendo la mano del ragazzo carezzarmi la gota con dolcezza, rivolgendomi un sorriso che impressi a fuoco nella mia mente.

-Per sempre…-

-Per sempre…-

Esordimmo in coro, per poi unire le nostre labbra in un contatto dolce e amaro al contempo, che racchiudeva in sé il sapore di due persone che avevano combattuto una guerra…e che l’avevano vinta.

Il fuoco  divampava da tutte le parti, e la temperatura sembrava arrivare alle stelle: gli alberi cadevano, i mangiamorte urlavano, ma tutto era lontano da noi due che-ancora abbracciati-sorridevamo alla morte.

La testa girava, e l’odore forte di fumo rendeva difficile la respirazione, tanto che se avessi aperto gli occhi, non sarei stata in grado di distinguere un palmo dal naso: neanche sentii Norberto che planava in nostra direzione.

Nonostante il fuoco, le nostre pelli erano così fredde da fare invidia al ghiaccio stesso, ma quel bacio che stavamo ancora consumando rappresentava l’unica fonte di calore nel gelo della morte, e finché avremmo avuto quel contatto, avremmo avuto la vita…

***************************************************************************************

Avevamo vinto.

Lord Voldemort era morto quella stessa mattina, e con lui anche la più grande minaccia che il mondo magico avesse mai affrontato.

Ma, nonostante quello fosse un motivo di gioia e felicità, nessuno sembrava avere l’intenzione di cantare, festeggiare, o manifestare la sua allegria.

Troppe morti c’erano stati con quella guerra, troppe anime innocenti Lord Voldemort aveva portato con sé, ma più di tutti i maghi piangevano la Signora dei Draghi, morta nell’incendio che li aveva salvati.

Il suo intervento aveva fatto allontanare da Hogwarts più della metà dei mangiamorte, salvando così la vita a molte persone, e dando più tempo ad Harry Potter.

Probabilmente, nulla di tutto questo sarebbe stato possibile senza di lei, e la sua famiglia lo sapeva: il grande drago che Ginny aveva cavalcato era lì, disteso agognante sullo spiazzo di un Hogwarts che rivedeva la luce dell’alba.

Il sole iniziò a mostrare i suoi timidi raggi, preannunciando un nuovo inizio per il mondo magico, eppure tutta Hogwarts era disposta semi circolarmente intorno al drago.

Norberto aveva il muso poggiato sulla fredda pietra, e davanti a lui una marea di persone piangevano o lo guardavano con tristezza.

Il drago rappresentava l’ultima cosa che rimaneva della Signora dei Draghi, che quella notte aveva dato la vita per i suoi valori.

In primis la famiglia Weasley guardava con profondo dolore l’animale, e le lacrime scendevano ad ognuno di loro, specie alla Signora Weasley che-tra le braccia di Arthur-non si capacitava dell’accaduto, e urlava al mondo il suo dolore.

Hermione piangeva sulla spalla di Ron che-più fragile di lei-osservava il cielo con le lacrime che copiose scendevano dai suoi occhi azzurri.

Harry era in mezzo a tutti loro, e immobile, tentava di gestire il dolore che gli squartava il petto per la perdita della migliore amica.

Dall’altro lato del cerchio, i Serpeverde e i purosangue osservavano la scena con dolore, non più con alterigia o superbia.

I Signori Malfoy erano i primi a guardare il drago che-probabilmente-aveva ucciso loro figlio nell’incendio, ma nemmeno una lacrima scendeva dai loro occhi, sebbene fosse impossibile non notare il dolore straziante che stavano provando.

Avrebbero potuto scappare, andare lontano per salvarsi dalla sorte che toccava loro in quanto mangiamorte, ma avevano preferito rimanere lì, perché senza loro figlio niente aveva più senso.

Theodore e Blaise, al fianco dei signori Malfoy, osservavano il cielo nella speranza di non piangere, e con essi tutti i purosangue che si trovavano alle loro spalle.

Una parte del semicerchio era pieno di persone comuni, povere, e l’altra parte era composta dai purosangue, gli altolocati, i ricchi.

Così diversi nei modi di fare, di comportarsi e di vestire…eppure quel giorno qualcosa li accomunava: la perdita di un figlio.

Il drago schiuse gli occhi, osservando con curiosità i due lati sociali, e capì immediatamente che da quel momento non ci sarebbero state più differenze tra mezzosangue e purosangue.

Tutti sarebbero stati uguali…tutto questo grazie a un grande amore.

Fu così che il drago aprì le ali che teneva chiuse in una specie di bozzo, e lasciò intravedere alla luce del sole i due ragazzi che abbracciati, dormivano placidamente.

Il sole bagnò i loro volti per la prima volta da quando si erano innamorati, considerando che prima di quel momento erano sempre stati costretti a nascondersi nelle ombre.

Draco dormiva con la schiena poggiata sull’ala del Draco, e sopra di lui c’era Ginny che dormiva con il capo sul suo petto, entrambi stretti in un abbraccio che-anche nel sonno-si rifiutavano di sciogliere.

-Draco…-

Pronunciò Narcissa con la voce rotta e lo sguardo sorpreso, mentre Lucius osservava con labbra schiuse il figlio abbracciato alla donna che amava, ma non disse nulla.

La Signora Weasley pianse ancora più forte per la commozione, ringraziando Morgana che le aveva riportato in dietro sua figlia.

Theodore, Blaise e Neville si scambiarono uno sguardo e sorrisero tra di loro, mentre i parenti-sconvolti e felici allo stesso tempo-accoglievano i due ragazzi.

Vivi o morti, la loro guerra l’avevano vinta…

***************************************************************************************

Il sole splendeva alto nel cielo quel giorno, e gli usignoli cantavano le loro melodie.

Dopo due mesi dalla morte del Signore Oscuro, una ragazza dai lunghi capelli ramati osservava dalla Torre D’Astronomia i festeggiamenti del suo matrimonio.

Ero avvolta da un bellissimo abito bianco, e stavo osservando con espressione rilassata il tramonto, che con i suoi raggi illuminava il capanno dalla quale provenivano musiche e schiamazzi.

-C’è una bella vista…-

Una voce dietro di me mi riscosse, e sorrisi mentre mi voltavo in direzione del ragazzo biondo che qualche ora fa era diventato mio marito.

Avvolto in uno smoking grigio con tanto di panciotto abbinato, il ragazzo aveva la schiena poggiata al muro e il ginocchio destro era ripiegato.

Con il volto basso osservava la rosa bianca che stringeva tra le mani, mentre i ciuffi biondi gli ricadevano sbarazzini sugli occhi.

-Sì, il tramonto è davvero stupendo…-

Gli dissi, al che il ragazzo alzò lo sguardo in mia direzione con un sorriso saccente, per poi avvicinarsi con passo sciolto e sguardo beffardo, facendo schioccare la lingua sul palato.

-Io non mi riferivo al tramonto…-

Mi disse, abbracciandomi per i fianchi, al che posai le mani sul suo petto e lo osservai con una smorfia, anche se sentivo le gote andare a fuoco per quel suo commento.

Osservammo il giardino di quella scuola che aveva visto nascere, sbocciare e crescere il nostro amore: non c’era altro posto dove desideravamo festeggiare il nostro matrimonio.

-Credi davvero che andranno d’accordo?-

Gli chiesi, osservando dall’alto mio padre e il Signor Malfoy intenti a farsi dei piccoli dispetti a vicenda, come rubarsi il cappello o calpestare “per sbaglio” i piedi dell’altro.

Sentii il ragazzo sogghignare, mentre lo osservavo in volto con un sorriso, e il giovane ricambiò il mio sguardo con sarcasmo.

-Credo che abbiano tutta la vita per farsi i dispetti, d’ora in poi…-

Mi disse, facendo calare il suo sguardo beffardo sulle fedi di matrimonio che avevamo al dito, al che risi leggermente, seguita dal biondo che mi attirò a sé, unendo le sue labbra con le mie.

Racconto questa storia per tutti coloro che credono nelle fiabe e nei lieto fine.

Una storia che ha i colori dei ghiacci e della neve e del cielo immenso senza nuvole. Una storia che ha i colori del silenzio e dei sussurri della notte, del sole che non tramonta mai e quello che non sorge mai. Ha i colori dell’acqua profonda e delle pianure infinite, dei laghi di montagna e delle spiagge di sasso.

La storia che vi ho raccontato ha i colori dell’estate fredda e spietata e del vento che taglia come il filo del coltello. Ha i colori delle menzogne e dei desideri, del rancore e della solitudine.

E poiché esiste un’ironia che va ben oltre la volontà del narratore stesso, questa storia finisce con l’arcobaleno.

La storia di Draco e Ginny, la storia del LA MAGIA DI UN AMORE.

                                   

The End!

T.T Perdonatemi ma non riesco proprio a trattenere le lacrime. Mi sembra solo ieri che avevo iniziato questa storia. Ero così felice, con così tanta voglia di lavorare, così…sognatrice! Non riesco proprio a credere che sia già finita. E’ difficile dire addio a quella che è stata la mia prima fanfiction…che mi ha accompagnata per quasi un anno. Ricordo quei pomeriggi passati a fare in fretta i compiti per arrivare al momento in cui avrei dovuto scrivere, maledicendomi in quei pomeriggi in cui non avevo proprio testa di mettere nero su bianco. Ma, in fondo, erano anche quei momenti spiacevoli a rendere più emozionante la mia giornata. Spero che la mia storia vi abbia emozionato almeno quanto ha emozionato me, scrivendola. Finalmente i nostri personaggi hanno raggiunto la felicità…credevate davvero che li avrei fatti morire? Sinceramente, non sono mai stata una fan dei finali drammatici perché mi lasciano sempre un vuoto…una sensazione di amarezza così forte da non poterla descrivere. Fin da quando ho iniziato questa fic, avevo desiderato creare un finale epico, che lasciasse intravedere il vero significato dell’amore. Spero davvero di esserci riuscita. E che dire della ricongiunzione delle due classi sociali? Ammetto che quest’idea è nata soprattutto dalla storia di Giulietta e Romeo. Nonostante le differenze, le loro famiglie avevano messo da parte l’odio per l’amore dei due figli…la stessa cosa in questa storia <3. Vi prego, ditemi cosa pensate di questo finale!!! Se vi è piaciuto, se vi aspettavate un finale alternativo, se ci sono degli errori…qualunque cosa! Come potrei non ringraziare in questa nota d’autore i miei immancabili lettori? Semplice: non posso. Vi ringrazio davvero tanto per aver letto questa storiella, non sapete quanto mi rende felice ed orgogliosa!! Grazie a voi ho visto le gioie dell’essere una scrittrice, e me ne sono innamorata <3. Credo che tra qualche mese inizierò una nuova fanfiction, ovviamente Drinny, ma per ora nulla di sicuro. Concludo in bellezza, ringraziando di cuore Drinny_Lover, JustAHeratBeat, Katy123, liamcucchiaiofobico, kim e Weasley_laugh che mi hanno seguito sin dagli albori e mi hanno sempre emozionato con le loro recensioni! Vi amo ragazzi <3<3<3<3!!! E con questo si conclude la storia di Draco e Ginny…<3

Bimba

  
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