E’
proprio nel momento in cui tutto finisce,
che si apre un
nuovo inizio!
(Anonimo)
LA
MAGIA DI UN AMORE
La
realtà sembrava qualcosa di ovattato e lontano in quel
momento,
eppure avevo la netta impressione di sentire un grido di dolore tra
quelle
mura.
Schiusi
leggermente le palpebre, e il cuore mi mancò d’un
battito
quando capii che quell’urlo apparteneva a Draco che, al mio
fianco, si teneva
l’avambraccio sinistro con forza.
Mi
avvicinai a lui, prendendogli tra le mani il viso rosso, e
osservando con orrore l’avambraccio che sembrava scottare
come fuoco.
Sentivo
le urla di un dolore straziante che stava tentando di
trattenere, ma il suo volto stava diventando pericolosamente rosso, e
dovetti
pensare in fretta ad un modo per aiutarlo.
Feci
la prima cosa che mi venne in mente: mi misi su di lui e lo
baciai, nella vaga speranza di concentrare la sua attenzione sul bacio,
invece
del marchio.
Sembrò
funzionare, perché l’attimo dopo lo sentii gemere
fortemente
nella mia bocca a metà tra il dolore e il piacere.
Presi
tra le mie piccole mani il suo avambraccio, e lo strinsi
delicatamente lì dove sapevo esserci il marchio nero.
Il
ragazzo respirò ansante per alcuni minuti, ma pian piano
iniziò a
calmarsi e il respiro tornò a regolarizzarsi, mentre le sue
mani mi carezzavano
dolcemente la nuca.
Mi
staccai da lui, osservandolo negli occhi per alcuni secondi, salvo
far calare lo sguardo all’avambraccio sinistro che-con mia grande sorpresa-sembrò
sempre lo stesso.
-Dobbiamo
andarcene…subito!-
Disse
il ragazzo, alzandosi frettolosamente dal letto e iniziando a
rivestirsi, mentre lo guardavo confusa e interdetta da sotto le coperte.
-Cosa?-
-Il
Signore Oscuro ha anticipato l’attacco! E’ adesso!-
Urlò,
al che sgranai gli occhi con un ansito misto tra sorpresa e
paura: non ero pronta per uno scontro, nessuno di noi lo era!
In
poco tempo mi rivestii completamente, mentre Malfoy si rimetteva la
camicia senza chiudere i bottoni, e-dopo
aver preso il suo mantello-uscimmo dalla sua stanza,
prendendo corridoi
diversi.
Nella
fretta della situazione non mi accorsi d’aver dimenticato la
cosa più importante, così tornai indietro, e a
metà corridoio vidi Malfoy che
mi veniva incontro: anche lui era tornato indietro per prendersi
ciò che aveva
dimenticato.
Le
nostre labbra s’incontrarono a metà strada,
assaporandoci un’ultima
volta e concentrando tutta la nostra attenzione su quel contatto vitale.
-Fai
attenzione…-
Gli
sussurrai, al che il ragazzo sorrise con quel fare compiaciuto e
da re del mondo, dandomi un ultimo, fugace bacio sulle labbra.
-Io
me la caverò: tu, piuttosto, non farti
uccidere…dominatrice di
lucertole obese!-
Mi
prese in giro, al che risi, leggermente, anche se dentro di me il
mio cuore piangeva, e le mie mani artigliavano con forza la pelle del
suo
petto: non volevo lasciarlo andare…non potevo!
Il
ragazzo sorrise leggermente, prendendo le mie mani e portandosele
alle labbra, mentre mi faceva l’occhiolino, e in uno
sfavillio di vesti
s’immerse nell’oscurità.
Respirai
a fondo, decisa a sfruttare il poco tempo che ci rimaneva per
avvertire tutti i membri dell’E.S.: presi il galeone che
avevo in tasca e vi
scrissi, invitando i ragazzi ad andare nella Stanza delle
Necessità in quel
preciso istante.
Iniziai
a correre per i corridoi, incurante della possibilità che i
Carrow potevano vedermi, e desiderando con tutta me stessa che non
fosse troppo
tardi.
-GINNY!-
Una
voce richiamò la mia attenzione, e quando la mia mente
recepì il
proprietario di quelle corde vocali, m’immobilizzai
all’istante, chiedendomi
con occhi sgranati se non era stato tutto frutto della mia
immaginazione.
Mi
voltai lentamente, sentendo il cuore aumentare i battiti e le gambe
molli per la paura di ricevere una delusione.
Ma,
quando mi voltai, il mio sguardo rivide dopo un’immane
quantità di
tempo quegli occhi simili a grandi zaffiri, e i capelli biondi
così chiari da
fare invidia al candore dei lampi.
-Luna…-
Tremula,
ne sussurrai il nome, non riuscendo a credere che la ragazza
fosse davvero davanti a me, in quel momento, ma quando mi sorrise con
quel fare
puro ed ingenuo, non ebbi più dubbi.
La
giovane rise rumorosamente per la mia reazione, e corse ad
abbracciarmi, mentre la sottoscritta rimaneva ferma ed immobile con lo
stupore
negli occhi e uno strano sorriso sulle labbra.
Sentii
di nuovo il contatto con il suo corpicino, lo stesso che mi
aveva donato i migliori abbracci quando al secondo anno, impaurita e
sconvolta
da ciò che era successo l’anno prima, non riuscivo
a socializzare.
-Luna!
Quanto mi sei mancata!-
Le
dissi, abbracciandola forte e ridendo contro la sua spalla, mentre
la ragazza si allontanava lentamente da me, osservandomi in viso con il
suo
singolare sorriso.
-Stai
bene? Cosa ti hanno fatto? Hai…-
-Ginny,
calmati! Io sto bene, ma a giudicare dalle tue occhiaie devi
essere tu quella che è stata torturata!-
Disse
la ragazza con fare divertito, salvo assumere all’improvviso
un’espressione più seria che poco le si addiceva.
-Non
ti saranno entrati dei gorgosprizzi nella testa, vero?-
Mi
domandò, al che risi di gusto per aver immaginato
chissà quale complicazione,
quando il problema era concentrato solo su degli animaletti invisibili.
-Ah,
Luna. Quanto mi sei mancata…-
Le
dissi, al che la ragazza scosse la sua bionda chioma con una
leggera risata, salvo osservarmi con i suoi grandi occhioni azzurri.
-Ah,
quasi dimenticavo! Ginny, devi subito venire con me nella Stanza
delle Necessità!-
Mi
disse, annuendo tra sé e sé, al che feci un cenno
d’assenso, e
insieme iniziammo a correre per i corridoi con l’intento di
arrivare nella
stanza il più velocemente possibile.
Una
volta arrivate davanti al grande muro in pietra, ci concentrammo
intensamente, e in una frazione di secondo apparve la grande porta in
quercia.
Con
urgenza ci fiondammo all’interno della stanza, mentre mi
voltavo
in direzione della parete opposta con l’intento di cercare
Neville con lo
sguardo.
Rimasi
basita quando notai una marea di persone disposte circolarmente
intorno a qualcosa, e con la mente riuscii a distinguere tutti i membri
dell’E.S.
Quest’ultimi
si girarono lentamente in mia direzione, e mi osservarono
con sguardo a metà tra il sorpreso e il felice, salvo
iniziare a far spazio tra
di loro in una sorta di corridoio.
L’ultimo
a spostarsi fu Colin, e quando il mio sguardo si puntò alla
fine del piccolo “corridoio di persone”, sentii il
cuore salirmi in gola, per
poi scendere fino ai miei piedi e ritornare nel petto.
Con
sorpresa e il respiro rado, rincontrai tre paia di occhi, tutti
dal colore diverso, ma ognuno di loro mi era mancato in egual modo:
Harry,
Hermione e Ron.
In
quel momento, desiderai con tutta me stessa correre da loro e
abbracciarli, ma lo stupore era così grande che non riuscii
a muovere un solo
passo in loro direzione.
-Ginny…-
Sussurrarono
in coro i tre ragazzi, e forse fu proprio quel suono a
ridestarmi, perché scossi la testa come se mi fossi appena
svegliata da un
sogno, e avanzai in loro direzione.
Li
abbracciai quando, ormai, le lacrime stavano premendo
prepotentemente per uscire, e affondai il volto nel petto di Harry, per
poi
passare a Ron che mi baciò la testa ramata come quando
eravamo piccolini, e
infine ad Hermione.
Mi
staccai dall’abbraccio della mora, osservando quegli occhi
che da
sempre rappresentavano l’animo buono e filosofico della mia
migliore amica.
Nessuno
di loro è
cambiato…
Mi
dissi, osservandoli con un sorriso, e costatando che-nonostante
il deperimento fisico e i capelli
più lunghi del dovuto-i loro occhi erano
esattamente come li ricordavo e,
si sa, gli occhi sono lo specchio dell’anima.
-Anche
tu mi sei mancata eh!-
Mi
prese in giro mio fratello per la mia mancanza di loquacità,
il che
era piuttosto insolito, mentre ridevo leggermente al suono della sua voce.
-Mi
siete mancati davvero, ragazzi…-
Dissi
infine, osservandoli con un largo sorriso, mentre Neville-alle
loro spalle-saltellava sul posto
dall’euforia.
Ma
la mia attenzione venne attirata da qualcosa che si trovava oltre
Neville ed i Grifondoro: per un attimo temetti d’aver visto
quadrato.
Ma
nemmeno quando sfregai gli occhi quell’immagine
svanì, e fu in quel
momento che non potei fare a meno di trattenere una lacrima.
-Papà!-
Urlai,
precipitandomi in direzione di tutte quelle teste rosse che mi
osservarono sorridenti, e ben presto mi ritrovai ad affondare il volto
nel
petto di mio padre, mentre tutti i miei fratelli contribuivano
all’abbraccio.
-Sei
stata bravissima, piccola mia…davvero bravissima!-
Continuava
a ripetere mio padre, tirando su col naso e carezzandomi i
capelli, mentre i miei fratelli saltellavano intorno alle nostre figure.
-Bene,
ragazzi! Sapete tutti cosa dobbiamo fare adesso: combattere!
Studenti, Piton vi ha ordinato di andare in Sala Grande: obbedite
tutti, tranne
i Weasley ed il magico trio!-
Disse
Remus con il suo solito fare da organizzatore, al che tutti i
ragazzi annuirono con enfasi e, ben presto, uscirono dalla Stanza delle
Necessità.
Solo
quando rimanemmo da soli, Remus si permise di abbracciare Harry,
così come fecero tutti gli altri con Hermione e Ron: ognuno
di noi aveva
sentito la loro mancanza.
-Figlio
mio…-
Sussurrò
la mamma, abbracciando forte il suo penultimo figlio che era
diventato più alto di lei, mentre gli carezzava con orgoglio
i capelli.
-Harry…veniamo
a noi: cosa sta cercando Lord Voldemort qui ad
Hogwarts?-
Domandò
Remus una volta che i saluti terminarono, ed Harry abbassò
il
capo, sedendosi su una sedia tra Ron ed Hermione.
-Un
oggetto molto piccolo, facile da nascondere e che appartiene senza
dubbio alla casata dei Corvonero…-
Rispose
Hermione per lui, al che ognuno di noi la osservò con
sorpresa: ci saremmo aspettati senz’altro delle informazioni
più precise.
Nel
frattempo, Harry guardava imperterrito il portone della Stanza
delle Necessità con sguardo vacuo, e-da
che lo conoscevo-sapevo che,
in quel
momento, si stava chiedendo se fare o meno qualcosa.
-Se
proprio vuoi farlo, allora non esitare…-
Gli
dissi, al che il moro si voltò a guardarmi con sorpresa,
quasi
sconcertato dal fatto che fossi riuscita a leggere nei suoi pensieri.
Poi,
però, annuì leggermente, per poi rivolgersi al
resto del gruppo,
accennando a qualcosa di molto urgente e uscendo dalla Stanza a gran
velocità,
facendo apparire dal nulla la sua divisa di Grifondoro…
-Ma
dove diavolo sta andando?!-
-Ad
infiltrarsi…-
Risposi
alla domanda confusa di mio fratello Ron, e fu solo in quel
momento che mi resi conto degli sguardi che mi stavano rivolgendo i
presenti.
Li
guardai uno ad uno, confusa dai loro occhi che sembravano in attesa
delle mie parole, e-in principio-non
ebbi la più pallida idea di cosa stavano aspettando, ma poi
capii.
Abbassai
lo sguardo con un sospiro, rilassando le spalle e riflettendo
velocemente sulla mia decisione, ma ancora una volta seppi che era la
cosa
giusta.
-Io
combatterò…ma non come Ginny Weasley…-
Dissi
loro, alzando lo sguardo e osservandoli con l’intenzione di
fermare sul nascere ogni loro replica, e il mio sguardo cadde su mia
madre che
mi osservò sconvolta, facendo un passo in mia direzione.
Allungò
la mano, come per fermarmi, ma mio padre l’afferrò
saldamente
per le spalle, e quando ella si volse a guardarlo, lui fece
semplicemente un
cenno di diniego con il capo, per quando la cosa lo addolorasse.
-Non
sei ancora pronta, Ginny! Non te lo permetterò!
Tu…-
Iniziò
Bill, puntandomi l’indice contro e avanzando in mia direzione
fino ad osservarmi dritto negli occhi: i suoi, fragili e addolorati, ed
i miei
decisi e forti.
-Io…sono
pronta. Lo sono sempre stata. Anche senza gli allenamenti, le
spiegazioni e tutto il resto. La mia volontà, proviene dal
cuore non dalla
mente, E adesso il cuore mi dice di combattere nel giorno che tutti noi
avevamo
atteso-
Esordii
facendo sospirare il povero Bill, che si portò una mano
sugli
occhi come per coprire un attimo di debolezza, e notai alle sue spalle
Ron che
si alzava.
-Non
puoi farlo. E’ una pazzia! Ti bombarderanno con le loro
creature
ancora prima che tu te ne accorga!-
-No,
Ron, non lo faranno. Lord Voldemort si concentrerà su Harry,
ma
il resto dei mangiamorte no! Si concentreranno sul loro peggiore
nemico: sarò
io quella persona!-
Gli
dissi con fermezza e gelida consapevolezza, mentre Remus si
staccava dalla sedia dove era seduto, e con tono calmo e occhi tristi
mi disse:
-E
una volta che avrai fatto ciò? Attirerai la loro attenzione
per non
far prendere di mira i più deboli? Non te lo
lascerò fare, Ginny: è un
suicidio-
-Farò
molto più di questo: li attirerò nel bosco dove
mi
rincorreranno, e si perderanno. Poi, farò in modo che il
drago incendi quella
parte di foresta…buona parte dei mangiamorte verranno uccisi
con essa.-
Proclamai,
sentendo la pelle d’oca quando pronunciai la parola
“uccisi”: macchiarmi di sangue non era mai stato
nella mia natura, ma se questo
serviva a garantire la pace, allora lo avrei fatto, anche se
indirettamente.
I
presenti rimasero in silenzio con lo sguardo basso, tranne mia madre
che con labbra tremanti mi supplicò un’ultima
volta.
-Non
puoi farlo sul serio piccola mia. Tu non eri in grado di fare del
male nemmeno ad una mosca. So che è per una giusta
causa…ma non sopporto l’idea
che mia figlia diventi…-
La
donna non finì la frase perché si
portò una mano alle labbra come
per reprimere le lacrime, mentre mio padre le cingeva le spalle da
dietro, ma-anche senza il finale-ciò
che la donna
voleva dire era più che comprensibile.
-A
volte le persone non hanno bisogno di eroi, mamma. A
volte…ciò che
serve loro è un mostro…-
Esordii,
lasciando impietrire tutte le persone presenti in quella
stanza per la profondità-e, forse,
anche
per l’inquietudine-di quella frase.
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Correvo
da un bel po’ di tempo, ormai.
Sapevo
che andare nella foresta a quell’ora tarda, con la minaccia
dei
mangiamorte, e all’alba di una guerra, non era proprio la
cosa più prudente, ma
ne avevo bisogno.
Avevo
intenzione di andare nella famosa radura dove avevo conosciuto
il mio vero essere, per richiamare ancora una volta l’amico
più fidato:
Norberto.
Sapevo
che non sarebbe stato facile richiamarlo, specie se teniamo
conto del fatto che non mi ero esercitata abbastanza, ma dovevo
riuscirci a
qualunque costo: io avevo bisogno di lui…tutte le vite di
Hogwarts avevano
bisogno di lui.
Non
ero andata all’incontro con Piton nella Sala Grande: avevo
bisogno
di tempo e calma per concentrarmi, e-tenendo
conto che la battaglia era imminente-preferii non sprecare
neanche un minuto.
E
durante il tragitto mi vennero di nuovo in mente i suoi stupendi
occhi di ghiaccio: come avrei fatto a salvarlo? Come avrei fatto a
sapere che
lui non ci sarebbe stato tra i mangiamorte che mi avrebbero rincorsa
nella
foresta?
Non
sapevo come o con quale mezzo, ma dovevo proteggerlo a tutti i
costi: senza di lui, la mia vita non avrebbe avuto senso.
Arrivai
nella radura con il fiato corto, e posai le mani sulle
ginocchia per riprendere respiro; poi, alzai lo sguardo sul
quell’incantevole
giardino, i cui fili d’erba si sarebbero macchiati di rosso.
Osservai
con attenzione la superficie candida della luna, presi un
profondo respiro, e chiusi gli occhi, tentando di rilassarmi e di
concentrarmi
sul tunnel invisibile che si nascondeva abilmente nel mio cervello.
Pensai
intensamente alla figura del mio drago: gli occhi rossi come il
sangue, la corona che gli dava un aspetto regale, il suo modo elegante
di far
ondeggiare la coda…
Sentii
qualche gocciolina di sudore imperlarmi la fronte, e davanti
agli occhi mi apparve la sua immagine, mentre volava per i cieli della
Gran
Bretagna, ma risultava sfocata e lontana.
Sentivo
il vento agitarsi intorno alla mia figura, facendo scuotere
con un fruscio i fili d’erba, mentre sentivo il portale
aumentare e l’immagine farsi
sempre più nitida.
La
potenza del vento aumentò proporzionalmente alla
visibilità
dell’immagine, fino a creare un turbine potente che sembrava
l’inizio di un
tornado.
Le
tempie pulsavano al massimo per il troppo sforzo e ringhiai quando
ebbi la sensazione che la mia testa si stesse aprendo in due per il
dolore.
Come
le ultime volte, un’onda d’urto mi
scaraventò a terra, mentre mi
portavo le mani alle tempie sudate e chiudevo gli occhi per non
osservare il
cielo che aveva preso a girare.
Rimasi
in quella posizione per alcuni secondi, in attesa della
stabilizzazione del battito cardiaco, sperando con tutta me stessa che
il
prossimo tentativo sarebbe andato a buon fine.
Mi
alzai a fatica, dovendo reggermi ad un albero per non cadere,
mentre socchiudevo di nuovo gli occhi quando le testa iniziò
a girarmi.
Mi
alzai, e lentamente mi avvicinai al centro della radura, rievocando
alla memoria tutti i consigli e le tattiche che mi avevano dato Charlie
e
Kingsley quest’estate.
“Norberto non arriverà se non
sei abbastanza motivata…”
“Devi
pensare a
tutti i tuoi valori, a tutto ciò che perderai se il drago
non si mostrerà!”
Presi
un profondo respiro e chiusi nuovamente gli occhi: questa volta,
non pensai a Norberto, ma ai volti di tutti i miei amici e della mia
famiglia.
Davanti
agli occhi mi apparve a gran velocità lo sguardo di Harry,
il
sorriso di Hermione, la gioia che aleggiava ad Hogwarts durante le
feste, i
sorrisi dei bambini che andavano da Zonko…
E
da sfondo a quei pensieri c’era solo il mio gran mal di
testa, ma
ben presto iniziai a sentire dei ruggiti, e il suono delle ali quando
sbattono:
Norberto mi stava osservando…
Ma
ormai non potevo più fermare quel flusso
d’immagini e ricordi:
potevo solo rimanere a guardare in silenzio.
La
mamma che mi donava uno dei suoi abbracci, Kingsley che mi baciava
la fronte, gli scherzi ingenui di Fred e George…
Il
vento volteggiava intorno alla mia figura senza che facessi il
minimo sforzo, e la pelle bruciava come se avessi la lava nelle vene,
mentre
sentivo Norberto sempre più vicino.
Il
viso di Lord Voldemort che torturava anime innocenti, il corpo di
Dean dopo l’incontro con i Carrow, il piccolo Burney che mi
tendeva la mano e
infine lui…Draco.
Quando
mi apparve la sua immagine, tutto ciò che si trovava intorno
alla sottoscritta divenne ovattato e lontano…anche i ruggiti
di Norberto!
Lo
sfondo era di un bianco accecante, e il ragazzo mi stava sfiorando
i boccoli ramati, per poi sfiorare il contorno del mio viso con lo
stesso dito.
-Non
è un sogno, Ginevra. Questa è realtà.
Il nostro amore è realtà!-
Profonde
e vicine, nella mia mente risuonarono le parole che mi aveva
detto la sera prima per tranquillizzarmi, mentre mi sorrideva
dolcemente con
una traccia di maliziosità.
Il
vento intorno a me aumentò notevolmente, mentre sulle mie
labbra si
formava un sorriso tranquillo e rilassato, che svanì come
d’incanto quando un
forte tonfo scosse il terreno.
Schiusi
le palpebre, e con un ansito di sorpresa, i miei occhi color
rubino incontrarono la maestosa figura del drago, mentre si posava
adagio sul
terreno con la lentezza e l’eleganza di un felino.
Sorrisi
leggermente, per poi volgere lo sguardo al mio corpo,
aspettandomi di trovarvi il completo rosso fuoco che era sempre
apparso, ma-con mia grande sorpresa-non
lo vidi.
Al
suo posto, c’era una tuta di pelle nera, molto aderente ma
anche
elastica, adatta a movimenti scattanti ed agili, e alle mie spalle il
lungo
mantello fluttuava, spinto dal vento.
Carezzai
con la punta delle dita la maschera abbinata, e con un
sorriso vittorioso osservai il drago, prima di venir scossa da una
nuova,
potente esplosione.
Mi
voltai in direzione della scuola con occhi sgranati, e dovetti
reprimere un ansito d’orrore quando vidi il cielo tinto di
rosso, squartato da
una serie d’incantesimi, e mi parve di vedere una barriera
bluastra che veniva
frantumata.
Quanto
tempo sono
rimasta in quello stato di trance?!
Mi
domandai istintivamente, per poi correre in direzione di Norberto
e-aiutata dal vento dell’est grazie
a una
magia che mi venne naturale-saltai in groppa
all’animale.
Norberto
ringhiò con forza, prima di librarsi in aria con eleganza e
forza, mentre puntavo lo sguardo in direzione di Hogwarts, e ben presto
riuscii
a notare tanti giganti combattere contro dei puntini: altri maghi.
Le
urla squartavano l’aria anche da quella distanza, e
più mi
avvicinavo, più nel mio campo visivo appariva qualsiasi tipo
di creatura al
cospetto di Lord Voldemort.
Ringhiai
dalla rabbia, imponendomi d’ignorare il forte vento che mi
scuoteva la chioma e il mantello, impedendomi di aprire troppo gli
occhi.
Non
appena arrivai sul territorio della scuola, alzai la mano destra
al cielo, e Norberto-quasi sollecitato da
una forza invisibile-scagliò fiamme in direzione
di un gruppo di giganti.
I
mangiamorte, alla vista del fuoco, si erano voltati in nostra
direzione, ed avevano iniziato a lanciarci degli incantesimi, ignorando
gli
altri studenti.
Tutto
secondo i
piani…
Pensai
con un sorriso, per poi volare alla massima velocità sul
retro
della scuola, gettando folate di vento addosso vari mangiamorte per
farli
cadere.
Le
fiamme che uscivano dalla bocca di Norberto coloravano le nubi di
un rosso acceso, quasi fossero squartate da fulmini color rubino.
Con
ansia, quasi disperazione, osservavo tanti studenti innocenti perire
sotto gli incantesimi dei mangiamorte, e sentii le lacrime di rabbia
pizzicarmi
gli occhi.
Ormai
la morte aleggiava nell’aria, e il fumo saliva al cielo sotto
forma di immense nubi scure: tutto era ovattato e
lontano…gli schiamazzi, le
urla di disperazione, il suono degli incantesimi…
Non
riuscivo a vedere Hogwarts in quel modo: c’era qualcosa in me
che
m’impediva di accettare quel crudele destino, e il tutto si
tradusse in una
fitta atroce all’altezza del cuore.
Così
presa dai miei pensieri, non mi accorsi di alcune lacrime che
scivolarono sul mio volto, e le asciugai con un gesto stizzito.
Ero
decisa ad andare fino in fondo, per salvare ciò che rimaneva
della
nostra libertà, perché solo facendo i conti con
il passato, si potrà pensare al
futuro.
Con
un ringhio dalla potenza inaudita, attirai l’attenzione di
tanti
mangiamorte, che iniziarono a lanciarmi contro tutti i tipi
d’incantesimi.
Alcuni
giganti tentarono di colpire Norberto con una grossa mazza, per
farlo precipitare, ma il drago riuscì ad eluderli abilmente,
per poi scagliare
fiamme in loro direzione.
Sentivo
dal basso le urla dei mangiamorte, e gli incantesimi che
continuavano ad arrivare in mia direzione: stava diventando impossibile
evitarli.
Diedi
loro l’impressione di trovarmi in difficoltà, e
volai con
Norberto sulla Foresta Proibita per fargli credere d’essermi
arresa e di voler
battere in ritirata.
Come
previsto, quest’illusione rinvigorì ancor di
più i mangiamorte e
altre bestie, che mi rincorsero nella Foresta, lanciandomi vari
incantesimi.
Mi
voltai, e notai con mia grande sorpresa che tantissimi mangiamorte-tra uomini e giganti-mi stavano
inseguendo; poi, volsi lo sguardo ad Hogwarts, e notai immediatamente
l’assenza
di un sacco di uomini al servizio di Voldemort: con quella
consapevolezza,
seppi d’aver fatto la cosa giusta.
Chiusi
gli occhi, sospirando, e con grande concentrazione tentai di
creare un tunnel tra la mia mente e quella di Norberto per mostrargli
il mio
piano.
“Adesso, farò finta di perdere
l’equilibrio e cadere. Tu devi continuare a volare fino a
quando i mangiamorte
non ti vedranno più. Poi, atterrerai nella Foresta e ti
avvicinerai al luogo
dove sono caduta e dove si concentreranno la maggior parte dei
mangiamorte.
Devono passare circa cinque minuti…poi, getta fuoco senza
pietà su quella parte
della Foresta. Io, per allora, sarò già
lontana…”
Gli
dissi, e sentii un suono simile ad un lamento provenire dalle sue
labbra: grazie al mio istinto, seppi che si stava opponendo alla mia
decisione,
per paura di farmi del male.
-Sta
tranquillo, Norberto. Non mi farai niente. Ma sappi che sono
disposta a dare la mia vita, se questo servisse a vincere la guerra.
Getta
fiamme senza pietà!-
Gli
dissi, a voce alta, mentre tentavo d’ignorare i suoi grandi
occhioni che mi stavano supplicando.
Tirai
in su col naso, e lo osservai con determinazione un’ultima
volta, prima di sorridergli e di dargli una pacca sul dorso.
Poi,
feci finta di perdere l’equilibrio, e caddi di sotto,
sentendo il
vuoto sotto di me e il cuore che batteva al massimo per la paura.
Gemetti
sottovoce quando sentii l’impatto con il suolo, mentre mi
alzavo velocemente, osservando l’oscurità che mi
avvolgeva con i sensi
all’erta.
-Eccola
là!-
Sentii
la voce di un uomo-probabilmente
mangiamorte-a pochi metri di distanza, e il mio primo
pensiero fu quello di
scappare, ma mi bloccai quando subentrò la ragione.
Dovevo
rimanere ferma per far avvicinare i mangiamorte al punto
centrale: solo allora sarei potuta scappare, usando le
potenzialità della
Signora dei Draghi.
Aspettai
con il respiro irregolare il loro avvicinamento, sentendo le
loro urla e alcuni incantesimi mi sfiorarono il mantello.
Vedevo
centinaia di bacchette accese intorno alla sottoscritta, e
dovunque guardassi, l’unica cosa che vedevo erano puntini
luminosi.
Alla
fine, decisi di optare per un’uscita di scena a sorpresa,
così-grazie ad un istinto che non
sapevo di avere-mi
arrampicai all’indietro su un albero, lasciando i mangiamorte
confusi e
interdetti per la mia improvvisa sparizione.
Ero
scomparsa sotto i loro occhi, e questo non poteva che farmi
sorridere, ma dovevo allontanarmi da quel posto, se non volevo finire
alla
brace!
Saltai
di ramo in ramo grazie alla mia vista e alla mia agilità che
sembravano essersi cuciti su di me, almeno quanto la mia
personalità.
Rapidamente
mi allontanai da quel luogo, saltando sopra le loro teste
con la silenziosità di un felino, tanto che mi venne da
sorridere per la
semplicità della cosa.
Ormai
ero lontana dalla loro visuale, ma non lo ero abbastanza per
sfuggire alle fiamme, così decisi di continuare il mio
cammino sulla terra
ferma per facilitare le cose.
Corsi
a gran velocità verso il castello dalla quale si udivano
altri
spari, mentre un’ombra gigantesca copriva quella parte della
Foresta Proibita:
Norberto.
Il
drago era ormai pronto a fare fuoco, quando -all’improvviso-i
miei passi si fecero più lenti e faticosi:
sembrava quasi che qualcuno mi stesse tirando le caviglie verso il
terreno.
Abbassai
lo sguardo e mi si gelò il sangue nelle vene quando capii
cosa era successo: il terreno era colmo del sangue di troll, da sempre
un
liquido dalla composizione altamente appiccicosa.
Ricordavo
che nelle lezioni con Hagrid, avevo appreso che il sangue di
troll-quando si raffreddava-diventava
solido e irremovibile quanto una roccia.
Servirebbe
una temperatura di duecento gradi per farlo tornare allo
stato liquido, il che era-più o meno-la
temperatura corporea dei troll stessi.
Tentai
di staccarmi dalla melma diventata solida, ma per quanto mi
sforzassi, non riuscii a muovermi di un millimetro: ero in trappola.
Gemetti
quando sentii il ringhio di Norberto, segno che era pronto a
sputare fuoco, e tentai inutilmente di staccare i miei piedi dal
terreno.
-GINEVRA!-
Una
voce fin troppo conosciuta urlò il mio nome, e sentii il mio
cuore
paralizzarsi all’istante, specie quando udii i suoi passi
alle mie spalle.
In
breve tempo fu al mio fianco, e mi volsi ad osservare ancora una
volta quegli occhi d’argento che-probabilmente-non
mi avevano mai abbandonato durante la battaglia.
-Draco
cosa fai qui? Devi andartene! SUBITO!-
Gli
urlai, ben consapevole di cosa sarebbe accaduto tra pochi istanti,
e il ringhio di Norberto sembrò avvalorare il mio pensiero,
specie quando
Malfoy volse lo sguardo al cielo coperto dalla grande figura del drago.
Scusate
l’intrusione, ragazzuoli J
So che non è bello quando si interrompe la lettura,
perciò
arriverò subito al punto. Da questo momento potete
continuare la lettura con il
sottofondo di questa canzone: Broken- Seether ft. Amy Lee. Buona
lettura! ;)
Il
ragazzo rimase ad osservare Norberto per alcuni secondi, per poi
osservare la sottoscritta con occhi sgranati e un improvviso scintillio
di
consapevolezza.
Deglutii
a fatica, desiderando solo che il giovane biondo si salvasse
la vita da ciò che stava per succedere, e tentai
d’ignorare i suoi occhi colmi
d’ira.
-E’
così che tieni alla tua vita? UCCIDENDOTI?!-
-Draco…vattene!-
Gli
dissi, non sentendo nemmeno le sue parole, preferendo concentrarmi
su ciò che più mi terrorizzava: il pensiero che
lui potesse morire a causa mia.
-Tu
non capisci! Uccidendo te, ucciderai anche me!-
Urlò,
osservandomi negli occhi, mentre lo spingevo con la sola forza
della disperazione, desiderando vederlo lontano mille miglia da quel
posto.
-VATTENE,
DRACO! SCAPPA! SCAPPA FINCHE’ NE HAI TEMPO!-
Gli
urlai, spingendolo via, mentre le lacrime mi salivano agli occhi
senza poterle fermare o controllare.
Il
ragazzo ignorò i miei tentativi, e si chinò,
facendo attenzione a
non toccare il sangue di troll, per poi iniziare a smuovere la sostanza
con
degli incantesimi.
Sapevo
che non se ne sarebbe andato se prima non mi avesse liberato,
così lo lasciai fare, pregando solo che Norberto aspettasse
qualche altro
minuto.
-Cazzo…non
funziona!-
Disse
il biondo, con un gesto di rimprovero nei suoi stessi confronti,
mentre davanti agli occhi mi appariva l’immagine del drago,
ormai pronto ad
eseguire il mio ordine.
-E’
tutto inutile…-
Sussurrai
con voce sconfitta, portando la mia mano sulle spalle del
ragazzo per invitarlo ad alzarsi, fino a quando i nostri occhi non
s’incontrarono di nuovo.
Tutto
il cielo e la terra si specchiavano nel suo sguardo, tanto che
per un attimo credetti di annegare nel dolore che quegli occhi grigi
stavano
tentando di nascondere.
-Va’…salvati,
ti prego…-
Non
c’erano lacrime che potevano testimoniare il mio dolore,
né urla
che potevano far capire cosa significava sentire il cuore lacerarsi:
c’era solo
silenzio…il silenzio di una donna che sorrideva nonostante
avesse la morte di
fronte.
Il
biondo deglutì a fatica, e per la prima volta in vita mia,
vidi una
sola, timida lacrima solcargli la guancia, percorrendo lentamente la
curvatura
della guancia, fino ad entrare nella camicia e fermarsi sul suo petto,
lì dove
c’era il cuore.
-C’è
solo una cosa che vorrei da te: che mi ricordassi. Se tu ti
ricordassi di me, non m’importerebbe neanche se tutti gli
altri mi
dimenticassero…-
Gli
dissi, sorridendogli leggermente, nella consapevolezza che
l’unica
cosa di cui avevo bisogno in quel momento, era saperlo vivo e lontano
da me: il
suo più grande disastro.
Il
ragazzo aveva il capo chino e non osava alzare gli occhi su di me,
ma lo vidi chiaramente deglutire a fatica, e quando rialzò
lo sguardo, vidi i
suoi occhi d’argento animati da una nuova speranza.
Mi
sorrise, avvicinandosi a me con piccoli, lenti e calcolati passi,
mentre sgranavo gli occhi quando la consapevolezza di ciò
che voleva fare mi
attraversò la mente come un fulmine a ciel sereno.
-I
ricordi mantengono viva la fiamma di un passato che non
ritornerà
più. E fa male vivere senza quel passato che per tanto,
troppo tempo è stata
l’unica ragione che ti ha spinto a continuare. Non
c’è amore senza ricordo. Non
c’è ricordo senza dolore. Allora, a cosa
servirebbe vivere con il ricordo, se
c’è un’altra vita molto più
bella, al fianco di chi ami?-
I
suoi passi si facevano sempre più vicini, e gemetti quando
capii le
sue intenzioni: gli misi le mani sul petto e con le poche forze che mi
rimanevano, tentai di allontanarlo.
-No,
Draco…ti prego…-
Sussurrai,
desiderando piangere come una bambina, ma il dolore del
momento era così forte che gli occhi non si appannarono
nemmeno.
Fu
con labbra tremanti e il freddo che penetrava nelle ossa che i miei
occhi videro il ragazzo affondare con le scarpe nel sangue di troll,
vicino a
me.
-Che
cosa hai fatto?-
Sussurrai,
sentendomi svuotata d’energie e osservandolo come se stessi
osservando un angelo, ma allo stesso tempo un diavolo.
-Se
mi amavi non dovevi farmi questo…non dovevi...-
-Amore
non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a
svanire
quando l’altro s’allontana. No, Ginevra, no! Amore
è un faro sempre fisso che
sovrasta la tempesta e non vacilla mai. L’amore, il nostro
amore, non muta in
poche ore o settimane, ma impavido resisterà fino al giorno
estremo del
giudizio.-
Mi
disse, e con le lacrime agli occhi osservai la determinazione e la
forza di quel ragazzo che mi amava tanto da sacrificare la sua stessa
vita per
me.
Mai
nessuno avrebbe fatto questo per me…nessuno!
E
più mi specchiavo in quegli occhi, più sentivo
che il nostro momento
stava per arrivare: il momento in cui nessuno avrebbe potuto negarci di
stare
insieme…niente più ombre, niente più
segreti…solo noi due.
-Non
avere paura, Ginevra…-
Mi
sussurrò dolcemente, ignorando Norberto che stava
spalancando le
sue fauci sopra di noi, mentre sentivo le sue braccia avvolgermi il
corpo,
pressandomi contro di lui.
Sorrisi
con gli occhi socchiusi quando posò la sua fronte sulla mia,
e
il vento scuoteva i nostri mantelli che svolazzavano alle nostre
spalle, quasi
ad ingrandire il momento.
-Io
non ho paura, Draco…il momento in cui morirò,
sarà anche quello in
cui inizierò a vivere…-
Gli
dissi, sorridendogli, e sentendo la mano del ragazzo carezzarmi la
gota con dolcezza, rivolgendomi un sorriso che impressi a fuoco nella
mia
mente.
-Per
sempre…-
-Per
sempre…-
Esordimmo
in coro, per poi unire le nostre labbra in un contatto dolce
e amaro al contempo, che racchiudeva in sé il sapore di due
persone che avevano
combattuto una guerra…e che l’avevano vinta.
Il
fuoco divampava da
tutte le parti,
e la temperatura sembrava arrivare alle stelle: gli alberi cadevano, i
mangiamorte urlavano, ma tutto era lontano da noi due che-ancora
abbracciati-sorridevamo alla morte.
La
testa girava, e l’odore forte di fumo rendeva difficile la
respirazione, tanto che se avessi aperto gli occhi, non sarei stata in
grado di
distinguere un palmo dal naso: neanche sentii Norberto che planava in
nostra
direzione.
Nonostante
il fuoco, le nostre pelli erano così fredde da fare invidia
al ghiaccio stesso, ma quel bacio che stavamo ancora consumando
rappresentava
l’unica fonte di calore nel gelo della morte, e
finché avremmo avuto quel
contatto, avremmo avuto la vita…
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Avevamo
vinto.
Lord
Voldemort era morto quella stessa mattina, e con lui anche la
più
grande minaccia che il mondo magico avesse mai affrontato.
Ma,
nonostante quello fosse un motivo di gioia e felicità,
nessuno
sembrava avere l’intenzione di cantare, festeggiare, o
manifestare la sua
allegria.
Troppe
morti c’erano stati con quella guerra, troppe anime innocenti
Lord Voldemort aveva portato con sé, ma più di
tutti i maghi piangevano la
Signora dei Draghi, morta nell’incendio che li aveva salvati.
Il
suo intervento aveva fatto allontanare da Hogwarts più della
metà
dei mangiamorte, salvando così la vita a molte persone, e
dando più tempo ad
Harry Potter.
Probabilmente,
nulla di tutto questo sarebbe stato possibile senza di
lei, e la sua famiglia lo sapeva: il grande drago che Ginny aveva
cavalcato era
lì, disteso agognante sullo spiazzo di un Hogwarts che
rivedeva la luce
dell’alba.
Il
sole iniziò a mostrare i suoi timidi raggi, preannunciando
un nuovo
inizio per il mondo magico, eppure tutta Hogwarts era disposta semi
circolarmente
intorno al drago.
Norberto
aveva il muso poggiato sulla fredda pietra, e davanti a lui
una marea di persone piangevano o lo guardavano con tristezza.
Il
drago rappresentava l’ultima cosa che rimaneva della Signora
dei
Draghi, che quella notte aveva dato la vita per i suoi valori.
In
primis la famiglia Weasley guardava con profondo dolore
l’animale,
e le lacrime scendevano ad ognuno di loro, specie alla Signora Weasley
che-tra le braccia di Arthur-non si
capacitava dell’accaduto, e urlava al mondo il suo dolore.
Hermione
piangeva sulla spalla di Ron che-più
fragile di lei-osservava il cielo con le lacrime che copiose
scendevano dai suoi occhi azzurri.
Harry
era in mezzo a tutti loro, e immobile, tentava di gestire il
dolore che gli squartava il petto per la perdita della migliore amica.
Dall’altro
lato del cerchio, i Serpeverde e i purosangue osservavano
la scena con dolore, non più con alterigia o superbia.
I
Signori Malfoy erano i primi a guardare il drago che-probabilmente-aveva
ucciso loro figlio
nell’incendio, ma nemmeno una lacrima scendeva dai loro
occhi, sebbene fosse
impossibile non notare il dolore straziante che stavano provando.
Avrebbero
potuto scappare, andare lontano per salvarsi dalla sorte che
toccava loro in quanto mangiamorte, ma avevano preferito rimanere
lì, perché
senza loro figlio niente aveva più senso.
Theodore
e Blaise, al fianco dei signori Malfoy, osservavano il cielo
nella speranza di non piangere, e con essi tutti i purosangue che si
trovavano
alle loro spalle.
Una
parte del semicerchio era pieno di persone comuni, povere, e
l’altra parte era composta dai purosangue, gli altolocati, i
ricchi.
Così
diversi nei modi di fare, di comportarsi e di vestire…eppure
quel
giorno qualcosa li accomunava: la perdita di un figlio.
Il
drago schiuse gli occhi, osservando con curiosità i due lati
sociali, e capì immediatamente che da quel momento non ci
sarebbero state più
differenze tra mezzosangue e purosangue.
Tutti
sarebbero stati uguali…tutto questo grazie a un grande amore.
Fu
così che il drago aprì le ali che teneva chiuse
in una specie di
bozzo, e lasciò intravedere alla luce del sole i due ragazzi
che abbracciati,
dormivano placidamente.
Il
sole bagnò i loro volti per la prima volta da quando si
erano
innamorati, considerando che prima di quel momento erano sempre stati
costretti
a nascondersi nelle ombre.
Draco
dormiva con la schiena poggiata sull’ala del Draco, e sopra
di
lui c’era Ginny che dormiva con il capo sul suo petto,
entrambi stretti in un
abbraccio che-anche nel sonno-si
rifiutavano di sciogliere.
-Draco…-
Pronunciò
Narcissa con la voce rotta e lo sguardo sorpreso, mentre
Lucius osservava con labbra schiuse il figlio abbracciato alla donna
che amava,
ma non disse nulla.
La
Signora Weasley pianse ancora più forte per la commozione,
ringraziando Morgana che le aveva riportato in dietro sua figlia.
Theodore,
Blaise e Neville si scambiarono uno sguardo e sorrisero tra
di loro, mentre i parenti-sconvolti e
felici allo stesso tempo-accoglievano i due ragazzi.
Vivi
o morti, la loro guerra l’avevano vinta…
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Il
sole splendeva alto nel cielo quel giorno, e gli usignoli cantavano
le loro melodie.
Dopo
due mesi dalla morte del Signore Oscuro, una ragazza dai lunghi
capelli ramati osservava dalla Torre D’Astronomia i
festeggiamenti del suo
matrimonio.
Ero
avvolta da un bellissimo abito bianco, e stavo osservando con
espressione rilassata il tramonto, che con i suoi raggi illuminava il
capanno
dalla quale provenivano musiche e schiamazzi.
-C’è
una bella vista…-
Una
voce dietro di me mi riscosse, e sorrisi mentre mi voltavo in
direzione del ragazzo biondo che qualche ora fa era diventato mio
marito.
Avvolto
in uno smoking grigio con tanto di panciotto abbinato, il
ragazzo aveva la schiena poggiata al muro e il ginocchio destro era
ripiegato.
Con
il volto basso osservava la rosa bianca che stringeva tra le mani,
mentre i ciuffi biondi gli ricadevano sbarazzini sugli occhi.
-Sì,
il tramonto è davvero stupendo…-
Gli
dissi, al che il ragazzo alzò lo sguardo in mia direzione
con un
sorriso saccente, per poi avvicinarsi con passo sciolto e sguardo
beffardo,
facendo schioccare la lingua sul palato.
-Io
non mi riferivo al tramonto…-
Mi
disse, abbracciandomi per i fianchi, al che posai le mani sul suo
petto e lo osservai con una smorfia, anche se sentivo le gote andare a
fuoco
per quel suo commento.
Osservammo
il giardino di quella scuola che aveva visto nascere,
sbocciare e crescere il nostro amore: non c’era altro posto
dove desideravamo
festeggiare il nostro matrimonio.
-Credi
davvero che andranno d’accordo?-
Gli
chiesi, osservando dall’alto mio padre e il Signor Malfoy
intenti
a farsi dei piccoli dispetti a vicenda, come rubarsi il cappello o
calpestare
“per sbaglio” i piedi dell’altro.
Sentii
il ragazzo sogghignare, mentre lo osservavo in volto con un
sorriso, e il giovane ricambiò il mio sguardo con sarcasmo.
-Credo
che abbiano tutta la vita per farsi i dispetti, d’ora in
poi…-
Mi
disse, facendo calare il suo sguardo beffardo sulle fedi di
matrimonio che avevamo al dito, al che risi leggermente, seguita dal
biondo che
mi attirò a sé, unendo le sue labbra con le mie.
Racconto
questa storia per tutti coloro che credono nelle fiabe e nei
lieto fine.
Una
storia che ha i colori dei ghiacci e della neve e del cielo
immenso senza nuvole. Una storia che ha i colori del silenzio e dei
sussurri
della notte, del sole che non tramonta mai e quello che non sorge mai.
Ha i
colori dell’acqua profonda e delle pianure infinite, dei
laghi di montagna e
delle spiagge di sasso.
La
storia che vi ho raccontato ha i colori dell’estate fredda e
spietata e del vento che taglia come il filo del coltello. Ha i colori
delle
menzogne e dei desideri, del rancore e della solitudine.
E
poiché esiste un’ironia che va ben oltre la
volontà del narratore
stesso, questa storia finisce con l’arcobaleno.
La
storia di Draco e Ginny, la storia del LA MAGIA DI UN AMORE.
The
End!
T.T Perdonatemi ma non riesco proprio
a trattenere le
lacrime. Mi sembra solo ieri che avevo iniziato questa storia. Ero
così felice,
con così tanta voglia di lavorare,
così…sognatrice! Non riesco proprio a
credere che sia già finita. E’ difficile dire
addio a quella che è stata la mia
prima fanfiction…che mi ha accompagnata per quasi un anno.
Ricordo quei
pomeriggi passati a fare in fretta i compiti per arrivare al momento in
cui
avrei dovuto scrivere, maledicendomi in quei pomeriggi in cui non avevo
proprio
testa di mettere nero su bianco. Ma, in fondo, erano anche quei momenti
spiacevoli a rendere più emozionante la mia giornata. Spero
che la mia storia
vi abbia emozionato almeno quanto ha emozionato me, scrivendola.
Finalmente i
nostri personaggi hanno raggiunto la
felicità…credevate davvero che li avrei
fatti morire? Sinceramente, non sono mai stata una fan dei finali
drammatici perché
mi lasciano sempre un vuoto…una sensazione di amarezza
così forte da non
poterla descrivere. Fin da quando ho iniziato questa fic, avevo
desiderato
creare un finale epico, che lasciasse intravedere il vero significato
dell’amore.
Spero davvero di esserci riuscita. E che dire della ricongiunzione
delle due
classi sociali? Ammetto che quest’idea è nata
soprattutto dalla storia di
Giulietta e Romeo. Nonostante le differenze, le loro famiglie avevano
messo da
parte l’odio per l’amore dei due
figli…la stessa cosa in questa storia <3.
Vi prego, ditemi cosa pensate di questo finale!!! Se vi è
piaciuto, se vi
aspettavate un finale alternativo, se ci sono degli
errori…qualunque cosa! Come
potrei non ringraziare in questa nota d’autore i miei
immancabili lettori?
Semplice: non posso. Vi ringrazio davvero tanto per aver letto questa
storiella, non sapete quanto mi rende felice ed orgogliosa!! Grazie a
voi ho
visto le gioie dell’essere una scrittrice, e me ne sono
innamorata <3. Credo
che tra qualche mese inizierò una nuova fanfiction,
ovviamente Drinny, ma per
ora nulla di sicuro. Concludo in bellezza, ringraziando di cuore Drinny_Lover, JustAHeratBeat, Katy123,
liamcucchiaiofobico, kim e Weasley_laugh che mi hanno seguito
sin dagli
albori e mi hanno sempre emozionato con le loro recensioni! Vi amo
ragazzi
<3<3<3<3!!! E con questo si conclude la
storia di Draco e Ginny…<3
Bimba