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Autore: camoeight    07/12/2014    1 recensioni
"Per sempre non significa niente, nemmeno per creature come noi..."\"“Buon compleanno Caroline” si sentì sussurrare all’orecchio e un brivido le attraversò la schiena. Questa è una raccolta di one-shot\drabble di vario genere. La coppia principale è Klaroline, ma non solo!
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Enzo, Katherine Pierce, Klaus, Un po' tutti
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ok non uccidetemi ma ultimamente con la mancanza di vero Klaroline mi è venuta in mente questa one-shot, è una Carenzo, ma vi prego di darle una possibilità. Buona lettura.
(Ci sarà una seconda parte).

 
And Death Shall Have No Dominion
 
My heart to mild frenzy her beauty inspires
(The Valse by Paul Laurence Dunbar )
 



Enzo perché continui a spostare le mie cose?!” strillò Caroline dal corridoio.
“Le sposto quando le tue cose stanno in mezzo alle mie…” rispose il vampiro annoiato cambiando canale per l’ennesima volta.
“Non cambiare! Adoro questo film!” esclamò la bionda saltando letteralmente sul divano accanto a lui, sembrava entusiasta mentre alla protagonista venivano svelate le sue origini  regali.
“Cosa ci trovate voi donne nelle fiabe di tanto speciale?” chiese improvvisamente Enzo con tono fin troppo serio. Caroline lo guardò incuriosita prima di ingurgitare un altro cucchiaio di Ben & Jerry “Perché me lo chiedi?” domandò e lo vide cambiare atteggiamento “Non saprei…le trovo sopravvalutate…” fece incerto accennando con un gesto della mano alla protagonista e al principe.
Anche Caroline cambiò espressione “…forse non hai ancora trovato la tua principessa…” propose ed Enzo scoppiò a ridere “Oh riccioli d’oro, fidati, negli anni ho avuto davvero tante principesse e persino sorellastre…” fece aprendosi in un ghigno. La bionda continuò a fissarlo intensamente, come alla ricerca di qualcosa “Ma nessuna era quella giusta” mormorò e vide il sorriso sparire dal volto di lui “No, non è mai quella giusta” lo sentì sussurrare prima di tornare al film come se nulla fosse.
 
 “Ancora non capisco perché abitiate insieme, Care…” mormorò Elena preoccupata dall’altro capo del telefono e la bionda alzò gli occhi al cielo.
“Elena, te l’ho già detto! Da quando Mystic Falls è off limits e siamo rimasti entrambi soli, abbiamo deciso di dividerci la casa…” fece come se la storia fosse stata ripetuta migliaia di volte. Elena sembrava non voler capire. E non era la sola, a dire la verità.
Sua madre aveva fatto un po’ di resistenza ma era bastato un caffé con Enzo per farle cambiare idea –Caroline ancora non sapeva cosa avesse detto il vampire per conquistare lo sceriffo- Damon invece aveva fatto qualche stupido commento sul fascino di accenti e manie omicide, mentre Stefan non le parlava.
“D’accordo allora salutami il tuo fidanzato!” aveva esclamato Elena ancora incerta “Coinquilino! Siamo solo coinquilini!” aveva precisato frustrata la bionda prima di riattaccare.
Possibile che nessuno volesse capire che non c’era nessuna implicazione romantica?! Le tornò automaticamente in mente il giorno in cui avevano stabilito la strana situazione.
 
Enzo era nel locale da tempo. Ed era terribilmente a corto di un compagno di bevute. Nonostante Damon avesse ucciso la sua ragazza, Enzo sapeva anche che era pentito e dispiaciuto per l’accaduto. Per questo aveva pensato che, una volta tornato dall’aldilà, sarebbe bastata una semplice resa dei conti -magari un gancio vecchio stile dritto alla mascella- per poi concludere la faida davanti a un buon bicchiere di rum.
Aveva pensato di perdonarlo, non certo di piangere la sua morte.
La porta del locale si aprì e il vampiro fu inebriato da un profumo familiare. La sentì sedersi proprio accanto a lui, ma Enzo ignorò il suo sguardo insistente.
Avrebbe voluto piangere. Invece continuò a bere.
Improvvisamente vide la sua piccola mano rubargli l’ennesimo bicchiere e ingurgitarlo in un solo sorso. La sentì tossire e sopprimere un verso di disgusto.
“…rum scadente tesoro, non è fatto per piacere…” le disse ironico e notò lo sguardo di mal celata irritazione che la bionda gli riservò “Senti dolcezza, lasciami soffrire in pace e tornatene a quel gruppo di disadattati a cui tieni tanto…” fece velenoso e vide lo sguardo di lei indurirsi. Un fuoco bruciava in quegli occhi ed Enzo ne fu spaventato, poco più in la e si sarebbe scottato.
“Non sei il solo ad essere ferito, tutti abbiamo perso qualcuno…” fece poi con tono spezzato ed Enzo avrebbe voluto prendersi a schiaffi per averle parlato così “La strega Bennet…” disse e la vide annuire “Era una brava persona, lo so…” mormorò dispiaciuto. Non sapendo bene cosa fare le porse di nuovo la bottiglia che lei accettò di buon grado.
Qualche ora dopo erano entrambi totalmente ubriachi con Enzo che cercava di portare Caroline a casa “Dove abiti tesoro?” chiese biascicando e la sentì ridere “In fondo a questa strada sulla destra…o era sinistra? Pfff…” continuarono così per un po’ ma alla fine raggiunsero il vialetto di ingresso della piccola villetta.
“Notte riccioli d’oro, dovremmo farlo più spesso…” mormorò il vampiro sull’uscio vedendola cercare le chiavi nella borsetta e fece per andarsene “Enzo!” lo chiamò “Tu dove abiti?” chiese Caroline curiosa. Dopo il dramma di Mystic Falls erano stati tutti costretti a trovare nuove abitazioni.
Il vampiro sembrò a disagio “..un po’ qui, un po’ la…sai com’è la vita nomade tesoro…” disse con un sorriso tirato.
La vide riflettere per qualche secondo “Proposta: vieni a stare da me, ci dividiamo l’affitto e nel frattempo cerchiamo un modo di riportarli indietro…so che lo stai già facendo per conto tuo, come io lo sto facendo per conto mio…facciamolo insieme!” esclamò ancora ebbra lanciando le mani in aria.
Enzo avrebbe voluto dirle di no. Era assolutamente la peggiore idea che potesse venirle in men-
“Accetto”.
 
 
Gli erano serviti esattamente due giorni per creare una routine. Fare colazione insieme e parlare dei programmi dell’altro per la giornata, come cercare una strega capace di riportare indietro i morti.
Nel frattempo avevano trovato Stefan, ma sarebbe stato meglio per lei non averlo fatto. Era distrutto e amareggiato e il viaggio era stato un completo disastro. Caroline ne era uscita devastata, ma nessuno dei due parlò mai del perché Caroline piangesse né tanto meno di cosa avesse fatto Enzo nei minuti successivi.
Alla fine anche Damon era tornato e le cose sembravano migliorate.
Fu riportata alla realtà dal suono insistente del suo cellulare, guardò il nome lampeggiare. A questa telefonata non avrebbe risposto e con passo sicuro tornò in salotto “Ehi pelandrone! L’affitto non si paga da solo, muovi il sedere dal divano e fa’ qualcosa!” gridò prima salutarlo “Mi vedo con mia madre, sarò a casa per cena e mi raccomando…” fece minacciosa puntandogli il dito contro “Niente casini!” lo avvertì prima di uscire.
Niente casini, imitò mentalmente il vampiro storcendo il naso prima di alzarsi. Glielo diceva ogni maledetta volta, come se le sue parole potessero condizionarlo in qualche modo!
Quella sera avrebbero mangiato sushi, decise andando in cucina. Gli serviva solo sapere se in casa avevano le bacchette. Non appena mise piede nella stanza sentì qualcosa vibrare dall’isola al centro. Caroline aveva lasciato il cellulare a casa. Fantastico, si disse, adesso avrebbe anche dovuto farle da segretario.
Poi il nome sullo schermo attirò la sua attenzione. Klaus-non rispondere!.
Sapeva benissimo chi fosse, Damon l’aveva aggiornato su tutto ciò che era accaduto e aveva indugiato in particolare su una liason tra l’ibrido e una certa bionda di sua conoscenza.
Caroline non aveva mai parlato di lui ed Enzo non aveva mai fatto domande, ma evidentemente le cose non erano finite nel migliore dei modi dato che questo era il tredicesimo tentativo –amico! Fatti qualche domanda- di contattare Caroline non andato a buon fine.
Non seppe il perché ma l’idea che qualcuno potesse dar fastidio o far soffrire Caroline lo irritò. Guardò di nuovo il telefono, ma decise di non rispondere. Cuoci nel tuo brodo, bastardo!
 
“Ottima idea il sushi!” sorrise Caroline intenta a ripulire dopo aver finito la cena.
Enzo la guardava intensamente appoggiato al bancone -l’aveva fatto da quando era tornata- e la cosa cominciava a non esserle indifferente.
Dopo un altro minuto sbatté con vigore il piatto che si infranse miseramente nel lavandino e voltandosi imitò la posizione del vampiro incrociando le braccia “Allora, si può sapere cos’hai? Sei strano stasera…” fece avvicinandosi ed Enzo alzò un sopracciglio “Perché Klaus continua a chiamarti?” domandò fissandola dritta negli occhi e la bionda deglutì a disagio “E tu com-” “Hai lasciato il cellulare a casa oggi pomeriggio, ho visto che squillava” spiegò lui.
Caroline aprì la bocca due o tre volte ma le parole non uscivano. Aveva provato a concentrarsi su altro dopo la partenza di Klaus e fortunatamente Mystic Falls le aveva dato non poco a cui pensare, ma l’ibrido sembrava non essere altrettanto clemente. Poi c’era stata l’altra faccenda
“Caroline” venne riportata alla realtà dall’insistenza del vampiro.
Non poteva parlarne, se l’avesse fatto sarebbe cambiato tutto. Lei e Klaus…lei e Enzo…
Così agì d’istinto “Ma a te cosa importa eh? Non sei il mio ragazzo! Non hai nulla da pretendere da me se non la mia metà d’affitto, quindi smettila di fare domande e lasciamo stare questa stupida storia…” disse tutto d’un fiato e seppe di aver sbagliato quando vide un lampo di tristezza attraversare lo sguardo dell’altro, sostituito immediatamente da un sorriso tirato “Come vuoi, sto uscendo –mormorò prendendo la giacca- non aspettarmi…” e senza darle il tempo di rispondere -di scusarsi diamine!- sparì nel buio lasciandola in mezzo alla cucina sommersa dai sensi di colpa.
 
 “Ehi amico vacci piano! È il terzo di fila…” balbettò il barista incerto vedendo l’uomo scolarsi il terzo bicchiere di rum, avendo tutta l’aria di volerne un altro.
Enzo si sporse verso di lui e bastò un impercettibile movimento degli occhi e delle labbra perché in pochi secondi arrivasse l’intera bottiglia.
“Ciao” sentì mormorare al suo fianco e voltandosi si maledisse per aver pensato -sperato- di vedere altri occhi, altri capelli. Un'altra donna.
“Sembri un po’ giù, ti va un po’ di compagnia?” chiese la ragazza con fare provocante. Enzo la guardò per qualche secondo, prima di scuotere amaramente la testa “No, sera sbagliata” mormorò tornando al suo rum e la sentì sospirare “…forse ragazza sbagliata” prima di andarsene.
Fu come se le parole l’avessero attraversato da parte a parte. Era stato un idiota.
La verità era che l’aveva desiderata fin dall’inizio.
Era bella, intelligente e con uno spirito battagliero. E sapeva tenerlo a bada. All’inizio si era detto che era solo per il gusto della conquista. Se lo ripeteva ogni volta che lei, con un gesto secco della mano spostava i lunghi capelli dorati, passandogli davanti senza degnarlo di uno sguardo.
Ma poi era subentrato il rispetto. C’era stato di più delle semplici frecciatine durante il viaggio ad Atlanta, dove aveva visto quanto ancora brillasse dentro di lei la sua umanità. E come una falena vicino alla luce, lentamente e inconsapevolmente, ne era stato attratto.
Da quando poi avevano iniziato la loro strana convivenza aveva imparato a conoscerla ancora meglio. Le sue abitudini, i suoi ritmi e i suoi gusti. Erano diventati una sorta di amici senza neppure accorgersene. Ricordò una conversazione avuta con Damon pochi giorni prima –non ti ho mai visto così di buon umore!
Non poteva durare molto, avrebbe dovuto immaginarlo.
Rise amaramente passandosi una mano davanti al viso. Un’altra donna che non avrebbe potuto avere.
Complimenti Lorenzo, si disse mentalmente buttando giù un altro sorso.
Nessuna è quella giusta, le aveva detto pochi giorni prima.
Forse era lui ad essere quello sbagliato.
 
 
Stupido! Stupido! Stupido! Continuava a ripetere la vampira guardandosi intorno.
La voce riecheggiò all’interno del veicolo “Ancora non capisco perché tu lo stia facendo Care, non potete essere amici…ha ucciso delle persone!” esclamò Stefan irritato all’altro capo del telefono e la bionda assottigliò lo sguardo “Già…esattamente come te, Damon, Elena e me. Cosa dovremmo fare mh? Impalarci a vicenda? Toglierci gli anelli e vedere che succede? Oppure questa tua etica vale solo per le persone che non sono legate a te? Ciao Stefan, non dovevo chiam-” “Pensavo fossi migliore di così, andiamo Caroline…Enzo! Ormai dovresti aver imparato la lezione…” esclamò enfatizzando il nome e per un secondo Caroline sentì le orecchie fischiare “Oh ma l’ho fatto Stefan. Ho imparato a scegliere degli amici leali, persone che non mi faranno sentire la ruota di scorta solo perché hanno bisogno di andare avanti. Eccome se ho imparato la lezione, Stefan, sei stato proprio tu a insegnarmela…” mormorò delusa la vampira prima di riattaccare.
La pioggia mista alla scarsa illuminazione giocava dei brutti tiri alla sua vista sovra sviluppata e per  l’ennesima volta credette di vederlo. Immediatamente abbassò il finestrino “Enzo!” esclamò, ma ancora una volta si accorse imbarazzata di averlo confuso con qualcun altro.
Frustrata sbatté un paio di volte la testa sul volante. Dove sei? si continuava a chiedere. Ormai era un’ora che lo cercava. Poi qualcosa attirò la sua attenzione. Era stato un gioco di luce tra la pioggia, il lampione e la bottiglia che un uomo teneva in mano. Lo studiò meglio e quando fu certa fosse lui accostò la macchina e scese.
“Enzo! Si può sapere che cavolo stai facendo?!” gridò e lo vide bloccarsi a qualche metro da lei. Poi ricominciò a camminare e non le sfuggì l’andatura incerta. “Sei ubriaco?! Ugh! Incredibile!” esclamò andandogli incontro e con un gesto rapido fece scivolare il braccio del vampiro sulle sue spalle “Come mi hai trovato, riccioli d’oro?” chiese con tono neutro il vampiro appoggiando la fronte sulla spalla di lei. La bionda sbuffò prima di grugnire “Ho scaricato una app GPS sul tuo telefono…ma NON farti strane idee, d’accordo?” fece trascinandolo verso la macchina.
“Dove stiamo andando?” chiese il moro sottovoce dopo qualche minuto di guida e Caroline, guardandolo dallo specchietto, accennò un sorriso “Andiamo a casa” mormorò.
 
Aprì gli occhi e avrebbe voluto non averlo fatto. Una fitta lancinante gli trapassò il capo.
Decisamente aveva bevuto troppo la sera prima. E in un istante gli tornarono alla mente gli avvenimenti che l’avevano spinto a uscire.
“Non ne ero innamorata” sentì dire e si alzò a sedere, portandosi automaticamente la mano alla testa. Caroline era seduta ai piedi del letto, ma non lo guardava. Sembrava persa in un ricordo. Enzo fece silenzio e la ascoltò.
“Non ne ero innamorata ancora, ma sarei potuta esserlo. Non tra un anno, ma forse dopo un decennio avrei percepito le cose diversamente. Avrei percepito lui diversamente e gli avrei dato una possibilità. Per questo l’avevo spinto a promettermi di non tornare…una volta pronta, sarei andata io. Abbiamo continuato a sentirci per telefono, sciocchezze su come era andata la giornata, solo per sentire l’uno la voce dell’altro…fino a quel giorno-” fece una pausa e il vampiro notò la mano pallida formare un pugno.
“…ho ricevuto una telefonata dal suo numero. Ma quando ho risposto al telefono mi sono accorta che non era lui. Hayley- Damon ti avrà parlato di lei no?” si bloccò guardandolo e lui annuì semplicemente. Hayley era la piccola traditrice che aveva sacrificato dodici persone –amici- per i suoi interessi. Cosa aveva a che fare con l’ibrido?
“-beh mi ha detto di essere a New Orleans, con lui. Mi ha pregata di smetterla, di sparire dalle loro vite e lasciar stare la sua famiglia…evidentemente non avevo ben compreso il senso delle sue parole al momento perché prima che potessi ribattere- non so come sia potuto accadere ma…” la vide scuotere la testa e deglutire “…hanno una bambina-” “Chi?” domandò Enzo non sicuro di aver capito gattonando verso di lei e Caroline sorrise triste “Klaus ed Hayley hanno una bambina. Hope. Non ho voluto sentire altro, per me era già abbastanza sapere di essere l’ultima scelta ancora una volta…Ovviamente da quel giorno non l’ho più sentito…” la bionda percepì la mano tiepida di Enzo accarezzarle la testa “Mi dispiace, non volevo litigare con te” le mormorò e Caroline represse a malapena un singhiozzo “Dopo le cose terribili che ti ho detto non dovresti essere tu a scusarti…” e le venne spontaneo abbracciarlo, così come fu istintivo per lui stringerla a sé.
“Se può farti star meglio, sappi che per qualcuno sarai sempre al primo posto…” sussurrò il vampiro tra i suoi capelli, ma non seppe mai se la bionda lo sentì.
Al piano inferiore il cellulare di Caroline smise di squillare.
 
 
“Allora, riccioli d’oro, le vacanze sono iniziate…dove ti piacerebbe andare?” domandò Enzo durante la colazione. La vampira lo guardò alzando un sopracciglio “Il solito arrogante! Cosa ti fa pensare che io voglia trascorrere le vacanza estive con te?” chiese sporgendosi con le braccia incrociate. Enzo si aprì in un ghigno “Andiamo dolcezza…mi hai visto?” fece malizioso guadagnandosi una risata da parte della bionda. Sentirla ridere era come una ventata di aria fresca.
Caroline finì il succo d’arancia e ci pensò un attimo “Barcellona!” esclamò e vedendolo sorridere non poté fare a meno di chiedere “Ci sei mai stato? Com’è il clima? Conosci qualche museo da visitare?Hai già in mente un tour della città?” domandò come una mitragliatrice e il vampiro alzò una mano per bloccarla “Rallenta Caroline…non ci sono mai stato. Ho perso qualche decennio alla Augustine, ricordi? Sarà bello visitarla insieme…ma ti prego, niente musei! Troveremo qualcos’altro da fare…” disse muovendo le sopracciglia sornione e la risata di lei lo contagiò.
Non sapevano come definirsi. Non erano insieme, non in quel senso, ma avevano sicuramente superato il livello “amici”.
Per ora sarebbero stati compagni di viaggio.
“Oh no! Ho bisogno di un cappello! Devo uscire a prendere le ultime cose, finisci la tua valigia! A dopo…e niente casini!” disse la bionda baciandolo velocemente sulla guancia prima di uscire emozionata come non mai.
 
Mentre chiudeva il suo borsone Enzo sentì squillare il telefono di casa e si fiondò in salotto.
Non fece in tempo ad alzare la cornetta che-
“Caroline” sospirò una voce dal forte accento inglese.
Il vampiro era impietrito.
Era lui e conosceva il numero di casa loro. Venne colto da una rabbia irrazionale. Dopo tutto quello che le aveva fatto continuava a tormentarla? Cercò di calmarsi e si chiese se l’ibrido sapesse proprio tutto di loro.
“Caroline è occupata al momento, amico” rispose sicuro senza nascondere la soddisfazione nel tono di voce.
Ci fu silenzio dall’altra parte.
“…e lo sarà per parecchio tempo, quindi ti consiglio di non richiamare più -anzi di cancellare- il numero di casa nostra…” terminò sibilando l’ultima parte e poté giurare di sentire un ringhio all’altro capo del telefono “Non credo tu sappia con chi hai a che fare…” mormorò l’altro con tono cordiale, ma Enzo sapeva bene che era tutta una farsa “In ogni caso ti prego di salutare Caroline da parte mia, se durante le vacanze le andasse un po’ di svago sa dove trovarmi…” fece a mo’ di saluto, ma il vampiro non gli avrebbe permesso di cavarsela così “Le nostre vacanze sono già state programmate, ma grazie lo stesso…inoltre credo che Caroline non si sentirebbe a suo agio a New Orleans, sai…Hayley, la bambina e tutto il resto…ma le dirò che hai chiamato, addio!” esclamò soddisfatto. Fece appena in tempo a sentire un come fai a-
Ops si disse guardando la cornetta frantumata nella sua mano.
Oh beh, non è che avessero altro da dirsi comunque.
 
Erano atterrati a El-Prat e Caroline si sentì al settimo cielo. Continuava a guardarsi intorno ed emettere gridolini di eccitazione.
Ce l’aveva fatta. Era fuori da Mystic Falls, in Europa per giunta!
Guardò l’uomo a pochi passi da lei al ritiro bagagli e sorrise tra sé. Enzo era entrato nella sua vita nel peggiore dei modi e adesso non poteva immaginare un mondo senza di lui. Enzo sapeva che Caroline era triste, una ragazza la cui vita era stata segnata da una serie di catastrofi. Sapeva che aveva bisogno di un cambiamento, aveva bisogno di divertirsi, ubriacarsi, ridere e ballare. Aveva bisogno di andare via da lì. E la bionda sapeva che anche Enzo ne aveva bisogno.
Gli era profondamente grata.
Barcellona sarebbe stata un ottimo inizio, un posto in cui avrebbero potuto lasciarsi andare e dimenticarsi per un po’della vita lasciata lontana chilometri e chilometri.
Caroline sapeva anche che Enzo la desiderava. Lo poteva intuire dal modo in cui lui la guardava, lo sentiva dal calore della sua mano mentre gentilmente la guidava verso l’uscita dei taxi.
Avrebbe solo dovuto farle strada e lei avrebbe seguito.
Non era amore per ora. Ma questa nuova possibilità la rendeva euforica, le faceva pensare ad una vita nuova priva di dolore o rimpianti. Avrebbe vissuto questi giorni al massimo. Con lui.
Doveva solo farle strada.
“Da questa parte riccioli d’oro…” disse il vampiro aprendole la portiera e porgendole la mano.
Caroline l’afferrò.
Lei avrebbe seguito.
 
  
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