I feel right with you
“Today is the day.” Annunciò Robb a Quentyn e Sam “Mio fratello inviterà Ygritte alla festa!”
“Non è normale che tu sia più euforico di lui.” Fece notare Martell alludendo all’espressione non esattamente rilassata di Jon.
“È da stamattina che non parla.” Rispose Stark.
“Non parlo ma ci sento ancora bene.” sbottò il ragazzo “Sono agitatissimo: e se mi dicesse no?”
Sentiva i suoi nervi talmente tesi che temeva potessero strapparsi da un momento all'altro.
“Stai tranquillo,” esclamò Sam “Non c’è ragione per cui ti dica no.”
“Beh in realtà potrebbe, ma…” disse Quentyn che però fu prontamente zittito dagli altri due.
“Grazie per l’incoraggiamento Quent! Tuttavia devo ammetterlo: se non ci foste voi sarei ancora in alto mare.”
“Okay questa conversazione sta prendendo una piega troppo sentimentale e dato che voglio evitare abbracci di gruppo e cazzate varie mi ritiro.” Disse Robb con un sorriso, poi aggiunse: “Ci vediamo a spagnolo e fratello…”
“Sì?”
“Stendila.”
Cinque minuti dopo, Jon si ritrovò da solo ad aspettare che la campanella gli dicesse di smettere di vagabondare per i corridoi e andare in classe e nell’attesa iniziò a domandarsi come potevano i soldati andare in guerra, faccia a faccia con la morte, mentre lui era spaventato al solo pensiero di parlare di nuovo con Ygritte. C’era qualcosa di sbagliato in lui?
Dopo due ore
“Puoi farcela,” ripeté fra sé e sé “non avere paura e buttati”. Ma proprio quando stava per buttarsi si imbatté in una rete che glielo impedì.
E quella rete rispondeva al nome di Joffrey Baratheon.
“Ehi sfigato! Vieni anche tu alla festa della mia rosellina?” chiese lui.
“Sì.” Rispose Jon cercando di troncare subito la conversazione, ma la sua controparte era testarda e non accennava a lasciarlo in pace.
“Amore perché hai invitato anche questo sfigato? Ti avevo detto di lasciar perdere il volontariato.” Esclamò rivolgendosi a Margaery provocando una risata generale.
“Senti Joffrey non hai proprio nient’altro da fare?” Gli domandò.
“Cosa c’è di meglio che infastidirti? Potrebbe diventare la mia valvola di sfogo quotidiana.”
“Senti LabbraGonfie perché non lo lasci stare?” l’inconfondibile voce di Ygritte si fece spazio in quel mare di parole e sussurri.
“Perché dovrei Rossa? Sei diventata la sua puttanella?”
“Chiamami di nuovo così e ti faccio vedere cosa significa crescere nella periferia di Chicago.” La furia negli occhi della ragazza sembrava incontenibile. Anche Joffrey la notò quindi accettò controvoglia la sconfitta e si diresse verso il proprio posto lanciando ai due sguardi che avrebbero dovuto essere minacciosi ma che sembravano più le occhiate di un bambino che giocava a fare il bullo.
“Grazie.” Disse Jon in imbarazzo.
“Figurati.” Rispose lei senza aggiungere altro.
Per tutta la lezione Jon fu tormentato da bigliettini di Robb che si dimostrava piuttosto contrariato perché il fratello non era ancora passato all’azione con la ragazza e dagli occhi di Ygritte, la cui rabbia non accennava a placarsi.
Alla fine dell’ora prese il coraggio a due mani e si diresse verso il suo banco:
“Ygritte…” Disse timidamente.
“Cosa vuoi ancora?” chiese lei in tono stizzito, ma resasi conto di chi aveva davanti si tranquillizzò. “Scusami, pensavo che LabbraGonfie fosse di nuovo venuto ad infastidirmi.”
“Lui ti avrebbe chiamato Rossa.” Le fece notare.
“Hai ragione," ammise lei "ma sei venuto qui per un motivo no? Cosa c’è?”
Il momento era arrivato.
“Volevo sapere” iniziò il ragazzo “se sabato sera hai qualcosa da fare.”
Non appena lo disse, si rese conto che avrebbe potuto risparmiarsi la nottata insonne dato che era stato così semplice.
“No, sono libera. Come mai?”
“Sono stato invitato alla festa per i sedici anni di Margaery Tyrell ma a dire la verità non ho molta voglia di andarci, però se non ci vado mio fratello mi uccide. Se avessi compagnia sarebbe tutto più facile da sopportare e non sembra che Robb desideri passare la serata con me.”
Ygritte lo fissò per qualche secondo e il battito del cuore di Jon iniziò ad accelerare perché temeva di aver fatto la figuraccia del secolo, ma, fortunatamente, alla fine lei rispose:
“Perché no? Sarà divertente partecipare ad uno di quei party che fanno vedere nei film. Sai, quelli con il tendone addobbato, la festeggiata che entra su un elefante e tutto il resto.” Esclamò con un sorriso.
“Il tendone sarà la
“Ho notato che siete tutti così fissati con l’apparenza. Sono poche le persone normali.”
“Qui essere normali è sinonimo di essere sfigato come avrai avuto modo di osservare.”
“Beh io preferisco i ragazzi normali… come te.”
Jon era un po’ scombussolato: quello era un complimento o cos’altro?
Ygritte continuò:
“Devo prenderle un regalo? Perché non ho la minima idea di cosa le possa piacere.”
“Tranquilla. Mio fratello mi ha immischiato in questa faccenda e la parte noiosa la sbrigherà lui. E per inciso: conosco Margaery da tre anni e neanche io saprei cosa comprarle. Te l’ho detto, non faccio parte della sua cerchia.” Ammise il ragazzo.
“Beh, allora mi consolo.” Disse ridendo, poi gli chiese: “Devo venire in abito lungo?”
Quella domanda lo mise un po' in imbarazzo perché non poteva certo dirle 'ehi potresti farlo perché sono curioso di sapere come stai con un vestito elegante!'. Sarebbe sembrato decisamente inappropriato, perciò si limitò a risponderle:
“Non lo so. Decidi tu.”
“Non fa niente, chiederò ad Arianne. ”
“Arianne Martell? Quella dell’ultimo anno?”
“Sì, proprio lei. È stata l’unica ragazza a non squadrarmi dall’alto in basso perché indossavo un paio di jeans. Ci ho scambiato due parole e sembra simpatica.”
“Bene…” Jon non sapeva come continuare la conversazione ma non aveva assolutamente intenzione di finirla, così disse: “Allora ci vediamo sabato?”
“Mi passi a prendere? Non ho idea di dove sia la villa dei Tyrell.” Disse sorridendo.
Che cretino! Era ovvio che non sapesse dove si svolgesse la festa.
“Sì, certo. Mi dai il tuo indirizzo?”
Ygritte si chinò su un pezzetto di carta, ci scribacchiò sopra e poi lo diede a Jon.
“Per le sette va bene?” Chiese lei.
“Certo, alle sette.” Rispose lui. “Allora ciao!”
“Ciao.”
Dopo averle parlato, Jon si rese conto di una cosa: quando erano insieme gli uragani negli occhi di Ygritte sparivano; era come se volesse perennemente proteggersi del mondo ma in quei momenti non ne sentisse il bisogno. Sembrava che con lui si sentisse al sicuro e sperava con tutto il cuore che quell’idea non fosse solo il frutto della sua immaginazione.
Note dell'autrice :3
Hola! Ecco qua un altro capitolo che spero vi piaccia. Di solito non spammo le canzoni da cui è tratto il titolo (lo farò solo in questo caso e pochi altri), ma questa la amo troppo: il titolo è What I believe ed è tratta dall'ultimo album degli Skillet. Se ne avete voglia ascoltatela perché è davvero meravigliosa. Ringrazio tutti quelli che hanno deciso che leggere la mia ff valga il loro tempo e ci vediamo al prossimo capitolo :D
Kisses -A_GleekOfHouseStark