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Autore: Giorgia_Farah    08/12/2014    1 recensioni
Alexia vive nel suo mondo fatato, insieme alla famiglia, un ragazzo che ama, degli amici stupendi. Ma il futuro le riserverà eventi al di là di ogni sua aspettativa: con l'arrivo di un fratellastro, un padre che non ha mai conosciuto, la sua vita cambierà. Un misto di avventure, pericoli, passioni, sogni infranti, battaglie e scontri, l'eterna storia di questa giovane vampira sarà un portale che vi porterà in un mondo mai conosciuto.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Alucard mi guidò fra le stanze di Redmoon: mi mostrò le stalle dei cavalli che si trovava ai due fianchi dell’enorme entrata del castelli, la cucina: si trovava al primo piano, era una ampio salone con un tavolo al centro, circondato da sedie dall’alto schienale, le pareti erano decorate con motivi floreali per richiamare la stagione solare, si intonavano bene con il pavimento in cui erano incastonate gemme d’ambra a forma di rose, la stanza degli specchi: una stanza rettangolare, piena di specchi di ogni genere e forma; per tre volle dovetti stare attenta a non sbattere contro uno di quelli. Era un bel labirinto d’illusionismo.

Poi entrammo nella stanza delle collezioni di armi che si trova al piano terra: animali impagliati facevano da guardi a spade, scudi, asce e altri armeggi che probabilmente usò mio padre durante gli anni freddi delle continue guerre, c’era perfino un elmo. In cima alle scale si trovava uno agli accessi alla torre circolare della biblioteca. Era uno spazio ampio e circolare, restai letteralmente affascinata da quel pozzo verticale tappezzato dai libri vecchi e nuovi. C’era profumo di pagine ingiallite, delle pergamene, di copertine di pelle, ecc.….tutta la storia di quel regno la potevi trovare in quelle pagine; Alucard mi spiegò che c’erano più di 200.000 libri in quella biblioteca.

Ogni tanto mi rispondeva prontamente alle domande che gli facevo su certi oggetti, o ritratti, o su alcune sculture dei piani bassi del castello, riconoscevo in lui molta intelligenza e prontezza, anche molta simpatia, e presto cominciai ad orientarmi fra i corridoi alti e infiniti del castello.

Alla fine ci imbattemmo, calmi e tranquilli,  davanti ad un porta di rame al termine d’un corridoio ai piani superiori.

“Questa è la parte che adoro del castello ’’, rispose prima di aprire la porta.

Entrai in una stanza circolare, le pareti fatte di ghiaccio eterno al suo eterno erano congelati piante con mille fiori, le sue radici percorrevano tutto il muro ghiacciato della stanza, i vasi erano gli unici a restare fuori dalle pareti ghiacciate. In alcune tratti delle mura glaciali erano incastonate pietre di ogni colore, il soffitto era aperto, ai bordi cadevano radici con ghirlande. Non capii in quale punto del castello ci trovammo. L’apertura del soffitto era abbastanza grande da far illuminare il centro della stanza dove la luce del sole ricadeva solo su due enormi sculture, l’altezza sarebbe stata di dieci uomini. Erano due troni di pietra, a destra era seduto un uomo possente, giovane, dall’aspetto bellissimo e misterioso anche se di pietra, vestito in modo regale sul capo una corona d’oro, ad essa erano incastonati piccoli diamanti grandi quanto un mio palmo; alla sua sinistra una donna bellissima dai capelli mossi e lunghi fino alla vita, ricadevano sulle spalle, indossava un abito lungo che gli copriva i piedi, sulla testa indossava un diadema come corona.

La pietra intorno ai due troni terminava come un cerchio, dove c’era un piccola sporgenza riempita d’acqua trasparente e pulita. Sull’acqua galleggiava ninfee e foglie di ninfea.

Rimasi letteralmente affascinata da quel posto, batteva di sicuro la bellezza della biblioteca, in tratti anche imbronciata per non potermi avvicinare a quelle due sculture. Dietro di me sentii la porta chiudersi, contemporaneamente Alucard apparve accanto a me, sicuro di quella oscurità: la luce del sole non lo avrebbe mai colpito: mano a mano che si sarebbe mossa anche noi ci saremmo allontanati.

“Chi sono?’’, chiesi. La mia voce riecheggiò fra le pareti della stanza fresca.

Alucard si avvicinò appena alla sporgenza d’acqua. Era orribile vederlo solo, avvicinarsi alla luce del sole. lo seguii, impaurita dal suo cammino calmo e lento.

“Audax e Iesha. I due sovrani leggendari di questa Terra’’, guardò le sculture con ammirazione, poi si girò verso di me. “Non sai di loro?’’

“Ehm…Ancora il nostro insegnante di storia non c’ha accennato della loro…leggenda. Sono esistiti davvero?’’

Alzò le spalle. “Altri dicono di sì, altri dicono che è solo frutto di un pazzo storico’’

“Ma tu credi che sia vero’’. Ritornammo ad ammirare le due possenti sculture.

“Sì, e dato che queste sculture sono qui dagli inizi della costruzione di Redmoon credo proprio che ci credesse anche il sovrano di questo posto ’’

“Ti occupi tu di questo luogo?’’

“Sì, è la stanza con cui apro il mio cuore’’

Lo guardai. “Raccontami della storia’’

Lo vidi rivolgermi un’occhiata svelta e poi iniziò a parlare. “Si dice che siano esistiti prima dell’Alto Medioevo. Appartenevano a due regni sempre in contrasto fra di loro. Erano entrambi principi, destinati ad essere nemici in eterno ’’

“Perché erano sempre in contrasto?’’

“Ognuno voleva dominare il regno dell’altro. Continuava ad esserci guerra, sempre più vittime, più trappole, fino a quando il principe Audax non arrivò di nascosto nel castello della principessa Iesha. Era il tempo di guerra e il castello era spesso minacciato da attacchi e da bombardamenti. I genitori della principessa da allora cercarono sempre di tenerla nascosta nelle segrete, senza prevederle di ogni necessità, mandando avanti di nascosto la sua educazione da futura regina. Il principe però riuscii a scoprire il suo nascondiglio, e durante un attacco della sua armata riuscii a scovare la principessa. Certo, sarebbe stato molto veloce chiudergli la bocca per non permetterle di gridare aiuto, ed infine ucciderla, se solo non fosse rimasto ammaliato dalla sua dolcezza e il suo fascino.

Anche la principessa Iesha, da parte sua, rimase invaghita dal bel principe, e riuscii a indicargli la strada per un uscita segreta attraverso le segrete, prima che i soldati del regno potessero trovarlo ed ucciderlo. Da quel giorno il principe Audax e la principessa Iesha si incontrarono ogni sera nello stesso passaggio segreto che gli aveva indicato al fanciulla.

Tutto sarebbe continuato con calma, ma i genitori dei due principi cominciarono a sospettare d’un cambiamento verso le maniere regali.

Una sera i genitori di Audax si presentato di proposito alla corte del re e la regina della fanciulla. Si consultarono, nei loro sguardi però c’era sempre cenni di ira verso i propri rivali, spiegarono il comportamento strano del proprio figlio facendo congiungere lo stesso al carattere della principessa Iesha. Facendo così, andarono nelle segrete dove la figlia alloggiava scoprendola con il proprio nemico. Non dico quale sorpresa si trovarono davanti, te lo puoi immaginare da sola. Cosa non puoi riservare a due fanciulli che si amano così follemente? Il loro amore era così forte, incessabile, che nessuno poteva spezzarlo. Il re di Iesha, disonorato dalla propria figlia, attaccò Audax e lo uccise. La principessa, sconvolta dalla morta del proprio amato, afferrò la spada del padre di Audax e si suicidò. In tal modo potevano insieme amarsi anche in un altro modo. La loro storia divenne leggenda, il loro amore e il sacrificio della ragazza si manifestò in ogni angolo della Terra, divenne un simbolo importante per tutti. Però nella terra non durò la pace dei due regni, che continuarono a spargere sangue in eterno ’’

“È…è una storia molto bella’’, balbettai. Finalmente mi voltai per guardalo, lui aveva già posato gli occhi su di me. “La storia è simile a Romeo e Giulietta’’.

“Per me forse è qualcosa di più bello ed intenso’’

Guardai la scultura di Iesha. “Deve essere stata molto coraggiosa per raggiungere Audax uccidendosi’’

“Sì, molto coraggiosa. E in più stimo molto Audax per non aver ucciso la ragazza, innamorandosi di lei, e tenere a lungo un segreto molto importante’’

Lo stomaco sussultò. “Come mai erano regni nemici?’’

“Un regno voleva diffondere il bene nella terra, l’altro regno voleva inondare il mondo di tristezza e dolore’’

“E come avrebbero fatto?’’

“Con i futuri eredi al trono. Iesha aveva il potere della vita e Audax quello della morte’’, mi guardò sorridendomi vittorioso.

Un tuffo al cuore, mi si chiuse la bocca dello stomaco e dimenticai per qualche secondo di respirai.

“Sorpresa, eh?’’, dal suo tono di voce sembrava volesse stuzzicarmi.

“Non ci sono parole. Ma…ma come…?’’. Veramente non riuscivo a trovare le parole.

“Come facciamo ad avere il loro potere?’’, mi anticipò lui. “Be’, ancora è un mistero. Ma io credo che sia una rincarnazione’’

Lo guardai accigliata, ancora immobile come una pietra dalla tale somiglianza dei nostri poteri con le due persone leggendarie.

“Vuoi dire che dopo tutti questi secoli…aspettavano solo noi due per donare il loro potere a noi?’’, la mia voce riuscivo a sentirla appena.

“Sì, tutto è possibile’’

“E noi che compito abbiamo? Mi sento…ridicola. Ormai ogni creatura del bene e del male vanno d’accordo, riescono a trovare un modo per riappacificarsi. Se penso solo che lei…Iesha mi ha donato il suo dono ancor prima di nascere, e sapere con esso posso fare solo piccole cose….Non so, ma non credo che sia una reincarnazione o cosa del genere. Kate mi ha detto che il potere rappresenta il carattere della persona, non è….una specie di reincarnazione’’. Per tutto il commento feci attenzione per non ridere. Insomma…era ridicolo.

Ora il viso di Alucard era serio. “Ognuno la pensi come vuole’’, e di nuovo silenzio.

“E tu credi alla reincarnazione’’

“Sì’’, la voce fredda, il suo viso non tradiva emozioni.

“In parte posso crederti perché sono uguali, ma in un’altra parte posso anche biasimare che tu ti stia sbagliando. Comunque, hai ragione tu: ognuno la pensi come vuole’’

E calò il silenzio. Rimasi a guardare Alucard, mentre lui guardava con devozione le due statue ferme illuminate dalla luce del sole. Passò così tanto tempo prima che iniziai ad orientarmi per tutta la stanza rettangolare, che la luce solare iniziò a spostarsi verso il portone. Ma Alucard non si muoveva, ormai incantato dalla bellezza dei due principi.

Andai alla perlustrazione del luogo. Mi avvicinai alla luce del sole, guardai il mio riflesso sull’acqua cristallina intorno all’enorme cerchio pietroso su cui erano incastonate le due statue. Mi avvicinai alle pareti di ghiaccio, toccai la consistenza simile a quella di un vetro, e ne osservai le piante al loro interno; allungando la vista, osservai oltre il ghiaccio liscio, oltre i cristalli microscopici, e vidi un fiore di rosa corallo sbocciare. Allora capii che orni radice e fiore immerso nelle mura fredde nasceva pian piano, assetandosi dell’acqua che li circondava. Dentro il ghiaccio eterno ogni cosa era viva, la natura eseguiva il suo circolo senza mai insecchendosi dal freddo. Era impressionante, innaturale, ma magico. Come se la magia dei due principi non si fosse mai spezzata, come se esistesse ancora lì: dentro quella stanza.

“Da quanto tempo tutto questo ghiaccio?’’, chiesi ad Alucard, quando me lo percepii accanto. Scontrai la mano con le dita pallide: non era così freddo come mi sarei aspettata da una lastra di ghiaccio.

“Da sempre. Anche le piante che vedi dentro le mura sono sempre state lì. Eppure non hanno mai smesso di crescere’’

“Ma se spezzassi un pezzo di questo ghiaccio…?’’

“La voragine che hai creato nelle mura in un attimo non la ritroverai più: è ghiaccio eterno. Come eterno è il loro amore’’, disse indicando le statue immobili, ci davano le spalle seduti sui loro troni.

La mia mano iniziò ad accarezzare il muro, mentre la mia vista era concentrata sullo sguardo del mio fratellastro, sentendone un leggero fastidio sulla piccola polvere di ghiaccio.

“Ma che cosa…?’’, non terminai la domanda che scavai leggermente per levare i piccoli cristalli che coprivano il muro liscio e fresco.

Nella consistenza liscia, i miei occhi notarono una incisione. Sembrava una parola, ma non riuscii a capirla, era quasi invisibile.

“Che cos’è?’’, chiesi guardando Alucard. Indicai il punto. Alucard si avvicinò per esaminare ma non restò sorpreso come me, era calmo. Sapeva.

“È soltanto impolverato. Soffiaci sopra’’

Lo guardi accigliata, pensavo che fosse impossibile levare quel velo di cristalli con un semplice soffio. Avrei desiderato essere il lupo nella fiaba “I tre porcellini”, oppure richiedere aiuto alla magia. Dopotutto, il consiglio di Alucard mi sembrava sincero. Ancora incerta soffiai contro la parete di ghiaccio. Anche un semplice soffio leggero tutta quella polvere ghiacciata cominciò a staccarsi nel punto in cui l’aria si scontrò contro di essa, e iniziò via via a liberare anche il resto delle pareti della stanza, cadendo leggermente come neve sul pavimento di pietra, trasformandosi poi in piccole goccioline d’acqua; congiungersi poco dopo con altre gocce, congelandosi formando cristalli grandi e piccoli, appoggiati al muro.

“Alucard, ma…’’, riuscivo solo a pronunciare il suo nome. Era di un incantesimo mozzafiato quel posto.

“È magia: l’unica risposta plausibile’’, mi sussurrò nell’orecchio.

Lo guardai affascinata, come se fosse stato anche lui uno di quei cristalli splendenti. Poi, liberata ormai dal suo sguardo ipnotico, ritornai alle incisioni introvabili nel ghiaccio.

“Ci sono lettere…sembrano frasi, ma non riesco a leggerle’’

“Allora illuminale’’, consigliò, un’altra volta calmo. Cominciava un po’ a darmi sui nervi la sua semplice calma. Come se fossi una ritardata o una nullità, in parte cominciavo a sentirmi così.

Soffiai dal palmo della mano, quando l’aria si scontrò nella pelle ne fuoriuscì mille lucine che si scontrarono sulla scrittura. Un attimo dopo tra le mura fecero capolino frasi, parole, rime illuminate da una luce argentava che allo stesso tempo illuminava l’oscurità della stanza; una luce abbastanza gradevole all’occhio d’un vampiro. Questa volta fu Alucard a rimanerci affascinato dal mio potere. Ma niente era al confronto della magia di quella stanza.

Mi avvicinai ancora una volta alle lettere. “Sono parole, frasi. Sembrano versi di poesie’’

Alucard fece un passo avanti. “Sono celebri poesie d‘amore di alcuni scrittori. Li ho incisi io’’

“L’hai incisi tu? Come?’’

“Ho dato una bella rastrellata a questo posto ’’, parlò con le labbra rigide per trattenere una risata.

Toccai le lettere dorate sul muro. “Perché?’’

“Volevo dare alla stanza un aspetto….diciamo: romantico’’, azzardò. “Leggile, se vuoi’’

Rimasi a guardarlo per un bel pezzo, avevo la strana sensazione che volesse incominciare da dove c’eravamo fermati la sera prima, ma poi mi abbandonai alla scrittura. Sentivo il suo sguardo addosso al mio viso.

 

“L’amore non da nulla fuorché se stesso                         

e non colle nulla se non da se stesso.

L’amore non possiede,

né vorrebbe essere posseduto poiché l’amore basta all’amore”

 

“Anima mia, respiro nel tuo respiro,

gioia e dolore nella tenebra del nostro destino.

Cuore con cuore,

leniamo l’arsura della passione con baci intensi, rubati, segreti

che dissetano le aride distese delle nostre vite.

Ti cerco, ti desidero come il bambino cerca la vita,

abbandono tra le tue braccia il mio corpo

e la mia anima nudi nell’intensità dell’amore”

 

“Desiderare un tuo bacio,

morire tra le tue labbra

e lì rinascere

in un’estasi di passione.

E lasciare il tuo cuore,

nel posto,

dal quale non andresti più via’’

 

“T’Amo dolce Amore mio.

T’Amo come il cielo bacia il mare,

t’amo come la terra ama il Sole,

t’amo come il vento accarezza la primavera,

t’amo inseguendoti in una corsa senza fine”

 

“Occhi di cielo,

occhi profondi in cui perdersi,

occhi che amano,

labbra morbide,

desiderose d’amore,

la passione di un bacio.

Essere perso senza averti accanto.

Amore sovrano,

ragione di vita”

 

E poi molte altre, più le leggevo più ne vivevo lo immagini le parole pronunciate dal vivo, era come un sogno, ed Alucard mi seguiva in quella camminata silenziosa. Le mie labbra pronunciavano le poesie che mano a mano leggevo in silenzio, lui sembrò sentirmi perché fiondò un secondo dopo lo sguardo sulla stessa poesia dove avevo posato gli occhi per prima.

“Devo dire che sono bellissime’’, dissi dopo aver finito di leggere. “E’ come se queste poesie le avessi scritte incise apposta per Iesha e Audax’’

“In parte lo sono ’’. Si mise accanto a me ed accarezzò una poesia accanto a quella che stavo leggendo io.

Sorrise spensierato. “Questa è la poesia che adoro di più”, la indicò.

“Leggi’’, ordinai curiosa.

“Luce e ombra, è questo amore mio.

Dolore e gioia,

sorriso e pianto.

È urlo, è bisbigli.

È lamento, è canto.

È brezza leggera di vento.

È sferzate violente.

È acqua chiara e fresca di ruscello.

È acqua putrida di stagno.

È un lieve bacio sulle labbra.

È un pugno violento allo stomaco.

È chiaro e scuro quest’amore mio,

mai lo cambierei per amore”

Ritornai a respirare. “Stai dicendo che l’amore può essere fatto sia di brutte situazioni che di bellissimi emozioni?’’

Sorrise compiaciuto. “Esatto’’, e poi rise. “Hai fatto la rima’’

Risi insieme a lui. “Si vede che la poesia mi ha preso la mano’’.

Lessi la poesia per altre tre volte, celando un sentimento che avrei desiderato liberare dal cuore. “Sai, forse diventerà anche la mia preferita’’.

Mi si avvicinò per accarezzarmi la guancia. “Tu sei la mia poesia preferita, Alexia, e ancora non te ne sei resa conto ’’

Sentii un pungo allo stomaco. “Co…come?’’, chiesi, a mezza voce.

I suoi occhi si accesero dopo un lungo momento di silenzio pesante, come se si fosse svegliato da un incantesimo. “Niente’’. E si allontanò da me.

Rimasi delusa dalla sua mossa, anche se non avrei mai dovuto, desiderando ancora la sua carezza. Come faceva? Era come se quella stanza riuscisse a liberare ogni nostra emozione più segreta.

“Guarda’’, dissi indicando un’altra poesia d’amore all’altezza della mia fronte. Pensavo di distrarre entrambi. “Questa sembra carina’’

“Sei la mia luce, sei la mia stella,

sei il mio cuore,

sei il mio respiro,

sei la mia vita.

Sei tutto per me perché io senza te

non posso vivere!”

“Già’’, rispose Alucard. Quando ritornai a guardarlo mi accorsi che non aveva mai smesso di guardarmi.

Dalle labbra mi spuntò un sorriso innocente. Volevo abbassare lo sguardo, anche se allo stesso tempo non volevo staccare gli occhi dal suo viso.

“Leggi questa’’, ordinò benevolo. Anche se indicò quella che mi sembrò la poesia giusta, non staccò gli occhi da me.

Ritornai a leggere, tutto per sfuggire dal suo sguardo.

“Acqua bollente scorre sul mio corpo freddo…

Che prende calore…fino a risvegliare tutti i sensi

….labbra turgide e rosee che si riscoprono vogliose

In un corpo che freme…alla ricerca della tua bocca’’

Mi allontanai dal muro nel momento stesso in cui una scossa elettrica mi percosse il corpo, ignorai la fitta dolora allo stomaco, ma ignorai a malapena la sacca piena delle farfalle. Lui intanto mi guardava sorpreso.

Non mi ero accorta che ormai la luce del soffitto iniziava a colorarsi l’oro. Il sole stava per tramontare e io reto avrei dovuto salutarlo. In parte la consapevolezza di lasciarlo mi stringeva il cuore, in un’altra parte non vedevo l’ora di uscire dalla stanza e riabbracciare i miei genitori.

“È…una poesia…molto bella’’, balbettai, cercando di apparire sincera.

Sorrise. “So a cosa stai pensando, non avere paura’’

“Ma io non ho paura’’, poi lo guardai con espressione interrogativo. “Che cosa ne sai tu dei miei pensieri?’’

“Ti conosco bene, sei parte di me’’

“No, non è vero’’

“Siamo fratellastri’’

“Ma non siamo i frutti degli stessi genitori. A parte uno’’

Sospirò. “Alexia, ti voglio bene. Cosa c’è di male?’’

“Niente. Anche io ti voglio bene’’. E tanto.

Si avvicinò di nuovo a me, accarezzandomi in seguito la guancia come un minuto fa. “So che stai pensando a ieri sera, prima che la luna diventasse rossa’’, incalzò.

Accidenti! Se qualcuno di voi ha un fratellastro abbastanza intelligente, il mio consiglio è di stargli lontano più preferibilmente possibile. Bastò solo sentire “luna rossa” che mi fece scaturire in me quella paura di molte ore fa.

Furbo. “Non sarebbe stato uno dei tuoi errori, vero?’’

Era sincero. ”No’’, anche la sua voce era sincera. Il suo sguardo non tradiva emozioni.

“E anche quello di un mese fa non era stato un errore’’

“No, non era stato un passo azzardato, ma…’’

“Sincero’’, lo interruppi io, la voce lieve. Solo lui poteva sentirla alla perfezione.

Si strinse nelle spalle. “Sì’’

Nello stesso istante mi accorsi che mi teneva stretta. Eravamo vicino alla vasca d’acqua, la luce del sole ormai aveva coperto la parte superiore del portone.

Esitai per qualche secondo. “Alucard….non si può’’, farfugliai, io stessa non riuscivo a capirmi.

Alzò un sopracciglio, un’espressione incomprensibile. “In che senso?’’

“Insomma….Io ho Louis’’

“E Louis sa capirti?’’

Che cosa voleva insinuare?. “Certo che mi capisce’’, allo stesso tempo non ero certa della mia risposta.

Mi guardò freddo. “Vedevo quando lo hai guardato nel momento prima che gettasse la biglia a terra. Gli ordinavi non cercare di attaccarmi e lui non ti aveva dato ascolto. Secondo te questo è capirsi in una coppia?’’

Lo guardai basita. “Tu….tu sapevi che avrebbe gettato la biglia davanti a te e non ti sei mosso? Tu capivi che saresti morto e non hai fatto niente?! Volevi che venissi io a salvarti!”, ruggii.

Era calmo, come poteva? Sorrise appena. “Sì, volevo vedere se eri abbastanza….coraggiosa da salvarmi’’

Gli sferrai uno schiaffo che riecheggiò per tutta la stanza.

“Come hai potuto!’’

Rimase con la testa girata verso sinistra, la potenza del mio schiaffo era stata abbastanza forte tanto quanto la rabbia. Allora gli diedi un pungo in pieno petto liberandomi dalla sua stretta facendolo cadere a terra. Strascinò nel pavimento freddo fino a sbattere la testa contro le pareti ghiacciate. Con mio malgrado non usai tanta violenza.

Mi avvicinai a lui con passi lenti e minacciosi. “STUPIDO IDIOTA! Ma come hai potuto?! Hai cercato di farti ammazzare?!’’, sputai fra i denti.

Lui era seduto e si massaggiava la testa. “In un certo senso…’’

Lo afferrai per un braccio e lo strinsi forte. “Imbecille, ma non ti è arrivata neanche una mezza idea di quello che ti sarebbe potuto succedere?’’

Sentii un rumore acuto provenire da una parte della stanza, ma non ci badai.

“Assolutamente’’, rispose calmo.

Odiavo il suo comportamento tranquillo. Che fastidio. Sembrava volesse deridermi.

“Volevi morire? Volevi che io perdessi un fratellastro che amo? Sei fuori di testa, che cavolo ti era venuto in mente?’’

“Un’idea praticamente ingegnosa, ma….’’

“E pericolosa’’, esclamai. Lo tirai su con la forza che usai nel suo braccio.

“Almeno non mi sarei più intromesso nella tua vita: è una cosa positiva. E quando tu saresti morta ti avrei di nuovo abbracciata’’

Un altro schiaffo. Alzò un sopracciglio. “ O forse no’’.

“A questo punto non ti voglio nemmeno all’Inferno se per caso c’andrò per quanti ne avrò ammazzati’’, digrignai i denti.

Rise divertito. “Ma tu hai ammazzato animali’’

Gli diedi una spinta che lo batté al pavimento. “Per me è come se avessi ammazzato umani!’’

Lui non rispose.

“Tu sei pazzo, pazzo se….Non trovo le parole, forse c’è qualcosa oltre la tua pazzia’’

“Non trovo pazzia migliore’’, rispose lui. “Senti…’’

Maledetto sempliciotto. “Già, forse hai ragione. Forse è Redmoon a farti rendere pazzo. Stai sempre intrappolato qui, un uccello in gabbia. Una volta tanto esci, ora ti sei fatto degli amici grazie a me, e allora perché non vai a fargli visita?Anzi, è meglio che ti trovi una ragazza prima che la solitudine ti faccia impazzire’’, dissi fra i denti, allontanai il suo viso che si era avvicinato troppo al mio e nell’indietreggiare inciampai sul mio stesso piede, cascai all’indietro con il sedere nella vasca. Schizzai le gocce anche allo smoking di Alucard, che assunse un espressione disgustata quando tra noi calò il silenzio.

Sollevò gli occhi disgustato e mi afferrò per un braccio per riportarmi con i piedi a terra. Ero zuppa dalla testa ai piedi.

“Puoi almeno guardare dove cammini?’’, mi rimproverò questa volta disgustato.

Gli lanciai un’occhiata in cagnesco. Ma lui non ci badò e a passi veloci mi allontanò dalle sculture giganti della stanza.

Mi liberai dalla stretta. “Lasciami’’

“Corri in camera mia’’, mi ordinò sprezzante.

Lo squadrai. “Non darmi ordini!’’.

“Buoi cambiarti oppure vuoi tornare a casa col raffreddore?’’, insistette lui.

Non osai controbattere, pensando a malavoglia che avesse ragione, mi incamminai veloce all’uscita. Ormai la luce del sole non illuminava la stanza di Iesha e Audax. Le sculture mi scrutavano nelle tenebre.

Prima di chiudermi la porta alle spalle, e Alucard era ancora là dentro, borbottai qualcosa come:

“Vai al Diavolo’’

“Un giorno c’andrò. E quel giorno sarà difficile per me raggiungerti’’, disse Alucard in lontananza. Naturalmente lo ignorai, chiudendo la porta violentemente.


Capitolo 11°, buona lettura, in questo capitolo Alucard dimostra pezzo per pezzo i sentimenti che prova per Alexia...buona lettura!

   
 
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