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Autore: Butterfly8    08/12/2014    4 recensioni
La mia storia inizia dodici anni dopo, all'incirca quando Betty dovrebbe avere quarant'anni.... Ho considerato che siano passati più o meno dodici anni dal matrimonio e non ho modificato la storia del sequel Ecomoda.Insomma l'ho pensata così.
E' una storia che si basa prevalentemente sull'interiorità dei personaggi e poi ... stravolgerò uno dei personaggi più inespressi e sufficientemente indagati della saga: Daniele Valencia. Buona lettura .... aspetto le vostre recensioni, critiche e suggerimenti
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Emozioni'
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Nei dodici anni trascorsi, avevano vissuto tanti momenti difficili, ma mai come quello che avevano dovuto affrontare di recente. La possibilità che Betty potesse morire non aveva mai sfiorato nessuno di loro e il fatto che essa si manifestasse così prepotentemente aveva lasciato tutti con il fiato spezzato in gola. Per fortuna, si era trattato solo di una grande, grandissima paura.
La sera in cui il piccolo Roberto aveva fatto i capricci fino al punto di lasciare sparse per la casa tutte le sue costruzioni, fino al punto di fare scivolare Betty a terra su un fianco, le aveva salvato la vita. Dopo era piena zeppa di lividi, ma così aveva potuto scoprire una pallina nel seno… All’iniziale terrore erano seguite visite specialistiche e la diagnosi. Era stata fortunata, un tumore preso molto molto in tempo. Armando era stato categorico, avrebbe dovuto curarsi negli Stati Uniti. Avrebbe dovuto sottoporsi ad un intervento per asportare il nodulo, fare altri esami, aspettare gli esiti e vedere cosa fare.
Betty ricordava quei giorni come molto confusi. L’unica cosa di cui aveva percezione netta era la presenza di Armando, sempre vicina a lei, e di Roberto e Margherita. Per evitare che i bambini potessero capire che qualcosa non andava, avevano deciso che Hermes e Giulia sarebbero rimasti con loro a Bogotà, mentre Roberto e Margherita sarebbero andati con Armando e Betty a New York. Per Giulia non era stato facile accettare di stare lontano da sua figlia in un momento tanto difficile e l’aveva affidata a Margherita con le lacrime agli occhi.
“Signora Margherita, lo so che Betty non è la donna che lei aveva scelto per suo figlio, so che in questi anni l’ha prima sopportata e poi accettata forse a malincuore ma se ha imparato a conoscerla sa che mia figlia ha agito come ha agito solo per amore. Ora vive un momento molto duro, la prego di starle vicino come una madre, visto che io non posso. Metta da parte definitivamente la sua diffidenza.”
“Giulia” aveva risposto Margherita “ è vero che io all’inizio non vedevo affatto bene la storia tra i nostri figli. Però col tempo mi sono ricreduta … ho visto con i miei occhi che Betty ha fatto e fa felice mio figlio. Non conta quello che pensavo io … mio figlio la ama e non è necessario che lei mi faccia alcuna raccomandazione. Betty fa parte della mia famiglia ormai da tempo, è la madre dei miei nipoti, non ho nessuna intenzione di lasciarla sola.”
Così erano partiti per New York. Armando faceva di tutto per tranquillizzare Betty, dicendo che le prospettive erano buone, che sarebbe guarita senza problemi, ma Betty in cuor suo sapeva che lui era terrorizzato quanto lei. Dei suoi tre giorni di ricovero, ricordava nettamente di averlo sempre a fianco. Aveva fatto un po’ di casino quando gli avevano detto che non sarebbe potuto restare accanto a lei, ma risolto quel disguido aveva passato tutto il tempo con lei, la sera prima dell’intervento aveva dormito con lei, il giorno dell’operazione l’aveva fatta riposare e poi la sera era tornato lì. Non l’aveva lasciata un attimo. Lo stesso Margherita … era stata una presenza più discreta di Armando ma non l’aveva lasciata sola … aveva passato molto tempo in stanza con lei ad accarezzarla e tranquillizzarla, quando Armando non c’era e poteva dare sfogo alla sua paura.
Quindici giorni dopo, quando erano ritornati per gli esiti delle analisi, Betty e Armando avevano pianto insieme allo scoprire che tutto era andato bene e che fortunatamente non erano necessarie altre cure. Betty avrebbe solo dovuto controllarsi ciclicamente ma i medici erano piuttosto ottimisti perché erano intervenuti piuttosto in tempo e perché dalle analisi genetiche era emerso che Betty non aveva il gene della recidiva. Potevano insomma tirare un sospiro di sollievo. E tornare alla loro vita.
 
Tre mesi dopo…
   
 
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