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Autore: Theredcrest    08/12/2014    2 recensioni
Il Varco è aperto. L'Inquisizione, formata dalle menti più brillanti del Thedas, combatte per liberare il mondo da un nemico che potrebbe rivelarsi impossibile da sconfiggere. Eppure, la speranza è ancora viva, riposta nelle mani dell'Inquisitore, dei suoi compagni e consiglieri. Ognuno di loro con le proprie esperienze. Ognuno con le proprie ferite.
Il Comandante Cullen è uno di loro. Segnato dal passato e dagli errori che lo tormentano, si concentra sull'Inquisizione per porvi rimedio e ritrovare una pace che non conosce da molti anni. Ma potrà mai farlo?
Attenzione: il testo contiene spoiler sulla trama del videogioco.
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Mentre si incamminava dalla torre giù per le scalinate, osservò il tramonto incombere nel cielo trasformando l'azzurro in una gradazione di gialli, rossi e rosa. Il sole, col suo bagliore accecante color sangue, catturò la sua vista mentre il vento gelido della montagna lo colpiva, trasportando fiocchi di neve fini come polvere per tutto il castello. Nonostante il tempo promettesse burrasca a breve, si fermò a guardarlo, meravigliato da quel panorama punteggiato solo di alture, abeti e cime innevate.
Poi tornarono la neve e il freddo, il clangore dell'armatura che l'aveva accompagnato ad ogni passo, ogni momento passato nelle retrovie a spingere i rifugiati ed i loro carri su per la montagna, con la spada in mano. Le cinque frecce infuocate che aveva lanciato nel cielo per indicare all'Inquisitore la fuga avvenuta e il terribile suono di una frana che, rombando, attraversava la valle dal quale erano ormai lontani.
Haven.
Con un sussulto, Cullen si riscosse. Ricacciò indietro i pensieri con forza e proseguì lungo le scalinate, dentro la biblioteca a piano terra e nel salone, giù fino al vasto giardino interno di Skyhold. In giro c'erano solo poche guardie di turno, notò con disappunto, e perfino i mercanti erano spariti. Che si fossero dati appuntamento altrove nelle mura? Se lo chiese, entrando nella taverna.
Era abituato al gelido abbraccio del metallo, ma accolse ugualmente con sollievo il calore quasi soffocante del luogo che gli penetrava nel naso e nella gola. Il brusio era così alto da impedirgli di seguire una qualsiasi conversazione, o voce, al di fuori di quella del menestrello che cantava e suonava canzoni sul fiero Eroe del Ferelden (o meglio, eroina, nonché Capitano dei Custodi Grigi, Regina e moglie dell'attuale Re Alistair). Il motivo di tanta agitazione era presto detto: Skyhold al completo o quasi era lì.
Una fitta e lunga tavolata occupava tutto il piano e, scommetteva, quelli superiori. Sul ripiano, tra braccia, busti e teste, facevano la loro apparizione ricche vettovaglie: arrosti di cervo e cinghiale, insalate di rape, patate e carote, zuppe di legumi, trote di lago cotte sulla pietra, pagnotte di grano ancora calde. Ce n'era per tutti i gusti.
«Comandante, si è unito al banchetto, vedo.» L'accento familiare di Cassandra apparve al suo fianco, assieme alla Cercatrice dal solito cipiglio severo. I capelli corti, eternamente spettinati, risaltavano gli affilati tratti natii di Nevarra. In una mano, teneva una manciata di caldarroste fumanti, il cui tipico odore gli pizzicava le narici. Le sue preferite. «Vuole?»
Ne prese una senza una parola, iniziando a sbucciarla con notevole concentrazione.
«Come mai questa festicciola?» le chiese, nascondendo il turbamento dietro la meticolosità col quale sbucciava il guscio alla castagna.
«Leliana ha proposto di risollevare gli animi delle truppe, dopo Haven. Il morale era basso, e l'Inquisitore ha trovato l'avviso... interessante.»
«Non è un po' troppo presto?» chiese, memore dell'attacco durante i piccoli festeggiamenti di Haven. «Se i templari rossi dovessero tornare alla carica-»
«Allora moriremo allegri» lo interruppe un'altra voce. Varric gli passò davanti, fermandosi vicino al caminetto a spolpare lentamente una coscia, guardando le persone all'interno ma rivolgendosi a lui. «Biondino, non ti preoccupare troppo. Domani torneranno al lavoro, ma stasera lasciali godere della cena. Ne hanno avuto abbastanza per questi giorni.»
Cullen grugnì, non proprio soddisfatto, ma Cassandra intervenne di nuovo.
«Stavolta il nano ha ragione» si lanciarono un'occhiata, lei e l'altro, che sottolineava la tensione che c'era tra loro. La Cercatrice non era mai stata particolarmente ben disposta verso Varric. «Godiamoci la serata, è il meglio che possiamo fare, adesso.»
«Per le sacre ceneri di Andraste! Vi siete messi d'accordo in via del tutto eccezionale?» il Capitano li guardò, con un vago accenno di ilarità. «Due ore fa stavate per prendervi a pugni e ora addirittura concordate?»
Cassandra rise, una risata breve e secca, ma cordiale. Varric fece spallucce.
«Sai che qualcuno a Skyhold ha il vizio di trovarsi sempre nel posto sbagliato, al momento giusto.»
Cullen lo guardò interrogativamente e in quel momento uno scroscio di applausi riempì la stanza. Si voltarono tutti, sorpresi, e videro al bancone un uomo. Cullen lo riconobbe, era uno degli schiavi che l'Inquisitore e il suo gruppo di perlustrazione formato da Dorian, Varric e Blackwall avevano salvato dalle cave di Emprise du Lion, venduti dal Quartiermastro cittadino per scavare nelle cave di lyrium rosso. Nonostante molti fossero tornati alle famiglie, alcuni di loro avevano deciso di restare e dare una mano all'Inquisizione per avergli salvato la vita.
Ael, questo il suo nome, era tra quelli. Si occupava della ricostruzione delle ali del castello danneggiate. In quel momento stava poggiato al banco con una pinta di birra in una mano e l'altra a coprire gli occhi, le spalle che si muovevano appena. Stava singhiozzando.
«È la prima volta dopo sette anni» lo sentì dire nel silenzio calato sulla sala, la voce rotta dal pianto e dall'emozione «la prima volta che riesco a pagare qualcosa col mio salario». Rosso in viso, continuò a piangere, mentre gli ospiti si sollevavano di nuovo in applausi e schiamazzi.
«Visto?» Commentò Varric, soddisfatto, prima di infilarsi un pezzo di pollo in bocca. «Quel povero diavolo ne aveva proprio bisogno.»
Cullen non poté fare a meno di sorridere, non meno timoroso, ma rincuorato dalla vista. Dalla perdita del vecchio avamposto un'ombra scura e strisciante si era estesa di animo in animo, facendo a pezzi i sogni e le speranze che tutti nutrivano nell'Inquisizione. Dopo aver richiuso la frattura nel cielo creata da Corypheus, il Varco da cui spiriti vagabondi e demoni erano passati, l'Araldo era diventata il loro simbolo: la manifestazione della volontà del Creatore e l'unica persona in grado di guidarli come capo dell'Inquisizione, che lei lo volesse oppure no. Non l'aveva mai sentita lamentarsi del ruolo, ma il Comandante non era del tutto convinto la cosa la lasciasse indifferente, per quanto poco la conoscesse.
Poi, dopo la fuga, l'avevano persa. Ricordava di aver perso un battito quando la valanga era caduta su Haven, provocata dall'Inquisitrice stessa in modo da coprire le loro tracce e, con un po' di fortuna, eliminare la maggioranza delle forze di Corypheus. In quel momento si erano fermati tutti a guardare da lontano, mentre la neve scendeva con un rombo. E le sue gambe, immerse in poco meno di un metro di neve, erano state sul punto di cedere. Come quelle di molti altri.
Aveva sentito i pianti. I disperati, crollare sulle loro ginocchia e pregare che il Creatore avesse pietà di loro. Era stato lui stesso, assieme agli altri soldati e a Cassandra, a scrollarli dalla loro cecità per portarli al sicuro. Il Varco era stato ormai chiuso ma in quei momenti, se ne era aperto un secondo. Nei loro cuori.
Accettò l'altra castagna che la Cercatrice gli porgeva, avvicinandosi al fuoco. Adesso poteva distinguere i rumorosi commenti del Toro di Ferro, l'enorme mercenario Qunari che avevano assunto, riunito ai tavoli superiori a bere con la sua truppa. Sera, sempre al secondo piano, cantava sgraziata le canzoni del menestrello come solo un'elfa ribelle sapeva fare: probabilmente stava giocando a carte con Blackwall nel tentativo di lasciarlo in calzoni, perché stonava così tremendamente solo durante le partite. Per distrarre gli avversari, ovviamente.
Dorian passeggiava per il primo piano, diffondendo sorrisetti guizzanti e battute argute ovunque potesse. Spesso evitava Blackwall, che in qualità di Custode Grigio aveva sempre da lamentarsi di lui e del suo essere un mago del Tevinter, una nazione dove la magia era considerata libera da praticare. Sentì l'odore della sua costosa colonia a metri di distanza, ancora prima si avvicinasse a loro, approcciandosi a Varric.
«Non la trovi una meravigliosa festa, nano?» sorrise affabile, ma con quel tono che oscillava tra il sarcasmo e il cinismo. Si fermò accanto al camino, poggiando un gomito al lucido legno della mensola, nella mano un bicchiere di vino caldo dal profumo speziato che si passò sotto il naso, inspirando profondamente. «Meravigliosa, come il nostro custode che, oltre ai calzoni, perde ogni dignità. Chissà quando perderà anche gli occhi» commentò, facendo volteggiare leggermente il liquido nel calice di vetro. «così forse ci libererà dalle sue antiquate prospettive da barbaro.»
Varric sprofondò in una bassa risata, mentre Cullen osservava, con un sopracciglio alzato, il mago. Dorian era un giovane carismatico e promettente, dalla particolare astuzia: aveva rifiutato il posto di suo padre nel Magisterum, il principale centro di potere del Tevinter, e all'ambizione aveva preferito l'Inquisizione, laddove poteva davvero aiutare. Non condivideva le visioni del suo popolo e stava cercando di cambiare qualcosa coi fatti, e non solo con le vuote parole con cui la sua gente era abituata a giocare, in una danza politica antiquata e violenta. Aveva del potenziale, doveva ammetterlo.
«Elegantone» il nano scosse la testa. «Lascialo stare. Sai come il nostro custode diventa scorbutico davanti a quelli del Tevinter: gli antichi Magister sono entrati nella Dorata Città, l'hanno corrotta provocando il Flagello, eccetera eccetera. Causa ed effetto.»
«Terribili, eclatanti favole per sciocchi» commentò duramente il giovane.
«Non proprio favole» rispose Varric. «Vorrei ricordarti che abbiamo un antico Magister in libertà, Corypheus. Che sta minacciando di distruggere il Thedas e il mondo intero.»
«È un prole oscura!» si sentì ribattere prontamente dal mago. «Di quel tipo tremendamente infausto e spiacevole. Non che gli altri prole oscura lo siano meno, trascurando la bruttezza, l'incapacità di intavolare discussioni compiute e, ovviamente, il sangue velenoso. Qualità troppo comuni, potrebbero mettergli una maschera e verrebbero confusi per perfetti Orlesiani.»
Dorian si produsse in un sorriso affettato, di chi sapeva perfettamente il fatto suo. E sebbene il Capitano non apprezzasse particolarmente quei lunghi eloqui caustici, riconosceva che senza di lui ci sarebbero stati grossi problemi, a quest'ora. Il suo intervento provvidenziale aveva salvato l'Inquisitrice dal maestro di Dorian, Alexius, che aveva mandato entrambi a fare un incredibile, e alquanto improbabile, scampagnata nel futuro peggiore di tutti i tempi. "Non esattamente il tipo di viaggio più piacevole" l'aveva definito il mago. "Demoni, demoni, demoni ovunque. Ah, e l'Oblio che divora il Thedas. Nulla di ingestibile, a quanto pare."
Quello che ne avevano ricavato era servito a pianificare e anticipare l'avanzata di Corypheus, consi del fatto determinati accadimenti potessero contaminare irrimediabilmente il loro presente. Ma ora almeno sapevano cosa voleva. E al tavolo del Concilio di Guerra non c'era giorno che non passassero cercando di prevedere i suoi prossimi obbiettivi, lui, Leliana e Josephine.
«Non mi sembra il momento di parlarne» intervenì Cassandra, sbocconcellando un'altra delle castagne ormai fredde. Cullen annuì, ringraziandola mentalmente.
«Ha ragione Cassandra. Meglio goderci la festa» aggiunse.
«Oh, questo, indubbiamente.» Dorian sollevò il bicchiere, guardando i commensali che rimasero un secondo in silenzio. «Ora cosa avete da guardarmi? Procuratevi un bicchiere di qualche intruglio alcolico e bevete, per la carità! Non si metterà nelle vostre mani da solo!»
Provvidenzialmente, passò la cameriera, distribuendo birre di luppolo e grano fermentato.
«O forse si» rispose Cullen, prendendo la sua con un ghigno e aiutando gli altri a rifornirsi.
«Come volete» sbuffò Dorian, con il braccio ancora alto. «A cosa brindiamo?»
«A Skyhold?» propose Varric.
«Forse dovremmo brindare all'Inquisizione» contestò Cassandra. «Tutto questo non sarebbe mai esistito senza...»
«...senza l'Inquisitore» intervenì Cullen, osservandoli. «Noi abbiamo fondato l'Inquisizione, Cassandra. Voi, tu e Leliana. Ma senza una guida non saremmo qua, ora.»
«E ne sentiremmo la mancanza» commentò a voce bassa e incolore Dorian, osservando il vino nel calice. Varric annuì, e alzò il proprio bicchiere.
«Allora, all'Inquisitrice. A Kass.» Gli altri annuirono.
«All'Inquisitrice!»
Allo schioccare di vetro su vetro, bevvero all'unisono. Poi si sentì un colpo sul ferro, un rumore acquoso e uno splash di modeste dimensioni. Lo sguardo del gruppetto si fermò sul Capitano, silenziosamente: ci fu un reciproco scambio di sguardi preoccupati, un paio di bocche tappate e perfino due occhi a palla. Poi, qualcuno nella figura dell'Inquisitore in persona, scoppiò a ridere alle spalle di Cullen... e assieme a lei, gli altri. E i soldati. E la sala.
Li guardò in cagnesco e infelicemente, uno ad uno. L'Inquisitore era passato rifilandogli una gomitata nella schiena di soppiatto, con come prodotto una doccia di birra improvvisa, una tunica bagnata da capo a piedi e un'armatura da oliare nuovamente il giorno dopo. Tuttavia, quando Kassandre si fece spazio ridendo con loro, il Capitano perse parte della durezza: incrociò le braccia, la guardò in cagnesco in modo talmente esagerato da essere palesemente finto e a sua volta scoppiò in una risata, lasciandosi trascinare dalla leggerezza nell'aria per un istante. Cosa non facile per, come lo chiamava Varric, "Mister Perfettino", e talmente apprezzata che a Dorian brillavano quasi gli occhi. Un soldato passò a rifornirlo di un bicchiere pieno al posto di quello vuoto, dandogli pacche sulle spalle. Apprezzò e ne chiese un altro, offrendo il primo all'Inquisitore.
«A lei, signorina» disse senza perdere il solito aplomb, tirandosi indietro i capelli intrisi di birra sulla fronte con un sorriso. «Stavamo giusto brindando alla nostra...» ridacchiò «...guida?»
«Io aggiungerei 'Disgraziata' al filo del discorso, se fossi in voi, Capitano» intervenne Dorian, suscitando l'ilarità dei presenti.
«Ci stavamo giusto chiedendo dov'eri finita!» le disse Varric, con un sorriso. «O meglio, ce lo saremmo chiesti dopo. Il tempo di dare a Mister Perfettino un'asciugata.»
«Mhm.» L'Inquisitore mugugnò, sorbendo lo spesso stato di schiuma dal bicchiere. «Avevo un po' di lavoro da fare, qui e là. Documenti da rilegare, persone a cui parlare, trattenere Josephine dal brandire il suo leggio contro il sommelier in ritardo...»
«Tutto molto inquisitoriale, Inquisitore» Dorian sollevò l'angolo della bocca in un sorrisetto volpino, socchiudendo leggermente un occhio. La sua presenza lo rendeva sempre, anche se non percettibilmente, entusiasta. «Ed è stato così squisito sentirvi ansimare da fuori mentre» con le dita imitò il segno di due gambe che camminano, mentre l'Inquisitore arrossiva violentemente, attirandosi tutti gli sguardi addosso per un istante «sgambettavate su dalla finestra della camera di Sera, scambiandola per la porta.»
Cullen la guardò, sorpreso. In effetti, sembrava si stesse trattenendo dal mostrare un certo affanno.
«E forse non era l'unica, vero?» Dorian le fece l'occhiolino, senza aspettare una risposta. «Ah-ah, come siete prevedibile, mia cara!»
«Uh, questa si che è interessante, Elegantone. Potrei metterla in un libro... o nel prossimo capitolo di Spade e Scudi.» Varric guardò una speranzosa Cassandra, illuminatasi nel sentirlo: pochi sapevano quanto alla Cercatrice piacessero i suoi libri, specialmente quella sotto-serie romantica di cattivissimo gusto.
«Varric!» l'entusiasmo di Cassandra si spense presto, e puntò un dito in sua direzione, minacciosa. «Tu, piccolo-»
«Suvvia, niente scaramucce!» intervenne l'Inquisitore, riprendendo il suo solito rigore e mettendosi tra loro. Sollevò il bicchiere. «La festa di stasera è per bere e divertirci: niente botte e niente risse. Soprattutto voi due». Guardò con serietà entrambi, prima di esibirsi in un ghigno feroce. «A meno non vogliate darvele col Toro».
«Per il Creatore, neanche per sogno!»
«A meno tu non voglia una Cercatrice a letto con le ossa rotte» ridacchiò Varric.
Molti ricordavano ancora di aver visto Cassandra prendere a randellate il Toro di Ferro, senza che costui facesse una piega. Gliel'aveva chiesto lui. "Semplicemente impressionante", pensò il Comandante.
L'Inquisitore si diresse al suo fianco, sorseggiando birra a lunghi intervalli. Quando finì, si pulì uno sbuffo di schiuma sopra il labbro, ridendo.
«Peccato, sarebbe stato divertente! Cassandra e Varric a gambe all'aria... eccola una scena da mettere in un libro!» Diede una leggera gomitata a Cullen. «Non pensi, Comandante?»
Cullen stava per rispondere quando uno scroscio d'acqua, il secondo della serata, zittì il gruppo e la sala. Stavolta, al centro di una bella pozza, c'era l'Inquisitrice zuppa da cima a fondo.
«Questo è per le tue impronte di fango sui tappeti! E sulla finestra!»
«Sera» commentò Kassandre, guardando l'elfa ritirarsi dal piano superiore con un catino ormai vuoto.
«Io la uccido.»
 

Ed ecco il secondo capitolo della storia che, dalle aspettative, fa intuire *non* sarà affatto breve x°D Ah, il dono della sintesi!
Ancora una volta mi scuso degli eventuali refusi che ci possono essere, non me ne vogliate ma il tempo è poco *sigh* per il resto, che caratterino il nostro Inquisitore, eh?
Per nulla togliere al nostro Comandante che vedrete in momenti ben peggiori di un solo "bagnato da capo a piedi"! (nessun riferimento a virili scene di pettorali guizzanti è direttamente o indirettamente voluto... credo? *sbava*)
Detto questo, vi lascio all'attesa del terzo capitolo per cui cercherò di fare uno sforzo in più, magari correggendolo seriamente x°D
A presto e buona lettura!
 
  
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