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Autore: BlackFallenAngel    08/12/2014    0 recensioni
Alicia e Liz, si incontrano grazie alla musica, fondendosi l'una all'altra, formando un potente legame.
Una forza misteriosa irromperà nelle loro vite e una più forte le porterà a dividersi, ma sarà abbastanza per dividerle?
Buona lettura.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Giorno di prigionia numero 5

Non esco più di casa ormai da un tempo che sembra infinito... Ho iniziato a scrivere per passare il tempo. Scrivo di quello che vorrei fare, di quello che penso del futuro che mi aspetta, ma sopratutto scrivo di Liz: immagino una vita con lei, felice, ma è tutta finzione...

Cosa penserá di me?

Dopo quel giorno sono sparita, non ha avuto più notizie di me...

Sa dove abito quindi poteva venire a chiarire il tutto...

Ma non lo ha fatto si vede che non gli importavo più di tanto....

Giorno di prigionia 7

Tra mezz'ora esco per andare per la prima volta dall'oncologo, nei giorni scorsi sono stata ancora male, inoltre non mi ricordo molto di quello che ho fatto... Ma secondo questo diario sono svenuta un paio di volte. Non sono preoccupata di quello che potrebbe succedere, anvhe perchè non ci voglio pensare, non voglio pensare che dentro di me ci sia un demone che mi uccide lentamente, che vince la battaglia contro di me, che mi distrugge e mi toglie la possibilitá di continuare la mia vita...

Salgo in macchina, mio padre accanto a me mi sprona a stare tranquilla.

Torturo la fine della maglia allargandola e contorcendola tra le dita.

Sudo freddo quando il dottore mi chiama per entrare nella stanza...

Entro da sola, mi siedo faccia a faccia con lui.

"Buongiorno signorina Blackheart, come si sente?"

"Non mi posso lamentare, allora procediamo?"

"Certo, non c'è nessuna fretta, prima però dovrei farti qualche domanda di routine, ti dispiace?"

"No, faccia pure il suo dovere..."

"Hai qualche allergia?"

"No"

"Hai svolto gli esami del sangue?"

"Si, li dovrebbe avere"

"Soffri di claustrofobia?"

"Si, perchè?"

"Niente, è per sapere che procedura devo usare visto che il macchinario, nel tuo caso, potrebbe procurarti un attacco..."

"Fantastico!" dico sarcasticamente suscitando una risata al medico

"Ora ti spiegherò come funziona in breve: ti togli qualsiasi cosa di metallico che potrebe fare interferenza, poi ti sdrai sul lettino e quando sei pronta me lo dici, ok?"

"Ok"

Tolgo gli orecchini e gli anelli appoggiandoli in un contenitore sulla scrivania, slego i capelli lasciandoli cadere sulle spalle, e dopo essermi seduta sul lettino do l'ok al dottore...

"Perfetto, vicino alla tua mano, ci sará un pulsante che in caso tu ti senta male o avrai un attacco, puoi premere così interrompendo l'esame... Esso può durare circa dieci minuti, e durante esso ti potrei chiedere di non deglutire o di trattenere il respiro, tramite una lucina rossa, per osservare meglio alcune parti del tuo corpo ti dovrò anche iniettare il liquido di contrasto... hai capito tutto?"

"Si"

Perfetto anche qui aghi, non aspettavo altro!?

"Ok, ora io entrerò nella stanza dietro quel vetro e ti farò entrare nel meccanismo, una volta dentro l'esame inizierá, ti avverto che potrai avere molto caldo, quindi tieni duro, ah ti consiglio di chiudere gli occhi, così ti distrarrai dal fatto di essere li dentro..."

Mi sdraio sul lettino, per ora tutto ok.

Si incomincia a muovere sotto di me, entrando in una cabina che mi circonda completamemte.

Seguo il suo consiglio quasi automaticamente dopo essere entrata, e stringo nella mia mano il pulsante antipanico...

Il buio mi avvolge, sono da sola con i miei pensieri, e i rumori del macchinario che analizzano centimetro per centimetro le mie interiora malate, si intensificano sempre di più.

Si accende una spia rossa sopra di me, smetto di respirare, per me è normale, riesco facilmente a farlo. Un rumore più forte del precedente mi avvolge come le braccia di mio padre prima di entrare in sala. Non sento nient'altro... Si spegne la luce rossa, prendo fiato, il macchinario smette di fare rumore, il lettino esce a scatti e io finalmente sono libera.

Il dottore rientra, mi comunica che a breve verrò chiamata di nuovo per sapere l'esito di questa lunga e stancante giornata.

Giorno di prigionia numero 9

Mio padre si affaccia alla porta della mia stanza e mi incita a vestirmi per andare alla seconda visita dall'oncologo, oggi saprò l'esito degli esami...

Mi vesto alla carlona come direbbe mia nonna, pescando indumenti a casaccio dall'armadio e mettendomeli roboticamente addosso.

Mi trascino con fatica all'auto, si mette in movimento.

Dal finestrino vedo una figura snella, capelli lisci e corti. Liz.

Mio padre si ferma sul ciglio della strada dopo aver fatto solo qualche metro da casa, abbassa il finestrino e la saluta cordialmente, porgendogli un sorriso che non gli avevo mai visto...

Tu ti chiederai perchè non le parlo... È perchè non voglio, o almeno, non posso... La paura mi blocca, il timore di non vederla più, anche se vorrei spiegargli tutto...

Mio padre scende dall'auto per parlarle, credo stia parlando lui da parte mia, credo che ora lei capirá...

"Oh... Capisco, se ha bisogno... Non esiti a chiamarmi... Per qualsiasi motivo..." ecco quello che sento prima che mio padre rientri in macchina e prima che lei mi saluti facendomi scogliere con un suo sguardo. Lo stesso sguardo di cui ho scritto, lo stesso sguardo che ho sognato di rivedere per molto tempo...

Ci mettiamo poco per arrivare di nuovo allo studio del medico.

L'attesa è lunga... Finchè il barbuto esce e ci invita ad entrare.

Non ha una bella cera... Ha la faccia di uno che è stato sveglio per tutta la notte, rimuginando sul passato...

Ci fa accomodare, ogni minuto sembra interminabile, finalmente inizia a parlare...

"Signor e Signorina Blackheart, ho il risulato della TAC... E non ha evidenziato nulla di strano..." tirammo un sospiro di sollievo

"Ma ti prescrivo un esame del sangue alla settimana" grugnisco, ma lo fanno per il mio bene, quindi non mi potrò opporre neanche per sogno.

Esco "soddisfatta" dallo studio.

Ripercorriamo la strada dell'andata a ritroso fino a ritrovarmi nella mia stanza.

Esco dalla camera raggiungendo le scale per andare in giardino, sto per mettere un piede sul gradino inferiore, quando una macchia nera mi offusca la vista per qualche secondo...

Afferro d'istinto il corrimando, tenendomi saldamente ad esso.

La vista torna alla sua normalitá, l'altro piede raggiunge il fratello, il sinistro scappa dal destro procedendo nella discesa, una vampata di calore mi pervade, tutto si fa sfuocato, la mia mano perde la presa, il mio corpo cade. Continua a cadere senza peso, senza consapevolezza, senza protezione.

Di nuovo nel letto di un ospedale... Mio padre accanto a me, sveglio, vigile, attento che non mi succeda nulla.

"Ehi tesoro, come ti senti?"

"Come un uovo sbattuto... Ma cosa mi è successo?"

"Hai perso l'equilibrio mentre scendevi le scale..."

"Oh, ehm i medici cosa dicono?"

"Tesoro..."

"Si papá?"

"I medici... hanno confuso il risultato della tua TAC con quello di un'altro paziente... Hanno detto che la Tac ha evidenziato una massa tumorale a livello cerebrale, di preciso nella zona del cervelletto... "

"È curabile?"

"Credo di si tesoro"

"Pa chiamami il medico,voglio parlargli"

Mio padre esce dalla stanza e io rimango da sola, con la mia malattia, i miei problemi, aspettamdo che la soluzione entri dalla porta.

Il dottore entra e al suo seguito anche mio padre.

"Pa puoi uscire? Voglio parlare da sola con il dottore"

"No tesoro qualsiasi cosa tu gli voglia dire io la ascolterò"

"Pa, dimmi, quamti anni ho?"

"Ormai diciannove tesoro"

"Ecco, non credi allora che io sia abbastanza grande per decidere della mia vita?"

"Bhe ecco... Non so che dire... Ma credo di si... Però non fare cavolate..."

Mio padre esce e io bloccandolo gli dico: "Pa, ti voglio bene"poi lui procede nel suo cammino lascando definitivamente la stanza.

"Allora, dottore, si può curare?"

"Si, ma ci vuole molto tempo..."

"Volevo chiederle cosa succederebbe se io rifiutassi di sottopormi alle cure"

"Bhe per prima cosa cercherei di farti ragionare, poi se non riuscissi nel mio intento, cercheremo di stabilire quanto..."

"...quanto mi resta da vivere"

"Esatto... Ma perchè me lo chiedi? Hai forse deciso di non sottoporti alle cure?"

"Si"

"E perchè?"

"Perchè l'unica persona a cui tenevo se ne andata, perchè se lei non c'è più io non ho nessuna ragione per rimanere in vita..."

"Ma hai una vita ancora lunga davanti a te! E gli amori entreranno e usciranno dalla tua vita in continuazione..."

"Ho deciso così, punto e basta"

Il medico sospira, so che non riuscirò a convincerlo con facilità.

"E va bene... Come hai detto tu sei abbastqnza grande per prendere le tue decisioni..."

"Dottore, ora cosa succederá?"

"Cercherò di stabilire... Quanto tempo ti resta..."

"... Da vivere" conludo la sua frase e poi lo faccio proseguire

"Poi ti manderemo a casa, dove potrai convivere con la malattia giorno per giorno..."

"Potrò vivere normalmente anche essendo malata?"

"Si certo..."

"Bene allora, ci vediamo al prossimo controllo, dottore"

Lo congedo, e dopo aver fatto una cena sileziosa con mio padre in ospedale, mi addormento inconsapevole di quello che mi aspettava...

   
 
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