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Autore: CenereSpada5435    08/12/2014    1 recensioni
cosa sarebbe successo se... beh
dal testo: -Il capitano ci ha appena lasciato, e siamo qui al suo funerale... mi sento un po’ responsabile della sua morte, ma ho fatto le sue ultime volontà,-
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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III
 
 
Come risposta ottengo solo il silenzio e qualche sguardo di compiacimento... capisco che non sono di quegli sguardi come per dire “mi dispiace ma nonostante tutto tu abbia tentato di salvarla non ce l’ha fatta” e tiro un lungo sospiro di sollievo... preferisco l’idea che lei sia salva e che per un qualche motivo mi eviti, ed è proprio quello lo sguardo, lo sguardo che parla e ti dice “ so che hai bisogno di lei come l’aria ma lei non è qui e non c’è mai stata”.
La testa comincia a girarmi ed il dolore comincia ad essere troppo intenso per fingere... il dottore mi ordina di sdraiarmi e mi fa un iniezione
-Ecco ora il dolore dovrebbe cominciare a placarsi e lei dovrebbe prendere sonno... davvero è stato fortunato signor Castle, la sua corporatura e la tonicità del muscolo cardiaco ha fatto si che, nonostante l’emorragia, l’arresto cardiaco ed il quasi collasso polmonare grazie all’aiuto di una massiccia dose di morfina si sia ripreso con molta rapidità... ma come vede è solo una mera illusione temporanea. Con il suo scherzetto si poteva giocare la vita. Menomale che la parete arteriosa ha retto alle sollecitazioni! Di sicuro, con un giusto dosaggio di medicinali e la fisioterapia  si rimetterà in un mesetto... forse meno.
dice con un’espressione sollevata stampata sul bianco e provato viso per poi subito dopo congedarsi ed allontanarsi dalla stanza.
Lo vedo chiudersi la porta dietro di se e rivolgo di nuovo il mio sguardo verso la mia famiglia e con un sorriso
-Sto bene, non preoccupatevi. Piuttosto abbiate pietà per tutto il tempo che dovrò restare qui o comunque in condizioni anormali in cui mi annoierò a morte!
passando dalla faccia felice ad una rassegnata alla reale situazione in cui il mio corpo si ritrova... subito dopo riprendo vigore e a quanto pare anche sonno, le palpebre cominciano a farsi pesanti e la testa altrettanto... sento i suoni farsi più ovattati e le luci più sfumate.
-Prima che mi rimetta a dormire datemi un bacio e poi andate a fare un po’ di shopping-scaccia-pensieri; io qui ho ben poco da raccontare per ora
dico loro mentre la mia “zucca” mi tiene la mano sinistra... a dire il vero in modo strano... perché solo le dita? mi rimetto a sedere di scatto e mi osservo la mano bendata, la porto davanti al viso e la fisso mentre la avvicino e allontano dagli occhi ruotandola per poter avere una visione completa del palmo e del dorso... appurando che all’apparenza esteriormente fosse tutto apposto, dato  che non avevo notato macchie di sangue o altro, comincio a stringerla e distenderla, come se in mano avessi una pallina antistress, e noto che non riesco a chiuderla completamente.
La stanchezza non mi permette di fare altro che dare un bacio alla mia bambina, uno a mia madre e sdraiarmi di nuovo sul letto pensando a quel nuovo dettaglio.
Mi addormento mentre ancora il caldo sole abbraccia la facciata dell’edificio.
Uno sparo: il cuore, il polmone, la mano... la luce... i suoi occhi... il caldo... la sua voce. il buio.
Mi sveglio di soprassalto, il buio ancora mi circonda e cerco disperatamente una qualche fonte di luce, struscio le mani sulla parete insistentemente alla ricerca di quella necessità, ansimo sempre più mentre comincio a sudare e a respirare con più fatica... la porta si spalanca e mi slancio dal letto, in un balzo che non avrei mai pensato di fare in quelle condizioni, corro nel corridoio e mi poggio al muro, scivolando seduto a terra fissando la lampada a neon vibrare sopra ai miei occhi.
I suoni sono confusi ed i miei occhi vagano dalla luce sopra di me alle oscurità agli estremi del corridoio... sento del calore scivolare sulle dita della mano e subito dopo un freddo contatto sulle mie guance che costringe la mia testa rivolta verso l’ignoto ed il mio sguardo vigile contro l’indefinito guardare negli occhi il dottore che prima mi aveva fatto l’iniezione
-Signor Castle mi sente?! mi guardi! respiri, lunghi e profondi!
scandiva le parole e le accompagnava con un leggero movimento della testa mentre i suoi occhi marroni mi fissavano indagatori e preoccupati
-Si, s-si la sento
rispondo mentre involontariamente mi spingo al muro e tento di guardare di nuovo verso la parte scura del corridoio mentre il mio volto è corrugato in un’espressione di puro terrore... ma la presa del medico è forte e non mi lascia voltare.
Dopo poco i muscoli si rilassano, deglutisco quasi a vuoto mentre il respiro comincia a tornare regolare e mi rimetto in piedi aiutandomi con le mani al muro... una piccola goccia del caldo liquido rosso vermiglio comincia a scivolare armonica sul  muro, risaltata dal leggero verde acqua di sfondo, il medico se ne accorse e mi prese il polso
-Si è riaperta la ferita alla mano, devo medicargliela subito...
poi con un repentino movimento quasi mi strappa il camice per controllare che invece la principale fonte di attenzione fosse apposto
-Per fortuna solo la mano ne ha risentito di questo attacco di panico
dice con un velo di sollievo
-A... attacco di panico
ripeto tra me e me
-Gia... è quello che ha avuto poco fa e devo dire che non ne avevo mai visti di cosi... non stava perdendo il senno, non stava gridando ne piangendo, mi ha risposto con lucidità, aveva tremori fini e credo che abbia avuto anche dell’ipertensione... spiegherebbe il perché della riapertura della ferita sulla mano, magari la parete venosa non ha retto alla pressione sanguigna... non mi sembra abbia problemi di nausea e non la vedo con problemi di dolori al petto o all’addome.
parla mentre mi aiuta a rientrare in camera, rendendomi partecipe della sua esperienza medica...
-Può accendere la luce?
domando ottenendo come risposta l’esaudimento della mia richiesta
-Grazie
il medico si avvicina prendendo da un armadietto delle bende e del disinfettante e, dopo aver tolto le garze ormai segnate da un rosso scuro nel centro del palmo, cominciò la medicazione.
-La mia famiglia è stata qui stanotte?
chiedo mentre è intento a pulire la ferita
-A dire il vero no...
afferma con voce che lasciava trasparire l’impegno che stava mettendo nel suo lavoro
-Però è passata una donna... come ogni notte... che si ferma alla vetrata e la osserva per una mezz’oretta... poi se ne va
questa rivelazione accende in me un’euforismo che mi mancava, una sensazione di vita che mi scorre nelle vene che mi sembrava non provare da un’infinità di tempo, nonostante sia qui da penso meno di una settimana
-Grazie, non sa quanto questa notizia mi sia di conforto
gli dico sorridendo mentre mi restituisce la mano dopo che ha finito di armeggiare con le bende.
Si congeda rassicurandomi che è di turno e che nel caso servisse aiuto bastava premete un bottone accanto alla spalliera del letto... lo vedo uscire dalla stanza chiudendo la luce  con un fazzoletto in mano e chinarsi a pulire il residuo di liquido organico che avevo lasciato sul muro dopodiché chiudere la porta e sparire...



parole dello scrittore:
Buona sera/giorno a tutti!  nuovo capitolo, nuovi svolgimenti, la storia prende forma. spero vi piaccia, alla prossima.

 
   
 
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