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Autore: LoveShanimal    08/12/2014    0 recensioni
(Storia iniziata nel lontano 2009/2010, è stata la prima storia che io abbia mai provato a scrivere, quindi i primi tre capitoli sono scritti parecchio male. Adesso sto provando a portarla avanti...)
Stephenie Meyer ha pensato di scrivere Breaking Dawn sia da parte di Bella che di Jacob, ma non ha scritto nulla dal punto di vista di Edward. Quali sono i suoi pensieri? Come vive le varie vicende della storia?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
Capitoli:
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*Alice

"Che noiaaa!" Sbuffai, quando l'ultimo pezzo del puzzle, il millesimo, si incastrò con gli altri novecentonovantanove sul tavolo. 
Ci avevo impiegato pochi minuti e l'ennesimo passatempo era concluso. Anche questo mi aveva distratto per troppo poco tempo. 
Dopo il grande matrimonio, e le settimane spese a prepararlo nei minimi particolari, a girare per negozi per trovare le giuste bomboniere, a disegnare modellini di torte, ad unire diversi profumi per trovare quello giusto, l'equilibrio perfetto tra i profumi preferiti di Edward e quelli di Bella, a consultare le migliori boutique per confezionare i vestiti su misura per tutti, tornare alla vita di tutti i giorni mi uccideva, e nulla catturava la mia attenzione e mi dava un minimo di eccitazione. Il matrimonio era stato eccezionale, l'avevo visto nello sguardo di tutti, ogni cosa era andata perfettamente - a parte una piccola eccezione, che non avevo potuto prevedere, ma che per fortuna era stata arginata senza troppi problemi e senza che gli altri invitati se ne accorgessero - ogni cosa era iniziata e finita al momento giusto e ogni persona presente in sala si era divertita, persino quell'amica di Bella, Jessica, che continuava a lanciarle occhiatacce - d'invidia, probabilmente - e persino i Quilete, nonostante la loro uscita di scena anticipata.
Ma alla fine tutto era andato per il meglio e il sorriso di Bella ed Edward era stata la miglior ricompensa per tutti i miei sforzi. Erano felici. Un po' anche grazie a me.
E dopo averli visti andare via con la loro auto scura e con le scarpe che sobbalzavano trascinate dalla macchina, il vuoto era sceso tra noi. Se per un umano la vita di tutti i giorni poteva essere noiosa, per un vampiro che non aveva nemmeno bisogno di dormire il tempo poteva scorrere lento e pigro, e se già l'arrivo di Bella era stata per noi una ventata di aria fresca, un evento come un matrimonio aveva sconvolto le nostre vite e ci aveva abituato ad un ritmo nuovo, veloce, pieno. 
Si, perché non ero solamente io a risentire della noia, ma un po' tutti noi Cullen ci eravamo abituati alla vita frenetica dei preparativi, Rosalie nell'aiutarmi a scegliere i vestiti, Esme a preparare piatti complicati e adorabili dolci per la cena, Emmett e Jasper con le decorazioni e Carlisle con gli inviti e, soprattutto, con le amorevoli conversazioni con tutti gli invitati.
Tra tutti noi, lui era sempre stato il migliore a relazionarsi con gli altri, e avevamo lasciato a lui il compito di intrattenere gli invitati, soprattutto dopo la partenza degli sposini.
Era riuscito persino a far ballare tutti, nonostante fossero intimiditi  dal nostro modo di volteggiare con così tanta facilità in mezzo alla sala.
Una sola persona rimaneva in disparte, Charlie. Il suo sguardo era triste, rivolto alla foresta buia al di là del giardino. 
"Mi concedi un ballo?" Gli chiesi, arrivando, in un modo per me così infinitamente lento, dall'altra parte della stanza. 
"Oh, Alice, non ci penso proprio." Sapevo benissimo di poterlo convincere, quindi continuai.
"Sei obbligato in quanto padre a fare il primo ballo con la sposa, ma non deve essere l'unico. E non hai ballato con nessun altro da allora. Quindi ora, se non ti dispiace, ballerai con me." Una visione brevissima - abbastanza breve da non distrarmi dalla conversazione e da portarmi al di fuori della realtà, come spesso succedeva - di me e lui che ballavamo mi fece sorridere. Charlie non sapeva resistermi.
"Sai che non so dirti di no, Alice. E non so ballare." I suoi baffi seguirono la smorfia del viso, inorridito all'idea di dover fare qualche passo seguendo una musica. Dio mio, era proprio identico a Bella. Meno che per i baffi, per fortuna.
"Allora devi dirmi solo di si" gli offrii la mano, e lui con gentilezza -  nonostante i suoi soliti modi di fare bruschi -  la afferrò e si mi accompagnò in mezzo alla pista. Sentii i commenti ironici di Emmett "si è messa a fare la badante, ora!", ma li ignorai. Quell'uomo si inteneriva quando si trattava di me, lo sapevo che per un buona parte si trattava di gratitudine per averlo aiutato con Bella quando era allettata, ma  sapevo anche che il suo affetto andava oltre questo, mi voleva bene. Forse perché un po' gli ricordavo l'ex moglie, per i modi esuberanti che abbiamo entrambe. 
Dal canto mio mi sono affezionata a lui e sono contenta che sia diventato di famiglia. è uno di quegli uomini un po' chiusi e un po' rudi, ma che nascondono un lato sensibile che non vogliono mostrare agli altri. Non sono abituati a fare troppe smancerie, quindi ogni piccola cosa che fanno è spinta da un sincero affetto. 
"Siamo una famiglia ora, Charlie. Non sei contento?"
Dopo un attimo di esitazione, rispose: "Si, sono contento. Sei sempre stata come una seconda figlia per me. è solo che... Tutto questo mi destabilizza. Non è troppo presto?"  nei suoi occhi c'era lo sguardo di un padre che vede la figlia cresciuta e da che deve lasciarla libera di andare per la sua strada, ma vorrebbe lo stesso tenerla ancora con sé. 
"non fraintendermi... Ormai l'ho capito che Edward è l'uomo giusto per Bella. Ma mi manca già. è la mia bambina, è già l'ho dovuta tenere lontano per così tanto.  Non voglio perderla ancora..."
Sentii mancarmi l'aria. Come saremmo riusciti a fingere la morte di Bella? Come avremmo potuto vederlo soffrire? 
"Charlie... è normale che tu ti senta così." Stavo per dire qualcosa come "non la perderai", ma mi resi conto della grandezza della mia bugia. "Ma ti assicuro che Edward non le farà mai del male. Mai. E che noi, con lui, la proteggeremo sempre."
Questo, almeno, potevo prometterlo.
 
 
Una breve visione:
Bella e Edward distesi su un letto e coperti di piume - piume? -, di Edward che quasi le ringhia contro - i suoi occhi più che rabbia riflettono frustrazione - , e che con le dita ripercorre dei piccoli segni sul braccio di Bella. 
Lividi?
Il mio pensiero, di cui mi pentii subito, fu "beh, almeno è viva."
Razionalmente non avevo dubitato nemmeno per un secondo del fatto che Edward potesse uccidere Bella, ma forse inconsciamente mi rendevo conto dei rischi e dei pericoli che avevano corso provandoci. Fui sollevata dell'assenza di Edward, non mi avrebbe mai perdonato un pensiero del genere, o probabilmente non avrebbe mai perdonato se stesso.
Oh-oh.
In effetti Edward non perdonerà mai se stesso.
Capii il motivo della visione, la decisione di Edward. 
Mi resi conto di quanto questo avrebbe deluso Bella. 
Mi resi conto, poi, immediatamente dopo, che quello che stava succedendo era sbagliato. 
Non mi ero mai sentita in colpa per le mie visioni, facevano parte di me come qualsiasi altra cosa, erano una mia caratteristica, non le avevo di certo richieste e le accettavo, come un dono, come una semplice abilità extra, ma in quel momento mi sembravano sbagliate, stavano superando un limite importante da cui avevo deciso fin dall'inizio di tenermi a distanza, cioè quello della vita intima degli altri.
"...Alice?" Emmett mi chiamò, con insistenza.
"...uhm?" Ero un po' frastornata, come sempre dopo una visione.
"Piccola nana pervertita, stai spiando Edward e Bella? Non ti vergogni? Cosa stanno facendo i due sposini?" La sua sonora risata, molto roca e profonda, fece accorrere anche Rosalie e Jasper.
"cosa succede?" Disse lei, entrando.
Jasper invece  era silenzioso,  sentiva cosa stavo provando. Intontimento, vergogna, delusione. 
"Forze abbiamo novità sui piccioncini. Alice li spiava." 
Gli scoccai un'occhiataccia e mi voltai, uscendo di casa più veloce che potevo.
"Emmett..." Sentii il rimprovero nella voce di Esme che era appena entrata nella stanza.
In un attimo mi ritrovai in auto ad accendere il motore, e Jasper mi seguii. 
Abbassai il finestrino.
"Voglio andare... Da Charlie. Per distrarmi. Torno presto." Lui mi guardò apprensivo, ma non disse niente. Si abbassò solamente a baciarmi la fronte. Un senso di calore mi invase, un po' dovuto al suo gesto, un po' dovuto al suo potere speciale. Sgommai nel vialetto , e lui tornò dentro casa, probabilmente a sgridare Emmett per quello che aveva detto.
Lui sapeva quanto fossi imbarazzata per il modo in cui mi imponevo nella vita degli altri, anche se sembravo farlo con sfacciataggine e sicurezza. Sorrisi, e quel calore non mi abbandonò per molte ore.
 
Quando arrivai da Charlie erano ormai le due del pomeriggio. Lo trovai seduto sul divano, ancora in divisa, a guardare la partita in televisione e a mangiare. Mi avvicinai, e mi accorsi che erano ancora gli avanzi del matrimonio, quindi la mia voglia di fargli la predica per la divisa e per i piedi sul tavolino scomparì all'istante. Conoscendolo, per lui era una gioia non dover cucinare, così da non essere costretto a pensare al fatto che la porzione da mettere in tavola doveva essere per una sola persona, non più per due. 
Ero cosi dispiaciuta per lui da sedermi al suo fianco a guardare quella noiosissima partita di baseball, che sapevo già si sarebbe conclusa con un pareggio.
"Dai, Alice. Mangia con me."
"Charlie, purtroppo ho già mangiato..."cercai di scusarmi. Mi dimentico sempre che sarebbe meglio non andare da lui quando è orario di pranzo. Prima o poi si chiederà perché non ho mai toccato cibo in sua presenza...
"Devi imparare a venire qui a stomaco vuoto! Non ti lasci mai offrire niente..."
Provai a cambiare discorso, ma quando si alzò per prendere la torta nel frigo, ritorno sul discorso.
"Almeno una fetta di torta devi prenderla."
"Ma Charlie..."
"Nessun ma. Non hai bisogno di diete, tu." Il suo tono si addolcì "non lasciarmi mangiare da solo anche il dolce..."
Non riuscii a rifiutare.
In realtà il cibo umano non è tossico per l'organismo di un vampiro, ma è un vero fastidio. 
Il nostro corpo ovviamente non è in grado di digerire alimenti, stomaco, intestino, anche semplicemente i condotti come faringe e esofago sono immobili, non funzionano più come quando eravamo umani, quindi il cibo deglutito entra nel corpo così com'è, senza subire nessun processo chimico. L'unica cosa che davvero riesce a distruggerlo è il veleno, che viene prodotto da delle piccole ghiandole che si formano al momento della trasformazione - le uniche davvero necessarie e funzionanti in un vampiro, andando a sostituire le ghiandole salivari - , poiché il veleno è in grado di assorbire solo il sangue, per poi andare a nutrire i tessuti e gli organi per farli rimanere integri e sani,  e non riconoscendo il cibo lo corrode in pezzettini sempre più piccoli fino a quando non è completamente distrutto.
Questo processo, però, è infinitamente lento, e quindi quel cibo ristagna in tutto il corpo fino a quando non viene distrutto, producendo anche un retrogusto acidulo. Forse più che retrogusto - il gusto è l'unico senso che non si sviluppa nel momento della trasformazione, dato che risulta praticamente inutile ai fini della caccia - si dovrebbe parlare di scia, di odore, che ovviamente è impercettibile per gli umani, ma insistente e fastidioso per i vampiri, e può rimanere in circolo per giorni, dipendentemente dalla quantità di cibo mangiata.
Ecco perché preferiamo non mangiare, nonostante sarebbe più facile per la convivenza con gli umani.
Presi una cucchiaiata di panna dal piatto e la rigirai tra le dita, prima di portarla alla bocca.
Era soffice, quasi inconsistente. Mi sembrava un alimento inutile. Riusciva davvero a saziare qualcuno?
"Esme è un'ottima cuoca!" mi disse, parlando con la bocca piena. Sorrisi e annuii. 
Ancora un paio di secondi e sarebbe arrivato il veleno. Iniziai a prendere pezzi di torta più grandi e a mangiarli più in fretta.
"Sai, iniziavo a pensare che la tua famiglia non avesse bisogno di mangiare. Non ho mai visto neppure Carlisle fare mai una pausa pranzo." rise sonoramente, e io lo accompagnai.
"Ma come ti viene in mente Charlie? Come potremmo non mangiare mai?"
Mentre ridevo il veleno iniziò a scivolare tra i denti, fino ad attaccare i pezzi di pan di spagna, di panna e di pasta di zucchero fermi nell'esofago.
Iniziai a sentire un formicolio, e mi venne come l'istinto di grattarmi la gola. 
Almeno, sarebbe servito a togliere un sospetto sulla nostra famiglia.
Mi resi conto che Bella aveva preso da Charlie anche la capacità di notare cose che non avrebbe dovuto notare.
 
Quando tornai a casa le uniche scuse che ebbi da Emmett furono due pacche sulle spalle, e me le feci bastare. In fondo, quello era il suo modo un po' da cavernicolo di ammettere di aver esagerato.
Rimuginai per parecchi giorni, lessi giornali, andai (troppo) spesso da Charlie.
Jasper aveva capito che c'era qualcosa che non andava, ma non chiedeva. Mi abbracciava forte quando mi vedeva turbata, mi baciava dolcemente, sulla fronte, sul naso, sulle labbra, sugli occhi quando voleva che mi riposassi un po',  e che cercassi un po' di pace nel suo amore.
Funzionava sempre, ma non potevo rimanere tutta la giornata così - o almeno, non volevo farlo, perché dovevo trovare una soluzione. Mi aiutava a staccare la spina, a rigenerarmi, ma il ciclo ricominciava non appena il suo effetto benefico si allontanava da me.
Si preoccupò di trovarmi molteplici distrazioni, ma purtroppo, non era un problema che potevo risolvere da sola.
Entrai nel salone di casa dopo aver portato il pranzo a Charlie in ufficio, e trovai solo il mio grosso fratellone a guardare la televisione.
"Dov'è Carlisle?" il mio tono era serio, non saltellavo e non ero scoppiettante. Emmett mi guardò stranito, ma non fu l'unico ad accorgersene: sentii quattro paia di piedi che si muovevano da quattro parti diverse della casa; Esme stava scrivendo, la penna smise di scivolare sul foglio e fu appoggiata dolcemente su una superficie di legno - era nello studio; Rosalie si stava mettendo lo smalto, riuscivo a sentire la puzza fin dal soggiorno - era nella sua stanza, probabilmente seduta sul suo lettone a baldacchino come suo solito; Jasper stava leggendo un libro in giardino, lo sentii chiuderlo di scatto e lo vidi poggiarlo sul tavolino appena entrato nel salone, alla mia sinistra; eccolo, Carlisle, intento a prepararsi per il suo turno all'ospedale, riponendo i vari oggetti nella borsa da medico. 
"Sono qui, Alice."
Entrarono nella stanza tutti velocemente, quasi insieme.
"Dobbiamo preparare un piano, Carlisle. Non ne abbiamo ancora parlato, è un brutto argomento, ma non possiamo rimandare. Charlie non è stupido, se non ci organizziamo bene..."
"... Capirà che c'è qualcosa di strano nella morte di Bella." continuò la mia frase.
L'aria si fece pesante nella stanza.
Nessuno voleva rovinare a Bella il matrimonio, ma quell'argomento ormai era inevitabile.
Ci fu qualche secondo di silenzio,  e fu Emmett, nel suo modo schietto e un po' insensibile - ma utile qualche volta - a romperlo.
"Insceniamo un incidente. E' sbandata di strada, non ha messo le catene alle ruote ed è scivolata sul ghiaccio. E' plausibile."
una visione breve della scena mi si presentò davanti agli occhi. Jasper mi strinse il braccio, ero inquieta.
"E' plausibile, ma dovrebbe esserci un'autopsia, e il corpo di Bella non avrebbe alcun graffio. Come si potrebbe spiegare?" disse prontamente Carlisle.
"E hai davvero intenzione di portare il corpo di una neonata in un ospedale?" intervenne Jasper. Il suo passato lo spingeva ad essere meticoloso e davvero attento quando si parla di neonati.
"Potremmo inscenare qualsiasi morte. Una rapina finita male, un incidente, un avvelenamento, ma resterebbe sempre lo stesso problema. Dovrebbe esserci un'autopsia, e con il corpo di Bella - ignorando tutte le implicazioni dell'essere neonata - non è possibile." aggiunse Rosalie.
A mano a mano che nominava una differente opzione, breve immagini si susseguivano con forza, imponendosi ai miei occhi. Mi destabilizzavano. Jasper cercò di calmarmi, si avvicinò e mi avvolse con il braccio per intensificare l'effetto, e un po' mi aiutò. Iniziai a sentirmi stanca.
"Possiamo fare magie, inscenare alla perfezione incidenti come abbiamo fatto con l'attacco di James, ma in quel caso avevamo un corpo pieno di lividi, contusioni, ossa fratturate. Ora avremmo un corpo perfetto. Non è fattibile." concordai con Rosalie.
"E allora... basta che non si trovi il corpo." disse Emmett, con semplicità. Una semplicità che mi fece rabbrividire. "Il posto dove Bella si è tuffata con i cani, basta inscenare un incidente lì. Una curva presa male, la caduta in mare, mentre stava andando a trovare Jacob. Il corpo perso nelle profondità dell'oceano. Non è perfetto?" disse, quasi eccitato. 
Un'altra visione, più lunga.
La ricostruzione dell'incidente. La macchina di Bella che viene ripescata dall'acqua, il parabrezza distrutto.
Quando rinvenni sentii la risposta di Esme, prevedendo, senza bisogno di alcun potere extra, l'ultima scena della visione.
"Vogliamo davvero togliere a Charlie la possibilità di salutare Bella, un'ultima volta?" ci fu silenzio.
L'ultima scena riguardava proprio Charlie. 
Vestito di nero. Al funerale. Piangente davanti ad una bara vuota.
 
Non ero d'accordo con loro. Ma era la decisione più razionale.
Eppure mi sembrava una cosa così crudele...
Decidemmo di dirlo ad Edward e Bella non appena fossero tornati dalla luna di miele, ma non ce ne fu bisogno.
Cercavo di evitare di pensare a loro, ma la visione arrivò all'improvviso, non l'avevo voluta, non l'avevo richiesta.
Si susseguono varie immagini di Edward e Bella: si baciano, si abbracciano, si svegliano in un altro letto - in condizioni decisamente migliori del precedente - , ridono e scherzano a tavola.
"Andiamo a Dartmouth? Sul serio?". Dice Edward, speranzoso.
"Probabilmente non supererò il primo semestre". Bella non è imbronciata, anzi, è felice.
"Ti aiuterò io". Il sorriso di Edward si apre. "Il college ti piacerà".
Discussioni su un appartamento. Sorrisi.
Bella conclude con un "Perciò, siamo pronti".
"Non c'è bisogno di inscenare nulla". Dissi, non appena le immagini sfumarono e ritornai nel salotto di casa mia, con la mia famiglia intorno.
"Cosa?" chiese Rosalie, riecheggiando il dubbio di tutti.
"Bella non vuole più essere trasformata."


Buonasera! Come promesso, provo a portare avanti questa storia, con i miei tempi!
Ho voluto fare questo esperimento, lo so che la FF si chiama "BD da parte di Edward", ma mi incuriosisce esplorare anche gli altri personaggi della saga, e ho iniziato da Alice che è comunque una delle mie preferite.
Fatemi sapere se vi fa piacere, così posso anche riprovarci!

ps. il capitolo è comunque chiamato "Distrazioni", come in BD, e c'è un piccolo riferimento nel testo. Diciamo che lo considero un extra del 6, ecco perché 6.5
pps. In Midnight sun mi era piaciuto un sacco il riferimento della Meyer all'effetto del cibo umano sui vampiri,che però non ha mai approfondito. (ahhhh Midnight sun, quanto avrei voluto leggerlo tutto!) Quindi ho voluto cimentarmi io - con le mie conoscenze superficiali da liceo sul corpo umano e con la mia immaginazione; spero che non sia troppo stupida come cosa ahahah
  
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