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Autore: BettyLovegood    08/12/2014    4 recensioni
Alice è una semidea.
Il suo migliore amico Lucas è un satiro.
Ha un fratellastro gemello che non ha mai conosciuto.
Suo padre è un dio.
La morte di sua madre non è stata casuale.
Dal capitolo 5:
Alice si era definitivamente stancata. –Mi sapete dire chi diamine è questo Percy?- urlò improvvisamente.
 Ma la ragazza non dovette aspettare una risposta. Qualcuno uscì dalla porta.
 Era un ragazzo alto con i capelli neri scompigliati e gli occhi verde mare. Era la copia esatta di Alice.
La ragazza lo studiò: il modo in cui curvava le spalle, il viso, i lineamenti , tutto era così simile a lei.
Era come vedere se stessa in versione maschile.
Dal capitolo 14:
-Alice, domani posso dire a tutti di essere andato a letto con te?- Mi ha chiesto improvvisamente.
 Ho alzato la testa per guardarlo e lui é scoppiato a ridere.
 -Sto scherzando!- ha detto.
 Ho riso insieme a lui. Se c'é una cosa che Leo sa fare é farmi ridere nei momenti più tristi e io lo adoro per questo.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I sette della Profezia, Mostri, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dopo il pranzo Annabeth accompagnó Alice a fare una visita del campo.
Le mostró i campi di fragole, i campi da gioco, l'arena dove si allenavano e le fucine dove lavoravano i figli di Efesto. Si fermarono davanti al un edificio in legno con sopra scritto ARMERIA.
-Vieni, tutti i semidei hanno bisogno di un'arma- le disse Annabeth entrando nell'edificio.
L'armeria consisteva in un' unica grande sala illuminata da torce di fuoco. A destra e a sinistra le pareti erano completamente ricoperte di armi di ogni tipo: spade, lancie, pugnali, archi e perfino asce. Al centro della sala erano stipati dei vecchi manichini malandati che servivano per le esercitazioni.
-Non sono un tipo da armi- disse Alice guardandosi intorno.
Annabeth rise. -Non preoccuparti, tutti i semidei sono portati per il combattimento. Imparerai- le disse sorridendo.
Alice non ne era proprio convinta.
Non le piaceva combattere, si definiva piú un tipo pacifico.
Annabeth la invitó comunque a dare uno sguardo alle armi e lei accettó.
Studió le lame delle diverse spade posizionate in bella vista. Ne prese in mano qualcuna ma erano tutte troppo pesanti per lei cosí passó oltre. Non si sognó nemmeno di toccare le lance, erano troppo lunghe per il suo scarso metro e cinquantasei, ne le asce che avevano lame troppo scintillanti e taglienti. Cosí si spostó a sinistra dove erano posizionati diversi pugnali ed archi. Studió con cura gli archi e  poi passó ai pugnali.
La sua attenzione fu subito catturata da uno in particolare: era un pó piú lungo degli altri ed aveva l'impugnatura azzurra. Quando Alice tolse la fodera dalla lama ella brillo di una luce azzurra come l'impugnatura. La ragazza sorrise, era bellissimo.
-Posso avere questo?- chiese voltandosi verso Annabeth che la stava osservando curiosa.
La bionda fissó per un pó il pugnale, come alla ricerca di qualcosa ed infine annuí.
Alice si fissó l'arma alla cintura e uscí fuori dall'edificio.
Prima di portarla alla sua capanna Annabeth insistette per farle vedere le stalle dove tenevano i pegasi.
Alice ricordava che i pegasi erano cavalli alati, ma quando entró nella stalla rimase a bocca aperta. Erano animali semplicemente stupendi.
Ce ne erano solo tre: uno con il manto marrone , uno coperto di macchie bianche e un altro completamente nero.
Annabeth si avvicinó a quello tutto nero e gli accarezzó la testa. -Lui é BlackJack- disse.
Alice si avvicinó al pegaso per accarezzarlo.
-Ehi bella hai mica delle ciambelle?-
Alice si voltó a destra e a sinistra alla ricerca della persona che aveva parlato, ma la stalla era vuota. C'erano solo lei, Annabeth e i pegasi.
Alice scrolló la testa, forse l'aveva semplicemente immaginato.
-Ehi carina sto dicendo a te con gli occhi verdi- disse nuovamente la voce. -Ce le hai si o no le ciambelle?-
Alice cacció un urlo per la sorpresa.
La voce veniva dal pegaso.
Annabeth si voltó verso di lei preoccupata.
-Tutto bene?- le chiese.
Alice annuí, forse era semplicemente stanca si disse.
-Se cacci un altro urlo del genere ti ficco uno zoccolo in bocca- il pegaso parló di nuovo.
-Ok, sto impazzendo- si lasció sfuggire la ragazza fissando il cavallo.
Annabeth guardó prima lei e poi il cavallo. -L'hai sentito parlare?- le chiese.
Alice annuí. -Dimmi che é normale.- la implorò lei.
Annabeth fece un sorriso. -Beh non é proprio normale ma non sei l'unica che ci riesce.- le disse.
-Scommetto di sapere il nome dell'altra persona che ci riesce.- disse Alice ed Annabeth annuí pensierosa.
L'aveva capito dall'espressione della ragazza, Percy era l'altra persona che ci riusciva.
Perfetto, un'altra cosa in comune con quel ragazzo. Come se non bastasse il fatto che erano praticamente identici.
-Beh Percy ci riesce perché i cavalli sono nati dalle onde del mare.- le spiegó Annabeth. -Tu non so. A meno che tu non sia figlia di Poseidone. - aggiunse lei guardandola e poi scuotendo la testa. -Ma ció é praticamente impossibile perché c'é un patto secondo cui lui non puó avere figli.-
-Allora? Le mie ciambelle?- chiese nuovamente BalckJack.
Alice lo ignoró guardando Annabeth.
-Come è possibile allora che io ci riesca?- chiese.
Annabeth studió per un pó il manto nero del pegaso in silenzio. -Non ne ho idea.- disse infine.
-Sentite qualcuno puó chiamare Percy? Ho bisogno delle mie ciambelle.- si lamentó il pegaso.
Alice si voltó irritata verso di lui. -Sta un pó zitto!- gli urló contro.
Il cavallo sbuffó contrariato. -Che caratterino.- disse voltandosi verso Annabeth che non lo stava neanche guardando. -Ehi bionda di al tuo ragazzo che se non mi porta le mie ciambelle lo stendo come quella volta nel Kansas.-
Alice si lasció sfuggire una risata.
Annabeth la guardó incuriosita. -Che ha detto?- chiese.
-Percy una volta é stato steso da BalckJack?- chiese a sua volta con aria divertita. Non poteva credere ad una cosa del genere.
Annabeth sospiró. -Si, é successo in Kansas. Ma é una storia lunga.-
-Beh BlackJack vuole le sue ciambelle o stenderá di nuovo il tuo ragazzo.- disse sorridendo.
Annabeth si voltó verso il cavallo. -Mi sa che questa Percy te la fa pagare.- gli disse con una risata.
BalckJack sbuffó contrariato.
-Andiamo, devo avvisare il mio ragazzo che il suo pegaso lo ha appena minacciato.- disse Annabeth voltandosi verso Alice con un sorriso.
Le due uscirono dalla stalla dietro le urla di  BackJack che si scusava con Percy e chiedeva ciambelle.

Annabeth la condusse verso le capanne. Le spiegó che una volta c'erano solo poche capanne, dedicate agli dei piú importanti ma da quando Percy aveva fatto richiesta di riconoscere anche i figli degli dei minori il Campo si era allargato.
Alice osservó in giro. Beh capanna non era proprio il termine giusto da usare, dato che erano delle vere e proprie case costruite in marmo.
Osservó qualche casa. Annabeth le indicó quella di Atena riconoscibile da una grande civetta grigia scolpita nel marmo; quella di Ares con una testa di cinghiale poggiata in alto; quella di Ade completamente costruita di ossidiana proveniente dagli Inferi; quella di Ecate, la dea della magia fatta da pietre magiche che davano un alone verdastro alla casa.
La capanna 21 si trovava vicino alla spiaggia, vicino alla casa di Poseidone che era costruita con i coralli provenienti dal palazzo sottomarino del Dio.
Annabeth condusse la ragazza all'interno. Alice vide una fila di letti sulla destra, tutti ben fatti e vuoti tranne uno.
Un solo letto era disfatto e coperto interamente da fogli e libri. Annabeth si portó una mano alla fronte imprecando.
-Dovró dividere la stanza con qualcuno?- chiese Alice alla ragazza che si era precipitata a raccogliere i mille fogli sparsi un pó dappertutto.
Annabeth scosse la testa. -No, occupavo prima io questo letto, ma ora mi sono trasferita.- disse continuando ad afferrare gli oggetti lasciati sul letto. -Scusa ma mi ero completamente dimenticata di spostare la mia roba.-
Alice si avvicinó al letto. -Come mai dormi quí?- chiese -Non dovresti stare nella capanna di Atena?-
Annabeth si fermó un attimo lasciando cadere un grosso libro a terra. Alice si avvicinó a lei e raccolse il volume da terra.
-Scusa, non sono affari miei- disse guardando la ragazza.
-Oh no.- rispose lei con un sorriso ricominciando a mettere in ordine. -É che ultimamente ho un pó di problemi  quindi non posso dormire con i miei fratelli, rischierei di farli stare svegli tutta la notte.-
Alice la scrutó da vicino. -Gli incubi giusto?- le chiese.
Annabeth la guardó da vicino con i suoi occhi grigi. -Cosa ne sai tu dei miei incubi?- chiese.
In quel momento Annabeth le fece davvero paura.
-Io ho fatto un sogno dove Percy parlava con Chirone di te che avevi gli incubi.- le disse abbassando lo sguardo.
Annabeth la fissó ancora per un pó ma poi si rilassó tornando a mettere in ordine.
-Scusami, non sono affari miei.- ripeté la ragazza iniziando ad aiutare la compagna.
Annabeth si lasció cadere sul letto con aria sfinita. -Non preoccuparti, é solo che non ne parlo molto volentieri.- le spiegó lei con un sorrisetto.
Alice la raggiunse e si sedette al suo fianco. -Oh, io posso capirti.- le disse. -Quando é morta mia madre ho fatto incubi per piú di una settimana. Mi svegliavo urlando nel bel mezzo della notte. So che non é facile parlarne.-
Annabeth le poggió una mano sulla spalla. -Io e Percy in estate siamo precipitati nel Tartaro (Il posto dove vengono mandati tutti i mostri piú orribili) , che non é proprio il luogo adatto per fare una gita. In piú prima avevo affrontato la mia piú grande paura ovvero un ragno gigantesco che voleva ammazzarmi e tessere un arazzo che raffigurava il momento.- Le spiegó Annabeth con voce bassa. -Tutti i semidei fanno incubi o sogni strani, come é successo a te. Ma fare incubi del genere non é normale, Chirone pensa sia per quel che ho affrontato.- aggiunse dopo un attimo di silenzio.
Alice le prese la mano e la strinse forte. Poi pose la domanda che le attraversava la testa. -Percy non ha gli incubi?- chiese.
Annabeth fissó un punto indefinito della stanza -Si anche lui ha la sua dose di incubi, ma non sono come i miei.- le disse.
-Per me puoi rimanere anche quí, ti faccio compagnia - le disse Alice. -So quanto é orribile svegliarsi dopo un incubo e trovarsi soli .-
Annabeth le sorrise -Grazie, ma non voglio disturbarti.- le spiegó ricominciando a mettere in ordine la stanza. -Staró da Percy, lui ormai é abituato ai miei incubi. Correva qui ogni volta che mi sentiva urlare, ora almeno non devo farlo uscire fuori  alle due di notte. - le disse sorridendo tristemente.
Quel ragazzo doveva amare tantissimo Annabeth. Svegliarsi nel pieno della notte per aiutarla con gli incubi non era una cosa da poco.
Chissá se lei in giorno avrebbe trovato un ragazzo cosí.
-Alice ci sei? - chiese Annabeth sventolandole una mano davanti alla faccia.
-Eh? Si, scusa ero sovrappensiero.- disse lei ritornando alla realtá. -Cos'hai detto?- chiese
-Ho detto che in quell'armadio puoi trovare i vestiti che ti servono.- disse la bionda indicando l' armadio infondo alla stanza. Alice annuí ringraziando la ragazza.
Annabeth sorrise , prese la sua roba e usci dalla stanza.
-Io vado a  portare queste cose da Percy- le disse. -Ci vediamo piú tardi- aggiunse.
Alice annuí e rientró in quella che doveva essere la sua casa. Si guardó intorno e individuó il bagno.  Vi entró e dopo essersi spogliata si fiondó velocemente sotto la doccia. L'acqua calda le fece scivolare via tutti i pensieri che aveva. L'acqua la faceva sempre sentire meglio, la faceva ritornare in forze.
Dopo la doccia si cambió con uno dei tanti abiti che Annabeth le aveva dato: un jeans scuro e la maglietta arancione del Campo. Indossó le sue vecchie Converse nere e si sedette sul letto ad osservare la stanza vuota. Si sentiva terribilmente sola. Era abituata alla compagnia di Lucas praticamente in ogni istante della sua vita. Il suo amico non la lasciava mai sola, a volte avevano anche dormito insieme dopo che Alice si era rifiutata di tornare a casa perché era troppo stanca. Al pensiero di Lucas le venne una fitta al cuore. Chissá dove era ora, se stava bene, se era riuscito ad arrivare in America.
Rovistó nella sua borsa per distrarsi e cacció fuori tutto quello che c'era al suo interno: la busta gialla con scritto il suo nome, una manciata di grandi monete , il portafoglio con le mucche che le aveva regalato Lucas per il suo compleanno e sorprendentemente uno dei suoi libri preferiti L'arte di ascoltare i battiti del cuore.
Alice studió curiosa il libro. Non ce lo aveva messo lei in borsa,  era sicura di averlo lasciato sul comodino di casa sua. Aprí il libro e vi trovó un bigliettino:

Non preoccuparti, ci ho pensato io al libro.
Lucas.

Alice fissó per un pó le poche parole che le aveva scritto l'amico.
Solo lui poteva sapere quanto fosse stato importante per lei quel libro. L'aveva aiutata durante un periodo orribile, quando aveva perso un suo amico.
Quel ragazzo era davvero fantastico. Era un amico splendido, sempre pronto ad aiutarla. Richiuse il foglietto nel libro e si sfioró il bracciale che le aveva regalato.
-Quanto vorrei che ora fossi qui con me capra- disse tra se e se.
Una lacrima le rigó il viso e lei si affrettó ad asciugarla. Si alzó ed uscí fuori per andare a chiedere a Chirone notizie di Lucas.

Alice scrutò fuori e vide che il sole era quasi tramontato. Passó dalla spiaggia per vedere il mare.
Improvvisamente sentí delle voci provenire da dietro ad un grande masso.
-Nico non puoi fare cosí! Devi dirmelo- era la voce di una ragazza.
Il ragazzo sbuffó. -Hazel ho detto che devi lasciarmi in pace, non é niente. - disse Nico.
Alice stava per tornarsene da dove era venuta, non voleva certo farsi scoprire ad origliare.
Mosse un passo silenzioso.
-Nico hai un livido gigantesco! Come fai a dire che non é niente?- urló la ragazza spazientita. -Devi dirmi chi é stato!-
Alice si fermó di botto. Qualcuno aveva picchiato Nico e lui non voleva dire chi era stato. Improvvisamente balzarono nella mente della ragazza le parole di Jason: 'Peccato che a Nico non interessano le ragazze'.
A Nico non piacevano le ragazze, era stato preso in giro per i suoi orientamenti sessuali.
Alice rimase bloccata lí senza sapere che fare. In testa aveva diecimila pensieri, stava succedendo di nuovo. Il volto di Andrea si fece strada tra i suoi pensieri e lei tentó di scacciarlo, doveva assolutamente parlare con Nico.
Prese coraggio e uscí allo scoperto.
-Chi é stato Nico?- chiese guardando il ragazzo seduto sulla sabbia al fianco della sorella.
Nico assunse un'aria dapprima sorpresa e poi subito minacciosa.
-Cosa vuoi tu?- chiese irritato alzandosi in piedi.
Alice si maledisse. Doveva avere piú tatto, ma aveva agito d'impulso dicendo la prima cosa che le passava per la testa.
-Nico scusa.- inizió lei avvicinandosi. -Io ho involontariamente ascoltato la vostra discussione e...-
- Lasciatemi in pace, non mi é successo niente- urló lui furioso. - e poi anche se fosse non é di certo un problema tuo.-  aggiunse guardando Alice.
-Nico aspetta.- gli disse Hazel con le lacrime agli occhi.
Il fratello la ignoró e se ne andó lasciandola lí.
Hazel pianse piú forte. Alice si avvicinó e l'abbraccio per consolarla.
-Scusa, é stata colpa mia. Non dovevo intromettermi.- disse guardando la ragazza che stava tentando di ricomporsi.
Hazel scosse la testa mentre si asciugava le lacrime. -No scusami tu da parte sua. So che volevi solo aiutarlo, ma lui non é molto bravo ad accettare l'aiuto altrui.- Le disse tirando su con il naso.
-É perché é gay?- chiese Alice guardando la ragazza.
Hazel fece un singhiozzo. -Io non lo so.- disse. -Inizialmente non lo sapeva nessuno tranne io e gli altri che l'avevamo giá scoperto , poi la voce si é sparsa e lui é diventato strano.-
Hazel si asciugó le lacrime che continuavano a scendere sul viso.
-Pensavo fosse tutto normale, non é mai stato bravo a fare amicizia.- continuó con voce rotta. -Ma oggi mentre stavamo giocando ho notato un livido sulla spalla. Io so che non se lo é fatto da solo, é stato qualcuno ma lui non vuole dirmi chi.-
Hazel era di nuovo in lacrime e Alice le strinse forte la mano per farla continuare.
-E poi Rachel mi ha detto che ha sentito dei ragazzi prenderlo in giro. Io voglio aiutarlo, ma lui non mi parla.-
Hazel singhiozzó piú forte, Alice la strinse a se.
-Ti prego non dire a nessuno quel che hai visto stasera.- Le disse mentre si staccava dall'abbraccio.
-Ma Jason, Percy ... - disse lei
-No!- quasi urló. -Percy non deve sapere niente, tantomeno gli altri.-
Alice rimase in silenzio per un pó poi senti la stretta della ragazza alla sua mano. -Promettimelo Alice, prometti che non dirai niente a nessuno.- la implorò.
Alice sospiró. -Ok, non diró niente a nessuno. Ma voglio parlare con Nico, io posso aiutarlo.- disse convinta.
Ed era vero, lei in quella situazione ci era giá stata.
Hazel scosse il capo. -Nico non si fa aiutare da nessuno, neanche da me che sono sua sorella. - disse con aria triste. -Lui...lui non sa se é giusto quel che prova.- aggiunse guardando la ragazza.
Alice sospiró, non avrebbe certo lasciato perdere. L'ultima volta che lo aveva fatto era finita male.
Una tromba risuonó nell'aria e Hazel si alzó di scatto.
-Andiamo, é ora di cena.- Le disse porgendole la mano.
Alice prese la mano e anche se non aveva molta fame si incamminó verso l'ampio spazio all'aperto dove decine di semidei stavano iniziando la loro cena.
Alice si lasció cadere al fianco di Leo e notó che il posto di Nico era vuoto. Nessuno si domandó dove fosse, a quanto pare non era la prima volta che saltava un pasto.




L'ANGOLO DELLA SCRITTRICE :3
Eccomi quiì :D
In questo capitolo non troviamo il fantastico Leo (D:) ma il piccolo Nico (<3) che ha qualche problema.
Se volete scoprire cosa sta succedendo al figlio degli Inferi dovrete aspettare i prossimi capitoli ;)
[Sono cattiva lo so muahhahaha ;3] Inoltre prossimamente scopirete qualcosa in più sulla vita di Alice ;D
Allora come al solito ringrazio Percabeth7897, oceanichesisfiorano, lovely_book e la mia amata Angy (<3) per aver recensito.
Siete sempre la mia gioia *-*
Inoltre ringrazio tutti quelli che sono arrivati fin quì, spero la storia vi piaccia.
With love BettyLovegood <3
P.S: invito tutti a leggere il libro citato sopra ovvero L'arte di ascoltare i battiti del cuore. E' davvero un libro magnifico.

 

   
 
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