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Autore: _Laine    09/12/2014    1 recensioni
Alla morte dei genitori, quattro fratelli si ritrovano improvvisamente tra le mani un'eredità da capogiro. Sorgono problemi e nascono tensioni, i sentimenti vengono nascosti e le frustrazioni sfogate nei modi più sbagliati.
Ognuno dei fratelli Westmore aveva qualcosa da nascondere; i loro segreti potevano portarli in alto e realizzare i loro sogni, oppure trascinarli nel fondo del baratro.
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Triangolo, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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7. Harriet




Una voce indistinta cercava di comunicarle qualcosa, ma non riusciva a cogliere le parole, lontane ed offuscate.
 
Credo di essermi innamorato di te...
 
Si trovava nel bel mezzo di un vortice rosso, furioso ed insistente. Tutto girava e nulla aveva senso.
Poi, ad un tratto, lo vide. Era davanti a lei e se avesse allungato la mano sarebbe riuscita a toccarlo.
 
“Sean...”
 
Cosa hai detto?
 
Le frasi erano confuse e sconnesse, mille voci si univano in un martellante coro di urla.
Il fratello sparì come era apparso e lei, delusa e spaventata, ritrasse la mano.
 
Sean...” provò a chiamarlo ancora una volta.
 
Sto sognando? Devo svegliarmi subito!
 
L'ultimo pensiero di senso compiuto la abbandonò e la fece piombare nel buio più totale.
 
Quando aprì gli occhi, Harriet si rese conto che la testa le faceva male come mai le era accaduto prima. La tenne tra le mani, pesante e dolorante, per poi massaggiarsi le tempie con delicatezza.
Dalle tende della finestra faceva capolino un sole radioso; doveva aver dormito per diverse ore.
Cercò di ricordare come fosse finita a casa e nel suo letto, ma non ci riuscì. L'unica cosa che ricordava era che, dopo che il suo capo l'aveva cacciata, aveva camminato fino ad un negozio poco lontano, aveva comprato una bottiglia di vodka, chiamato un taxi e iniziato a bere.
Tutto ciò che era accaduto dopo si trovava avvolto in un fitto fumo nero, fatta eccezione per alcune immagini poco chiare e sconnesse.
Sei una deficiente, pensò tra sé. Credi che bere sia una soluzione ai tuoi problemi? Non hai imparato nulla dall'esperienza di Ellie?
Maledicendosi per la sua irresponsabilità si diresse verso il bagno dove, chinata sul water, riverso tutto il contenuto del suo stomaco.
Come cavolo ha fatto mia sorella a sviluppare un'indipendenza dagli alcolici? È la prima volta che bevo così tanto e non mi sono mai sentita peggio in vita mia.
Respirando profondamente, si rese conto di aver dormito con gli stessi abiti che indossava il giorno precedente. Prima di scendere per la colazione, quindi, decise di farsi una doccia e scegliere degli indumenti puliti.
Che posso fare ora? Pensava nel frattempo. Non ho più un lavoro e devo mettermi subito alla ricerca di un nuovo impiego.
Una volta recuperato un aspetto quantomeno umano, Harriet scese le scale e raggiunse la cucina dove, prima di entrare, sentì Ellie che si rivolgeva a Pauline con toni accesi:
«Ma dove sei stata ieri pomeriggio? È accaduto di tutto qui, e non sapevamo dove fossi. Ci hai fatto preoccupare» sentì.
«Sono desolata, avevo diverse commissioni da sbrigare e ho fatto tardi.»
«Buongiorno» annunciò Harriet, facendo la sua comparsa.
«Hey!» la sorella maggiore corse ad abbracciarla. «Ti senti meglio? Eri veramente a pezzi, ieri, non ti ho mai vista in quello stato.»
«Ora sto bene, mi dispiace per ciò che è accaduto. Ho fatto una cazzata e non si ripeterà mai più.»
Ellie aveva le lacrime agli occhi. «Sono contenta che la pensi così.»
Poi entrambe si sedettero a tavola.
«Signorina Harriet, cosa desidera per colazione?» domandò la domestica.
«Al momento il mio stomaco mi sta pregando di lasciarlo in pace, perciò vorrei solamente una spremuta d'arancia, per favore.»
La domestica annuì e si diresse verso il frigorifero. Nel frattempo, Aidan fece la sua comparsa.
Harriet sobbalzò: aveva un aspetto terribile. I suoi occhi erano stanchi ed arrossati, aveva delle marcate occhiaie e i capelli castani arruffati.
«Buongiorno ragazze» disse, sbadigliando sonoramente. «Sono felice che tu sia in piedi, Harriet.»
«Devo dire che la cosa ha sorpreso anche me» rispose la ragazza, sorridendo. «Non so proprio cosa mi abbia preso.»
Notò che il fratello la guardava curioso e, mentre si sedeva a tavola, chiese: «Ma si può sapere cosa ti è successo?»
Dopo che Pauline ebbe portato la spremuta ah Harriet e chiesto a Aidan cosa desiderasse per colazione, la ragazza cominciò pazientemente a raccontare: «Ieri, al negozio, stavo tagliando i capelli alla figlia di Ms. Anderson. La bambina è un diavolo, tanto per usare un eufemismo, e non voleva stare ferma. Saliva in piedi sulla sedia, toccava i prodotti sul bancone e si agitava continuamente. Ad un certo punto, mentre stavo spuntando una ciocca di capelli, la peste si è mossa di scatto ed io le ho lasciato un taglio sul braccio. È stato solo un graffio superficiale, ma la mocciosa si è messa a piangere e strillare, attirando l'attenzione della madre e del mio capo. La madre di Satana non ha voluto sentire spiegazioni, ha preso la bambina strillante in braccio e se n’è andata di corsa.»
Aidan sorrise amaramente.
«Il mio capo mi ha detto che il mio comportamento era stato inammissibile e, anche se la bambina era un po' agitata, avrei dovuto stare più attenta. E quindi mi ha mandata via.»
Ellie, che fino a quel momento aveva ascoltato in silenzio, intervenne: «E poi sei andata a bere?»
«Mentre ero di strada, mi sono fermata ad un negozio e ho comprato una bottiglia di vodka. Poi ho preso un taxi e, durante il tragitto verso casa, ho iniziato a berla. Stamattina, sopraffatta dal mal di testa ho realizzato di aver fatto una stronzata. Sono proprio una cretina, cosa diavolo avevo in mente?»
«L'importante è che te ne sia accorta subito» commentò Ellie dolcemente. Poi aggiunse, con una punta di amarezza: «Avrei voluto capirlo subito anch'io.»
Poi, senza aggiungere altro, lasciò la stanza.
Harriet vide che il volto di Aidan, già segnato dalle occhiaie, si era fatto ancora più tetro. «Cosa ricordi di ieri sera?»
La ragazza ci pensò alcuni istanti, cercando di dare un senso logico alle immagini che apparivano come flash. «Non molto, se devo essere sincera. Ricordo il taxi, ricordo il momento in cui sono entrata in casa, il viso sconvolto di Ellie e della sua amica, la musica ad alto volume. Poi, non so come, mi sono ritrovata nel mio letto. Inoltre stanotte devo aver fatto degli strani sogni, e in uno c'era senz'altro Sean, ma non riesco proprio a ricordare il contenuto.»
Ora il volto di Aidan aveva assunto un'espressione indecifrabile.
«Devo andare al lavoro» concluse il fratello dirigendosi verso la porta. «Più tardi il detective Miller verrà qui per fare il punto della situazione. Per favore, non uscite di casa, almeno per oggi.»
Infine uscì senza aggiungere altro.
È mestruato? Pensò Harriet, scrollando le spalle e finendo di sorseggiare la sua spremuta.
 
Era rimasta sconvolta, più tardi, nel rendersi conto che qualcuno era salito fino all’ultimo piano dell’edificio al fine di imbrattare una parete con un messaggio intimidatorio. Ma ancora di più rimase scioccata nel rendersi conto che era talmente fuori di sé da non rendersene minimamente conto.
Anche James Miller parve sconcertato mentre le comunicava la notizia, ma cercò di non darlo troppo a vedere.
Ellie invece sembrava di nuovo con la testa tra le nuvole, ma stavolta per una ragione del tutto nuova e particolare. Difatti, non riusciva a staccare gli occhi dal loro ospite.
«Vi ho portato una copia della registrazione effettuata dalle telecamere, che parte dal momento in cui siete usciti tutti di casa, sino al punto in cui Elizabeth ha trovato la scritta sulla parete. Vi pregherei, appena ne avete l’occasione, di visionare il filmato e prestare attenzione ad ogni minimo particolare, anche quello che vi sembra insignificante. Poi dovrete dirmi se qualcuno si comporta in modo strano, sia nell’atrio che nell’ascensore, oppure se notate un volto familiare. Qualsiasi cosa potrebbe risultare determinante.»
«Crede che la scritta abbia un legame con l’omicidio di Mr. Collins?» domandò Harriet, concentrata sulla discussione.
«A meno che non si tratti di uno scherzo di cattivo gusto, direi proprio di sì. E se posso darvi un consiglio, vi suggerirei di spostarvi il meno possibile in completa solitudine. Per quanto ne sappiamo, potrebbe esserci qualche pazzo in circolazione e nono voglio assolutamente che corriate rischi.»
«D’accordo, cercheremo di muoverci sempre in compagnia di qualcuno» Ellie era in un evidente stato di apprensione.
Successivamente il detective spiegò che stava indagando sul passato di Peter Collins e in particolare si stava concentrando sul legame che lo univa alla famiglia Westmore. Erano semplici soci in affari o c’era dell’altro? Una delle piste che stava seguendo riguardava proprio i suoi trascorsi in ambito lavorativo. In ogni caso, al momento, non era ancora emerso nulla di rilevante.
«Ora tolgo il disturbo, ma ci sentiremo presto» concluse infine. «Mi raccomando, osservate attentamente il filmato. Potrebbe essere cruciale per risolvere il caso. Vi auguro buona giornata.»
Harriet ricambiò cordialmente il saluto, mentre la sorella maggiore si offriva di accompagnare Miller alla porta.
Lo faccio o non lo faccio? Ok, lo faccio. Darò solo una sbirciatina.
La curiosità spinse la ragazza a dirigersi verso l’atrio per capire se tra Ellie e Miller stesse accadendo qualcosa. Facendo capolino dalla grande arcata che collegava il salone all’ingresso, Harriet udì i due scambiarsi alcune parole.
«Grazie ancora per quello che stai facendo, lo apprezziamo molto.»
«Figurati, in fondo è il mio lavoro. Spero solo di chiudere l’indagine il più presto possibile. So che ne avete passate tante ed ora meritare solo serenità.»
Il detective fece per uscire, ma poi aggiunse: «Ah, Elizabeth, so che probabilmente penserai che io sia troppo avventato, ma… Ti piacerebbe cenare con me una di queste sere?»
Sul volto della ragazza si manifestarono diverse espressioni: sorpresa, emozione, preoccupazione e infine felicità. «Sì, mi piacerebbe molto.»
«D’accordo, allora a presto» concluse lui, per poi portare una mano di Ellie alle sue labbra e baciarne il dorso con dolcezza.
Che uomo d’altri tempi! Pensò Harriet, divertita. Forse ha un modo di fare troppo cerimonioso, ma è decisamente una persona interessante. Potrebbe essere ciò di cui Ellie ha bisogno in questo momento difficile.
 
Appena si sdraiò sul letto, ad Harriet tornò in mente che aveva perso il lavoro e un senso di vuoto e desolazione la colpirono come una morsa.
Sin da quando aveva terminato gli studi, il suo obiettivo era stato quello di rendersi indipendente e, anche se i genitori avevano accumulato un’eredità immensa per i quattro fratelli, aveva sempre cercato di non dipendere da nessuno.
Potrei mettermi alla ricerca di un nuovo lavoro, oppure tentare di riprendermi quello vecchio.
In ogni caso non poteva assolutamente restare con le mani in mano, non era nella sua natura. Perciò, dimenticandosi completamente del pranzo, decise di fare due passi in centro e girare trai i negozi, per scoprire se qualcuno fosse alla ricerca di nuovi dipendenti.
Mentre camminava, però, una brutta sensazione la spinse a procedere verso un vicolo laterale, dove probabilmente si affacciava il retro del bar presso cui aveva chiesto se il direttore fosse alla ricerca di personale.
Non sapeva come spiegarsi quella sensazione, ma forse l’istinto le stava suggerendo che là ci fosse qualcosa che doveva vedere. In parte anche perché il sogno che aveva fatto quella notte, dapprima così misterioso ed oscuro, si stava finalmente manifestando nella sua mente.
Procedette quindi con passi lenti e silenziosi all’interno del vicolo, cercando di farsi coraggio e mantenere la calma.
Non fare cose stupide, corri via da qui e chiama qualcuno, le suggeriva la sua parte razionale, ma camminò ugualmente in avanti, come se fosse all’interno di un incubo da cui non poteva svegliarsi senza aver prima scoperto la verità.
Fu allora che lo vide. Era a terra, sdraiato a pancia in su e ricoperto di sangue.
No, non è possibile. Lui non è reale, non può essere qui.
Urlò come mai aveva fatto prima, ma la voce le morì in gola. Dapprima pietrificata, corse a perdifiato verso quel corpo abbandonato a sé stesso.
Ti prego, fa’ che non sia morto, fa’ che stia bene.
«Sean, ti prego, rispondimi!»
Il ragazzo non si muoveva.
  
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