" “Leonardo!” gridò Raffaello, sconvolto, sollevandolo da terra e dal suo stesso sangue “Leo, Leo!”.
Leonardo posò lo sguardo, già molto lontano ed oscurato, sul volto del fratello e alzò con difficoltà e dolore la zampa destra per accarezzargli la guancia.
“Ra-raffaello . . .” sussurrò con le ultime forze che gli erano rimaste “. . . prendi gli altri e scappa . . . occupati della nostra famiglia e . . . e abbi cura di Yakumo e Yamiko anche . . . anche per me . . . io . . . io . . .”
L’ultimo respiro gli sfuggi tra le labbra prima che potesse terminare la frase e la sua zampa e cadde inerme nella pozza di sangue.
Gli occhi ramati non stavano più guardando quelli dorati e tremanti di Raffaello.
Né l’avrebbero più fatto.
. . .
Raffaello doveva essere forte, più forte della sofferenza e del dolore.
Doveva esserlo per suo padre, distrutto dal dolore e dalla vecchiaia, per i suoi fratelli, mutilati nel corpo e nello spirito, e per Yakumo e Yamiko, i figli di suo fratello, ancora feriti nel profondo per la sua morte.
Doveva esserlo per la sua famiglia, la sua amata famiglia, così terribilmente fragile e debole, più fragile e debole di quanto si sentisse lui stesso.
Doveva farlo."