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Autore: Figlia di un pirata    09/12/2014    0 recensioni
- Perché le hai cancellato la memoria, eh? Perché? Su, muoviti, spiega.
- Sta’ calmo, Har. Era solo per proteggerla.
- Proteggerla? Proteggerla? Zayn, ti rendi conto di cosa hai fatto?
- Starà molto meglio così.
- Non sa neanche che esistiamo, adesso.

Siamo sempre stati abituati a pensare che il sovrannaturale sia tutto un frutto della nostra immaginazione. Ci divertono libri e film su licantropi, vampiri, demoni e quant'altro, a noi sempre presentati come dei bellocci sensuali e affamati di verginelle pudiche. Ma vi siete mai chiesti da cosa sia nata l'ispirazione per scrivere queste storie? Alcuni mi hanno risposto, con ovvietà "Dalle leggende". E, non so a voi, ma a me hanno insegnato che le leggende hanno sempre un fondo di verità.
Avevo sempre sostenuto di non essere impaurita dalle storie di fantasmi, ma non mi ero resa conto che, a volte, la verità può essere ben più spaventosa delle storie che leggiamo.
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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L'oscuro tentatore - Capitolo 2: Finisce sempre così


- Comunque… - iniziò Charlie cercando di sviare il discorso dal penoso siparietto di poco prima. - Lou dà una festa domani sera. Sei dei nostri, vero?
Alzai un sopracciglio. - Per vedervi limonare allegramente tutta la sera sotto l’apposito ramo di vischio allestito per l’occasione? No, grazie, passo. E poi domani è il 20 gennaio!
Si intrecciò una ciocca blu fra le dita e mi concesse un grande sorriso. - Eh dai, lo sai che per me sei più importante di lui! - parve riflettere un attimo. - Cosa te ne importa del 20 gennaio? Non iniziare ad accampare le solite scuse! E poi ci sarà anche Harry. - pronunciò quel nome con tale enfasi che, se avessi potuto, le avrei strappato i denti uno a uno.
- Ci risiamo. - erano mesi, precisamente da quando frequentava l’allegra compagnia composta da Louis, Harry, Liam e Zayn che continuava a insinuare che io nutrissi, sotto sotto, un certo amore dirompente per quell’individuo spregevole che rispondeva al nome di Harry Styles. Ovviamente, mi chiedevo in continuazione di quale strana sostanza si facesse. Non mi sarebbe, seriamente, mai passato nemmeno per l’anticamera del cervello di passare più del tempo strettamente necessario in compagnia di un ragazzo che per passatempo aveva il rivolgermi battutine sarcastiche appena se ne presentava l’occasione. - Se continui così, è ovvio che non vengo. - la ammonii.
Alzò gli occhi al cielo, che aveva lo stesso colore delle sue grandi iridi. - Su, mi farebbe piacere!
- Ci penso.
 
- Ci penso, ci penso, e poi finisce sempre così! - mi ritrovai a borbottare per l’ennesima volta mentre, seduta nella sua macchina da diciottenne, mi sistemavo il vestito succinto che mi aveva prestato.
Rosso. Diceva che il rosso mi stava bene. Rosso come le ciocche che davano un tocco di colore ai miei ricci castani. Rosso come il sangue pulsante nelle mie vene. Rosso come l’amore e la passione. Rosso come il fuoco che mi è sempre bruciato dentro.
- Tutto merito delle mie capacità persuasive. - mi fece un occhiolino l’attimo prima che l’autista del bus frenasse bruscamente. - Cos’ha detto Emma?
Emma, la mia sottospecie di madre. - Cosa vuoi che gliene importi? Mi ha solo detto di non tornare tardi…
- …che è proprio ciò che farai. - completò la frase per me. Era inutile dire che Charlie era bellissima, come sempre, nel suo abito blu, forse un po’ troppo corto per i miei gusti, ma quelli erano dettagli.
Fu solo osservando il ciondolo a forma di goccia che portava al collo che lo notai. - Cos’è quello? L’ennesimo succhiotto del tuo amore “piccipuccettoso”? - la presi in giro indicando una specie di voglia rossa abbastanza larga che macchiava il suo collo candido.
Lei arrossì di colpo. La mia migliore amica che arrossiva, questa era davvero bella. - Sì, un s-succhiotto… come al solito, eh? - sembrava persino vagamente preoccupata. La cosa non quadrava.
- Ti senti bene? Guarda che non mi offendo solo perché il tuo ragazzo è talmente possessivo da dover rivendicare in continuazione il tuo possesso. Come i cani che fanno la pipì per marcare il territorio.
Rise leggermente. - Sì, ora andiamo però.
Scese dal trabiccolo e così feci anch’io, seguendola sul viale che portava a casa Tomlinson che, per l’occasione, presentava molte luci che ne addobbavano la facciata. Ebbi la netta sensazione che si trattasse di quelle dell’albero di Natale. Tutto, in quell’abitazione, sembrava ostentare sfacciatamente l’agiatezza della famiglia di Louis, che non esitava mai a metterla a disposizione di tutti noi comuni mortali che non potevamo permetterci una festa a settimana. Complice anche l’assenza dei genitori, sarebbe corretto dire che Louis era allora noto per la grande disponibilità a farsi distruggere la casa almeno ogni sabato.
Oltrepassando il cancelletto, nel giardino, notai un gazebo allestito a mo’ di bar, molto affollato a causa della sete di alcolici che pervadeva ogni animo. Proprio lì c’erano due ragazzi dall’aria familiare.
- Oh, no. - sussurrai, consapevole del fatto che, con quella musica, la mia migliore amica non avrebbe mai potuto sentirmi.
Invece lo fece.
Si girò verso di me con un sorriso malizioso stampato in volto. - Cosa c’è? Di cosa ti preoccupi?
- Styles e Malik. Lì. A mezzo metro.
Seguì con lo sguardo il punto che le stavo indicando col dito indice e mi diede una pacca sulla spalla. - Andiamo a salutarli.
Troppo tardi.
Fu lì che imparai a non indicare mai qualcuno col dito.
I due si fecero avanti, riuscendo, in un qualche oscuro modo, ad aprirsi un varco tra tutte le persone schiacciate fra loro in quell’enorme giardino.
Zayn prese la mano di Charlie e le fece il baciamano in un modo assurdamente disgustoso. - Signorina Tomlinson. - le fece un occhiolino mentre lei sorrideva.
Per quanto fosse impegnata, non si poteva negare che Zayn fosse un ragazzo alquanto figo e sarebbe stato impossibile non compiacersi di fronte ad un gesto del genere. No, non ho davvero pensato alla parola “figo”. “Belloccio”, sì, belloccio può andare.
- Fox. - sorrise leggermente, probabilmente più per educazione che per reale voglia di salutarmi, e io risposi al saluto con un cenno del capo.
Tra l’altro, osservandolo bene, notai che i suoi occhi castani erano più ombrosi del solito, come… come se fossero stati neri. Giustificai quel dettaglio con l’assenza della luce solare e mi ripetei che non erano cose a cui pensare, che il colore degli occhi della gente non era affar mio.
- Ciao, Zayn. - disse allegramente Charlotte. Sembrava che quel tipo riuscisse a sentirla, anche se lei aveva un tono di voce normale. Tanto normale che dovetti faticare un bel po’ per capirla. - Sai dov’è Louis?
Sapevo che saremmo arrivati presto a questo punto, ma non pensavo così presto.
- Sì, è dentro casa. Ti accompagno?
- Vamos! - detto questo, si fece guidare dentro da quel bel pezzo di fig-... belloccio, subito dopo aver lanciato a me ed Harry un’occhiata zeppa di significati.
Lo sapevo, lo sapevo. Trovava sempre un modo per trascinarmi alle feste per poi rifugiarsi in qualche angolo col suo ragazzo, aspettandosi che seguissi il suo esempio e mi dessi alla pazza gioia.
A proposito del riccio, non appena si rese conto che quei due si erano dileguati, colse la palla al balzo. Maledetta Charlie. - Mh, a quanto pare i nostri amici sono evaporati.
Vidi la stessa vena pulsante del giorno precedente e gli occhi, solitamente di un bel verde smeraldo, grigi. Sembrava poterti trafiggere con un solo sguardo e provai quasi paura. Quasi. In fondo, era sempre di Harry Styles che si parlava.
Mi appoggiai alla ringhiera. - Sì, - risposi, seccata, fissando la folla. - ma non preoccuparti, ci sono ancora abbastanza sprovvedute pronte a caderti ai piedi.
Si passò la lingua sulle labbra e sorrise. - Dimmi che sei una di quelle.
-Dio, che squallido. - borbottai, in modo da non essere udita.
E invece anche lui parve sentirmi. Ma cosa avevano tutti?
- Mi hai appena dato dello squallido?
Sbuffai. - A quanto pare.
Mi spiazzò. - Forse è proprio quello che sono.
Mi voltai verso di lui con sguardo sconvolto, ma non lo trovai. Strizzai le palpebre e non c’era.
Non capivo. Dov’era finito?
Consolata dal fatto di non avere più nessun riccio impertinente fra i piedi, ma anche un po’ preoccupata per la mia sanità mentale, entrai in casa, sperando ardentemente di trovarmi in un sogno. O che, per lo meno, fossero gli altri quelli pazzi, non io.
L’interno era completamente diverso dall’esterno, diciamo che offriva un po’ più di privacy. Del resto, come si potrebbe non avere un po’ di privacy in una normalissima abitazione, mentre il fulcro della festa è in giardino?
Non feci fatica ad individuare la mia migliore amica le cui risate si sentivano persino in salone. Aprendo la porta a vetri della cucina, la trovai seduta su di un tavolo in pietra, mentre chiacchierava col suo ragazzo, con un tipo che non avevo mai visto prima e con Liam Payne. Non ci avevo mai parlato troppo, ma, con quella strana voglia sul collo e il sorriso perenne, sembrava di gran lunga più simpatico degli altri membri della banda di idioti.
- Fox! - mi apostrofò carinamente proprio Liam. - Ci sei anche tu, a quanto pare. - Io l’avevo detto che la sua simpatia era tutta un’impressione.
Sforzai un sorriso, ma sembrava piuttosto che avessi appena preso una dentata. - Già… a quanto pare.
Notando la mia espressione confusa nel guardare lo sconosciuto, Louis si fece avanti. - Fox, ti presento Niall Horan. - prese per un braccio il biondo e lo trascinò con sé. - Niall, ti presento Fox.
- Fox? - domandò lui, grattandosi il mento con un dito.
Sospirai. - E’ il mio cognome. Mi chiamo Ellen. Ma preferisco El.
Non era semplicemente figo come gli altri. Era… bello. Molto bello. I primi dettagli che mi saltarono all’occhio furono i numerosi nei sul collo candido, che portava ad un viso simpatico, in cui non si potevano non notare i suoi meravigliosi occhi di un blu intenso. Ne avevo visti di occhi azzurri fino ad allora, ma blu... mai. Erano meravigliosi, anche se leggermente coperti dai capelli biondi, sovrastati da un cappello blu.
Notai che Charlie, cercando di non farsi vedere, agitava le braccia, come a dire Portalo via di qui.
Non c’era niente da fare: ogni momento era buono per un po’ di privacy col suo ragazzo.
Sospirai nuovamente e cercai di portarlo via da lì. - Mh… che ne dici se andiamo un attimo fuori? - azzardai. Sicuramente avrebbe pensato che fossi una psicopatica la cui unica intenzione era stuprarlo in un giardino. Come primo incontro, niente male.
- Con piacere. - Mi fece un occhiolino, inaspettatamente.
Chiuse la porta a vetri, ma non prima che io sussurrassi a Charlie: - Mi devi un favore.
Uscendo, ci ritrovammo nel salone, nel quale i divani erano gremiti di coppiette ansiose di incontrare la lingua di qualcun altro.
Guardai l’orologio appeso alle pareti candide: era già passata un’ora e mezza. Ovviamente, l’effetto dell’alcool iniziava a farsi sentire.
Camminammo per un pochino senza dirci nulla, fino a che non arrivammo al giardino che sembrava essersi leggermente svuotato. Ci sedemmo ad un tavolino e mi guardò. - Allora - disse. - Fox…
Lo interruppi subito, riservandogli una linguaccia. - Non mi chiamare così.
- Curioso, sembra che qui tutti ti chiamino così.
Sbuffai. - Lo so, e non è bello! Ti piacerebbe se la gente ti individuasse sempre come ‘Horan’?
Scrollò le spalle. - Perché dovrebbe darmi fastidio? È il mio cognome.
Sorrisi senza neanche accorgermene e, per cambiare discorso, mi aggrappai ad una delle sue particolarità più evidenti. - Non sei di qui, vero? Non abiti a Leicester.
Scosse la testa, sorridendo a sua volta e mi ritrovai a pensare di non aver mai visto un sorriso più bello in tutta la mia vita. - No, in realtà no. Sono di Mullingar.
Spalancai gli occhi per la sorpresa, rischiando di urtare una ragazzina che correva in giro urlando il nome di un ragazzo. - Irlandese?
- Stupita? - inarcò entrambe le sopracciglia.
- E’ che non se ne vedono molti da queste parti. E poi non si risponde a una domanda con un’altra domanda. - lo rimbeccai.
- Già, immaginavo. - il suo sorriso si allargò ancora. - Ho conosciuto Louis a Londra due anni fa e siamo molto amici. Lui aveva 17 anni. Non sarei mai mancato ad una sua festa!
Improvvisamente, la musica non c’era più. L’unico suono era la sua voce cristallina.
- Tu quanti anni hai? - mi ritrovai a domandargli. Non ero stata io a domandarglielo, ma qualcun altro sepolto dentro di me, ne ero sicura, perché io non sarei mai stata in grado di fare una domanda che a me pareva così personale, così intima.
- Diciannove, tu?
- Diciassette. - risposi.
Mi scompigliò i capelli. - Oh, piccola!
Feci la finta offesa, nascondendo la reazione che quel tocco mi aveva provocato. - Non sono piccola.
- Io dico di sì.
Sorrisi, sorrisi ancora. Forse venire a quella festa non era stata una così cattiva idea. Forse, alla fine, avrei dovuto ringraziare Charlie per l’insistenza. E anche per l’essere così dannatamente legata a Louis.
Finché qualcuno non spezzò l’incanto.
- Ehi, Fox! - mi sentii chiamare.
Voltandomi, due occhi color ghiaccio mi trafissero, provocandomi i brividi a fior di pelle. - Styles. - color ghiaccio? I suoi occhi non erano mai stati color ghiaccio.
- Vedo che hai fatto conoscenza con Horan!
- Così pare. - borbottai, seccata per l’interruzione.
- Oh, ho interrotto un momento topico? Chiedo perdono. - ci passò accanto stringendo la mano di una ragazza vestita di verde, con una lunga e folta chioma rossa.
Qualcosa sembrò bruciare dentro di me, fino a che non sentii ancora la sua voce dal caldo accento irlandese.
- El? Come faceva quel tizio a sapere il mio nome, secondo te?
- Non ne ho idea. Credevo che lo conoscessi.
- No. Mai visto in vita mia.
- Ehm… - tutto ciò era alquanto strano. - forse Louis gli ha parlato di te. - borbottai, riflettendo.
Non sapevo cosa mi aspettava.
Ci fu qualche minuto di silenzio, in cui osservammo, con sguardo annoiato, tutte le coppiette che si apprestavano ad entrare in casa, soggiogate dall’effetto dell’alcol e pronte ad una notte di fuoco, ma anche tutti i gruppi di amici che si scatenavano come impazziti, provocando in me qualche risatina.
Poi lo vidi.
In un angolo, un angolo molto buio, c’era qualcuno accasciato. Sembrava avere il viso rivolto verso il terreno ed era inerme, quasi come se non respirasse più.
Gettai uno sguardo a Niall, che pareva aver notato il corpo anche lui, quindi si alzò e ci avvicinammo al… coso.
Il biondo tentava di tenermi indietro con un braccio, molto protettivo da parte sua, ma non sapeva che la mia curiosità aveva sempre la meglio su tutto, quindi arrivai a quel corpo esangue addirittura prima di lui.
- Sta’ attenta. - mormorò.
Improvvisamente mi resi conto che la musica si era davvero fermata. Non si sentiva più alcun rumore, se non il fremere delle ali dei grilli.
Grilli in inverno?
Qualcosa non quadrava.
Il giardino era deserto. Non più una ragazza, non più un ragazzo, niente barista, niente di niente.
C’eravamo solo noi e quella cosa che, improvvisamente, aveva assunto ai miei occhi un aspetto più che pericoloso.
Di primo acchito, pensai che fosse qualcuno che aveva bevuto troppo. Non sarebbe stata la prima volta.
I capelli erano radi sul capo, mi ricordava stranamente qualcuno, ma…. chi?
Delicatamente, sotto lo sguardo preoccupato di Niall, gli presi la testa e la voltai.
Lanciai un urlo, prima di essere buttata di lato.
Era orribile: somigliava terribilmente a Liam Payne, ma semplicemente non poteva essere lui. Aveva gli occhi spenti, smarriti, e i denti digrignati. Sembravano lame affilate, pronte ad essere affondate nella carne da un momento all’altro. La pelle era più scura del solito. Però non era stato lui a spingermi di lato.
Era stato qualcun altro (Horan?), qualcuno con una forza tutt’altro che umana, a gettarmi indietro, come se avesse voluto proteggermi.
Mi resi conto di non riuscire a vedere. O meglio, tutto ciò che avevo davanti agli occhi appariva distorto, come se fosse stato a pallini. Sentivo solo delle voci.
Una sembrava quella pacata di Zayn. - Sta’ calmo. - diceva. - La luna piena… dev’essere stato uno scherzo di cattivo gusto. Calmo, sta’ calmo.
E poi c’era Louis, il responsabile della festa, ansioso. - Ma cosa…? Anche tu, Niall?
E l’accento irlandese. - Sì, ma non… non come voi. È diverso.
Sentii anche la voce graffiante di Harry. - Questo… non è possibile.
Solo la mia migliore amica parve accorgersi di me. Il suo tono di voce era più preoccupato del solito. - Dov’è finita El? L’ha… morsa?
- No, non l’ha morsa.
- E’ stato solo… un momento. L’ho buttata di lato, non ha fatto nulla.
L’ultima cosa che avvertii furono due paia di mani sul mio corpo mentre mi sembrava che tutto girasse vorticosamente.
Un forte mal di testa, una folata di vento gelido, poi di nuovo il buio.



Argh.
Ciao a tutti, ladies and gentlemen!
Come vedete, sono finalmente riuscita a postare, e non ho molto da dire su questo capitolo se non che è ufficialmente da qui che inizieranno i casini per i nostri cari personaggi.
E allora sì che saranno uccelli senza zucchero. Chi voleva intendere, ha inteso a sufficienza.
Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate, e soprattutto cosa credete che sia successo alla nostra piccola Ellen. O forse, dovrei chiamarla Fox? A proposito, guardate cos'è comparso di recente sulla Bacheca di Facebook della povera Ellen. La faranno impazzire, in quel di Leicester!


Aria.
   
 
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