Film > Basil l'Investigatopo
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Autore: Bebbe5    05/11/2008    3 recensioni
Rattigan è tornato in azione e tocca di nuovo a Basil sconfiggerlo. Ci riuscirà anche stavolta? Per tutti i fan dell'argomento. [capitoli e titolo modificati e corretti]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell’autrice: eccomi qua, pronta a scrivere un altro capitolo.

Sinceramente non pensavo che questa storia venisse letta, né tanto meno recensita.

Ringrazio quindi di tutto cuore Hikary. Credo di aver già detto che vado matta per questo cartone e, sta’ tranquilla, ho intenzione di finire questa storia. Il problema è che non so come. Ho un milione di idee e assemblarle mi sembra difficile. Comunque farò del mio meglio per accontentarti, la tua recensione mi ha fatto un piacere immenso.

Spero che il capitolo ti piaccia.

 

Capitolo 2

 

Un lampo squarciò il cielo di Londra, seguito da un fortissimo tuono e da uno dei più violenti temporali di quell’autunno. Per le strade la gente si affrettava a raggiungere le proprie abitazioni o, quanto meno, una carrozza.

In tutta quella confusione, chi mai si sarebbe potuto accorgere del topolino che, strisciando contro i muri, si dirigeva in tutta fretta verso Baker Street? Era piuttosto corpulento, rispetto a quelli della sua specie, con due baffetti proprio nel centro di un volto che mostrava affidabilità e dolcezza, ma anche una gran forza d’animo. Aveva una bombetta e un cappotto neri e si riparava con un minuscolo ombrello dello stesso colore: 

 

“Fortuna che l’ho preso prima di uscire.” pensò.

Arrivato a destinazione, al 221B della via, si fermò un attimo per riprendere fiato davanti alla porta:

 

“Forse.. anf…dovrei…anf  ascoltare Basil e…anf.. fare un po’ più di moto” si disse Topson (se non l’avevate ancora capito) prima di chiudere e scuotere l’ombrello e di entrare in casa.

 

Non riuscì a reprimere un sorrisetto divertito come, del resto, gli capitava ormai da due anni a quella parte. La casa, che divideva con il suo grande amico investigatopo, era molto cambiata dopo la morte del terribile nemico di Basil, Rattigan. Quando vi era entrato per la prima volta, vi aveva trovato un disordine immenso: ritagli di giornali attaccati un po’ dappertutto, senza una logica apparente, strani aggeggi meccanici e diversi alambicchi sparsi un po’ per tutta la casa e persino delle piume sparse un po’ su tutto il pavimento (frutto di esperimenti con pistole e fucili vari). La cosa strana era che, anche allora, non c’era un granello di polvere in tutta casa, dato che la signora Placidia, la cameriera, era una vera e propria maniaca dell’ordine e ciò aveva portato a liti piuttosto accese tra lei e il padrone di casa (o meglio, chi urlava era lei, mentre lui sembrava non considerarla affatto).

Con la sparizione dell’ossessione di Rattigan, la cosa si era un po’ ridimensionata: ora il disordine era tutto concentrato nella camera di Basil, etichettata dalla governante come zona pericolosa e da evitare. Il resto della casa, invece, era stato rimesso totalmente in ordine, il che non dava più l’impressione di essere pigiati in un qualsiasi archivio cittadino, ma, al contrario, offriva una piacevolissima sensazione di accoglienza a tutti coloro che vi entravano.

Topson stava per appendere il cappotto e la bombetta all’attaccapanni nell’ingresso, quando notò che, oltre a mancare quello del suo amico, ad uno dei ganci era attaccata un bellissimo soprabito verde scuro, con dei bottoncini d’oro e un semplice cappellino con lo stesso colore e gli stessi intarsi. In quel momento la signora Placidia comparve nell’atrio, accigliata, ma un attimo dopo il suo viso si addolcì, vedendo davanti a sé solo il migliore amico del suo peggiore incubo.

 

“Oh, buona sera dottore. Bentornato.” Cominciò lei.

 

“Buona sera anche a lei signora. Mi dica: chi è la signorina che è venuta a farci visita?” chiese gentilmente Topson.

 

“Non si starà mica trasformando in uno come il signor Basil, vero?” chiese la donna con un tono tra il divertito e il preoccupato. “Comunque posso dirle che è un’amica di vecchia data del signore, un angelo se mi posso permettere. Non so come faccia a sopportare quello là, ma si conoscono fin dalla tenera età e… Oh, perdinci. Vada ad incontrarla e la intrattenga un po’. Saranno ormai quasi tre ore che è seduta di là nel salotto, ci ho conversato un po’ ma sa.. le mie mansioni…”

 

“Ma Basil dov’è? Ah già, Scotland Yard”. Si era dimenticato che il detective, una volta la settimana si recava alla stazione di polizia per dare una mano con i casi che si presentavano.

 

“Sì, e spero che torni il più tardi possibile” Disse la governante prima di tornare in cucina.

Topson appese i suoi effetti nell’ingresso e si avviò verso il salottino.

Quando vi entrò, il fiato gli si mozzò in gola. Davanti a lui c’era una delle più belle topoline che avesse mai visto. Aveva un lucidissimo pelo marrone chiaro, i capelli dello stesso colore, forse più tendente al biondo, che le ricadevano in morbidi ricci sulle spalle. Portava un vestito dello stesso colore del soprabito e del cappello nell’ingresso e, come notò il dottore, un paio di guantini neri era appoggiato sulla poltrona dove lei era seduta. Era talmente assorta nella lettura del suo libro che non si era accorta dell’ingresso di Topson, il quale, dopo non aver potuto fare a meno di notare che quell’aria così assorta gli ricordava quella dell’angelo della Madonna delle Rocce nella National Gallery, si schiarì leggermente la voce e la signorina alzò di scattò il volto e il dottore vide che aveva due occhi azzurri, no grigi, no verdi, no… un colore bellissimo ecco.

 

“Buonasera signore, chi ho il piacere di incontrare?” chiese lei con una dolcissima vocina da fata.

Dopo un attimo di immobilità, l’interrogato si affrettò a rispondere:

“Dottor David Q. Topson, e qual è il suo nome signorina?”

 

“Cornelia Blackwood, tanto piacere”.

Dopo un rapido ma cortese bacia mano, i due si sedettero sulle poltrone del salotto davanti al caminetto e cominciarono a chiacchierare. Il dottore apprese che Cornelia conosceva Basil fin da quando i due avevano 5 anni, avevano frequentato insieme ogni scuola, perfino il college ed erano sempre stati compagni di classe. Dieci anni prima lei, su ordine della famiglia, era dovuta partire per il Continente, qualche anno prima che Topson, arrivasse a Londra, ed era diventata una famosa attrice, cantante e ballerina, molto rinomata e rispettata da tutti. Topson si ricordò allora di aver visto la foto della ragazza su un giornale una volta e gli pareva troppo bello e strano che la giovane fosse tanto semplice (a giudicare dal soprabito e dal vestito) nonostante avesse molti soldi.

I due continuarono a conversare finché Basil tornò da Scotland Yard, quasi due ore dopo. Anche il detective si soffermò a guardare il cappotto ma, diversamente dall’amico, si fiondò immediatamente nel salotto e corse a salutare l’amica:

 

“CORNELIA, oh quanto tempo è passato. Come stai? Tutto bene?”

 

” BASIL, già sono passati ormai dieci anni e tu sei cambiato tanto sai?”

 

“Davvero? Non credevo: il colore degli occhi mi sembra lo stesso, quello del pelo pure, non sono alzato, non sono ingobbito…”

 

”Non parlo di qualità fisiche. Dove diavolo è finito il disordine di cui  andavi tanto fiero?”

 

“Ah, quello, beh è tutto pigiato in camera mia”

 

“E tu riesci a dormirci? Che fai, ora sei pure stregone e riesci a trasformarti in un pezzo di intonaco per poterci dormire?”

 

“Ehi, bada a come parli”

 

I due litigavano ridendo, in una maniera che portò Topson a chiedersi se tra i due non c’era più di una semplice amicizia.

 

“Sono contenta di essere finalmente tornata.”.

 

“Sì, anch’io e… ATTENTA!”

Con uno scatto fulmineo, Basil si abbassò a terra trascinando con sé Cornelia, mentre una pietra entrava a velocità fulminea nella stanza, fracassando il vetro della finestra e andando a colpire l’armatura del detective che cadde in pezzi sul pavimento.

 

“In nome del cielo, CHE E’ SUCCESSO?” La voce della signora Placidia risuonò fuori della porta, prima che la governante entrasse nella stanza, imbelvita a tal punto che, Topson ne era certo, se fosse stata un leone avrebbe sbranato il suo padrone senza troppi ripensamenti.

 

“Signor Basil, avevamo deciso che il disordine, compresi vetri rotti e fracassamenti vari si sarebbe limitato alla zona dei suoi appartamenti e… SIGNOR BASIL, MI STA ALMENO ASCOLTANDO?” disse rivolta al detective che, dopo aver appurato che nessuno dei suoi amici si era fatto male, si era avvicinato al proiettile. Quest’ultimo era tutto pieno di ragnatele e, a ben guardarlo, ci si sarebbe accorti che c’era qualcosa inciso sulla roccia.

Incurante degli strepiti della sua cameriera, Basil raccolse il sasso e cominciò a togliere le ragnatele. Cornelia e Topson, intanto, cercavano un po’ di calmare l’ormai isterica governante, un po’ di seguire i movimenti del detective.

Dopo quasi cinque minuti, dalla bocca di Basil uscì un urlo tra il disperato e l’irato.

 

“No, no, no, non è possibile, è un incubo, solo un incubo” cominciò a mormorare

 

“Cosa è successo Basil?” chiese Topson ansiosamente mentre Cornelia osservava muta la scena.

 

Per tutta risposta, il detective gli lanciò la pietra e il dottore vide con orrore che vi era incisa una “R”, allo stesso modo di quella che tanto avevano temuto dieci anni prima.

Sembrava impossibile, troppo orribile per essere vero, ma la prova era lì davanti ai loro occhi.

Rattigan era tornato.

 

Ecco qua il secondo capitolo, dedicato a Hikary. Spero che ti piaccia, forse è un po’ lungo, ma altrimenti non tornava.

Che ne pensi di Cornelia?

A presto

Bebbe5          

 

 

  
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