QUEST OF SOULS
Antefatto - Una
risata al giorno, con Dess sempre intorno!
Un altro pretendente. Un altro uomo che le giurava eterno amore, pur avendola vista solo nei quadri. Amelia era stanca di tutto ciò, stanca di aspettare che Zelgadiss si accorgesse del suo amore. No, non che si accorgesse, si corresse mentalmente. Che lo accettasse e lo ricambiasse. O lo rifiutasse. La principessa si rendeva conto che se la chimera avesse rifiutato in maniera aperta e netta il suo amore, lei ci sarebbe stata malissimo, ma, almeno sperava, si sarebbe potuta mettere il cuore in pace. Ma questo silenzio, fatto di parole non dette, di frasi lasciate a metà e mai finite, la stremava, le toglieva la speranza.
Lei
voleva la certezza di un amore certo e solido, di una persona che le restasse
accanto tutta la vita, che accettasse il suo amore e le donasse il suo.
Curioso.
Tutti i principi, i duchi, i nobili giunti fin’ora a chiedere la sua mano, non
avevano fatto altro che giurarle amore.
Philionel
non premeva troppo apertamente, ma si intuiva che desiderava vederla sposata
con un bravo ragazzo, e magari avere qualche bel nipotino da far saltare sulle
ginocchia.
Una
fugace immagine di sé stessa in abito da sposa, bianco come la neve, passò
nella mente della principessa. Chi era l’uomo accanto a lei? Lo sposo aveva le
sembianze di Zelgadiss, era inutile negarlo. Sospirando, si alzò dal divanetto,
svogliata, poggiando il libro che aveva in mano sul tavolino da lettura posto
lì a fianco. L’aria fresca della sera di aprile le accarezzò il volto.
“Zelgadiss,
dove sei, stanotte?” pensò, osservando la città che si stendeva sotto di lei
come un cielo capovolto, nella notte scura.
-A
cosa pensa la principessina, vestita di rosa e di bianco come una sposina?-
chiese una voce alle sue spalle.
Amelia
neanche si voltò, per nulla allarmata. Dessran aveva libero accesso alla reggia
di Saillune, i sigilli anti-mazoku della città non gli facevano un baffo,
essendo stato lui invitato all’interno di essa.
-Penso
a un ragazzo che forse non pensa a me…- rispose lei.
-Oh,
ma lui pensa a te. Solo che la brillante intelligenza di cui dispone sbatte
contro il muro di granito della sua scatola cranica, quando cerca di uscire
fuori a suggerirgli di venirsi a dichiarare…- il mazoku si affiancò alla
principessa, scrutandone l’espressione con gli scuri, dolci occhi a mandorla.
-Vuoi
vedere cosa sta facendo il tuo caro Zelgadiss?- le chiese sorridendo. Al
contrario di quello di un certo demone dai capelli viola, quello di Dessran era
un sorriso caldo e spontaneo, dolce quasi.
-Beh…-
Amelia arrossì -ecco… non mi dispiacerebbe sapere cosa sta facendo… ma NON se
sta facendo il bagno o cose del genere…-
-Tranquilla,
niente di tutto ciò! Si è solo addormentato, dopo sei giorni di veglia per
cercare di tradurre un manoscritto. Se solo mi avesse chiesto aiuto prima,
avrei potuto dirgli che quello non era altro che un ricettario di marmellate in
un dialetto elfico delle foreste, trascritto con l’alfabeto fonetico dei nomadi
delle sabbie…-
Ad
Amelia venne da ridere, al pensiero di Zel che si rompeva la testa su un
misterioso manoscritto rivelatosi poi… un ricettario di cucina!!!
-Però
la ricetta per la marmellata di valeriana, fichi e nocciole lì riportata non la
conoscevo, è davvero buona, sai?-
La
principessa scoppiò definitivamente a ridere, al pensiero di Dessran in
grembiulino da cucina e mestolo.
-L’hai
fatta davvero tu?-
-Certo
che no! Ho tradotto la ricetta e Philia l’ha preparata! L’ho appena assaggiata,
perché se la sono immediatamente spazzolata via tutta Valgarv e il capo!- la
faccia intristita di Dess era tutto uno spettacolo -Allora, guarda un po’…-
creò, con un gesto della mano, una specie di sfera di cristallo. Amelia vi
scrutò dentro, intravedendovi tra una sottile nebbiolina biancastra la sagoma
di Zelgadiss. Dopo qualche istante, l’immagine si fece più definita.
Lo
shamano era caduto addormentato su una poltrona di cuoio, nella stanza di
locanda che era la sua casa, da quando aveva deciso di stabilire a Saillune una
“base d’appoggio” per i suoi vagabondaggi, aiutato da Dessran che spesso gli
dava un passaggio da una parte o l’altra della penisola. In mano, stringeva un
oggetto, una macchia rosa e blu indistinta.
La
visione si fece più chiara, e Amelia vide, non senza un tuffo al cuore, che
quello che Zelgadiss stringeva in mano era, innegabilmente, uno dei suoi
braccialetti, quello che gli aveva dato, quattro anni prima, quando si erano
separati.
-Lo
ha sempre con sé, in una tasca della casacca, vicino al cuore. Spesso lo tira
fuori, e siede a fissarlo, per ore. Io dico che ti ama da impazzire, ma che non
si dichiara per un motivo ben preciso. - disse serio Dessran.
Amelia
annuì -La maledizione che lo rende una chimera. Oh, Dess, perché Zelgadiss non
capisce che io lo amo, indipendentemente dal suo aspetto esteriore?-
-Chiediglielo
a lui, Amelia. Quella zuccaccia dura capisce di tutto, tranne questo. O forse,
fa finta di non capire. Ma non temere, io faccio il tifo per voi, e anche se
sono un demone, mi trasformerò in un angioletto d’amore per voi!- con un sorriso
smagliante, Dess dirò fuori un paio di alucce bianche piumate dal piano
astrale, attacandosele alle spalle, e un arco tutto rosa con la freccia con la
punta a cuore.
Amelia
scoppiò a ridere fragorosamente -Oh, Dess, con te in giro, uno non può restare depresso
a lungo!-
-Io
mi nutro dei sentimenti umani. E sono l’unico che si nutre anche di quelli
buoni. La gioia e la serenità hanno un gusto molto migliore di paura e
terrore!- sorrise, facendo l’occhiolino e alzando un dito in tono da professore
-Buona notte, principessa. Il tuo principe azzurro, azzurro in tutti i sensi,
sogna di te. Ora vai a nanna, e sogna di lui!- esclamò, svanendo nell’aria.
Amelia
rimase ancora qualche istante sul terrazzino. “Grazie, Dessran: mi hai dato la
voglia di non mollare…”
Rientrò
in camera sua, tirando fuori dal cassetto del comodino il braccialetto gemello
di quello dato a Zel, e stringendoselo al cuore, rasserenata.
-Non
mollerò. Accetterà i miei sentimenti, e accetterà anche i suoi. - alzò lo
sguardo al cielo, occhioni stellati e enormi -Per l’Amore, la Pace e la
Giustizia!- declamò, scoppiando poi a ridere da sola, rasserenata.