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Autore: GottaBeLou    09/12/2014    2 recensioni
"Mentre Kogoro sbraitava, il piccolo Conan non emetteva un suono, sembrava quasi non respirasse. Sentiva un enorme peso sul cuore guardando il viso della ragazza. I paramedici avevano chiesto più volte al bambino di rimanere sul posto ma lui non aveva ceduto. Era solo colpa sua se Ran si trovava in quella situazione, colpa sua e di nessun altro, la sua vita era appesa a un filo e se le fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato."
Genere: Angst, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heiji Hattori, Kazuha Toyama, Nuovo personaggio, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 13ù
Maybe I'm the sinner, and you're the saint
Gotta stop pretending what we ain't
Why we pointing fingers, anyway?
When we're the same

-Ariana Grande, Best mistake



“Chi c’era alla porta?” chiese Yukiko, entrando in salotto.
“Ran? Ran, dove sei?” iniziò a chiamare, quando non la vide. Si affrettò quindi a raggiungere la porta e guardò fuori, la ragazza non c’era.
Rientrò, recuperò velocemente il telefono e compose un numero. 


“Mamma devi trattenere Ran il più possibile” disse di nuovo.
“Quante volte pensi di ripetermelo ancora?”
Shinichi sbuffò in risposta e prese a fissare lo schermo del cellulare, cercando di non pensare alla miriade di cose che sarebbero potute andare storte. A cominciare dallo scambio tra Ran e Naomi. Non sapeva esattamente cosa avrebbero fatto se Kohei avesse deciso di non seguire le loro istruzioni, non c’era nemmeno il tempo per elaborare un piano di riserva.
Quando il motore della macchina si spense, il suo flusso continuò di pensieri si bloccò di colpo. Controllò le ore e aprì la portiera.
“Mi servono un paio d’ore, poi sarò a casa” disse, senza nemmeno guardare Yukiko.
“Andrà tutto bene”
Annuì, augurandosi che sua madre avesse ragione.

Dopo diversi squilli, la donna riuscì a prendere la linea.
“Ora non posso” 
“Ascolta è importan
-
“Ti richiamo dopo, non riesco a parlare” disse lui, senza nemmeno lasciarla finire.

***

Jodie Starling faceva parte dell’FBI da anni ma mai nella sua vita si sarebbe aspettata che una delle sue missioni sarebbe andata a finire in quel modo. Quando Evans glielo aveva riferito non aveva preso la cosa troppo sul serio, probabilmente perché il tutto risultava fin troppo inverosimile persino per lei.
Lo stabile adibito a centrale operativa non era distante dal centro di Tokyo, quindi riuscì a raggiungerlo in appena alcuni minuti, poi salì velocemente le scale fino al secondo piano, dove l’aspettava l'agente. Le bastò incrociare il suo sguardo torvo per capire che qualcosa non andava.
“Capo, credo ci sia un problema”
“Siamo qui per risolverlo, qualunque esso sia. Ora portami da lei”
L’altro fece per dire qualcosa, ma alla fine rimase in silenzio e le fece strada lungo il corridoio. Si fermarono davanti ad una porta semichiusa. Quando l'aprì, Jodie ebbe bisogno di più di un paio di secondi per mettere a fuoco il volto di chi aveva davanti.
Nella stanza c’erano due persone sedute ad un tavolo. Sembrava un interrogatorio come un altro, insomma, ne aveva visti tanti e procedevano tutti più o meno nello stesso modo. Sospettato da una parte e un agente o più dall’altra. Tutto era normale, c’erano solo un paio di dettagli fuori posto, tanto per cominciare, l’agente in questione la stava guardando come se fosse lei la sospettata.
“Oh, salve” si sentì salutare.
Ricambiò con un sorriso tirato, mentre tutta la determinazione che aveva avuto fino a quel momento svaniva fin troppo velocemente.
“Quindi era di lei che parlavate”
Jodie deglutì, nel sentire la voce della donna. Prese un respiro profondo. Professionalità. Procedi per gradi e andrà tutto bene.

“Possiamo parlare da sole?” chiese allora.
L’agente la squadrò per un attimo, poi tornò con lo sguardo sull’altra donna.
“Perché no?” disse infine con un’alzata di spalle, prima di alzarsi e sgattaiolare fuori dalla porta.
Jodie si sedette e prese a guardare davanti a sé.
“Qual è il tuo nome?”
“Alchermes”
“Il tuo vero nome”
 “Julie” disse, dopo un attimo di esitazione “Nostro padre non è mai stato un uomo fantasioso, non credi?”
“Nostro padre? Io non ho idea di chi tu sia, mio padre aveva una sola figlia”
L’altra sorrise appena, quasi a dire ci sono talmente tante cose che non sai.
“Ho fatto delle ricerche, sai? Diverso tempo dopo la sua morte, intendo”
Jodie teneva lo sguardo fisso su Julie, notando per la prima volta quanto fosse effettivamente giovane. Non poteva avere più di ventidue o ventitré anni. A mascherare la sua età c’erano due macchie scure sotto gli occhi e l’aria stanca di qualcuno che non si concedeva un giorno di riposo da parecchio tempo.
Per quanto non volesse credere allo scenario che le si era appena parato davanti, non riusciva ad allontanare completamente la possibilità che avesse ragione. I loro lineamenti erano molto simili, così come il colore dell’incarnato. Ma il problema era un altro, se c’era una cosa che l’aveva colpita fin da subito era l’azzurro degli occhi. Per lei fu come guardare suo padre dopo anni.
“Ho passato mesi e mesi a cercare informazioni su quell’incendio, ma ho trovato ben poco, e le opinioni erano contrastanti, ma sono arrivata alla conclusione che poteva solo essere di origine dolosa. L’idea che qualcuno ce l’avesse effettivamente con mio padre è arrivata solo dopo, quando ho trovato le fotocopie di alcuni appunti scritti a mano nella cassaforte della casa in cui viveva mia madre.” Fece una pausa. “Parlavano delle sue ultime missioni e in particolare della ricerca su alcuni membri dell’Organizzazione. Non credo fosse così avanti con le indagini ma sapeva che qualcuno lo stava già tenendo d’occhio”
“Che intendi dire?”
Si strinse nelle spalle.
“È solo una sensazione che ho avuto mentre leggevo”
Entrambe rimasero in silenzio per diversi secondi.
“Perché diavolo sei entrata nell’Organizzazione? Cosa pensavi di fare?” chiese infine Jodie, con il tono della voce più alto di pochi minuti prima.
“Tieni vicino gli amici e ancora di più i nemici?”
“È questa la tua risposta? Davvero?! Avresti dovuto parlarne con l’FBI! Come hai potuto anche solo pensare di metterti contro una banda di criminali da sola?”
Julie sospirò e si sistemò sulla sedia.
“Da quanto tempo lavorate a questo caso? Siete arrivati a qualche tipo di conclusione?” chiese, retorica. “Mi servivano certezze, sono cresciuta senza avere la minima idea di chi fosse mio padre e quando ho scoperto cosa era successo ho sentito il bisogno di andare a fondo. E tutto è andato bene, per lo meno fino a stasera”
“Vuoi spiegarmi cos’è successo?”
“Ho incastrato Chris, ma-
“Chris Vineyard?”
“Lei. Però si sono presentate più persone di quante ne aspettassi e ora sono qui”
“E Vermouth ora dove si trova?” chiese, alzando di nuovo la voce.
“Non ne ho idea, quella ragazzina mi ha messa al tappeto e quando mi sono risvegliata ero sull’auto della polizia”
Jodie si precipitò fuori dalla stanza, cercando di fare mente locale per l’ennesima volta. Come aveva fatto a scappare? Lo stabile era circondato dai suoi uomini e insieme a lei c’erano i due ragazzini di Osaka e..
Kudo.
“Trovate Shinichi Kudo” disse ad Evans e all’agente che fino a poco prima stava interrogando Julie. “Nessuno sa dove sia finito, potrebbe essere con uno dei membri dell’Organizzazione”
Recuperò il cellulare e compose un numero, sperando che qualcuno rispondesse al più presto.
“Sì?”
Jodie spalancò gli occhi, non era decisamente la voce che si aspettava di sentire.
“Con chi parlo?” non aveva tempo da perdere.
“Ti sei già dimenticata di me?” proseguì melliflua.
Passarono alcuni secondi, prima che Jodie reagisse. Poteva essere solo una persona.
Vermouth.

***

Ran si sistemò sull’auto, chiedendosi se avesse davvero fatto la scelta giusta. Shinichi le aveva chiesto di aspettarlo e lei lo aveva fatto, per lo meno fino a quando aveva deciso che la verità veniva prima di quella promessa.
Quando Kohei si era presentato alla porta principale di Casa Kudo aveva agito d’impulso, perché aspettare ancora? 
Altre domande.
Il ragazzo era alla guida della macchina, mentre lei era seduta sul sedile posteriore, intenta a guardare fuori dal finestrino. Si erano allontanati dal centro della città da un pezzo ormai. Non aveva idea di dove fossero diretti, men che meno del perché.
Quando dopo un po' Kohei la chiamò, lei si voltò di scatto verso di lui.
Senza dire altro, accostò e Ran non ebbe nemmeno bisogno di sentirsi dire che erano arrivati a destinazione.
Riportò lo sguardo fuori dal finestrino, che cosa ci facevano all’Aeroporto Internazionale di Narita?

***

Quando Shinichi raggiunse Vermouth, la trovò intenta a parlare al telefono con qualcuno. Non ci volle molto per capire che quello che stava usando era il suo, di telefono.
“Che diavolo stai facendo, dobbiamo muoverci” borbottò, incrociando le braccia al petto.
L’altra si strinse nelle spalle e gli passò il cellulare.
“Uhm, chi parla?”
“K-Kudo? Credo che tu mi debba una spiegazione”
“Agente Jodie!”
“Perché ha risposto quella donna?”
Shinichi prese un respiro profondo, per quanto avesse decisamente poco tempo per le spiegazioni, era necessario che Jodie sapesse.

Quando gli agenti dell’FBI irruppero nell’edificio, Vermouth stava puntando la pistola contro la tempia di Alchermes, che giaceva a terra svenuta. Il ragazzo aveva avuto appena il tempo di fermarla, se avesse sparato sarebbe stata la fine. Diverse ore prima aveva promesso a Jodie e a se stesso che ne sarebbero usciti tutti incolumi. Aveva già sulle spalle la responsabilità di diverse persone e, davvero, non gli andava per niente di allungare la lista dei loro nomi.
Ma fu solo quando si accorsero della sparizione dell’uomo a cui Vermouth aveva sparato che scoppiò il finimondo.
“Dobbiamo andare a cercarlo” esclamò Shinichi.
Seguì una confusione generale e quando gli agenti raggiunsero il locale, trovarono solo due ragazzini e una donna svenuta. Né Heiji né Kazuha diedero spiegazioni sul fatto che Kudo non fosse con loro.   
Shinichi e Vermouth avevano utilizzato le scale d’emergenza per raggiungere il tetto e da lì iniziare le ricerche, nessuno li avrebbe visti.
Al ragazzo non andava giù l’idea di lavorare con “una di loro”, ma quando si era sentito dire “Quell’uomo è sicuramente armato, you’ll need a sidekick” aveva finito per acconsentire. Certo, solo pensare a Vermouth come la sua spalla gli faceva venire da ridere, ma il tempo stringeva e probabilmente la donna aveva ragione.

“Mi stai dicendo che stai collaborando con una criminale?” sbottò Jodie, senza nemmeno farlo finire.
“Dobbiamo trovare il complice di quella donna” rispose lui, ostentando un tono tranquillo.
“No, tu non devi fare un bel niente. Ci penseremo noi”
“Oh, giusto” aggiunse prima che l’altro potesse replicare “Ferma Vermouth, non possiamo farla scappare di nuovo”
Shinichi si guardò intorno e vide la donna intenta ad accendersi una sigaretta. Sbuffò e tornò a prestare attenzione al telefono.
“Credo non sia possibile, se n’è già andata”
La paternale che seguì non fu esattamente una delle parti migliori della giornata.
Shinichi chiuse la chiamata e controllò l’ora sullo schermo del cellulare.
“Credo che tu debba andartene, quelli dell’FBI inizieranno a perlustrare la zona e chiuderanno tutte le uscite nel giro di cinque minuti” borbottò, quando fu abbastanza vicino alla donna.
“E non era esattamente quello che non doveva succedere?”
Lui annuì, spostando lo sguardo sulle punte dei suoi piedi.
“Quindi ora?”
“Niente,” rispose Shinichi. “Ognuno prosegue per la sua strada, io devo andare da Ran”
“Non penso che la troverai”
Il ragazzo impallidì e si voltò verso di lei.
“Che intendi dire?”
“Che in questo momento dovrebbe essere già su un volo diretto ad Atlanta”
“Atlanta?” chiese, alzando la voce. “Atlanta in Georgia?!”
Vermouth annuì e fece per prendere un’altra sigaretta.
“Perché diavolo dovrebbe andarci?”
L’altra non rispose, si limitò ad estrarre dalla tasca della giacca un foglietto e a porgerlo al ragazzo, poi si allontanò, senza dire altro, mentre Shinichi cercava di capire cosa stesse succedendo. Sul pezzo di carta lesse due parole scritte ordinatamente con una penna stilografica, che non lo aiutarono per niente a capire. Anzi, avrebbe tranquillamente affermato di non essere mai stato tanto confuso in vita sua.

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Ohayoo

Come al solito, inizio il mio monologo chiedendovi scusa per il ritardo, ma sono iniziati gli esami e devo almeno fare finta di studiare lmao
Comunque, sorpresa!!! Chi si aspettava che fosse Kohei alla porta? Dun dun dunnn 
Credetemi, avrei voluto anche io che fosse Shinichi ma preferisco le cose complicate e penso che ormai l'abbiate capito ah 
Ho cercato di chiarire la situazione tra Jodie e Julie, che sono a tutti gli effetti sorelle, almeno per metà.
Ultimo punto, Vermouth come fa a sapere che Ran sta per partire? E quali sono le parole scritte sul foglietto che ha dato a Shinichi? Spero di potervelo far sapere presto, intanto non disperate!! (Ma quando, Gaia? Non avevi detto che la storia era praticamente finita? Sono prolissa di natura, non vogliatemene, alla fine ci arriviamo, prima o poi)
Niente, concludo come di routine col ringraziare chi recensisce, mette nelle preferite/ricordate/seguite e anche ai lettori silenziosi (a cui voglio dire che non mangio nessuno, quindi siete liberi di esprimere il vostro parere, qualunque esso sia)
Grazie a tutti di nuovo, 

A presto, 
Gaia

  
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