Gotta stop pretending what we ain't
Why we pointing fingers, anyway?
When we're the same
-Ariana Grande, Best mistake
“Chi c’era alla porta?” chiese Yukiko,
entrando in salotto.
“Ran? Ran, dove sei?” iniziò a chiamare,
quando non la vide. Si affrettò quindi a raggiungere la porta e guardò fuori, la ragazza non c’era.
Rientrò, recuperò velocemente il telefono e
compose un numero.
“Mamma devi trattenere
Ran il più possibile” disse di nuovo.
“Quante volte pensi di
ripetermelo ancora?”
Shinichi sbuffò in
risposta e prese a fissare lo schermo del cellulare, cercando di non pensare
alla miriade di cose che sarebbero potute andare storte. A cominciare dallo
scambio tra Ran e Naomi. Non sapeva esattamente cosa avrebbero fatto se Kohei
avesse deciso di non seguire le loro istruzioni, non c’era nemmeno il tempo per
elaborare un piano di riserva.
Quando il motore della
macchina si spense, il suo flusso continuò di pensieri si bloccò di colpo.
Controllò le ore e aprì la portiera.
“Mi servono un paio
d’ore, poi sarò a casa” disse, senza nemmeno guardare Yukiko.
“Andrà tutto bene”
Annuì, augurandosi che sua
madre avesse ragione.
“Ora non posso”
“Ascolta è importan-”
“Ti richiamo dopo, non riesco a parlare” disse lui, senza nemmeno lasciarla finire.
***
Jodie Starling faceva parte dell’FBI da
anni ma mai nella sua vita si sarebbe aspettata che una delle sue missioni
sarebbe andata a finire in quel modo. Quando Evans glielo aveva riferito non
aveva preso la cosa troppo sul serio, probabilmente perché il tutto risultava
fin troppo inverosimile persino per lei.
Lo stabile adibito a centrale operativa
non era distante dal centro di Tokyo, quindi riuscì a raggiungerlo in appena
alcuni minuti, poi salì velocemente le scale fino al secondo piano, dove
l’aspettava l'agente. Le bastò incrociare il suo sguardo torvo
per capire che qualcosa non andava.
“Capo, credo ci sia un problema”
“Siamo qui per risolverlo, qualunque esso
sia. Ora portami da lei”
L’altro fece per dire qualcosa, ma alla
fine rimase in silenzio e le fece strada lungo il corridoio. Si
fermarono
davanti ad una porta semichiusa. Quando l'aprì, Jodie ebbe
bisogno di più di un paio di secondi per mettere a fuoco il
volto di chi aveva
davanti.
Nella stanza c’erano due persone sedute ad
un tavolo. Sembrava un interrogatorio come un altro, insomma, ne aveva visti
tanti e procedevano tutti più o meno nello stesso modo. Sospettato da una parte
e un agente o più dall’altra. Tutto era normale, c’erano solo un paio di dettagli fuori
posto, tanto per cominciare, l’agente in questione la stava guardando come se fosse lei la sospettata.
“Oh, salve” si sentì salutare.
Ricambiò con un sorriso tirato, mentre
tutta la determinazione che aveva avuto fino a quel momento svaniva fin troppo
velocemente.
“Quindi era di lei che parlavate”
Jodie deglutì, nel sentire la voce della
donna. Prese un respiro profondo. Professionalità.
Procedi per gradi e andrà tutto bene.
“Possiamo parlare da sole?” chiese allora.
L’agente la squadrò per un attimo, poi tornò con lo sguardo
sull’altra donna.
“Perché no?” disse infine con un’alzata di spalle, prima di
alzarsi e sgattaiolare fuori dalla porta.
Jodie si sedette e prese a guardare davanti a sé.
“Qual è il tuo nome?”
“Alchermes”
“Il tuo vero nome”
“Julie” disse, dopo
un attimo di esitazione “Nostro padre non è mai stato un uomo fantasioso, non
credi?”
“Nostro padre? Io non ho idea di chi tu sia, mio padre aveva una sola figlia”
L’altra sorrise appena, quasi a dire ci sono talmente tante cose che non sai.
“Ho fatto delle ricerche, sai? Diverso tempo dopo la sua
morte, intendo”
Jodie teneva lo sguardo fisso su Julie, notando per la prima
volta quanto fosse effettivamente giovane. Non poteva avere più di ventidue o
ventitré anni. A mascherare la sua età c’erano due macchie scure sotto gli
occhi e l’aria stanca di qualcuno che non si concedeva un giorno di riposo da
parecchio tempo.
Per quanto non volesse credere allo scenario che le si era
appena parato davanti, non riusciva ad allontanare completamente la possibilità
che avesse ragione. I loro lineamenti erano molto simili, così come il colore
dell’incarnato. Ma il problema era un altro, se c’era una cosa che l’aveva
colpita fin da subito era l’azzurro degli occhi. Per lei fu come guardare suo
padre dopo anni.
“Ho passato mesi e mesi a cercare informazioni su
quell’incendio, ma ho trovato ben poco, e le opinioni erano
contrastanti, ma
sono arrivata alla conclusione che poteva solo essere di origine
dolosa. L’idea
che qualcuno ce l’avesse effettivamente con mio padre è
arrivata solo dopo,
quando ho trovato le fotocopie di alcuni appunti scritti a mano nella
cassaforte della casa in cui viveva mia madre.” Fece una pausa.
“Parlavano
delle sue ultime missioni e in particolare della ricerca su alcuni
membri
dell’Organizzazione. Non credo fosse così avanti con le
indagini ma sapeva che qualcuno lo stava già tenendo
d’occhio”
“Che intendi dire?”
Si strinse nelle spalle.
“È solo una sensazione che ho avuto mentre leggevo”
Entrambe rimasero in silenzio per diversi secondi.
“Perché diavolo sei entrata nell’Organizzazione? Cosa
pensavi di fare?” chiese infine Jodie, con il tono della voce più alto di pochi
minuti prima.
“Tieni vicino gli amici e ancora di più i nemici?”
“È questa la tua risposta? Davvero?! Avresti dovuto parlarne
con l’FBI! Come hai potuto anche solo pensare di metterti contro una banda di
criminali da sola?”
Julie sospirò e si sistemò sulla sedia.
“Da quanto tempo lavorate a questo caso? Siete arrivati a
qualche tipo di conclusione?” chiese, retorica. “Mi servivano certezze, sono cresciuta senza avere la minima
idea di chi fosse mio padre e quando ho scoperto cosa era successo ho sentito
il bisogno di andare a fondo. E tutto è andato bene, per lo meno fino a
stasera”
“Vuoi spiegarmi cos’è successo?”
“Ho incastrato Chris, ma-”
“Chris Vineyard?”
“Lei. Però si sono presentate più persone di quante ne
aspettassi e ora sono qui”
“E Vermouth ora dove si trova?” chiese, alzando di nuovo la
voce.
“Non ne ho idea, quella ragazzina mi ha messa al tappeto e
quando mi sono risvegliata ero sull’auto della polizia”
Jodie si precipitò fuori dalla stanza, cercando di fare
mente locale per l’ennesima volta. Come aveva fatto a scappare? Lo stabile era
circondato dai suoi uomini e insieme a lei c’erano i due ragazzini di Osaka e..
Kudo.
“Trovate Shinichi Kudo” disse ad Evans e all’agente che fino
a poco prima stava interrogando Julie. “Nessuno sa dove sia finito, potrebbe
essere con uno dei membri dell’Organizzazione”
Recuperò il cellulare e compose un numero, sperando che
qualcuno rispondesse al più presto.
“Sì?”
Jodie spalancò gli occhi, non era decisamente la voce che si
aspettava di sentire.
“Con chi parlo?” non aveva tempo da perdere.
“Ti sei già dimenticata di me?” proseguì melliflua.
Passarono alcuni secondi, prima che Jodie reagisse. Poteva
essere solo una persona.
Vermouth.
***
Ran si sistemò sull’auto, chiedendosi se avesse davvero
fatto la scelta giusta. Shinichi le aveva chiesto di aspettarlo e lei lo aveva
fatto, per lo meno fino a quando aveva deciso che la verità veniva prima di quella promessa.
Quando Kohei si era presentato alla porta principale di Casa
Kudo aveva agito d’impulso, perché aspettare ancora?
Altre domande.
Il ragazzo era alla guida della macchina, mentre lei era
seduta sul sedile posteriore, intenta a guardare fuori dal finestrino. Si erano
allontanati dal centro della città da un pezzo ormai. Non aveva idea di dove
fossero diretti, men che meno del perché.
Quando dopo un po' Kohei la chiamò, lei si voltò di scatto verso di lui.
Senza dire altro, accostò e Ran non ebbe nemmeno bisogno di
sentirsi dire che erano arrivati a destinazione.
Riportò lo sguardo fuori dal finestrino, che cosa ci
facevano all’Aeroporto Internazionale di Narita?
***
Quando Shinichi raggiunse Vermouth, la trovò intenta a
parlare al telefono con qualcuno. Non ci volle molto per capire che quello che
stava usando era il suo, di telefono.
“Che diavolo stai facendo, dobbiamo muoverci” borbottò,
incrociando le braccia al petto.
L’altra si strinse nelle spalle e gli passò il cellulare.
“Uhm, chi parla?”
“K-Kudo? Credo che tu mi debba una spiegazione”
“Agente Jodie!”
“Perché ha risposto quella donna?”
Shinichi prese un respiro profondo, per quanto avesse
decisamente poco tempo per le spiegazioni, era necessario che Jodie sapesse.
Quando gli agenti
dell’FBI irruppero nell’edificio, Vermouth stava puntando la pistola contro la
tempia di Alchermes, che giaceva a terra svenuta. Il ragazzo aveva avuto appena
il tempo di fermarla, se avesse sparato sarebbe stata la fine. Diverse ore
prima aveva promesso a Jodie e a se stesso che ne sarebbero usciti tutti
incolumi. Aveva già sulle spalle la responsabilità di diverse persone e,
davvero, non gli andava per niente di allungare la lista dei loro nomi.
Ma fu solo quando si
accorsero della sparizione dell’uomo a cui Vermouth aveva sparato che scoppiò
il finimondo.
“Dobbiamo andare a
cercarlo” esclamò Shinichi.
Seguì una confusione
generale e quando gli agenti raggiunsero il locale, trovarono solo due
ragazzini e una donna svenuta. Né Heiji né Kazuha diedero spiegazioni sul fatto
che Kudo non fosse con loro.
Shinichi e Vermouth
avevano utilizzato le scale d’emergenza per raggiungere il tetto e da lì
iniziare le ricerche, nessuno li avrebbe visti.
Al ragazzo non andava
giù l’idea di lavorare con “una di loro”, ma quando si era sentito dire
“Quell’uomo è sicuramente armato, you’ll need a sidekick” aveva finito per
acconsentire. Certo, solo pensare a Vermouth come la sua spalla gli faceva
venire da ridere, ma il tempo stringeva e probabilmente la donna aveva ragione.
“Mi stai dicendo che stai collaborando con una criminale?”
sbottò Jodie, senza nemmeno farlo finire.
“Dobbiamo trovare il complice di quella donna” rispose lui,
ostentando un tono tranquillo.
“No, tu non devi fare un bel niente. Ci penseremo noi”
“Oh, giusto” aggiunse prima che l’altro potesse replicare
“Ferma Vermouth, non possiamo farla scappare di nuovo”
Shinichi si guardò intorno e vide la donna intenta ad
accendersi una sigaretta. Sbuffò e tornò a prestare attenzione al telefono.
“Credo non sia possibile, se n’è già andata”
La paternale che seguì non fu esattamente una delle parti
migliori della giornata.
Shinichi chiuse la chiamata e controllò l’ora sullo schermo del
cellulare.
“Credo che tu debba
andartene, quelli dell’FBI inizieranno a
perlustrare la zona e chiuderanno tutte le uscite nel giro di cinque
minuti” borbottò, quando fu abbastanza vicino alla donna.
“E non era esattamente quello che non doveva succedere?”
Lui annuì, spostando lo sguardo sulle punte dei suoi piedi.
“Quindi ora?”
“Niente,” rispose Shinichi. “Ognuno prosegue per la sua
strada, io devo andare da Ran”
“Non penso che la troverai”
Il ragazzo impallidì e si voltò verso di lei.
“Che intendi dire?”
“Che in questo momento dovrebbe essere già su un volo diretto
ad Atlanta”
“Atlanta?” chiese, alzando la voce. “Atlanta in Georgia?!”
Vermouth annuì e fece per prendere un’altra sigaretta.
“Perché diavolo dovrebbe andarci?”
L’altra non rispose, si limitò ad estrarre dalla tasca della
giacca un foglietto e a porgerlo al ragazzo, poi si allontanò, senza dire
altro, mentre Shinichi cercava di capire cosa stesse succedendo. Sul pezzo di
carta lesse due parole scritte ordinatamente con una penna stilografica, che
non lo aiutarono per niente a capire. Anzi, avrebbe tranquillamente affermato di
non essere mai stato tanto confuso in vita sua.
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Ohayoo
Come
al solito, inizio il mio monologo chiedendovi scusa per il ritardo, ma
sono iniziati gli esami e devo almeno fare finta di studiare lmao
Comunque, sorpresa!!! Chi si aspettava che fosse Kohei alla porta? Dun dun dunnn
Credetemi, avrei voluto anche io che fosse Shinichi ma preferisco le cose complicate e penso che ormai l'abbiate capito ah
Ho cercato di chiarire la situazione tra Jodie e Julie, che sono a tutti gli effetti sorelle, almeno per metà.
Ultimo punto, Vermouth come fa a sapere che Ran sta per partire? E
quali sono le parole scritte sul foglietto che ha dato a Shinichi?
Spero di potervelo far sapere presto, intanto non disperate!! (Ma
quando, Gaia? Non avevi detto che la storia era praticamente
finita? Sono prolissa di natura, non vogliatemene, alla fine ci
arriviamo, prima o poi)
Niente, concludo come di routine col ringraziare chi recensisce, mette
nelle preferite/ricordate/seguite e anche ai lettori silenziosi (a cui
voglio dire che non mangio nessuno, quindi siete liberi di
esprimere il vostro parere, qualunque esso sia)
Grazie a tutti di nuovo,
A presto,
Gaia