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Autore: Eneri_Mess    11/12/2014    3 recensioni
Uomini e donne, reduci da un’epoca cesellata di leggenda, agiscono per sovvertire le sorti di un mondo ignaro e di sognatori, il cui unico scopo è quello di raggiungere il più famoso e ambito dei tesori, il One Piece.
Ma il nuovo Re dei Pirati, colui che conquisterà ancora una volta ricchezza, fama e potere, sarà solo uno.
« Non peccare di presunzione. Gli eredi sono quattro, i pretendenti molti. Non sarai tu a scegliere chi diventerà Re dei Pirati e come egli – o ella – deciderà il futuro di ciò che resta del mondo »
Dal Capitolo XX:
« Non vedo cosa dovrei ricordarmi di te, Portuguese. Non tratto coi pirati » sibilò in tono velenoso, avventato, ma non riusciva a domare un pulsante senso di ansia crescente.
Quel tipo sapeva il suo vero nome. Quello che lei tentava di insabbiare da anni, e che se fosse arrivato alle orecchie sbagliate avrebbe provocato troppi casini.
Ciononostante, il pensiero sparì, come vapore, dopo aver sentito la “spiegazione”.
« Mi avevi detto che bacio bene. Pensavo che questo fosse qualcosa di bello da ricordare » dichiarò offeso.
Genere: Avventura, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Mugiwara, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Heavenly Eve
(Gli Eredi)
 
 
 
- Capitolo V -
[Madame]
 
 
 
Over the hills and far away,
he swears he will return one day.
Far from the mountains and the seas,
back in her arms he swears he'll be.
Over the hills and far away.
[Over the Hills and Far Away – Nightwish]
 
 
 
 
Grand Line.
Red Jack Island, città di Fulham.
 
 
 
Scivolò lungo il vicolo con le spalle al muro, seguendo attentamente lo scoordinato rumore di passi e le parole prive di senso che il vecchio ubriaco stava biascicando.
Era una notte senza luna, una notte perfetta per sfruttare al meglio le ombre dei vicoli e delle case diroccate, cupe sagome sotto un cielo stellato e silente.
Rimase con la schiena incollata alla parete finché l’uomo non si allontanò nella via adiacente. Le era stato raccomandato di usare la massima discrezione e così avrebbe fatto: l’anticipo era stato tra i migliori che avesse mai avuto, quindi perché deludere la sua cliente?
Quando le sembrò che la via fosse libera, sgusciò al di là dell’angolo, percorrendo lesta la strada maleodorante e umida. Il mantello frusciava appena, mentre i suoi passi erano poco più udibili. Per l’occorrenza aveva preferito un paio di stivali da uomo invece dei soliti tacchi, così da passare indisturbata: se in quella parte della città, lontana dalle luci e dalle vie brulicanti e festose del centro, fosse transitata una donna, una come lei poi, sarebbe stato difficile essere discreti.
Arrivò alla fine della strada, voltando a destra per un vicolo che aveva più l’aspetto di un canale di scolo e poi a sinistra, anche se troppo velocemente, tanto che se ne pentì. Dalla direzione opposta venivano tre uomini che agitavano altrettante bottiglie mezze vuote di alcolici, tentando di mettere due parole insieme coerentemente. Lei esitò, prima di passare al loro fianco, nella penombra del palazzo, così silenziosa da non essere sentita ma così vicina da essere percepita. Le fu lanciata solo una occhiata bieca e dubbiosa, prima che uno dei tre ubriaconi sbottasse in un sonoro rutto, facendo ridere gli altri due.
La donna tirò un sospiro di sollievo, appuntandosi di non essere più così frettolosa, nonostante ormai fosse quasi arrivata alla sua meta.
Si fermò ad un’altra svolta, non sentendo alcun rumore. Attraversò la sinuosa via tra le case lugubri e apparentemente disabitate, arrivando all’ennesimo angolo, dove prese a sinistra, fino ad una nera porta scrostata di una casa dalle finestre inchiodate. Si guardò intorno un’ultima volta, quindi spinse con una mano l’uscio che, silenzioso, scivolò sui cardini, rivelandole solo l’oscurità più totale.
Entrò, richiudendosi la porta alle spalle e lasciando fuori quel malsano quartiere.
 
 
 
« Sono contenta di vederti, Maygan » esordì una voce nella tenebra. La donna non si scompose, indirizzando la sua attenzione verso il fondo della stanza. Dalle assi che bloccavano le finestre filtravano solo pochi sprazzi di luce, insufficienti per dare un’occhiata generale all’ambiente. Sembrava ampio, probabilmente una malridotta taverna del tutto sgomberata. Scricchiolii sinistri si udivano dal piano superiore, ma niente che indicasse la presenza di più di qualche topo.
« Ho le informazioni che volevi, Madame » rispose diretta la ragazza, rimanendo immobile. Non aveva paura, perché la paura non era una buona amica nel suo secondo lavoro.
Una scintilla baluginò nell’oscurità e subito dopo si accese una lanterna, appoggiata su un vecchio tavolo scialbo e pericolante. Un seggio fatiscente era posto di fianco, su cui una figura si sistemò accavallando le gambe e facendo scricchiolare la seduta. Madame “La Lebbrosa” sorrise ferina, drappeggiata in una cappa di velluto scuro con riflessi indaco. Le fece un ampio cenno per invitarla ad avvicinarsi, le labbra distese in un sorriso seducente e ipnotizzante.
Le sensazioni che Maygan provava in sua presenza non le erano ancora chiare: c’era una sottile linea di ammirazione intrecciata al sentore di pericolo. Si sentiva una falena attratta dalla luce, consapevole che si sarebbe bruciata, tuttavia troppo invaghita da essa per tirarsi indietro. Ma come le era stato richiesto, si mosse in avanti, all’apparenza sicura, i tacchi degli stivali bassi che riecheggiavano un rumore sordo sul pavimento di pietra.
« Hai fatto presto » continuò la mandante, con il baluginio della luce che le illuminava appena il viso completamente fasciato, nascosto nella penombra del cappuccio.
« Ho avuto fortuna » fece spallucce la donna, prima di rivelare una sgargiante chioma biondo oro pettinata in una rigida treccia e occhi verde acqua. La pelle era serica, il trucco ancora marcato ma impeccabile. Era sgattaiolata via dal bordello alla prima occasione, troppo eccitata per l’incontro.
« Lieta di sentirtelo dire » disse a sua volta l’altra, invitandola a sedersi su un’altra sedia malconcia con un gesto della mano bendata. « Non voglio farti perdere altro tempo, immagino avrai la fila ad attenderti dopo gli sbarchi di oggi » rise leggera, con una punta di sincerità che lasciò la bionda un attimo incerta se prendere la frase come una beffa o un complimento alla sua bellezza.
« Rimango in piedi » disse, sentendo serpeggiarle addosso quel lieve sentore di disagio che tendeva a farla agire di impulso.
Continuava a chiedersi se aver accettato di lavorare per quella donna fosse stato un affare o meno. Madame era famosa lì a Fulham, ma famosa nel senso che se si pronunciava il suo nome voleva dire che c’era qualcosa di grosso in ballo. Molti vociferavano avesse le mani in pasta in vari traffici illegali, nel giro delle informazioni più pericolose da conoscere e perfino nella tratta degli schiavi, anche se i pettegolezzi risultavano discordanti. C’era chi affermava fosse una delle donne più influenti e potenti nella malavita –  seconda probabilmente solo al contrabbandiere di armi Joker nello Shinsekai – che dal giorno alla notte fosse capace di spostarsi da un’isola all’altra della Grand Line senza navi e nel minor tempo immaginabile, che al suo soldo ci fossero centinaia di uomini e che nessuno fosse in grado di metterle le mani addosso o di scoprire la sua identità senza che le ombre lo facessero sparire. Quella storia delle ombre che inghiottivano i curiosi e gli stolti era la parte che ai più faceva cambiare subito idea sul ficcare il naso: qualcuno mormorava di aver visto persone volatilizzarsi nel nulla, urla troncate a metà solo per aver tentato di abbassare il cappuccio di Madame o aver insinuato qualcosa sulla sua identità.
Oltre tutte quelle dicerie da far venire la pelle d’oca, c’erano poi quei pochi che, più in disparte, raccontavano con un sorriso di come Madame in realtà non fosse che una benefattrice, che più di una volta avesse salvato la vita a chi le aveva chiesto aiuto contro pirati o marina, senza distinzioni, e senza troppe domande.
Maygan, lavorando come cameriera e prostituta al Velvet Silk, uno dei bordelli più famosi di Port Red Jack, ne aveva sentite di cotte e di crude sul suo conto, e quando le era arrivata la richiesta di un lavoro per Madame aveva accettato più per la morbosa curiosità di sapere la verità su quella donna potente.
Tre settimane prima l’aveva incontrata, constatando da subito le informazioni sul suo aspetto indecifrabile e chiedendole di getto se avesse veramente la lebbra per via di tutte quelle bende. Madame si era semplicemente messa a ridere di gusto, facendo scattare in Maygan quella prima sensazione di dubbio sul suo conto.
Da allora aveva iniziato a raccogliere tutte le informazione che le venivano richieste, quasi sempre incentrate sugli spostamenti dei pirati di cui lei le forniva i wanted. Diversamente da altri mandanti per cui aveva lavorato e che mettevano da subito in chiaro la clausola “nessuna domanda”, Madame sembrava più alla mano e più volte Maygan si era ritrovata a chiederle « perché? ». Non che avesse mai ottenuto risposte soddisfacenti e al limite del sibilino, ma ogni volta quei sorrisi misteriosi avevano aggiunto nuovi moti di curiosità e una certa dose di confidenza.
Madame si schiarì la voce, e la bionda riprese i contatti con la realtà, frugando con una mano sotto il mantello e rivelando un paio di pantaloni di pelle attillati e una vaporosa camicia da uomo, oltre ad una pistola fissata alla vita. La mano riemerse con il volantino sgualcito di un ricercato che passò alla donna seduta. Questa lo guardò brevemente, prima di riporlo sul tavolo, facendo un cenno col capo all’altra.
« Da quello che ho saputo sembra che vogliano fermare questo pirata a tutti i costi. Sta causando un sacco di “problemi” » iniziò, senza scostare gli occhi da quelli ambra e attenti della sua cliente. « Stanno mettendo in piedi una grossa operazione, navi, uomini scelti, progetti segreti… »
La donna seduta assottigliò lo sguardo, pensierosa.
« Hai saputo di cosa si tratta? » domandò con tono serio.
« Nello specifico no, sembra che non ne sapesse molto neanche l’idiota che ho abbindolato e posso capirne la ragione » rispose con una smorfia la bionda. Madame rise appena, prima di lasciarla continuare. « Pare sia un’operazione pensata non solo per lui – e accennò al volantino – ma anche per molti altri pirati. Una specie di pulizia dei mari… Non sono tranquilla » confessò, tormentandosi involontariamente un labbro. La sua bocca parlò prima che potesse riflettere, come se dar voce al proprio nervosismo con quella donna potesse quietarla. Si ripeteva che non poteva continuare a trattarla come una conoscente di vecchia data, a fidarsi, quando non sapeva nemmeno che volto questa avesse. Eppure, eccola lì di nuovo, ad aspettare un gesto che le confermasse che le sue aspettative non fossero infondate.
« Non lo sono neanch’io » confermò pensierosa la mandante senza guardarla e riprendendo in mano il volantino. « Sanno dove si trova adesso? » continuò a chiedere, osservando il foglio sgualcito.
« Perse le tracce settimane fa » fece spallucce Maygan.
« Capisco » sorrise beffarda la mandante, rimuginando ancora un po’ mentre fissava quel volto stampato, prima di riprendere. « Quando si muoveranno? »
« Non lo sapeva » soffiò l’altra. « Ma da quello che ha detto i preparativi sembrano lunghi e complessi… L’ha chiamata “armata invincibile” » sbuffò con un gesto seccato della mano.
« Gli uomini tendono sempre a fare i gradassi, specialmente se ubriachi » le fu riso in risposta, prima di un nuovo silenzio meditabondo. « Cosa hai saputo degli altri? »
La bionda fece mente locale un attimo. « Del Rosso non molto: l’ultimo avvistamento risale a circa due settimane fa non lontano da qui, a Suna… »
« Suna? » interruppe con una punta di incredulità ben percepibile nella voce.
Maygan annuì con sguardo curioso. Era la prima volta che intravedeva sul volto di Madame un’espressione allertata. Questa abbassò il viso, lanciando ancora una volta un’occhiata al volantino.
« Poi? » tagliò corto, riprendendo un tono fermo.
« Nient’altro su di lui, perse di nuovo le tracce » concluse la bionda con un sorriso divertito « Da come si infervorava a parlarne sembra un tipo interessante » aggiunse, leccandosi le labbra rosse, gli occhi maliziosi.
« Fin troppo » mormorò con un sospiro e una scrollata di capo la mandante. « Novità sull’ultimo? » il suo tono si fece nuovamente serio.
« Ne hanno perse le tracce dalle parti di Water Seven, ma- »
« Perfetto » concluse sbrigativa Madame, senza dare l’impressione di voler sapere altro.
Prese il volantino del ricercato e lo avvicinò alla fiamma della lanterna che, lentamente, iniziò a lambirne i bordi, bruciandolo. Maygan lo osservò, diversi pensieri le frullavano in testa. Sapeva che la curiosità era un’altra cattiva compagnia in quel momento, ma non riuscì a farne a meno.
« Trecento milioni di Berry non sono uno scherzo » sentenziò, mentre la locandina, fatta cadere sul tavolo, si accartocciava su se stessa. « Girano un sacco di voci su di lui, specialmente su ciò che è accaduto ad Alabasta… » aggiunse, fissando la sua cliente che, con il gomito appoggiato al tavolo e la mano a sorreggerle il viso, guardava con sguardo assente ciò che rimaneva del manifesto. Questa si inumidì le labbra, unica parte del volto, insieme agli occhi, a non essere fasciata dalle bende bianche.
« Fidati di quelle voci » mormorò senza fissarla. « Al Governo non piace riconoscere meriti a chi compie azioni a cui dovrebbero provvedere loro, specialmente se pirati » il tono fu piatto, anche se Maygan percepì una sfumatura di disgusto, ma restò in silenzio.
« Tieni » disse d’un tratto la mandante, appoggiando sul tavolo un sacchetto di stoffa tintinnante. La bionda prese la borsa, aprendola e fissandone il contenuto. Rimase a bocca aperta.
« Ma… è più di quanto avevamo pattuito » disse meravigliata, anche se una punta di sospetto la indusse a corrugare la fronte.
Gli angoli della bocca di Madame si piegarono in un sorriso che tuttavia non si estese allo sguardo.
« Sono cinquecento mila Berry » spiegò seria e guardandola con intensità a freddezza, in un modo che la lasciò inchiodata sul posto. « Vorrei che per un po’ lasciassi quest’isola »
Maygan la fissò senza capire, accennando un passo indietro. C’era qualcosa che non le piaceva: la stanza si era fatta improvvisamente troppo silenziosa e angusta per i suoi gusti. Per un attimo le sembrò di percepire qualcosa muoversi nell’ombra e gli scricchiolii diventare più consistenti.
« Perché? » domandò tagliente, i sensi allerta, come un gatto messo all’angolo.
L’altra donna non si scompose, fissandola calma.
« Fa conto che questo sia un nuovo incarico. A breve lascerò quest’isola e mi serve di non lasciare tracce. Nessuno dovrà sapere ciò che hai fatto per me »
« Sono stata attenta, come mi avevi chiesto! » l’accusò, stringendo il denaro. Se doveva scappare, non avrebbe di certo restituito quella somma: il lavoro era stato fatto e lei era l’ultima persona al mondo da chiamare santa. Ma per quanto pensasse ciò, le sue mani tremavano.
Madame sospirò pesantemente.
« Ti ho trovata perché ho sentito parlare di te. Alcuni conoscono la tua seconda attività e io non posso permettermi indiscrezioni »
La sua voce cominciava ad assumere un tono duro, che irrigidì l’interlocutrice, ma Maygan riuscì a ridere a quell’assurdità, anche se sentiva lei stesso un groppo in gola di paura.
« Dovrei sparire nel nulla, senza dire niente a nessuno, vero? Non pensi che dove lavoro si insospettiranno? »
Con la coda dell’occhio adocchiò le finestre ai lati della stanza, che purtroppo non si rivelarono punti di fuga: tutte erano ben inchiodate. Però la porta non era lontana e, abituata com’era a svignarsela, ce l’avrebbe fatta con tranquillità. Sfortunatamente, le successive parole della sua ormai ex cliente la fecero rabbrividire.
« Potrebbero pensare che qualche pirata che hai intrattenuto ti abbia portato via con sé » iniziò a ipotizzare con tono mellifluo l’altra. « O che tu non sia riuscita a soddisfarne qualcuno che ha preferito ucciderti » calzò su quell’ultima parola, così da far intendere meglio il significato alla bionda che aveva di fronte. Con un’espressione tutt’altro che compiaciuta, proseguì:
« In fondo, girano così tante voci sgradevoli su come io faccia sparire chi mi intralcia che credo nessuno ci sprecherà più di un pensiero »
Maygan la fissò per la prima volta con terrore, aprendo e chiudendo la bocca nel tentativo di dire qualcosa. Improvvisamente si sentiva svuotata e ricolma di angoscia, conscia finalmente che quel sussurro nella sua testa, in disaccordo fin dall’inizio nell’accettare il lavoro, ora le stesse gridando a pieni polmoni di darsela a gambe finché poteva.
Madame sospirò.
« Non voglio farti del male, solo allontanarti »
Detto questo non le lasciò il tempo di replicare e si abbassò a soffiare sulla lanterna. Questa si spense e l’almbiente piombò nella completa oscurità.
Maygan si voltò di scatto, tentando di individuare nel buio la porta e ricordandosi troppo tardi della pistola che aveva al fianco. Fece per muoversi e scappare da quell’esito disastroso che aveva preso la vicenda, quando sentì due mani afferrarla per le braccia e la presenza di qualcuno davanti a lei. Un urlo stridulo le sfuggì dalle labbra, avvertendo dita adunche stringerla fino a farle male.
« Te l’affido, Hurui » mormorò da un punto imprecisato Madame, mentre la bionda tentava in tutti i modi di liberarsi, inveendo e agitandosi.
Quei movimenti durarono ancora qualche attimo, prima di cessare improvvisamente in un grido strozzato che si disperse nel buio.
Il silenzio si rinnovò, e qualche attimo dopo una figura incappucciata lasciò la casa.
 
 
 
 
 
 
 
Le ombre degli edifici diroccati si univano in un’unica oscurità impenetrabile, silenziosa e inquietante. La notte era ancora agli inizi e Madame si mosse con passo sicuro, senza bisogno di lucerne, seguendo i piccoli dettagli che le ricordavano dove e quando svoltare, avendo fatto di quelle zone buie la sua dimora da molto tempo. Proseguì per la sua strada per diversi minuti, l’orecchio teso. Evitò le poche pozze di luce, dove sostavano gruppetti di ubriachi con discorsi incomprensibili. Scivolò tra i vicoli, superando case diroccate dove poteva sentire prostitute all’opera e i loro finti gridolini di piacere. Sorrise tra sé, quando svoltò un’ultima volta, sicura di essere giunta in un luogo abbastanza appartato, per fermarsi e… sparire.
Quando la figura incappucciata che la stava seguendo girò l’angolo con passo silente ma deciso, non trovò più traccia di nessuno. Fece per voltarsi repentina, per tornare indietro, un sentore di pericolo a serpeggiarle sotto la pelle, ma due mani grandi e possenti la afferrarono per le braccia, e un pugnale le sfiorò la gola.
Poco più avanti, dall’ombra di una casa, uscì Madame.
« Ti muovi bene » iniziò, camminando verso il suo inseguitore incappucciato tenuto fermo da un omone grande quanto un piccolo elefante e minacciato da un’altra figura sottile nascosta dietro la maschera grottesca di un oni. « Da quant’è che mi segui? »
La persona nascosta sotto la cappa si rilassò un poco nella presa che la teneva ferma, alzando il viso quanto bastava per guardare dritta in faccia Madame.
« Ho tenuto d’occhio la casa fin da quando è entrata Maygan » rispose una voce dal tono femminile, modulato e beffardo.
I due che la tenevano ferma si irrigidirono, la lama del coltello vacillò sotto la lieve luce circostante.
« Dull no ha visto te. Tu menti » ringhiò basso e gutturale l’uomo grande e grosso, guardando accusatorio in direzione del viso della donna ancora nascosto. Nonostante sembrasse non padroneggiare la lingua, i suoi lineamenti, marchiati da tatuaggi e cicatrici, erano contratti e venati di una rabbia mal trattenuta, del tutto ingenua.
« Tranquillo Dull » lo rassicurò Madame, senza tuttavia distogliere gli occhi da quelli della sconosciuta. « Allenta la presa, ma non lasciarla. È scaltra. Sta attento anche tu Ren »
L’aria nel piccolo spiazzo si fece tesa. L’incappucciata si concesse un breve ghigno soddisfatto che all’altra donna bendata non sfuggì.
« Presumo tu sappia chi io sia. Perché mi seguivi? »
« Voglio lavorare per te » fu la risposta secca. Il riflesso nei suoi occhi grigi era fermo e determinato. L’essere bloccata e minacciata non la stava preoccupando più di tanto.
Madame fece un gesto secco con la mano, un ordine, e l’uomo mascherato improvvisamente ritirò il pugnale, fletté le gambe e spiccò un balzo. Atterrò con appena un fruscio sul tetto della casa alle sue spalle, dove si acquattò nella zona più buia, al riparo sotto il diroccato comignolo spento. Parve sparire, vigilando sulla scena.   
« Lavorare per me » soppesò la donna bendata poco dopo, sedendosi su un barile abbandonato senza distogliere lo sguardo dall’incappucciata. « È raro trovare chi mi faccia proposte simili. Non hai sentito le voci che circolano sul mio conto? » scherzò cristallina, ma il suo sguardo era ferino, come un gatto attento ai movimenti del topolino.
« Delle peggiori » confermò la giovane. « Ma poi ho visto il vecchio Ern del Chiodo Fisso prendere a calci tutti quelli che osavano parlar male di te. Hai salvato sua figlia da una tratta di schiavi, non è vero? Solo perché lui te l’ha chiesto »
Se possibile, lo sguardo di Madame si assottigliò ancora di più. Lentamente, un sorriso compiaciuto prese il posto della repentina sorpresa che l’aveva colta nel sentir nominare il proprietario del Chiodo Fisso. Era una storia accaduta almeno tre anni prima, non credeva che il vecchio Ern prendesse ancora le sue difese.
« Mi ha raccontato – anche se “borbottato” è il termine migliore – quello che è successo. L’hai aiutato senza neanche conoscerlo. E si ostina a ripetere che tutte le male voci che girano su di te siano false »
« Te la senti di scommettere? »
Seguì un breve silenzio. Dull, alle spalle della ragazza dagli occhi argentei, sembrava una statua di pietra senza tempo, le mani salde nella stessa posizione di prima attorno alle braccia esili di lei. Di Ren si percepiva a malapena la presenza, lo sguardo attento a possibili scocciatori nei dintorni. La sconosciuta usò il momento per raccogliere i pensieri e un respiro più lungo, senza darlo a vedere.
« Devo lasciare quest’isola. Non voglio morire come puttana qui e tu puoi offrirmi la protezione che mi serve » dichiarò, il tono cadenzato e serio di chi si era ripetuto la frase così tante volte per non sbagliare nel pronunciarla al momento giusto. « Non voglio diventare la donna di qualche pirata per andarmene. Le volte che ci ho provato non sono andate bene. Ho pestato i piedi a un po’ troppi ceffi, e se non me ne vado via da qui al più presto potrei finire male »
« E tu cosa hai da darmi in cambio? » replicò Madame con una smorfia divertita.
Dalla cappa che la nascondeva scivolarono alcune ciocche bionde, mentre la ragazza senza nome piegava la testa di lato, sicura di sé nonostante la posizione scomoda. Sembrava si stesse mettendo a proprio agio, pronta a giocare la sua carta vincente.
« Maygan sa fare il suo lavoro di sgualdrina, ma tra l’essere brava nell’eccitare un uomo e farlo cantare sui propri segreti c’è una bella differenza. Da un paio di settimane ho notato che raccoglieva informazioni su alcuni pirati, tra cui quel ragazzino, Mugiwara. Stanotte dava l’idea di aver fatto pesca grossa con i marines che hanno invaso il Velvet Silk. Io non sono stata da meno » iniziò, sentendo l’attenzione di Madame seguire ogni sua parola. L’espressione, nascosta dalle bende bianche e dal cappuccio, sembrava indecifrabile, eppure la biondina sentiva che stava facendo centro. Riprese a parlare, con calma e reprimendo il senso di vittoria troppo prematuro. « La Marina ha un piano in atto che rovescerà l’attuale assetto di potere tra sé e i pirati. Qualcosa in grado, secondo loro, di “ristabilire la pace e l’onestà di questo mondo marcio” » citò, ricordandosi appena come il commodoro che aveva intrattenuto le avesse detto ciò mentre tracannava birra e le stringeva il seno con la mano su cui spiccava la fede nuziale.
« Non mi racconti nulla di nuovo » replicò breve Madame, con un’alzata di spalle, ma nessuna nota di noia nella voce. Anzi, si percepiva chiaramente una punta di delusione.
Tuttavia, la sconosciuta non parve preoccuparsene, abbassando appena il capo senza distogliere lo sguardo. Quando parlò, fu certa che non avrebbe potuto ricevere un “no” come risposta.
« Il progetto si chiama Cleansing e il Governo Mondiale l’ha approvato in segreto circa due mesi fa. È già in atto »
Le sue parole furono come il fruscio di una freccia che colpisce il bersaglio con un colpo secco, dritta al centro. Una delle cose che aveva detto doveva aver scosso persino la statuaria presenza di Dull, le cui dita forti e grosse tornarono a stringere più forte le braccia della biondina. Questa trattenne il gemito di dolore pur di non far vacillare la sua espressione compiaciuta.
Madame rimase immobile, ma non era sfuggito a nessuno dei presenti lo stupore nei suoi occhi. Si alzò dal barile e si parò di fronte alla sua interlocutrice. Ordinò a Dull di lasciare la presa e farsi indietro.
L’incappucciata si massaggiò i muscoli stretti fino a poco prima, in attesa e con un vago senso di nervosismo per quelle reazioni. L’atmosfera era così tesa da essere palpabile.
« Sai altro? »
« No. Si vantava di aver sentito queste voci di corridoio, nulla di più »
La notizia non incontrò l’approvazione di Madame, il cui sguardo si assottigliò tanto da far scendere un brivido lungo la schiena della giovane; brivido che represse con un sorrisetto di sfida. Sapeva di aver portato un’informazione che aveva sortito l’effetto voluto, e ora era tempo per le contrattazioni. E sì, avrebbe scommesso sulle parole del vecchio scorbutico proprietario del Chiodo Fisso contro tutti i pettegolezzi malevoli che Fulham aveva da offrire su quella donna.
« Come ti chiami? »
« Camelia. Ma puoi chiamarmi Cam »
L’occhiata scettica che ricevette la fece sogghignare. Non avrebbe di certo rivelato il suo vero nome alla donna seconda solo al Joker nel mondo della malavita.  
« Non sei preoccupata di sapere che fine abbia fatto Maygan? »
Cam non rispose subito, ma quando lo fece sembrò non averci dovuto pensare più di tanto.
« Ognuna di noi è responsabile per se stessa. Nessuno vendica le puttane, nemmeno tra di noi. Quello che voglio te l’ho detto e ti ho dato informazioni che non avevi »
« Ma non abbiamo stipulato nessun accordo. E sono certa che se mi hai tenuta d’occhio da quando la tua amica è entrata a parlare con me, l’avrai anche sentita gridare »
Il tono lapidario e privo di emozioni che aveva Madame fece dubitare Cam del proprio sangue freddo. Era armata, e aveva una carta nascosta da giocare in caso di emergenza, anche se con Dull alle spalle, silente e vigile, e quel Ren ancora appostato sul tetto come un falco nascosto, dubitava che la sua abilità avrebbe prodotto più di un senso di sorpresa. Se fosse stata sola con la donna bendata avrebbe potuto cavarsela, ma circondata com’era doveva stare calma e non compiere gesti affrettati. Doveva puntare su se stessa.
« Posso esserti utile » disse, ignorando la sorte di Maygan, ma non seppe cos’altro aggiungere, perché tutto ciò a cui riusciva a pensare le risultava un tentativo pietoso di convincimento. Il sudore freddo le impregnava il collo e la schiena, ma non demorse dal sostenere lo sguardo che la stava giudicando.
Madame fece un altro passo, invadendo il suo spazio personale. Lei non indietreggiò: se la stava mettendo alla prova, avrebbe dovuto fare di meglio. Anni di patimenti, di maltrattamenti e ingiurie su quell’isola erano condensati in un solido muro di ragioni atte a non farla crollare. Non voleva di certo fare una brutta fine, soprattutto dopo che si era cacciata in quell’incontro con le proprie mani, ma il suo istinto le diceva che doveva resistere.
« Mi chiedo chi stia scommettendo ora »
Camelia ci mise qualche istante per registrare le parole e, soprattutto, cogliere l’ironia che sbandierava il raggiungimento del suo scopo. La risposta che stava aspettando. Spalancò gli occhi, trattenendo il respiro, per la prima volta mettendo a nudo le proprie emozioni e la consapevolezza che ce l’avesse fatta.
Improvvisamente, l’ambiente sembrò più concreto e vivo, ora che la tensione si stava sciogliendo.
« Ti porterò via da qui, a patto che tu possa trovare nuove informazioni » chiarì la donna bendata. « Ho delle faccende da sbrigare, hai tre settimane di tempo. Nel caso una delle persone a cui non vai a genio dovesse farsi viva, Ren ti terrà sottocchio e interverrà all’occorrenza. Tutto chiaro? »
Il cappuccio si mosse in assenso.
« Lascio il resto a te, Hurui »
Cam la fissò spaesata, non afferrando a chi si stesse riferendo. Avvertì solo all’ultimo la nuova presenza alle sue spalle, tra lei e la piccola montagna chiamata Dull.
Dita lunghe e nodose si strinsero intorno ai suoi avambracci, trascinandola indietro. La sorpresa che la colse fu così repentina che ebbe appena il tempo di un gemito strozzato, mentre l’ultima cosa che riuscì a vedere fu lo sguardo compiaciuto e ammiccante di Madame sparire ingoiato da un’oscurità improvvisa e totale.  
 
 
 
Camelia riprese i sensi un lasso di tempo dopo che non seppe precisare. Non era stordita, o nauseata, come credeva si sarebbe sentita. Sembrava solo essersi risvegliata da un breve sonno che non aveva lasciato traccia.
Alzando lo sguardo, supina per terra, notò sopra la propria testa l’insegna rossa e viola lampeggiante del Velvet Silk che le fece dubitare per un secondo delle cose successe quella notte.
 
 
 
 
 
To be continued
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Significato dei termini:
- Maygan: dal gallese “perla”
- Shinsekai: è il “Nuovo Mondo” nel manga di One Piece, la seconda parte della Grand Line!
- Velvet Silk: dall’inglese “velluto” e “seta”. Insomma, su due piedi mi è sembrato il nome migliore per un bordello XD
- Dull: dall’ing. “fosco”, uno dei vari significati.
- Ren: dal giap. “loto” (anche se la forma corretta sarebbe renge)
- oni: dalgiap. “demone, orco, spirito di una persona defunta”.
- Camelia: dalla celebre “Signora delle Camelie” =)
- Cleansing: dall’ing. “purificante, pulizia”. È riferito più alla pulizia cosmetica, ma mi piaceva come suonava rispetto al classico “cleaning”.
 
 
 
 
Note al capitolo & dell’autrice:
Eccoci di Giovedì! Queste settimane non sono riuscita a scrivere, spero di recuperare presto, anche perché ho in serbo un paio di One Shot che non vedo l’ora di finire *-* Ma intanto, eccoci tornati ai “nostri”, anche se dovrei dire ai “miei” visto che anche questo capitolo presenta solo personaggi originali!
Siamo tornati a Port Red Jack e alla città di Fulham (apparse per la prima volta nel Capitolo 3). Ecco un’altra parte di questa isola dedita ai giochi e ai piaceri, una sorta di Las Vegas della Grand Line!
So che per adesso tutte queste presentazioni di personaggi originali rischiano di confondere le idee, ma piano piano tutti i nodi verranno al pettine! Vi lascio con i ringraziamenti e le note, la parte forse più importante di questo angolino =P
 
Vorrei ringraziare anche solo chi legge… ma un commentino mi farebbe ancora più piacere *__*
Intanto grazie a Keyra Hanako D Hono e jillianlughnasad per i loro commenti settimanali e puntuali come orologi svizzeri *love e alla new entry Nic87! Non sapete che carica mi date quando leggo le vostre impressioni! *superlove   
 
 
Tante piccole noteeee:
 
- Maygan e Camelia: entrambe cameriere e prostitute (e bionde!) presso il Velvet Silk, casa di piacere della città. Ho pensato che con tutti i ceffi e i marines che girano per l’isola non sarebbe insolito che qualche prostituta per fare due soldi in più venda le informazioni che ricava. Questo è il caso di entrambe, anche se dal capitolo si è visto chi è più scaltra!
Camelia è uno dei personaggi di cui non vedo l’ora di poter scrivere di più, perché vi assicuro che ci sarà da divertirsi un mondo con lei *kufufufu
Riguardo a Maygan ho ancora un paio di progetti in mente per lei, nulla di definitivo…! Lei è reduce dalla prima pubblicazione e nel tempo il suo ruolo nel mio schema è andato ampliandosi… ma vedremo!
 
- Madame: zan zan zan! Eccola! Lei sarà un altro personaggio abbastanza chiave di tutta la storia! Che ne pensate? Perché a lei ci tengo parecchio! è_é e scoprirete molto più avanti perché XD! L’ho descritta come seconda al Joker, con questa doppia faccia che… chissà!
 
- Dull e Ren: tipico esempio di due personaggi nati per caso a cui mi sono subito affezionata. Nella prima pubblicazione erano solo Maygan e Madame le protagoniste di questo capitolo, ma ripensando ai vari eventi sono nati anche questi due come tirapiedi della nostra lebbrosa.
Dull non parla bene, ma le sue azioni lo fanno per lui! L’ho descritto come molto grosso, ma sa muoversi piuttosto silenziosamente per la sua mole. I tatuaggi e le cicatrici un giorno (forse non lontano!) avranno spiegazione, come la maschera che porta Ren, tipica del teatro Nō giapponese, che è quella del demone femminile Hannya (http://37.media.tumblr.com/tumblr_mblquzicCr1rhg4x8o1_1280.jpg ).
 
- Joker: pseudonimo di Doflamingo nella malavita ~ sto ancora decidendo che parte dare a lui in tutto ciò, visti i casini che sta combinando attualmente in One Piece…
 
- Rosso: non intendo Eustass Kidd eh… ! =D Non per adesso!
 
- Hurui: spero non ci sia nessuno della vecchia pubblicazione perché sennò lo sgamerebbe subito! Un altro “tirapiedi” di Madame… più o meno. Diciamo che, da quello che avete letto, è colui che si occupa di far “sparire” gli indesiderati.
 
- Ern del Chiodo Fisso: “Ernest” un personaggio che è sempre rimasto a metà, un po’ riempitivo un po’ no. Probabilmente tra poco io stesso scoprirò che ruolo avrà se una certa ideuzza che ho andrà in porto XD il “Chiodo Fisso” è il nome del suo locale… e della sua personalità!
 
- Cleansing: ecco che arriva la prima bandierina della trama ufficiale della storia. Il Progetto Cleansing, cooperazione tra Governo e Marina. Li ho sempre intesi come due organi separati, il secondo dipendente dal primo, soprattutto in materia di “roba scottante”. Tra un paio di capitoli svelerò ancora un paio di indizi a riguardo… !
 
 
 
 
Stavolta le note rischiavano davvero di essere più lunghe del capitolo! Non vogliatemene, potete anche saltarle, sono solo dei chiarimenti e dei punti per tenere a mente le cose importanti!
A Giovedì prossimo!
 
 
Blog su Tumblr: [ http://heavenlyeve.tumblr.com/ ] =)
 
Bacioni!
Nene
 
   
 
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