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Autore: Dream on    05/11/2008    2 recensioni
Spesso le cose non sono come sembrano.
In realtà, il più delle volte sono esattamente l'opposto di ciò che ci aspettiamo.
Una lotta contro le avversità, contro tutti, contro il tempo che sembra non passare mai o scoccare troppo velocemente solo per arrivare a Lei, e per raggiungere gli obbiettivi prefissati.
Perchè una promessa è una promessa, Bill.
E tu l'hai fatto.
Hai promesso il tuo aiuto, la tua presenza, il tuo Amore incondizionato.
E pensare che tutto è nato per colpa di quella dannata tormenta...
E' vietato inserire il tag br alla fine o all inizio di una trama. Ladynotorius
Genere: Romantico, Triste, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sera…sera inoltrata.
Il tramonto è passato ormai da un pezzo, portando via con se anche le ultime tracce che c’erano di felicità.
Sto facendo capolino con la testa da mezz’ora ormai…sono stanco morto.
La sveglia mattutina, la grande “sorpresa”, lo shock…ed ora questo…dio ancora non mi capacito.
Boh…forse lassù qualcuno mi vuole punire perché non CREDO, perché non dico la preghiera tutte le notti prima di dormire da ormai una vita…vorrei urlare, urlare tutto l’odio che ho adesso dentro me, tutto il disprezzo…
Com’ era!?
SCHREI SO LAUT DU KANNST!
Ed invece no.
Semplicemente mi addormento…Bravo Bill…complimenti.

___



Respiro. Respiro affannoso. Respiro incessante.
Passo svelto di chi ha fretta, di chi è in un mondo veloce e deve fare presto…
Passo di una ragazza al limite della disperazione.


Salgo velocemente le scale dell’ospedale.
Se solo Kate non avesse preso la mia moto, ora sarei gia qui…invece me la sono fatta a piedi.
Apro, o meglio sbatto la porta dell’ospedale, e mi faccio largo tra tutta quella folla di persone, anziani e carrozzelle.
- SalveH! – dico con voce affannata…quasi nulla. – Sono la…la signorina Smith…qui, qui c’è mia sorella…- mi fermo e prendo aria – VORREI VEDERLA! – sbotto.
- Si…camera 225 – mi dice la signorina all’entrata con tono normale, inespressivo, in emotivo…
Fatti un’emozione le direi io…ma le mie valgono per entrambe.
Corro come una scheggia in direzione di quella stanza.
Ovunque mi trovo sembra di sentirmi addosso gli occhi di tutti…o di vedere solo facce felici.
Invece io NO!
Io piango…anche se per una buona volta non vorrei…ma il destino non mi accontenta mai.
Improvvisamente eccola, la vedo la stanza.
Mi ci dirigo decisa, forte ed autoritaria.
Menefreghista di nessuno apro la porta che sbatte contro il muro e produce un fracasso infernale.
Mi trovo davanti mia sorella, la mia dolce sorellina, avvolta in fili e bende mediche, ed a quel punto le corro incontro e scoppio in un pianto sgraziato.
Mi accovaccio sul suo stomaco, piccolo come la sua età e le stringo la mano, e guardo il suo viso spento, differente da ciò che è lei tutti i giorni.
A quella visione esplodo e do un urlo - OH CAZZO LA MIA SORELLINA!!!!
Sento dei movimenti provenire da li a fianco ed improvvisamente eccolo, un’altro urlo.
- BASTA CASINI, MERDA!!
Mi giro di botto, e vedo una figura longilinea sbattersi su una brandina vicino.
Per lo spavento caccio un urlo.
La figura si gira
- Chi cazzo sei!?- mi dice.
- Chi sono io? – dico con tono di voce sempre più crescente – COME CHI CAZZO SONO!?!- esplodo.
A quel punto tutto accade di botto, d’impulso.
Sento dei passi pesanti provenire dall’esterno.
Ed è questione di un attimo. - Chi sei? Allontanati subito da qui e dal ragazzo.
- Eh?- dico io.
Ma non ho il tempo di controbattere che mi si “imprigionano” i polsi delle mani e vengo accovacciata a terra, in ginocchio sul pavimento freddo.
Guardo la mia immagine riflessa nelle mattonelle bianche di quella maledetta stanza di ospedale.
Sento una voce poi…
- Lasciala andare…Saki!
- Come?? Sicuro Bill?
Bill…Bill…BILL!?
- Si lei…non è qui per me, tranquillo…- accenna Bill
- Tu…tu sei…sei Bill K…aulitz? – dico tremante
Bill annuisce sorridendo appena, poi guarda Saki e diventa subito serio, invitandolo a stare tranquillo e ad uscire dalla stanza, con gli occhi.

La ragazza si alza…lui si siede sul letto.
Si guardano per un momento negli occhi.
Quanto vorrebbe Lui scusarsi di ciò che è accaduto, e che lei ignora.
- Che…che ci fai qui- chiede lei timorosa.
Lui non fiata.
Poi, si fa coraggio ed apre bocca, lasciando per quei pochi minuti in cui è col fiato sospeso, trasparire il suo pearcing sulla lingua.
- Scusa…
- Che? – chiede la ragazza disorientata.
Ma le basta poco per capire la situazione.
E’ astuta, lei.
- No…dimmi di no…Ti prego – dice lei digrignando i denti – dimmi che non sei stato tu…
Ma non avviene ciò che lei tanto desidera.
Bill abbassa il capo.
E si sa bene…chi tace acconsente.
Lei si copre il viso con entrambe le mani, e gli occhi le si fanno lucidi, poi prende coraggio.
- Vai via!! – urla
Bill alza il capo, anche lui con gli occhi lucidi.
- Via!! Non ti voglio vedere ok!? Sparisci da qui- conclude lei buttandogli addosso il suo giubbino.
Il moro prende al volo la giacca e si avvia verso l’uscita, sentendo accrescere il pianto della ragazza.
- Saki andiamo!- dice Bill fuori dalla stanza
- Non…non devi fare nulla?- chiede l’uomo di nero
- No…non c’è più nulla che io debba fare qui.
E così si avvia all’uscita.

Cazzo come è potuto succedere!?
Era lui…cioè…avevo realmente davanti Bill Kaulitz, o mi si era materializzato davanti agli occhi!?
No, era lui.
L’ho…l’ho fatto sentire uno schifo.
Guardo la mia sorellina immobile, inconsapevolmente, poiché ancora sotto l’effetto degli antistaminici.
Scuoto la testa, abbandonando quei pensieri per la testa.
Come potevo pensare cose del genere, quando la mia sorellina era stata investita!?
Beh, una cosa era certa.
La mia sorellina veniva prima di tutto e tutti.


- Come cazzo è potuto succedere!?- Urla David girando nel salottino, ed attirando l’attenzione di tutti gli ospiti.
- David, ti prego – dice Georg al manager – Non qui e non adesso…non alzare la voce.
David apre gli occhi a più non posso
- Ah certo, non qui!!! Ma adesso!- dice dirigendosi verso di me e trascinandomi con forza.
Saki ci segue; David è pericoloso quando è arrabbiato.
Infatti in una stanza piccola, poco distante:
- Dimmi tu come ti è saltato in mente! Avete praticamente investito una ragazzina…sapete che questa è una cosa gravissima!?- dice David, cercando di abbassare il tono, per non farsi sentire.
- Io…- sospiro ed abbasso la testa.
- Non l’ Ho fatto a posta – interviene Saki – la prossima volta starò più attento.
No…no, NO! Ecco che Saki si sta riprendendo tutta la colpa…non posso permetterlo, rischierebbe il lavoro.
Cerco di aprire bocca…ma Saki mi fulmina con lo sguardo.
Allora sto zitto.
Anche David abbassa lo sguardo.
- Riflettiamo...e troviamo una soluzione a questa cosa, vi prego! - dice supplichevole.
Poi, col viso più sereno, da una pacca sulla spalla di Saki, e tutto si risolve fortunatamente.
Esco velocemente dallo stanzino, e faccio un cenno abbastanza sollevato ai ragazzi, che sospirando, si rilassano.
Prendo la curva sulla destra, e mi dirigo verso la mia stanza.
Una volta che sono dentro prendo, quasi automaticamente, il pacchetto di sigarette che è nella mia borsa, e aprendo il balcone mi fumo quella che al momento, si dimostra essere la mia migliore amica.
Mi appoggio con i gomiti sul cornicione del vecchio palazzo in cui pernottiamo, e chiudendo gli occhi, mi lascio accarezzare i capelli dal vento.
Poi, do un altro tiro, più lento, più desiderato.
Sento un colpo provenire dalla stanza, una chiave che gira nella serratura della porta, probabilmente.
- Ciao Tomi – dico tirando ancora
- Non sai che non dovresti fumare, fratellino!?- mi dice con tono sarcastico.
Io mi giro verso la sua direzione, e gli abbozzo una linguaccia divertita, poi gli offro una sigaretta, che lui accetta volentieri.
Siamo proprio fratelli.
Tom improvvisamente mi guarda.
Io faccio lo stesso.
- Sai che questa notizia, se si viene a sapere, ci caccerà nei casini?!- dice
- Si…purtroppo lo so fratellone! – dico io riabbassando il volto, riavvolto in un improvviso alone di tristezza.
- Non…non buttarti giu!! – mi dice poi.
Mi prende per un braccio e mi fa sedere sul letto.
- Sai…sai quando eri piccolo e…- sospira imbarazzato…forse per il modo in cui mi sta parlando. Come non fa quasi mai -…e quei ragazzi ti prendevano in giro perché ti truccavi…ed eri semplicemente te stesso? -
Io annuisco semplicemente, senza proferire parola.
- Beh io c’ero! E ti sono stato vicino, per farti capire che tu eri nel giusto e che loro erano gli stupidi che invidiavano te, la tua magnifica personalità, e la nostra unione! Beh…questo è per farti capire che…io ti sono vicino,come lo sono stato e lo sarò sempre. Che se tu ti vuoi sfogare io ci sono…e supererò questa cosa con te, come ho sempre fatto.
A quelle parole, un brivido di commozione mi percorre il corpo, e abbraccio mio fratello.
Lui contraccambia immediatamente, sussurrandomi lievemente un “Ti voglio bene”.

________________


Ecco qui il terzo capitolo ^^ spero che vi piaccia e che commentiate come sempre <3
  
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