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Autore: La_Sakura    11/12/2014    10 recensioni
“Cosa sarebbe successo se…?” Quante volte, nella vita ci poniamo questa domanda. Tsubasa non l’ha mai fatto, ha sempre compiuto scelte consapevoli, è sempre stato convinto al 100% delle sue azioni. Fino al suo ritorno in Giappone per il World Youth. Uno sguardo, e tutto viene rimesso in discussione. Da lei.
“Le scelte che compiamo e le loro conseguenze tracciano la storia, disegnano la realtà così come la conosciamo. Costruiscono il mondo che ci circonda. Ma cosa sarebbe successo se una scelta fosse stata diversa?” Liberamente ispirata dalla fanfiction di Melanto “The Bug”, scritta col consenso dell’autrice.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11
 
Sanae si rotolò nel suo letto e si ritrovò faccia alla finestra. Un timido raggio di sole le illuminò il volto, così aprì gli occhi e si ritrovò nella sua camera. Sua. La foto della squadra della Nankatsu faceva capolino sulla scrivania: spalancò gli occhi per la sorpresa e si fiondò giù dal letto per prendere in mano la cornice. C’erano tutti! Ma allora Sakura aveva avuto ragione!
Corse giù per le scale e irruppe in cucina.
«Oh ciao tesoro, tutto bene?» la salutò la madre. Lei gli si lanciò tra le braccia dopo aver visto che la foto con Yukari era al suo posto.
«Oh mamma, ti voglio bene!»
La donna rise e ricambiò la stretta della figlia.
«Come mai tutto questo affetto mattiniero? L’idea di andartene da casa ti fa diventare più affettuosa?»
«Andarmene? Io non me ne vado!»
La risata della signora Nakazawa aumentò di livello, e Sanae si allontanò da lei per osservarla in volto.
«Mia cara - le carezzò una guancia con affetto materno - dubito che tu e Koshi veniate a vivere qui. Dovete crearvi il vostro mondo, fuori dal nido dei genitori.»
Mondo? Ma allora non era cambiato niente. Sanae era così confusa che non seppe che rispondere, così la donna la abbracciò nuovamente e lei rispose meccanicamente.
 
«Siete seri, stamattina. Avete litigato?»
Nessuno dei due fratelli Ozora rispose alla madre, entrambi si guardavano e non capivano cosa fosse andato storto. Erano ancora lì, avevano perso conoscenza dopo la sfida e si erano risvegliati solo quella mattina, sempre nello stesso universo, con l’unica differenza che era ricomparso il calcio.
«Abbiamo dimenticato qualcosa. C’è un dettaglio che ci sfugge.» mormorò la giovane non appena la madre si allontanò da loro.
«Comunque la tua idea ha funzionato, sono ricomparsi sia il calcio che il World Youth.»
«Sì ma siamo ancora qui. Cioè. Se ci sono io siamo ancora nell’Universo 3, no?» iniziava a confondersi pure lei.
«E se fossimo passati a un Universo 4 in cui ci sei anche tu? - lei alzò le spalle sconsolata - Comunque oggi ho allenamento, ne riparliamo più tardi. Passa a prendermi una volta finito, così andiamo in caffetteria insieme.»
«D’accordo…» mormorò lei, poco convinta e anche un po’ triste del fatto che la sua teoria avesse funzionato solo a metà.
Solo quando Natsuko tornò in cucina si rese conto che, in un universo dove esisteva il calcio lei non ci aveva mai vissuto… quindi doveva essere per forza cambiato qualcosa… quindi…
«Mamma?»
«Dimmi, tesoro.»
«Quanto tempo è passato da quando ci siamo trasferiti qui?»
La donna si bloccò e si voltò verso la figlia.
«Avevi 10 anni. Non ti ricordi più?»
«Mh.» mormorò lei, bevendo un sorso di tè verde.
«Nankatsu ti va stretta, eh piccola mia?» le depositò un bacio sulla nuca, la giovane non ribatté ma capì che doveva essere molto cauta.
 
Durante gli allenamenti, Tsubasa si era trattenuto dal parlare troppo: era vero che il calcio era tornato, ma ora aveva la variabile della sorella, e non sapeva come gestirla. Inoltre aveva avuto la sensazione che Taro lo evitasse, e gli era venuto il sospetto che c’entrasse proprio Sakura, dato che nel cosiddetto Universo 3, tra i due c’era del tenero.
«Cavoli, Tsubasa! - lo apostrofò Jito, avvicinandoglisi e dandogli una pacca sulla spalla - Tua sorella diventa sempre più bella, sei sicuro che siate parenti?»
Si voltò verso la panchina e la vide muovere una mano in segno di saluto verso di lui, quindi si staccò dal gruppo e corse verso di lei.
«Che informazioni hai ottenuto?» le chiese.
«Ci siamo trasferiti qui otto anni fa per la tua passione per il calcio, hai vinto il campionato e sei partito per il Brasile per seguire il tizio che ti aveva promesso di farti diventare una stella del calcio.»
«Roberto.»
«Sì, lui. Sei appena tornato per disputare il World Youth, poi probabilmente ti trasferirai in Europa. Coincide.»
«Pare di sì ma… che hai? Sembri giù di morale. Vedrai che ce la faremo a risistemare le cose.»
«Non è questo… - disse lei, abbassando lo sguardo - Siamo in un Universo 4 in cui io e Taro ci siamo lasciati.»
Una lacrima le solcò il volto e lui si trovò spiazzato da quella reazione: la prese per le spalle e la attirò a sé, circondandola in un abbraccio dentro al quale lei scoppiò a piangere.
«Ehi, che succede…?» Ryo, che come tutti gli altri aveva assistito alla scena, si era avvicinato e ora la osservava con aria preoccupata.
«Niente… - mormorò lei, asciugandosi le lacrime col dorso della mano - Scusate, vado a… controllare quella cosa.» disse al fratello, che annuì.
«Ti raggiungo tra un attimo.»
«Ma che aveva tua sorella? Di solito è sempre allegra e sorridente…» domandò Morisaki.
«Problemi di cuore.» si limitò a dire lui, lanciando un’occhiataccia a Misaki e dirigendosi verso gli spogliatoi.
Si fece una doccia in fretta e furia e uscì di corsa per raggiungere Sakura e Sanae alla caffetteria: doveva cercare di capire quanto si fossero mescolate le varie realtà. Stava per uscire dalla struttura quando una voce lo fermò.
«Tsubasa!»
Misaki gli stava correndo dietro, evidentemente aveva bisogno di parlargli.
«Dimmi.»
«Ho… notato la tua reazione, prima… credevo ci fossimo chiariti sull’argomento e…»
«Non mi piace vedere mia sorella in lacrime, tutto qui.»
«E sei sicuro che c’entro io?»
«Ah, andiamo! Se c’è una cosa che so di lei, è che è innamorata di te dal primo giorno.»
Il centrocampista abbassò lo sguardo.
«Non è facile, Tsubasa. Lei non è facile. La situazione non è…»
«Facile, sì lo so. Cioè, lo immagino. Però se stai male anche tu, vuol dire che forse la decisione presa è sbagliata, no?» disse vago, non sapendo di preciso cosa fosse successo tra i due.
Punto sul vivo, Misaki alzò lo sguardo e puntò le sue iridi nocciola nelle sue.
«Il bue che dà del cornuto all’asino.»
«Come, prego?»
«Hai lasciato Sanae a Kanda, e fai la morale a me.»
«Io non… kami…»
Fu come se un flash gli attraversasse la mente: si rivide fare a pugni con Kanda, ma non erano nella radura, erano… erano a scuola? Ed erano più giovani? Ma che… trasalì alla scena successiva, come se stesse guardando un film di cui era protagonista, ma che non aveva mai vissuto.
«Ho capito.»
«Hai capito?» Misaki non comprese.
«Devo andare da Sanae!»
Percorse il tragitto verso la caffetteria correndo, con il borsone a tracolla che gli tagliava il collo e gli rimbalzava sui lombi, ma non se ne curò. Aveva ricollegato il discorso fattogli dalla sorella, e ora gli era chiaro che il nodo della questione non erano Sanae e Kanda, bensì lui e Sanae. Come il flash che avevano avuto entrambi di loro due alla fermata. Come quel flash che aveva appena avuto di loro due dopo la scazzottata con Kanda. Non sapeva come, perché o quando, ma c’era una realtà, un ulteriore universo diverso da quello base da cui provenivano, in cui loro due stavano insieme.
Entrò nella caffetteria ansante, Sakura e Sanae erano al bancone che parlavano, la maggiore delle due che consolava l’altra. Si voltarono in contemporanea verso di lui e lo osservarono sconvolte.
«Beh?» gli chiese la sorella, ma si zittì subito quando vide comparire Misaki alle sue spalle.
Tsubasa non rispose, si avvicinò a Sanae, fissandola negli occhi. Lei non disse nulla, perdendosi in quelle iridi scure. Quando fu davanti a lei, le prese il viso tra le mani e, incurante della presenza degli avventori nonché dei genitori di lei, le depositò un casto bacio a fior di labbra.
Sakura esclamò un “Oh!” di sorpresa ma le sue labbra si incurvarono subito in un sorriso soddisfatto. Taro, che si era avvicinato, sospirò mormorando un “Finalmente!” che in pochi udirono. Ma la magia del momento venne interrotta. Qualcuno sbattè a terra un bicchiere. Quel qualcuno era Koshi Kanda.
Si udì un “Io ti ammazzo!”, e in un baleno Kanda fu sopra Tsubasa: cominciò a tempestarlo di pugni e calci senza che questi riuscisse a difendersi, colto troppo alla sprovvista.
Taro immobilizzò Sakura, che scoppiò a piangere e iniziò a chiamare il nome del fratello, mentre Sanae era troppo shockata per poter parlare. Fortunatamente Nakazawa-san intervenne e prese Kanda per un braccio, riuscendo a spostarlo.
«Non tollero queste scene nella mia caffetteria, Koshi. Vattene a casa, e fatti una doccia fredda per calmarti. Ne riparleremo a mente lucida.» e lo indirizzò verso l’uscita del locale
Il giovane si ricompose, ma prima di uscire si voltò e alzò il dito verso Tsubasa, che nel frattempo era stato soccorso dalla sorella e dall’Artista del Campo.
«Non finisce qui.»
«Siamo nei guai…» mormorò Sakura, tamponando il naso sanguinante del fratello.
«Può darsi… - mormorò lui - ma intanto splende il sole…» aggiunse, indicando il cielo terso.
 
Povero il mio Tsu, le ha prese di brutto a ‘sto giro. Ma non tutti i mali vengono per nuocere, il sole splende, come ha ben notato lui.
Speriamo che farsi legnare di brutto da Kung fu Kanda sia servito a qualcosa!
Grazie di cuore a tutti voi che ancora continuare a seguirmi, vi voglio sempre più bene J
Un abbraccio
Sakura 
   
 
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