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Autore: thatswhatfriendsarefor    12/12/2014    9 recensioni
Dopo essere stata ferita al funerale di Roy, Kate si rifugia nella baita di suo padre e in se stessa.
Riuscirà davvero a rimanere da sola?
La nostra personalissima versione della 4x01 o meglio una ipotetica 3x25
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Quasi tutti, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'E se l'inizio fosse stato diverso?'
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Capitolo 11 –Detective, tu mi vuoi morto!

 

Le ore scorrono veloci tra risate, derisioni e sincero affetto che lega i cinque commensali. Non posso però negare che sono stanca. La scorsa notte ho riposato in effetti un po’ sul divano abbracciata a Castle ma comunque non reggo ancora i ritmi delle lunghe ore di veglia che tenevo durante i periodi più intensi al distretto. Uno sbadiglio mi tradisce e dà l’occasione ai nostri ospiti…..o dovrei dire miei? Oddio, ma che faccio, già parlo al plurale? Dicevo … il mio evidente stato di sonno dà l’opportunità ai miei invitati di decidere di tornare a casa, anche perché li aspetta all’incirca tre ore di macchina prima di arrivare a New York.

Lanie mi saluta abbracciandomi e guardandomi intensamente negli occhi. Probabilmente avrebbe voluto dirmi parole d’incoraggiamento su quanto ci eravamo confidate qualche ora prima sul divano ma la presenza degli altri l’ha fatta desistere. Ma io so perfettamente cosa intende, così le faccio un piccolo cenno col capo per tranquillizzarla e farle sapere che il suo messaggio è arrivato.

Forte e chiaro.

Abbraccio anche Espo e Ryan, i miei valorosi collaboratori nonché amici. Tutti salutano Castle e la serata sembra proprio giungere al termine.

Vedendomi stanca, Rick si offre di sistemare tutto in modo da lasciarmi la possibilità di andare subito a riposare. In realtà io ho solo voglia di salutarlo come avrei voluto fare al suo rientro in baita.

Lo ammetto: lo avrei accolto in un abbraccio speciale di bentornato.

Lo ammetto: mi è mancato tantissimo durante tutta la giornata.

Tutto questo è preoccupante.

Decisamente molto preoccupante.

Non ho più voglia di nasconderlo nemmeno a me stessa perché la realtà dei fatti mi ha convinto che la situazione in cui mi trovo è assolutamente seria: ho raggiunto il punto del non ritorno.

Castle mi guarda mentre sono rimasta imbambolata ad osservarlo rassettare, immersa nei miei pensieri. Quando ha finito posa il canovaccio sul davanzale interno della finestra perché possa asciugarsi e io mi avvicino e lo abbraccio da dietro.

Finalmente.

Finalmente posso sentire di nuovo il suo odore affondando il viso nelle sue spalle.

E’ questione di un attimo.

Si gira e ricambia il mio abbraccio e con la mano aperta mi accarezza la schiena stringendomi a lui.

Si scosta e mi guarda stupito.

“Che c’è?” domando non capendo cosa sia successo.

“Detective, tu mi vuoi morto! Ogni uomo ha un suo limite!” esclama esterrefatto.

Giuro che continuo a non capire e il mio sguardo deve essere sufficientemente interrogativo perché lui si affretta a spiegarmi: “Non hai il reggiseno!”

Scoppio a ridere di cuore – ah, quanto mi sta facendo bene la sua vicinanza – e decido di stare al gioco.

“Ordine del dottore, Castle. Non puoi lamentarti.” dico seria, per poi aggiungere con malizia “e non ti fare strane idee per questo.”

Castle si avvicina al lavandino, apre il rubinetto dell’acqua fredda e, con un fare teatrale con cui mi dimostra di aver ereditato i geni di sua madre, si tampona la fronte per calmare i suoi bollenti spiriti. Qualunque sia il motivo di quella scenetta, sono divertita e anche un po’ lusingata. E mi accorgo, mentre saliamo le scale per andare al piano di sopra, che per la prima volta, flirtando con Castle, non ho pensato alle mie cicatrici.

Castle mi scorta fin davanti alla porta della mia camera da letto e nuovamente mi stringe a sé per augurarmi la buona notte. Lo sento sospirare. Questa situazione non deve essere facile per lui. Mi bacia i capelli e poi la fronte mentre io lo guardo come si osserva un’opera d’arte.

Non riesco a parlare.

Non riesco a distogliere lo sguardo dalla sue labbra.

Non riesco ad evitare di cogliere i chiari segnali che il mio corpo mi sta mandando.

Ho lo stomaco contratto in una splendida morsa di sensazioni di emozione pura.

Non posso resistere.

So che non dovrei ancora farlo e tutta la mia razionalità sta cercando di farsi strada in me con tanta fatica.  

Non dovrei farlo perché mi conosco e so che sarà poi una tortura non andare oltre. Ma il mio cuore si fa largo prepotentemente e mi ordina di allungarmi in punta dei piedi e posare delicatamente le mie labbra umide sulle sue.

E io ubbidisco immediatamente, senza nemmeno farmi pregare troppo.

Lo faccio e, in un attimo, non capisco più nulla.

Un calore improvviso mi sale dal petto e si diffonde sul collo.

Ci assaporiamo piano, solo con le nostre labbra.

Sembriamo due timidi ragazzini che si baciano per la prima volta nella loro vita. In realtà facciamo entrambi fatica a non approfondire quel bacio e quelle magnifiche sensazione che stiamo provando, ma la posta in gioco è alta: sappiamo entrambi che non possiamo rischiare di farci prendere la mano. Sono ancora convalescente e il mio corpo potrebbe non reggere ad emozioni così forti.

Il mio cuore non ha avuto ancora il beneplacito del dottor Culliford a lasciarsi andare a corse sfrenate.

Ci stacchiamo lentamente cercando ognuno di riprendere il controllo delle proprie azioni, nonostante i nostri respiri accelerati dimostrino che siamo ben lontani dalla meta. 

Ci diamo ancora un lieve bacio a fior di labbra.

“Buonanotte” mi dice senza distogliere un attimo i suoi fari dai miei occhi e senza aver mai allontanato la sua mano calda dalla mia schiena.

Non riesco a rispondere.

Non voglio che se ne vada.

Non voglio staccarmi da lui.

Un’idea sopraggiunge improvvisa. Più che un’idea un vero e proprio desiderio irrefrenabile.

“Ti prego non andare” lo imploro.

“Kate, Dio solo sa quanto non vorrei farlo ma…” è titubante.

“Dormi con me” lo rassicuro “come ieri notte. Non ho riposato così bene da quando sono arrivata qui in baita. Fallo per me.”

Vedendolo ancora dubbioso e incerto proseguo “Dormiremo e basta. Abbracciati, come ieri”

Scuote la testa: “Avevi ragione. Sono troppo vecchio per dormire due notti di seguito sul divano!”

E io che pensavo che temesse di non resistermi!!! Invece è quello il motivo della sua incertezza!

Apro la porta della stanza e osservo il letto singolo nella mia cameretta da bambina. Papà non l’ha mai cambiata e in effetti qui non ci vengo mai e mai ci sono venuta in compagnia. Perché avrebbe dovuto farlo?

Lo prendo per mano e lo trascino nell’altra stanza.

“Dormiamo qua. Vuoi?” in attesa di una sua risposta, lo guardo quasi implorandolo con gli occhi. Immagino che la sua resistenza a questo punto sia dovuta davvero al fatto che non vuole rischiare di non cadere in tentazione. Chissà se ha mai dormito con una donna senza farci niente. Dubito. Ma so che ce la farà.

“Ok” mi dice, facendomi spuntare un enorme sorriso in viso ”però mettiamoci qualcosa di comodo, il pigiama, una tuta, quello che vuoi” poi aggiunge ridendo guardandosi i piedi “non vorrai mica rischiare di beccarmi di nuovo in castagna con un calzino bucato?”

Scoppiamo entrambi a ridere defilandoci ognuno nella nostra stanza per cambiarci.

Indosso la stessa camiciona della notte scorsa e quando lo raggiungo in camera lo trovo già dentro al letto. Scosto le coperte per entrare e vedo la maglia del suo pigiama con su scritto YOU RUN, I FLY. Scoppio a ridere e gli chiedo “Castle, è una sfida?”

Dormiamo tutta la notte abbracciati. Io riesco a riposare senza gli infusi terapeutici di mio padre né tantomeno con i tranquillanti del dottor Culliford.

Ho dormito così bene che alle prime luci dell’alba mi sveglio, cullata dall’abbraccio del mio salvatore. Non posso definirlo diversamente. Da quando è rientrato nella mia vita mi sono tornate improvvisamente energie e voglia di vivere. Sono dispiaciuta di averlo allontanato anche se ritengo che un percorso personale e solitario fosse necessario per me.

Scosto le coperte perché ho caldo e perché voglio ammirarlo in questa penombra che ci avvolge. Comincio ad osservare gli sbuffi che fa con la bocca e i movimenti spontanei del naso. Mi soffermo sulla maglia e sulla scritta che tanto mi ha fatto ridere. E’ così da lui! Con gli occhi accarezzo le ampie spalle, il torace e l’addome non proprio in forma. Studio quella porzione di pancia in più e penso senza nostalgia alla tartaruga di Josh. Avrei voglia di accarezzare quello che di sicuro sarebbe un morbido e comodo cuscino. Mi ripropongo mentalmente di provarlo più tardi. E mentre il mio sguardo continua a scendere un sorriso mi si stampa in faccia: Castle sta avendo una formidabile, spontanea, meravigliosa e prorompente erezione mattutina che la stoffa del pigiama non riesce minimamente a nascondere. Mi sento un po’ in imbarazzo e a disagio a guardarlo così di straforo mentre il bell’addormentato è ignaro delle mie attenzioni visive. Saranno ormai due mesi che non faccio sesso e quella vista mi provoca subito una reazione istantanea nella mia intimità.

Soffoco un sospiro.

Avrei una voglia matta di toccarlo, di stringerlo. Sono ammirata da quel che vedo e mi sento in colpa per i miei pensieri lascivi che vorrebbero saggiare di persona all’istante la bontà della nomea da Moby Dick che aleggia sul suo conto. Da quel che vedo, sembra essere meritata!

Arrossisco.

Lo sto desiderando.

Sto desiderando ardentemente un uomo, a sua insaputa.

Mi sento viva come non mai!

Al diavolo la convalescenza e le attenzioni a non aver stress troppo forti. Se il dottor Culliford sapesse l’ondata di emozioni che mi ha travolto negli ultimi tre giorni, prescriverebbe immediatamente un ricovero coatto per monitorare costantemente il mio povero cuore malandato.

Sospiro pesantemente per cercare di cacciare i pensieri impuri dalla mia mente.

Castle si è dimostrato un gentiluomo ma non posso pretendere che resista a mie attenzioni più evidenti.

Ecco che si sveglia.

Con una rapida occhiata controllo a che punto siamo con l’innalzamento in superficie per prendere ossigeno della balena bianca e, con sollievo, mi accorgo che si è rimmersa in profondità.

Mi sarei sentita molto a disagio se si fosse accorto delle mie losche trame.

“Buongiorno” mi fa.

“Ehy” dico io, prendendo un bel respiro nell’intento evidente di calmare il mio cuore.

Così inizia la nostra nuova giornata: ci accarezziamo il volto e ci baciamo lievemente come la sera prima, senza fretta. Abbiamo tutto il tempo che vogliamo davanti a noi e qualche ora la dedichiamo a coccolarci, conoscerci, scherzare, immersi in questa nuova, particolare, intimità.

E continuiamo implacabilmente ad innamorarci sempre di più ma – ahimè – rigorosamente in modo platonico.

 

Angolo delle autrici

Finalmente il primo bacio… quasi vero ;-)

Kate sta così bene in compagnia di Rick che si dimentica persino delle sue cicatrici. Dopo un meraviglioso sonno ristoratore fra le sue braccia, il risveglio le regala un’inattesa anteprima!

Il desiderio è forte e Cupido  sta facendo a meraviglia il suo lavoro.

Cos’altro combineranno questi due in montagna? E quanto resisteranno a questo ritmo? Continuate a seguirci e lo scoprirete presto!

Un abbraccio

Debora e Monica

  
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