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Autore: Frida Rush    12/12/2014    2 recensioni
Scritta per il drabble week end del gruppo facebook "We are JOHN locked".
AU primary school in cui Pitch si trasferisce e viene evitato da tutti per il suo carattere schivo e per i suoi vestiti neri, ma Jack lo farà sorridere dopo tanto tempo.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jack Frost, Pitch
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Allora, come potete vedere questo è il continuo della storia che mi era stata promptata durante l’iniziativa del drabble week end. Devo ringraziare Clacli Brave Frost che mi ha convinta a dare un piccolo seguito alla breve storia che è stata il primo capitolo ^^
Ci sarà anche un terzo capitolo che penso sarà l’ultimo di questa mini long, ma per adesso vi lascio alla lettura di questo piccolo parto disagiato! Grazie a tutti e specialmente alla Clacli!
 
 
Jack si trovava da venti minuti buoni nello studio del preside della scuola ad ascoltare l’ennesima ramanzina del suddetto. Nicholas North sbraitava contro il ragazzo a causa della sua ultima marachella, d’altronde Jack pur avendo ormai dodici anni si comportava come un bambino di cinque e la cosa era ben chiara dalle marachelle e dagli scherzi che giocava a compagni ed insegnanti.
-Jack, è la quarta volta in due settimane che vieni nel mio studio non ti sembra di aver esagerato?- aveva detto North ad un certo punto, alzandosi in piedi e guardandolo dall’alto mostrando la sua imponente figura.
-Non ho fatto niente di male, preside North!-
-Allagare i bagni dei professori ti sembra una cosa da niente, Frost? O vogliamo parlare di quando hai nascosto tutti i libri dei tuoi compagni dentro l’armadio della classe quando tutti erano presenti?- Nicholas sembrava davvero arrabbiato vedendo che il giovane rispondeva con nonchalance ai suoi richiami.
-Beh, sì, devo ammettere che quello è stato un colpo da maestro…-
-Basta, questo è troppo!- urlò l’uomo sbattendo il pugno sulla scrivania così forte da far trasalire Jack. North si portò il pollice e l’indice al naso stringendone la base per cercare di calmarsi.
-Jack, devi capire che non hai più cinque anni, ok? Gli scherzi vanno bene fino ad un certo punto, mai sentito il detto ‘’il gioco è bello quando dura poco’’?-
-Forse sì, ma devo averlo dimenticato-
-Jack!- lo riprese per l’ennesima volta il preside –Jack, ascoltami, per questa volta ti lascio andare senza alcuna punizione, ma bada che questa è l’ultima volta che sarò buono con te-
Frost restò immobile a guardare l’uomo, giudicando la scelta migliore stare ad ascoltarlo.
-Se farai un altro passo falso sarò costretto a sospenderti, Frost. E sai che questo comporta la bocciatura, vero? Ne sei consapevole?-
Il giovane sospirò pesantemente e mormorò ‘’sì’’.
-Molto bene. Confido nella tua capacità di comprendere certe cose. Puoi andare- e North lo congedò in questo modo.
Jack si diresse lentamente verso la porta dell’ufficio del preside per uscire e tornare alle sue lezioni, ma appena mise piede fuori si accorse di una piacevole presenza che lo attendeva.
Il suo amico Pitch se ne stava con la schiena poggiata al muro, le braccia incrociate sul petto e lo sguardo concentrato che fissava la parete davanti a sé, senza però vederla realmente. Quando si accorse che Jack era uscito dallo studio del preside si ricompose aggiustandosi la giacca. Jack alzò un dito per zittirlo ancora prima che potesse parlare.
-No, Pitch, non ti ci mettere anche tu, per favore. Mi sono bastati i quaranta minuti di ramanzina da parte del preside- gli passò oltre con un sorrisino soddisfatto.
-Se non ti dai una calmata con gli scherzi finirà che convocheranno i tuoi genitori e allora saranno guai seri per te, Jack! Voglio proprio vedere se poi avrai ancora voglia di scherzare- lo rimproverò Pitch andandogli dietro e ignorando bellamente e volutamente l’ammonizione del più basso. Questi sospirò.
-Pitch, questa scuola ha bisogno di un po’ di divertimento. Ma l’hai vista? È un ambiente così scuro e triste e… malinconico! Somiglia a te, se tu fossi un oggetto saresti la nostra scuola- gli disse inizialmente serio e pronunciando l’ultima parte del discorso con un tono da evidente presa in giro. Pitch sapeva che aveva ragione, ma sapeva anche che non lo faceva apposta, anzi! Gli faceva notare i suoi difetti sempre con la giocosità nella voce e aveva imparato a non prendersela e a non rimanerci male. Infatti, sentendo quella verità nuda e cruda, sorrise e allargò le braccia alzandole leggermente in segno di resa.
-Ma grazie, che bel complimento, Jack, davvero!- gli diede un buffetto sulla testa e il più basso rise massaggiandosi il punto colpito.
-Sul serio Pitch, seguire certe lezioni mi annoia profondamente!- andò avanti Jack guardando il suo compagno che gli sorrise comprensivo.
-Ne parliamo dopo la scuola al solito posto, Jack. Ora devo tornare in classe e anche tu dovresti farlo! Non vorrei che ti cacciassi nei guai, di nuovo- gli disse Black e il ragazzo con i capelli bianchi ridacchiò.
-Cos’è, ti preoccupi per me, Pitch?- lo prese in giro e il più alto schioccò il collo.
-Lo faccio sempre-
 
Per ‘’solito posto dopo la scuola’’ i due amici intendevano il posto dov’erano andati la prima volta che si erano parlati, sei anni prima, quando ancora andavano alla scuola elementare. Si trattava del parco centrale, dove avevano tutto il loro spazio e  anche il loro angolino preferito, vicino ad una sorgente d’acqua, circondato da alberi che offrivano riparo e freschezza. Una volta arrivati si sedettero sull’erba lanciando i cappotti e le cartelle dove capitava. Jack, come suo solito, tolse le scarpe e restò a piedi nudi perché amava sentire l’erba verde solleticargli la pelle e si stese allargando braccia e gambe, mentre Pitch stiracchiava appena.
Gli occhi di Jack erano fissi sul cielo e dopo un po’ si riscosse avvertendo che il compagno si era buttato accanto a lui, cosa che non faceva quasi mai viso che lui era il più composto e serio tra i due.
-Allora, Jack, si può sapere che problemi hai?- domandò Pitch non facendogli notare la sua preoccupazione, spacciandola per semplice curiosità. Il ragazzo sbuffò appena e fece le spallucce.
-Non lo so, so solo che mi annoio a scuola, mi annoia la routine e poi i professori… cielo, hanno tutti un tono molto piatto e non dovrebbero! Insomma, la scuola e gli insegnanti dovrebbero invogliarti a studiare e a proseguire il percorso, invece qui non fanno altro che scoraggiare e far passare la voglia di fare qualsiasi cosa!-
-Sai Jack, è la prima volta che ti sento fare un discorso tanto serio- disse Pitch, restando appunto sorpreso dall’espressione cupa e seria che aleggiava sul volto del giovane. I loro occhi si incrociarono e a Pitch venne un dubbio che volle eliminare al più presto possibile.
-Jack?- mormorò-
-Mh?- ebbe solo questo mugugno in risposta.
-Non starai pensando di lasciare la scuola, vero? Hai solo dodici anni, inoltre ne manca solo uno per finirla e sarebbe da sciocchi lasciare tutto proprio ora-
Per tutta risposta Frost rotolò su se stesso per terra finendo a pancia in giù proprio accanto alla sorgente d’acqua fresca che scorreva lì vicino. Ci mise la mano dentro e guardò il suo riflesso nel ruscello. Poi sospirò scuotendo leggermente la testa e infine guardò l’amico che era rimasto indietro, con la coda dell’occhio.
-Sì, forse hai ragione, non è una cosa intelligente-
Black gli si avvicinò e guardò le loro immagini riflesse nello specchio d’acqua.
-Ecco lo vedi? C’è anche il fatto che non ho molta voglia di studiare! Io sono più il tipo che gioca per strada e che guarda un libro quasi con disgusto, invece tu sei…- si bloccò. Pitch se ne accorse e alzò lo sguardo puntandolo nel suo.
-Cosa? Cos’ho in più di te, io?- gli domandò. Jack deglutì.
-Di sicuro sai leggere- cercò di metterla giù come una battuta –Sei intelligente e sai giocare a scacchi- ma vide l’espressione seria e perplessa di Pitch.
-Guarda che io non ho assolutamente nulla in più di te, anzi. A me piace leggere, è vero, sono molto acculturato e passo molto tempo a studiare in biblioteca, ma è perché mi piace farlo. Sono io che scelgo di essere così, per quanto mi piacerebbe essere come te, ma non è nella mia natura quindi non lo faccio-
Frost rimase leggermente sconvolto da quella dichiarazione.
-In che senso ti piacerebbe essere come me?- e Pitch rise.
-Oh Jack, tu sei così solare, spiritoso e soprattutto divertente. Tu fai divertire le persone con i tuoi scherzi. Non guardarmi così, è la verità, solo che loro non lo ammettono per non darti soddisfazione o perché sono bigotti. O semplicemente, stupidi. In ogni caso, guardami! Io sono quello noioso tra i due, io sono quello malinconico e triste, come hai detto tu prima, io sono quello che rischierebbe di rimanere solo. Tu hai la simpatia dalla tua parte, io ho solo i miei libri-
Ci fu un attimo di silenzio in cui nessuno osò parlare, poi Jack si grattò la nuca.
-Pitch, come siamo arrivati a parlare di questo?- ridacchiò appena e fu lieto di vedere che la stessa cosa faceva il compagno.
-Non lo so- si limitò a rispondere.
-In ogni caso non vorrei che te la fossi presa per quello che ho detto prima, che somigli alla nostra scuola…-
-No, Jack, non mi sono offeso, non ti preoccupare. Anche perché non hai detto nulla di diverso dalla semplice verità. Sono triste e malinconico, ma è il mio carattere e non ho né la voglia di cambiarlo né avrei idea da dove iniziare a cambiarlo- Pitch sbadigliò appena, mettendosi la mano sulla bocca. Frost osservò attentamente il suo profilo: il naso adunco, il mento pronunciato e gli occhi dalla forma allungata e senza che nemmeno se ne rendesse conto pronunciò una piccola frase.
-Anche perché non voglio che tu cambi-
Pitch si bloccò e Jack potè osservare meglio quegli occhi dalle iridi ambrate, dal colore così raro e particolare, le pagliuzze più scure che cerchiavano le nere pupille. Lo vide deglutire appena e schiudere le labbra.
-A… anche tu non devi cambiare. Mi vai benissimo così come sei- ribattè con un filo di voce.
Da quel momento, per alcuni secondi, tra i due regnò una certa tensione, ma una tensione piacevole che li fece sentire bene, appagati e compresi. Tuttavia quel momento durò poco dato che una leggera pioggia iniziò a battere sui capelli dei due giovani che interruppero il contatto visivo e iniziarono a rivestirsi e a raccogliere le loro cose e abbandonarono il parco proprio quando la pioggia iniziò a farsi più forte.
Pitch pensò a voce alta che avrebbero fatto meglio a prendere l’autobus per tornare a casa e, mentre si dirigeva verso il numero 21 che aveva appena accostato, vide Jack partire per andare dalla parte opposta.
-Ma… Jack! Quella è la direzione sbagliata, noi dobbiamo prendere quell’altro!- urlò richiamando la sua attenzione e Jack si voltò a guardarlo spaesato. I suoi occhi passavano dall’amico al bus fermo a pochi metri da loro e lo raggiunse.
-Scusa, è che solitamente si ferma un po’ più in là-
Pitch lo prese per la manica della giacca e lo trascinò vicino al loro mezzo dicendo ‘’dai che sennò riparte’’.
Salirono appena in tempo, poco prima che le porte si chiudessero e l’autobus ripartisse. Pitch guardò il suo piccolo amico dall’alto al basso e gli scappò una risatina.
-Dovresti vederti, sembri un pulcino tutto bagnato, con quei capelli!- al che Jack gli fece la linguaccia.
-Non è che tu stai messo meglio, amico mio- ribattè.
Il più alto si guardò nel finestrino che rifletteva appena la sua immagine e vide che effettivamente era un vero disastro e che la sua solita compostezza e il suo solito ordine erano spariti.
-Touchè- ammise poco prima di venire schiacciato contro Jack da una grossa signora che si era messa vicino ai due.
Frost era intrappolato tra il finestrino e il suo amico che gli aveva posato le mani ai lati della testa. Lo nascondeva tranquillamente visto che Jack era molto piccolo e minuto, al contrario di Pitch che aveva il petto e le spalle molto larghi. Il più alto sembrava che lo stesse quasi proteggendo, vista la posizione in cui si trovava e lo guardò con un’espressione indecifrabile.
L’autista fece una curva a velocità piuttosto alta e i due rischiarono di cadere l’uno addosso all’altro se non fosse stato per Jack che si aggrappò alla stoffa della giacca sulla schiena del compagno per reggersi, mentre quest’ultimo riusciva a mantenere un certo equilibrio. Frost accarezzò impercettibilmente tutta la schiena dell’amico, che lo guardava sempre con quell’espressione sul volto.
Passarono i quindici minuti del viaggio persi l’uno nelle iridi dell’altro, immersi in chissà quali pensieri, Pitch godendosi le dolci carezze sulla schiena da parte di Jack e quest’ultimo il profumo del suo amico unito a quello della pioggia.
  
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