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Autore: Alice_Leonetta    12/12/2014    9 recensioni
Dal testo:
|| Violetta aprì la porta della sua stanza, seguita da Leon. Era da tanto che non trascorrevano del tempo insieme, e non vedeva l’ora di raccontargli tutto. La mora si sedette sul letto, mentre il ragazzo chiuse la porta, dietro di sè, per poi raggiungere la sua amica, sul letto. Si sdraiò accanto a lei, circondandola con le sue braccia e facendola accoccolare sul suo petto. Leon giocava con i capelli di Violetta, mentre lei guardava il braccialetto di stoffa che aveva al polso lui. Lo sfiorò con un dito, e sorrise. Poi guardò lo stesso, identico, bracciale che aveva anche lei. Non l’aveva affatto dimenticata. Sorrise, al ricordo del giorno che glielo regalò. Quanto tempo era trascorso, eppure.. ora erano lì. Insieme. Niente e nessuno li avrebbe più separati. Era una promessa.||
Ovviamente questa è solo una piccola trama, i capitoli saranno molto più lunghi. E’ una Leonetta, naturalmente. Se vi va, passate a dare un’occhiata, mi farebbe piacere. E se la storia vi piace, lasciate una recensione. Per tutti i chiarimenti, o domande, contattatemi in chat privata. Dedico la storia al gruppo di WhatsApp, che mi fa morire! Baci e alla prossima.
#Alice_Leonetta.
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Leon stava finendo di colorare l’ultimo disegno, sul cartellone. Lui e Gery avevano passato quasi tutta la mattinata ad occuparsi dei cartelloni, i quali annunciavano il ballo di Natale. Ormai mancava solo un’ora all’uscita, e non l’avrebbe di certo passata in classe. Avrebbe finto di dover finire ancora un cartellone, con la sua amica, ed il professore ci sarebbe caduto.. come sempre. Era il playboy della scuola. Era alto, robusto, capelli sempre in ordine, occhi da sogno ed un sorriso da mozzarti il fiato. Era invidiato da tutti i ragazzi della scuola, infatti molte volte andavano da lui a chiedere consigli di moda, o qualche dritta per far colpo sulle ragazze. Oltre ad essere perfetto in tutto e per tutto, aveva anche un gran bel stile nel vestire, aveva buon gusto. Praticamente un ragazzo perfetto! Tutte le ragazze gli sbavavano dietro, compresa Gery. Erano ormai tre anni che gli andava dietro, ma lui, fino a quel momento non le aveva neanche lanciato uno sguardo. All’inizio, per lui era indifferente. Non gli faceva né caldo, né freddo. Quando poi la ragazza cominciò ad avvicinarsi, sia a lui che a tutto il gruppo di amici, Leon si accorse che era molto simpatica. Si divertiva molto in sua presenza, ed infatti passavano molto tempo insieme. Erano quasi inseparabili.. quasi. Vi stareste chiedendo se sono fidanzati. Bhè, per vostra gioia,no. Migliori amici? Neanche. Amici, semplice. Solo buoni, ottimi amici. Leon non si era dimenticato di Violetta, anzi.. non passava giorno nel quale non pensasse a lei. Non passava giorno che non ripensasse, che non ricordasse la promessa che le aveva fatto. Non c’era momento che non guardasse, toccasse quel braccialetto si stoffa che aveva al polso. Violetta gli mancava davvero tanto, e si era promesso che avrebbe chiesto ai suoi genitori se durante le vacanze di Natale, potessero volare a Madrid, a trovare i Castillo. Sorrise, pensando che i suoi genitori avrebbero di sicuro accettato, visto che anche loro erano molto legati ai Castillo. Suo padre Alejandro, era il migliore amico del padre di Violetta, German. Mentre sua madre Clara, era la migliore amica di Maria, la mamma di Violetta. Già, Maria. Chissà come stava.. Voleva un gran bene a quella donna. Era come una seconda madre, per lui. Fin da piccolo, quando andava a casa di Violetta a giocare, la donna si era sempre mostrata gentile e premurosa nei suoi confronti. Se si faceva male, o qualsiasi altra cosa gli capitasse, lei era la prima a curarlo. Molte volte aveva visto Violetta gelosa della tanta premura che dimostrava sua madre, per lui. Quando facevano merenda, Maria, dava sempre a Leon la fetta di torta più grande. E i due si divertivano molto a vedere Violetta furiosa. Ovviamente erano sciocchezze da bambini. Adesso che Leon ci stava pensando, un sorriso dolce gli si stampò sulle labbra. La sua Violetta. La sua piccola, dolce bambina. Chissà se era cambiata.. Chissà se lo avrebbe riconosciuto.. Chissà se.. No, impossibile. Non terminò quel pensiero, anche perché lo trovava assolutamente impossibile. Violetta non si era dimenticata di lui. No, assolutamente no. Non poteva dimenticarsi di tutte le avventure passate insieme. Non poteva dimenticarsi delle risate, dei giochi, degli scherzi e dei pomeriggi bellissimi che trascorrevano insieme. Pomeriggi pieni zeppi di risate e divertimento. No, si rifiutava di credere che la sua Violetta si fosse dimenticata di tutto quello. Era assolutamente impossibile. Lui le aveva fatto una promessa. Promessa che aveva mantenuto, ed era sicuro che anche lei avesse mantenuto la sua. Violetta non si era dimenticata del suo migliore amico. “Fatto” esclamò entusiasta Gery, mettendo il cappuccio al pennarello nero. Guardava il suo capolavoro terminato, con un sorriso soddisfatto sulle labbra. Leon alzò lo sguardo sul lavoro della sua amica, e sorrise annuendo “Wow! E’ bellissimo!” esclamò scrutando ogni particolare. Gery era davvero brava nel disegnare, ed infatti non a caso, aveva scelto il liceo artistico. “Sì, è venuto proprio bene” disse la ragazza, portando le mani sui fianchi. Leon tornò al suo lavoro, sorridendo. Anche lui aveva quasi finito, e terminato il tutto sarebbe stato libero di tornare a casa. Non vedeva l’ora di chiedere ai suoi genitori del viaggio. In fondo, non mancava molto alle vacanze di Natale, solo qualche settimana. Qualche settimana ed avrebbe rivisto la sua bambina. Non vedeva l’ora di stringerla fra le sue braccia, stringerla forte. Di coccolarla e lasciarle dei dolci baci su tutto il viso. Non vedeva l’ora di rivedere quel sorriso che tanto amava. Quel sorriso che da ormai cinque anni non vedeva più. Violetta gli mancava terribilmente, e rivederla sarebbe stata una cosa bellissima. Solo il pensiero di vedere la sua bambina cresciuta, di vederla più adulta, più bella di quando l’aveva lasciata, lo fece riempire di gioia. Ma solo al pensiero di tutti i ragazzi che le giravano intorno, come mosconi, solo per.. gli fece gelare il sangue. Quanto voleva essere lì con lei, in quel momento. Quanto voleva abbracciarla e stringerla forte, per ripeterle che sarebbe andato tutto bene. Per ripeterle che sua madre, Maria, sarebbe guarita, e tutto sarebbe tornato come prima, come da piccoli. Ma Leon non sapeva ancora dell’impossibilità di cura, per la malattia della donna. Non sapeva che da lì a qualche tempo, la donna, sarebbe.. Non sapeva che Violetta si trovava a Buenos Aires, nella sua stessa scuola, magari nell’aula di fianco a dove si trovava lui. Ma presto tutto sarebbe cambiato. “Tu come stai messo?” chiese Gery, avvicinandosi al suo amico, e poggiando il braccio sulla sua spalla. Scrutò il lavoro di Leon ed annuì, compiaciuta. “Non male, Vargas. Non male”. Leon si voltò di scatto verso la ragazza, e la fulminò con lo sguardo “Cosa credevi, che non fossi capace di disegnare?” chiese posando il pastello sopra il cartellone, ed alzandosi in piedi, a pochissimi centimetri da Gery. “Qualche dubbio mi era sorto” ammise la ragazza, provocandolo e cercando di nascondere un sorriso, ma le fu impossibile. Leon aprì la bocca, stupitosi delle parole dell’amica “Ah si? Ora ti faccio vedere io! Vediamo se resisti alle dita di piuma!” esclamò, per poi iniziare a farle il solletico. Gery si dimenava dalle dita del ragazzo, e lo supplicava di smettere, chiedendo perdono. “Leon! Basta, per favore! Prometto che non metterò mai più in dubbio le tue doti artistiche! Giuro!”. Leon tolse le sue dita dai fianchi della ragazza, ed entrambi scoppiarono poi a ridere “Oggi ti ho graziato, Miguel. La prossima volta non sfuggirai alle dita di piuma” la minacciò muovendo le dita, come si fa con i bambini per spaventarli. “Oh, che paura che mi fai, Vargas! Sto tremando!” ribatté Gery, per poi aiutarlo a finire il cartellone. “Consiglio: la prossima volta colora prima, e poi ripassi i contorni di nero” propose Gery. Leon si portò una mano alla testa, a mo’ di soldato “Agli ordini, comandante!” esclamò, per poi scoppiare in una fragorosa risata, insieme alla ragazza. Gery si morse il labbro inferiore sorridendo, e dando una pacca sulla spalla al suo amico. Non riusciva a capire cosa c’era in Leon, da attrarla tanto, più di ogni altra cosa. Sarà il suo ciuffo sempre in ordine? Gli occhi che ti incantano al minimo sguardo? O forse i sorriso? Che ti mozza il fiato non appena lo vedi. Di una cosa era certa, Gery: Leon era il ragazzo più bello del mondo, e sarebbe stato suo. Non era una ragazza cattiva, manipolatrice, o che usava la gente solo per i suoi scopi. No, era una ragazza dolce e gentile. Certo, a volte stronza, come tutti, ma d’animo nobile. Se c’era da aiutare, lei era la prima, non si tirava mai indietro, soprattutto se si trattava di aiutare un amico. Si poteva sempre contare su di lei. Una ragazza d’oro, vi starete dicendo.. bhè in pratica sì. Gery era una ragazza d’oro. L’unico suo difetto? Quando voleva una cosa, la otteneva a tutti i costi. Anche se ciò significava risultare l’opposto di quello che lei era davvero. E adesso, la cosa che desiderava più di tutti, indovinate qual’era? Non difficile da immaginare: Leon Vargas. Se si metteva in testa una cosa, niente e nessuno riusciva a fermarla. Ma Gery non sapeva ancora di Violetta. Non sapeva della tanta importanza che lei era per Leon. Non sapeva del loro splendido rapporto. Ma presto tutto sarebbe cambiato.
 
 
 Diego chiuse l’anta del suo armadietto, chiudendolo con cura, a chiave. La ripose nella tasca dei jeans, e quando si voltò, si trovò davanti quello spettacolo della sua ragazza. “Ehi” disse lui, avvicinandola a sé, facendo scorrere le sue mani dietro la schiena di Francesca. Il petto possente della ragazza, si scontrò con il suo, Francesca intanto aveva circondato il collo di Diego, con le sue braccia. Il ragazzo fece combaciare le sue labbra con quelle dell’italiana, e in quel momento diedero vita ad un bacio passionale. Erano davvero una coppia affiatata; forse quella più affiatata di tutto il gruppo. Si amavano tanto, troppo, ed il modo in cui le loro lingue si cercavano e le loro braccia tenevano stretto l’altro, ne era la pura dimostrazione. Tra qualche giorno avrebbero compiuto il loro primo anniversario, e Diego aveva già in mente una sorpresa per la sua ragazza. Voleva sorprenderla e ci sarebbe riuscito. Certo, quando si erano conosciuti era un play-boy, uno di quelli da ‘una notte e via’, un menefreghista. Ma grazie a Francesca, al loro amore, era riuscito a cambiare.. cambiare in meglio. Certo, era ancora in fase di ‘trasformazione’, quindi delle volte era anche stronzo, ma chi non lo è? Ma Diego era anche dolce e molto romantico. Per il loro primo mesiversario le aveva regalato cento rose rosse, con una scatola di cioccolatini. Per il secondo, un peluche a forma di orsacchiotto, con un cuore enorme con so scritto ‘Ti amo’, in italiano, francese, spagnolo, tedesco, portoghese e giapponese. Per il terzo, invece era andato in un negozio dove si fanno quei cuscini con la scritta che vuoi, avete presente? Bhè, insomma su di un cuscino blu (il colore preferito di Francesca), gigante ed a forma di cuore, ci fece scrivere questa frase: ‘Il regalo mio più grande! Ti amo +3’. La canzone di Tiziano Ferro, la loro canzone. Quant’era romantico! “Finalmente abbiamo finito! Non ne potevo più di Milton! Quell’uomo te lo fa proprio odiare il francese!” esclamo Francesca separandosi dal suo ragazzo, e guardandolo negli occhi. Diego annuì, sorridendo. Era ancora più bella, quando era arrabbiata. “Eh già. Ma qualcosa di positivo c’è stato oggi” disse, sapendo che Francesca avrebbe di sicuro capito “Già.. Vilu è tornata” disse in un sussurro, per poi sorridere dolcemente. La loro amica era tornata, dopo cinque anni, e non vedevano l’ora di trascorrere ancora del tempo in sua compagnia. Aveva spiegato che era tornata a Buenos Aires per motivi di lavoro, di suo padre. Ma Francesca l’aveva vista molto turbata, voleva vederci chiaro in quella storia. Poi appena le avevano chiesto di Maria, la mora disse solo che stava bene; ma il sorriso con il quale lo disse non era sincero.. anzi, si vedeva a kilometri che era finto. Francesca avrebbe scoperto di cosa si trattava, sperando che non fosse nulla di grave. Durante la ricreazione, Violetta riuscì a raccontare, agli amici, della Spagna, di quanto fosse meravigliosa ed unica Madrid. Ma ammise anche che non batteva di certo Buenos Aires. Quella città era la più bella del mondo, non perché fosse la loro città natale, ma perché lo era davvero. Buenos Aires era bellissima, incantevole, magnifica ed incredibile. Nessun altra città la batteva. Violetta parlò anche della sua vecchia scuola, della casa e dei vecchi amici di Madrid. Chiese a tutti come stavano, ma mancava sempre una persona. Perfino Francesca non riusciva a capire perché proprio quel giorno, Leon, non si fosse fatto vivo con loro. Non poteva scegliere un altro giorno?! Proprio ora che era tornata la sua Violetta, la sua bambina! Per tutta la giornata, infatti, Violetta non fece altro che pensare a che fine avesse fatto Leon, il suo Leon. I suoi amici non avevano risposto alla domanda posta da lei, su chi fosse quella Gery. Era intervenuto Federico, dicendo che si stava facendo tardi per la lezione successiva, così tutti si dileguarono nelle proprie aule. E durante la ricreazione, Violetta non ebbe il coraggio di riprendere la discussione. Non voleva farsi male, da sola. Anche se prima o poi avrebbe dovuto sapere chi era quella Gery. La ragazza di Leon? O forse la sua migliore amica? Era possibile, però.. che fossero solo amici.. niente di più. Semplici amici, che stavano sistemando delle cose in aula magna. Ma le fu difficile credere all’ultima opzione. Se i suoi amici avevano reagito in quel modo, Leon e Gery non potevano essere solo semplici amici.. c’era qualcosa di più. Naturalmente, come Leon, anche tutto il gruppo sapeva della cotta di Gery, per il ragazzo. Tutto il gruppo, tranne Violetta. “Già, sono molto felice che sia tornata. Mi mancava moltissimo” ammise Diego, sorridendo a Francesca, la quale annuì serrando le labbra “Sì, anche a me”. “Non capisco che fine abbia fatto Leon. Non è da lui passare tutta la giornata in aula magna, specialmente a fare i cartelloni!” esclamò il ragazzo, spalancando gli occhi. “Non so.. avrà avuto altro da fare, oltre ai cartelloni” rispose preoccupata la mora. Diego si accigliò, corrugando la fronte “Tu credi che Leon e Gery..” disse non finendo la frase. Francesca esitò un attimo, pensando bene alle possibili opzioni. Prima: Leon e Gery avevano passato quasi l’intera giornata nell’aula magna, a fare i cartelloni. Possibile. Seconda: Leon e Gery avevano passato quasi l’intera giornata nell’aula magna, facendo qualche cartellone, per poi restargli del tempo libero, e rimanere lì per non seguire le lezioni. Possibile, era da Leon. La terza opzione, era quella che più spaventava e preoccupava la mora. Terza: Leon e Gery non erano nell’aula magna. Impossibile. Francesca si fidava di Leon, si fidava dell’amore che ancora provava per la sua amica Violetta. Fin da piccoli, erano stati innamorati l’uno dell’altra. Leon non poteva di certo mandare tutto a rotoli, solo per una.. ragazza. Certo, Gery era dolce, carina e simpatica; ma non era niente, niente rispetto a Violetta. Rispetto al legame che avevano quei due. Rispetto all’amore che provavano l’uno per l’altra. No, si fidava di Leon. Non avrebbe mai infranto la promessa fattale il giorno in cui Violetta partì. Però Leon non sapeva una cosa: Violetta era a Buenos Aires. Francesca deglutì rumorosamente, e con fatica al solo pensiero che Leon avesse infranto la promessa. “Non so. In cuor mio, spero tanto di no. Non voglio vedere Vilu soffrire, è appena tornata” rispose Francesca. “Sì, ma non ci credo. Leon ama Violetta, e non infrangerebbe mia la promessa che le ha fatto. Quei due si amano, e quando si rincontreranno, se ne accorgeranno una volta per tutte” disse Diego, facendo sorridere la sua ragazza. Baciò ancora quelle labbra, poi improvvisamente sentì una pacca sulla spalla. “Ehi, voi. Non fatemi diventare nonno adesso! Sono ancora troppo giovane!” esclamò Gregorio, fermandosi davanti ai due. Francesca e Diego, scoppiarono a ridere “Tranquillo, papà..” rispose Diego, facendo una pausa “..non sei più tanto giovane!”. Francesca scoppio a ridere di nuovo, e Diego la seguì a ruota. Gregorio invece fece una smorfia a suo figlio, ripetendo le sue stesse parole, per prenderlo in giro. “Muoviti, altrimenti cucini tu!” esclamò l’uomo entrando nella sala professori. Diego buttò indietro la testa, per poi sbuffare “Devo andare. Ti chiamo più tardi” disse lasciandole un bacio a fior di labbra. La mora annuì, per poi separarsi dal suo ragazzo, il quale raggiunse il padre. Francesca sorrise, vedendo arrivare la sua amica Violetta. All’uscita si sarebbero incontrati.
 
 
 La campanella dell’ultima ora suonò, ed una folata di studenti si affrettò ad uscire. Soprattutto gli studenti delle medie e dei primi due anni di liceo, furono quelli più veloci. Gli altri si erano abituati. Francesca e Violetta, furono alcune delle ultime. Dovettero aspettare anche gli altri. Videro Camilla e Brodway seduti su un muretto, che le stavano aspettando. Si diressero verso di loro. “Gli altri non sono ancora usciti?!” chiese Francesca spazientita, guardando l’orologio al polso e sbuffando. “Li vedi qui, per caso?” domandò ironica la rossa. Violetta e Brodway risero, mentre la mora lanciava una linguaccia alla sua amica. “Non capiscono perché ci mettono sempre tanto! Sono incredibili!” gridò esausta Camilla. Cos’era tutta quell’agitazione?. “Ehi calma, rossa! Cosa succede?” chiese Violetta guardando curiosa la sua amica. Camilla sbuffò, incrociando le braccia al petto “Odio Milton! Mi ha interrogata in storia della Francia, gli ho ripetuto perfettamente dieci pagine! E ripeto DIECI, e indovinate quanto mi ha messo?!” esclamò portando le mani in aria, per poi farle cadere sulle gambe “Sette! No, vi rendete conto? Sette! Un misero sette, per dieci pagine! Lo odio!”. Scoppiarono tutti a ridere, mentre la rossa li fissava incredula. Aveva preso un sette a francese, e si lamentava pure? Incredibile! La solita Camilla, la solita secchiona! Non cambierà mai! “Cosa avete da ridere?! Non lo trovo affatto divertente!” esclamò sempre più stupita del comportamento dei suoi amici. Brodway, Violetta e Francesca non la smettevano di ridere, ed a quel punto la rossa si rassegnò.. non c’era nulla da fare. Aveva preso sette a francese e loro se la ridevano. Ma erano normali? “Camilla, ma ti rendi conto di quello che hai appena detto?” chiese l’italiana, tra una risata e l’altra. Le stava facendo male lo stomaco per le troppe risate. “Sì! Io ho preso sette a francese, e voi ridete! Begli amici che siete!” esclamò arrabbiata, incrociando di nuovo le braccia al petto, e accavallando le gambe. A quel punto i tre cercarono di smettere di ridere, tra morsi di labbra e mani sulla bocca. “Mh, meglio” constatò la rossa, sempre con lo sguardo irremovibile. In quel momento li raggiunsero Maxi e Nata, mano nella mano. “Ehi, perché questo silenzio?” chiese la riccia curiosa. Francesca, Violetta e Brodway non resistettero più e scoppiarono di nuovo, mentre la rossa li fulminava con lo sguardo. “Camilla.. ha.. preso.. sette.. a francese.. ed è arrabbiata con.. Milton!” spiegò Francesca tra una risata e l’altra. Ormai avevano tutti e tre le lacrime agli occhi per le troppe risate. Camilla sbuffò ancora, e come se non bastasse si aggiunsero anche i due nuovi arrivati, alle risate. “Camilla, non ti rendi conto dell’accaduto!” disse Maxi, senza smettere di ridere. Ok, forse stavano esagerando. Ma anche Camilla aveva esagerato. Prendere sette a francese, in quinto superiore, poi per di più con Milton, era un privilegio, una soddisfazione incredibile! Ancora non se ne rendeva conto. “La piantate? Ora sono arrabbiata anche con voi, mh!” annunciò la rossa, girandosi dall’altra parte e dando le spalle ai suoi amici. Sembravano ancora dei bambini delle elementari, che si offendevano per delle sciocchezze, ma guai a chi li toccava. Se qualcuno si metteva contro uno di loro, si metteva conto tutti. Avete presente il motto: ‘Uno per tutti, e tutti per uno’?. Per loro valeva davvero. Si conoscevano da una vita, e si volevano un gran bene. Nessuno li avrebbe mai separati. Anche da grandi, quando avrebbero avuto dei figli, si sarebbero continuati a vedere e sentire. E magari i loro figli sarebbero andati a scuola insieme, e sarebbero diventati amici, come loro. “Ehi, che succede?” chiese all’improvviso una voce sbucata dal nulla. Tutti si voltarono nella direzione da cui proveniva la voce, e videro il loro amico Andres. –Niente, Andres. Non capiresti!” rispose Brodway asciugandosi le lacrime per le troppe risate, con il dorso della mano “Dai, ditemelo!” insistette il ragazzo. “Camilla ha preso sette a francese” spiegò Violetta, ancora ridendo. Tutti ricominciarono, senza fermarsi.. eccetto uno. “E cosa c’è da ridere!? POVERINA!” gridò Andres, correndo ad abbracciare la rossa. Camilla non si sorprese più di tanto della reazione del suo amico, c’era da aspettarselo da Andres! “Finalmente! Qualcuno che mi capisce!” disse Camilla, abbracciando il suo amico. Le risate si fecero ancora più forti, e a loro si aggiunsero anche Federico e Ludmilla. Anche loro, saputa la ‘brutta’ notizia del voto di Camilla, scoppiarono a ridere, e la rossa si arrabbiò ancora di più. L’unica persona che la capiva era: Andres. Bhè, oddio, non era proprio il massimo, ma andava bene. Qualcosa uscente dalla porta principale, catturò l’attenzione degli amici. Due persone, che scherzavano e ridevano, e che tenevano sottobraccio due cartelloni a testa. Mancavano solo loro due, all’appello. Violetta iniziò a tremare tutta, il cuore le si fermò e conficcò le unghie nel braccio di Francesca. Fu un attimo, un secondo. Leon si voltò verso i suoi amici, e quando incrociò quegli occhi color nocciola, fece cadere i cartelloni a terra. Entrambi sgranarono gli occhi, e sulle labbra di Violetta si estese un sorriso bellissimo, mentre gli occhi le luccicavano. Leon ne rimase incantato, sicuro che quella scena fosse solo il frutto della sua fantasia. Non era assolutamente, fisicamente possibile. No, no, era ovvio che tutto quello non era reale. Doveva di sicuro essersi addormentato mentre finiva i cartelloni. Non era possibile che la sua bambina, fosse a pochi metri di distanza da lui, quando invece dovevano essere a centinaia e centinaia kilometri di distanza. Violetta, la sua Violetta, la bambina di cinque anni fa, era cresciuta. Non era più quella ragazzina, anche se bellissima, che era partita. In quel momento aveva davanti una ragazza bella, formosa e perfetta. Sempre se il tutto non fosse generato dalla sua fantasia, parliamo chiaro. Ma non poteva essere un sogno, uno dei tanti che faceva la notte. Era la realtà, era tutto vero. Violetta era davanti a lui. Perfetta come nessuna, e bellissima come non mai. Sulle sue labbra si espanse il sorriso più bello che avesse mai fatto. Gli occhi gli luccicavano, ed il cuore accelerò senza preavviso. Erano sotto gli occhi di tutti, ma non importava a nessuno dei due. Dopo tanti anni si erano ritrovati, e non potevano essere più felici. Gery li guardava confusa.. adesso chi era quella ragazza? Perché Leon, il suo Leon, la guardava con occhi da sogno? Cosa stava accadendo? Che si era persa? Violetta fece cadere lo zaino a terra, per poi iniziare a correre verso Leon. Il ragazzo aprì le braccia, pronta a prenderla. Un secondo dopo, Violetta era circondata dalle braccia possenti, di Leon. La ragazza lo stringeva forte a sé, e lo stesso faceva lui, mentre la faceva girare. Quanti anni erano passati, e finalmente si potevano riabbracciare. Non doveva aspettare qualche settimana per riabbracciare la sua bimba.. lei era lì, tra le sue braccia, in quel momento. Entrambi non potevano chiedere cosa più bella. Si erano persi per qualche tempo, ma adesso che si erano ritrovati, niente e nessuno li avrebbe più separati.
 
ANGOLO AUTRICE:
Ehi, amoriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii! Come va? Io bene, più o meno. Allora.. vi piace questo capitolo? Spero proprio di sì, visto che passo notti in bianco, per scriverli. Non so se avete letto il capitolo di Io&Te, per sempre. Il numero 11. Bhè, comunque dicevo che se non sviluppo un’idea appena mi viene, il giorno dopo non la ricordo più. Ed indovinate quando mi vengono le idee più brillanti? ESATTO.. LA NOTTE! Ma dico io.. sono normale? Bhè all’inizio troviamo Leon e Gery. Lo so che avreste voluto uccidere Gery.. anche io. Come si permette a farsi toccare da Leon! Non puo farle il solletico.. dopo troviamo Fran e Diego. Awww dolshi.. Gregorio mi ha fatto morire dalle risate, mentre lo stavo scrivendo. Ma mai quanto Camilla ed i suoi problemi sul ‘brutto’ voto in francese. Senti, carina. Io faccio il primo superiore, e per prendere sette in francese mi devo fare un c… vabbè. Infine ci sono i Leonetta.. Awwwwwwwwwwwwwwwww *-------* la scena non ha bisogno di descrizioni. Sono perfettissimi. Scusate se l'ultimo blocco è troppo corto, ma ve l'ho detto.. lo scrivo alle quatto di mattina! Ahahahahahahahah. Comunque non sapete quanto vi amo… non riuscite neanche ad immaginarlo. Al primo capitolo ho ricevuto 15 recensioni *---------* Oddio, non potete capire quanto ho pianto quando l’ho letto. Le visite hanno superato i 750. Awww, vi amo. Vi amo. Vi amo. Ed ho visto che siete in moltissimi a seguire la storia, mi sono davvero commossa. Ora devo scappare! Bacioni e alla prossima!
#Alice_Leonetta
 

 
  
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